martedì 4 marzo 2014

MOTOCICLI



In "Sei giorni fuori strada" ho già ampiamente discettato a proposito del Gilera 125 che dà il titolo al racconto e ho detto anche del mio primo motorino, il circense Motobi "Mini Bike".
Di quest'ultimo ho trovato due immagini in rete che meritano di essere postate.














Mi sono poi soffermato sulla Yamaha Virago e sul rimpianto Velosolex. 
Ora mi pare che tocchi a un terzetto tutto appartenente al periodo intorno al 1980. 
Periodo come ho già avuto modo di dire non felice, per cui non provo una particolare nostalgia per quei mezzi, anche se ricordo occasioni di averli cavalcati, in alcuni casi, anche avventurosamente.
Per prima viene una Lambretta 150, ultimo acquisto presso il fatidico meccanico di Parma.
Ricordo che la usavo in inverno indossando una paio di "cheps" comprati alla Western House di Parigi.










Poi c'è stata un'Aermacchi Harley Davidson 350 rossa bordeaux sulla quale scorazzavo in estate, a Rueglio e dintorni, in compagnia di Patrizia Macario.
(  6.3.2014 - Mi accorgo adesso di aver già disquisito a questo preciso proposito  nel post del 7.12.2012 "Vecchia moto, vecchia storia", e vabbè...temo che succederà sempre con maggior frequenza. Ci starò più attento.)








...con Patrizia un paio d'anni dopo, in autunno...




Alla fine dell'estate del 1980 avevo scambiato l'Harley con un' Ossa 350 "Mike Andrews" da trial.







 
Non che fossi attratto in modo particolare dall'esercizio della disciplina, ma la moto mi piaceva, intorno al posto dove abitavo c'erano tratturi, montagne, boschi e altri luoghi adatti alla bisogna, e poi la stessa moto ce l'avevano già Pierangelo e suo cugino Rocco, con i quali si potevano combinare escursioni.






Qui siamo davanti a casa mia, in Biaulì.
I fascioni colorati sul serbatorio sono diversi - tradizionali quelli di Rocco, verdi quelli di Pierangelo, celesti i miei - ma le moto erano le stesse. 
A noi si univano ogni tanto Giorgio Gianarro, Patrizia Alasotto, che mi pare avessero dei Montesa, e saltuariamente altri.
La foto è inevitabilmente sfocata e sottotono, come quasi tutto di allora, per me.
Però ricordo che si trattava di un'infelicità in preanestesia, che non mi sottraeva ad occasioni di divertimento, nè alla lucidità nel riconoscere il mio fallimento esistenziale. 
Ero bello depresso. 
Poi il caso si è fatto, per suoi imperscrutabili disegni, generoso e mi ha buttato lì una possibilità, la meno plausibile, quella con meno garanzie di successo, anzi. Però l'ho agguantata. 
Non stavo più in sella a una moto ma, seppur occasionalmente caracollante, in sella alla vita.
Gran culo.

Nessun commento:

Posta un commento