venerdì 27 giugno 2014

REPARTO REPERTI 15





Concludo la panoramica sugli strumenti di ripresa affrontata nei due post precedenti con un'ultima galoppata sul fronte delle telecamere.
La diffidenza che nutrivo nei confronti di quei mezzi avevo dovuto vincerla in un'occasione di nuovo offerta ricevuta da Riccardo Donna.
Nell'estate del 1985 mi aveva chiamato come aiuto per la realizzazione della puntata pilota di uno sceneggiato - una telenovella, come amava definirla il produttore di allora Happy Ruggero -  dal titolo poco immaginifico di "Passioni".
L'estate successiva, con un vigoroso cambio di impostazione organizzativa e il subentrare di una nuova società produttiva, le puntate erano diventate cento e il mio ruolo era diventato quello di regista della seconda unità, responsabile delle riprese in esterna, mentre Riccardo si occupava a tempo pieno della regia in teatro di posa.
( vedi post 1 settembre 2011).
C'è da aggiungere che, nel 1986, mi ero non solo cimentato con i catafalchi da un pollice professionali...
















...ma avevo anche ricevuto in dono la prima telecamera con delle qualità che andassero oltre le prestazioni che fino ad allora erano state del VHS.
Era una Sony video 8 AF7 e ci ho giochicchiato sfruttandola soprattutto per la realizzazione dei making dei lavori che giravo ancora in pellicola.




Geraldine Mucelli, segrataria di edizione
ne "Il volo del Falco", gira con la Sony.




 Luca Biglione, ispettore di produzione, e Geraldine
che si alternavano per le riprese del making.





 Sempre con quella Sony, collegata
con un registratore a 3/4 di pollice,
 Angelo Artuffo gira il making degli spot
per la FAPA.



Nel frattempo mi ero adattato alle produzioni video con telecamere u-matic o BVU dirigendo filmati per Raiuno, Raitre, per soprintendenze a beni ambientali, architettonici, artistici, storici, per assessorati, partiti politici, ordini religiosi, industrie, spesso accompagnato da minitroupe ridotte all'osso, quindi niente più foto di scena, e tantomeno making.
Poi, un giorno, nel 1988, mi ha telefonato Mauro Ferraris per annunciarmi, con la sua consueta laconicità, che stava per partire con un gruppo di cavalieri per ripercorrere la ritirata dei cosacchi in Carnia nel 1945.
Qui la Storia meriterebbe una digressione ampia, perchè ha degli aspetti assolutamente imprevedibili e per lo più sconosciuti, ma dal momento che non è praticabile in questa sede rimando alla lettura, per chi fosse incuriosito, de "Illazione su una sciabola" di Claudio Magris e, soprattutto, "L'armata cosacca in Italia 1944-1945" di Pier Arrigo Carnier.
Tornado a noi, Mauro annuncia e dice che si parte entro pochi giorni, assolutamente non sufficienti per trovare una produzione interessata e di conseguenza formare una squadra per seguire il viaggio.
E' stato allora che, per la prima volta, mi sono detto ma sì, ci provo, cercherò di girare al meglio delle possibilità che il video8 mi consente e vedremo.
Così siamo partiti io e Laura e abbiamo realizzato "Sulle orme di fantasmi cosacchi".





  



Nel 1989, durante la lavorazione de "La città del dio falco" per Raiuno, non ricordo chi - forse Pierangelo - ha scattato la foto qui sotto.








Soltanto nel 1991 abbraccio definitivamente l'uso della telecamera considerandola finalmente una degna sostituta della mdp.
Succede in occasione delle riprese di "Canti d'infermità", che nasceva in realtà come un filmato istituzionale per la clinica S. Pio X dell'ordine camilliano, a Milano, ma che, per una concomitanza di ragioni che rivelano disegni affascinanti del Fato, diventa uno dei "miei" film.
In quella clinica scopro che sta morendo padre Turoldo.
Il primo incontro con lui data un bel po' di tempo prima, e per ragioni diverse, ma quando gli chiedo di farmi da Virgilio in quel viaggio tra il dolore e la speranza lui risponde solo "Dov'è la telecamera ?".
Per un quadro esauriente dell'intera faccenda vedi il post del 22 settembre 2012. 
Su youtube "Turoldo canti d'infermità".























Nel 1992 dunque, come racconto nel post del 22 settembre 2012, parto con l'avventura di "Cercando Francesco"...
 


Assisi, durante le riprese.
Claudio Meloni direttore della fotografia,
Pit e Laura.




Non tralasciavo però lavoretti meno significativi...




  Sempre nel 1992. Realizzazione di
quindici "ritratti" per la campagna 
elettorale del P.d.S.




Quando poi, nel 1993, Laura è stata chiamata a occuparsi di produzione nel film di  Olmi sulla Genesi mi sono trovato ad accarezzare nuovamente l'idea di poter fare qualcosa da solo.
L'esperienza dei "Cosacchi" mi era piaciuta, così mi sono proposto per la realizzazione di un back stage sul film di Ermanno.
Laura era partita dopo ferragosto e non sarebbe rientrata che a Natale, allora mi sono organizzato perchè la separazione non fosse così protratta. 
Avevo scoperto l'esistenza a Livigno di un porto franco dove non si pagava l'iva e un giorno sono partito e sono andato a comprarmi una nuova piccola telecamera, una Sony Hi8 CCD-VX 1E, l'ho corredata di un'ottica tele dedicata, di un cavalletto Cartoni a testa fluida e di una steadycam jr.
Sono ripartito da Livigno con un periplo macchinosissimo suggerito dai rivenditori per evitare i controlli dei finanzieri e sono arrivato a casa di notte, ma con un'attrezzatura che, per allora, era di tutto rispetto.
Ho raggiunto la troupe in Marocco e qui il produttore esecutivo mi ha proposto di girare il mio lavoro per loro, mi hanno sottoposto un contratto ed è nato "Sul set della Genesi", che in una versione ridotta è finito persino al Festival di Venezia, accompagnato al film di Ermanno.





 ottobre 1993





con la steadycam jr









Il post del 30 settembre 2012 illustra con un montaggino "di famiglia" tratti salienti di quell'esperienza.





 Nel 1993 al Gran Sasso per un documentario
del quale, cosa per me inaudita, non ho seguito
il montaggio. 




Naturalmente ho continuato a realizzare filmati in modo tradizionale (vedi post del 23 dicembre 2011 "Pit spot" - 12 gennaio 2012 "Music walks" - 17 gennaio 2012 "L'arte si fa strada" e, soprattutto, "Films ritrovati !", post 22 ottobre 2011 che riguarda L'altra metà del cielo dove si racconta anche la nascita del progetto ).




1997 - Stoccolma, sul mare ghiacciato, per "L'altra metà del cielo".
Direttore della fotografia Paolo Centoni.




Nella Death Valley, California, sempre durante le riprese de
"L'altra metà del cielo"





Nel frattempo l'esperienza sul set della "Genesi" mi aveva suggerito che una nuova strada percorribile potesse essere davvero quella di organizzarmi come una "one man band".
L'occasione si è presentata nel 1998, per la realizzazione di un documentario su Schio che Laura aveva proposto all'amministrazione della città.
Dopo aver venduto la Sony Hi8 e in seguito ad una nuova gita a Livigno, questa volta in compagnia di Laura, Paolo Centoni e sua moglie Claudia,  mi ero attrezzato con una nuova telecamera digitale Canon XL-1, un'ottica supplementare grandangolare, microfoni Sennheiser e un videoregitratore portatile Sony DSR V 10 P con monitor che mi avrebbe permesse un controllo in tempo reale del girato.
All'inizio alcune situazioni le ho affrontate con due camere, la mia Canon e una Betacam affidata a Paolo, poi, visto l'equilibrio dei risultati, ho proseguito da solo, e ne è venuto fuori un lavoro di cui vado piuttosto orgoglioso ancora adesso.














 ...con la Betacam...




...e con la Canon...




Non bisogna dimenticare che, nel frattempo, con l'avvento del montaggio non lineare, Avid e poi Final Cut & compagnia, c'era stato un ritorno ad un sistema di edizione molto più simile a quello originale della moviola, una snellezza e delle possibilità d'intervento sul girato inimmaginabili prima, che favorivano le soluzioni "minimaliste" cui intendevo affidarmi sempre di più. 
Io da solo ad occuparmi di regia, riprese, suono e montaggio. 
C'era già un sacco di gente che lo faceva e io avevo il vantaggio di poter contare su Laura quando occorreva una presenza produttivo/organizzativa o anche al montaggio.
Così nel '98 abbiamo fondato la "Huckleberry Film" ( il nome è il risultato di uno dei sapienti giochi di parole di Laura. )
Nel frattempo "L'altra metà del cielo" aveva vinto il primo premio alla rassegna del documentario italiano a S. Benedetto del Tronto e, come vincitore, ero stato invitato a presentare il film ad un incontro dello European Documentary network a Lisbona.
Là ho conosciuto una giovane produttrice romana, Cosetta Picchetti, ed è stato con lei e Laura che nel 1999 ci siamo lanciati nell'avventura di "As long as the grass shall grow and the rivers flow" (vedi post 22 gennaio 2012).




 ...e la buona vecchia Canon ha sostenuto
gloriosamente la sua parte...




 In the middle of nowhere.




 Di spalle Lawrence Swalley  della polizia tribale di Pine Ridge -
South Dakota - 
                             che mi aveva arrestato prima che diventassimo amici.




 
...un attraversamento di bisonti poche miglia
oltre Mc Laughlin...





Un formidabile piccolo danzatore al pow wow
di Bear Soldier - North Dakota.




 La Canon XL-1 a Bismarck, il 4 luglio.




Dopo l'esperienza nelle Grandi Pianure mi ero completamente adattato al nuovo sistema di realizzare film, per cui quando nel 2000 Gabriele Vacis e Roberto Tarasco mi hanno proposto di girare un documentario sulla lavorazione di un loro spettacolo - Le Fenicie -  ero pronto.
Così è nato "Ma come è cominciato tutto questo ?"
Non ci sono fotografie di quel lavoro ma c'è un frammento video nel post del 4 novembre 2011, anche quello girato con la Canon.
Poi, nel 2001, è stata la volta di "Fred".




 In Alsazia, dove avevamo rintracciato Fatima Robins.




A Rimini, sulle evanescenti tracce degli Asternovas.









Nel post del 20 ottobre 2011 tratto l'argomento Fred, e su Wikipedia, alla voce Fred Buscaglione, nei "collegamenti esterni" ci sono "note sul documentario Fred" in cui compare anche un frammento del doc.









Quest'anno se ne è andato Alberto.
Nel 2003  con la Huckleberry Film e per la Regione Piemonte avevo girato "Due o tre cose che so di loro" in cui lui era uno dei quattro cineasti torinesi ritratti. 
Girato sempre con la Canon.
A questo punto mi rendo conto che la mia produzione di quel periodo, e di quella immediatamente successiva, per qualche ragione che non saprei dire, una specie di negligenza, o di indifferenza testimoniale, non ha memorie fotografiche. 
Di lavori come "Far from west" o "Riello" o "Tracce di polvere" non ho postato brani e non ho immagini.
E' come se, ad un certo momento, mi fosse venuta a noia l'idea di accumulare supporti per eventuali rievocazioni documentate, che sono poi la chiave di tutto questo blog. Però è così.
Vabbè...nel 2004 Gabriele e Roberto mi chiamano di nuovo, questa volta per una superproduzione del Teatro Stabile di Torino, una riduzione del Whilelm Meister di Goethe. 
Ne nascerà "Lungo viaggio verso casa", un film di 5 ore trasmesso a puntate  da La7 ( nei post del 9, 10 e 11 ottobre 2011 ci sono frammenti di interviste che precedevano le messe in onda).



Alla Cavallerizza







E' stato nel corso di quella lavorazione che ho prima affiancato, e poi definitivamente sostituito alla Canon XL-1  una Panasonic 100AG e il cavalletto Cartoni con un Sachtler.
Così eccoci alla fine, magari un po' frettolosamente ma il fatto è che, all'improvviso, ho voglia di buttarmi tutta la questione alle spalle.
Negli ultimi anni era come se avessi la percezione che la mia esperienza con l'audiovisivo stesse raggiungendo un punto di cesura.
Nel 2007 ho girato "I laboratori del possibile" un documentario sui mediatori culturali.




con la Panasonic








Nel 2008 è stata la volta di "Nel loro modo" ( vedi post del 5 aprile 2013).
L'anno dopo mi hanno chiamato a fare l'assessore alla Cultura e l'incompatibilità con il mio lavoro di documentarista si è palesata abbastanza rapidamente.
Mi sono disfatto senza rimpianti di telecamera, parco luci, microfoni, monitors e ammennicoli vari e  sono trascorsi cinque anni piuttosto intensi. 
Bella esperienza.
Adesso è finita. 
Un mese fa, proprio mentre mi dibattevo semivigile in un reparto di rianimazione dopo due interventi chirurgici di cui il secondo decisamente drammatico, ci sono state le elezioni amministrative.
Non che la cosa mi toccasse granchè, tutte le mie energie, consapevoli e non, erano dedicate al sopravvivere.
Non mi ero candidato la prima volta - avevo ricevuto la proposta dal sindaco ad elezioni avvenute - nè tantomeno l'avevo fatto in questa occasione, in cui tra l'altro la compagine di centro sinistra, padrona della citta da decenni, vincente al primo turno, è stata beffata al ballottaggio da una lista civica di destra.
Così eccoci qui, dopo questa lunga  - forse troppo - carrellata riepilogativa, in attitudine convalescenziale, debole come un anatroccolo ma sorprendentemente di ottimo umore.
Non so se mai mi riattrezzerò per girare, non si può mai dire, però ho una serie di altri progetti abbastanza intriganti.
Mi pare sia stato Whitman a suggerire "Non seguire il sentiero, va dove non c'è e tracciane uno".
Nel mio piccolo gli ho sempre dato retta.

domenica 22 giugno 2014

REPARTO REPERTI 14





Nel mio post precedente ho scritto di cineprese amatoriali,  come allora tralasciare quelle professionali, che hanno rappresentato per anni uno degli strumenti sostanziali per l'attuazione delle mie fantasie, di certa mia voglia di raccontare, di certo mio modo di sognare ad occhi aperti, di guardare al mondo cercando di rubargli aspetti che sentivo di saper dire  ?




 1983 - Sul set del mio primo cortometraggio per Raiuno
"Auàndeba" ( vedi frammenti del film in coda al post
dell'otto novembre 2010). 
Vittorio Bagnasco,il mio primo direttore della fotografia
 seminascosto dall'Arri BL.



Per lungo tempo, a partire dal mio esordio alla regia professionale nel 1983 fino al 1991, ho considerato la pellicola il mezzo espressivo indiscutibilmente più appropriato per realizzare filmati, relegando l'uso delle telecamere ad un ruolo subalterno, se non proprio disprezzabile quantomeno per nulla "cinematografico".
Va detto che le telecamere di allora, a tubi catodici, erano veramente baracche, con registratori separati, supporti magnetici tendenti a svanire con il tempo e un sistema di montaggio che negava la libertà espressiva che si otteneva lavorando in moviola.
Un conto era stare nell'oscurità amniotica e complice in una delle due salette di montaggio di Paolo Cottignola, a Bologna, guardando scorrere la pellicola e l'audio su perforato magnetico sui piatti di una Prevost o di un'Intercine, un altro era finire in una regia con delle consolles che neanche alla Nasa, per sortire poi risultati francamente modesti.
Insomma, sia come sia, ho a lungo assunto questo atteggiamento snobistico del tipo " si gira in pellicola o è meglio lasciar perdere" e riconosco che ho potuto permettermelo, perchè i costi delle lavorazioni, la necessità di avere comunque a disposizione una troupe, seppur minima, faceva lievitare i costi di produzione spesso rendendoli proibitivi.
Ho quasi sempre girato in 16mm., ancorando l'uso del 35mm. alle occasioni di spot pubblicitari.
Due sono stati i modelli di MDP (macchina da presa) che mi hanno accompagnato  in quegli anni. 
Due Arriflex, la BL e la SR.





La BL




 1983 - durante le riprese de "La Morosa"...






...e di "Auàndeba" - Pit, Gianluca Favetto, Fabrizio Borelli
e Vittorio Bagnasco alla BL, sempre nel 1983.




 e la SR...







...ancora nel 1983 - con una SR - ho girato il mio
primo documentario "La fine del sentiero di guerra"
(informazioni in merito sempre nel post del 6 febbraio 2011)





Questa volta il direttore della fotografia era
Roberto "Scheggia" Forza...





...che qui imbraccia la SR come un Winchester.





Nel 1984 è stata la volta di "Neve corvi e turbodiesel"...






...direttore della fotografia è di nuovo Vittorio,
che qui sta montando la SR sul "ragno"
applicato all'Audi di Speedy.






Ed ecco la troupe di "Neve corvi & turbodiesel"









Nel 1986 stavo girando "Jazz Dancing" al Teatro Nuovo di Torino (vedi post 9 settembre 2011) con Maurizio Zaccaro come direttore della fotografia - lo si intravede seminascosto dietro lo chassis di una BL - quando, a sorpresa, è venuto a trovarmi sul set Riccardo Donna.
A quell'epoca aveva fondato una piccola casa di produzione in società con Federica De Gasperi e in quel momento si trovava nella fortunata posizione di dover soddisfare la richiesta di un documentario industriale e conciliarla con  l'offerta irresistibile, ricevuta per andare alle Hawaii a scrivere dei soggetti ambientati là.
Era venuto ad offrirmi la regia del documentario e non è stata l'unica occasione in cui, generosamente, mi ha chiamato a lavorare per lui.
E' stato allora che mi sono cimentato per la prima volta con una telecamera.
Ammetto che, dal mio punto di vista, era stato il passaggio ad una dimensione "povera" ma devo riconoscere che è stato grazie anche a questo passaggio che ho preso dimestichezza con quel mondo imparando a scovarne la "ricchezza", e comunque decidendomi a fare i conti con l'inevitabile, la continua e impetuosa trasformazione degli strumenti atti a realizzare un filmato audivisivo, quale che fosse.
Il documentario riguardava la Farid, un'azienda che trasformava mezzi pesanti e leggeri per il trasporto della spazzatura. 
Allora Renato Bertrandi era uno dei dirigenti della Farid e con lui e una mini troupe abbiamo girato, nell'86, "Linea ecologica", comprensiva di una trasferta in Toscana e conseguente sosta durante il ritorno, di me e Renato, a Santa Margherita Ligure a trovare le vecchie amiche Patrizia e Antonella.





 Pit, Ben Cagnetta direttore
della fotografia e Renato Bertrandi




Ben, Pit e la telecamera




 
Va da sè che, per un doc. su mezzi di trasporto per la
nettezza urbana una location inevitabile sia stata la
discarica generale, metropoli gabbianesca maleolente
alle porte di Torino.
La telecamera non amata sulla sinistra.




Questa piccola digressione non condurrà al discorso telecamere, che riprenderò forse nel prossimo post per chiudere la trilogia, ma resta tale e si torna alle mdp.









Nel 1987 Raiuno aveva commissionato ad Ipotesi Cinema una serie di cortometraggi a soggetto e documentari per Uno mattina.
Qui sopra stavo girando "Gli ultimi", di nuovo con una fedele BL.
Direttore della fotografia era Maurizio Zaccaro, sia degli "Ultimi" che di "Luce a cavallo", altro filmato per Uno mattina ( vedi post del 21 settembre 2011)...






















...e lo sarebbe stato anche per "Il volo del Falco", girato sempre nel 1987 ( vedi post del 24 ottobre 2011).











Geraldine Mucelli, Mauro Ferraris in sella e Pit alla mdp.











In occasione delle riprese del "falco" sul set c'era anche Johnny Salvini che aveva scattato una bella serie di fotografie.
Una di queste è stata poi usata in modo originale nel 1991 dall'Ufficio Cinema del Comune di Ferrara per una rassegna personale ('83/'91) a cura di Casa Cini.








Il loro ufficio grafico ne aveva ricavato un cartoncino divisibile in due parti.








Queste, una volta separate, andavano a costituire l'una una cartolina postale...














...e l'altra una scheda critica e un calendario delle manifestazioni.













Non ricordo quante ne ho spedite di quelle cartoline, ma sono state certamente tante.
Ovviamente esistono fotografie o back-stage solo di una parte minima dei miei lavori, però quello che c'è mi aiuta a tracciare una cadenza temporale, riepilogare non solo eventi ma anche stati d'animo, rievocando un me che nel frattempo, suo malgrado magari, ha cambiato pelle più volte e, di quelle mute, ha abbandonato gusci malinconici.










Sopra, nel 1988 - con una SR e direttore della fotografia Franco Boursier - ho girato una serie di cinque episodi per un film promozionale per la Fapa una fabbrica di portapacchi, portasci etc.etc.
( nel post del 15 aprile 2012 spezzoni di spot e making).









Nel 1990, con un'Arriflex 35mm. e Claudio Meloni come direttore della fotografia, ho girato uno spot elettorale destinato alle sale cinematografiche per il P.C.I. nell'ultima occasione prima che si trasformasse nel dimenticabile P.d.S.
( spot e making nel post del 13 aprile 2012).









Claudio sarebbe poi stato il direttore della fotografia di molti miei altri lavori, non solo in pellicola ma anche in video.
Con lui e una piccola troupe itinerante nel 1991 ho realizzato quello che considero l'ultimo dei miei lavori con una mdp, anche se in realtà, per quanto concerne gli spot, ho usufruito di pellicola 35mm. fino al '96.
Il film era un documentario girato in Irlanda, "On the roads of Ireland". La mdp era nuovamente una SR. ( c'è parecchio materiale nel post del 13 marzo 2012).





 Claudio e Pit a Glencolumbkille (Donegal)




Pit, Claudio e la SR a Sligo, 
sulla tomba di W.B. Yeats.




E così, anche stavolta sono arrivato in fondo, nel frattempo il passaggio al digitale è divenuto definitivo, la pellicola cinematografica scompare, le vecchie "pizze" diventeranno reperti museali così come le apparecchiature che le leggevano, BL e SR che mi piaceva anche soltanto toccare, accarezzare, e che a loro volta "accarezzavano" il mio occhio fornendogli una protetta e magica opportunità di sguardo, finiranno anche loro, inutilizzate, su qualche scaffale di qualche nostalgico come splendidi - almeno secondo me - soprammobili.