sabato 11 gennaio 2020

Ho trovato la password, e sfogliando il blog ho scoperto 2 bozze preparate ma non pubblicate.
Non so quindi cosa volesse dire alla fine, ma io le pubblico lo stesso.

REPARTO REPERTI 26





E da una delle buste d'anarchico archivio di mia madre è venuta fuori anche qualcosa di lei, come le due foto che seguono, che la ritraggono a Reims piccolina...









 ...che mi inteneriscono molto. Di quell'epoca ho trovato traccia all'inizio delle sue "Memorie di un'adolescenza nomade"...

 










...insieme al ritaglio di giornale e a qualche residua copia del libro sono saltate fuori anche fotografie degli anni del Medio Oriente, di persone che mi hanno incuriosito per la loro indecifrabilità. 
A lei ormai non posso più chiedere "Chi erano ? Come li hai conosciuti ?"
Ad esempio questi che potrebbero essere madre e figlio...









In una Baghdad (scritta sbagliata probabilmente per mano della signora Ottorina) quando là forse ancora la guerra non era arrivata. 
O questa ragazza che ho sempre pensato che si chiamasse Giunam...






...e che solo recentemente ho scoperto che si chiamava Emilia Romani, nata e cresciuta a Teheran, figlia di un italiano di San Benedetto del Tronto e di una donna araba, tornata in Italia probabilmente nello stesso periodo di mia madre, cioè nel bel mezzo della guerra, e riguardo alla quale mia madre è sempre stata reticente, mentre lei, invece, le spediva fotografie con dediche affettuose, che a me pare sottintendessero un'amicizia speciale...








 ...o quest'altra che credo si chiamasse Esther e che con mia madre ha condiviso un soggiorno in una succursale "sfollata" del collegio femminile della "Castiglia"...






Ho sfogliato le "Memorie" e devo ammettere che sono suggestive, anche se quelle che più mi hanno fatto soffermare sono le immagini. 
Fotografie di un'epoca remota nel tempo e nello spazio, durata una breve manciata d'anni ma che è stata così incisiva da lasciare in mia madre una quota di "persianità" indelebile. Una specie di esotismo esistenziale, che più di una volta mi ha lasciato perplesso.










...tredicenne tra due amiche in una piscina di Teheran...






Qui sotto con i genitori. I miei nonni. 
La cosa che mi ha sempre colpito di più è la targa dell'automobile...





...e poi mia nonna con il suo orsacchiotto...









...e con un paio di amiche, forse armene, forse russe bianche, chissà...












...e anche qui sono i dettagli che mi incuriosiscono: ma non è troppo bassa quella ringhiera ? Balconi e terrazzi li arginavano così pericolosamente ?
Quella nonna ho poi avuti modo di conoscerla abbastanza bene...

 







...ma torniamo a mia madre. All'inizio dell'articolo che riguardava la pubblicazione del suo diario adolescenziale il giornalista citava il suo primo cimento letterario, un'opera monumentale per le sue possibilità: la traduzione di "Stil Alpin", un lavoro di pazienza, rigore filologico e pensiero organizzato, tutte caratteristiche che le facevano difetto.  Eppure c'era riuscita, e con successo.




  

...così, prima di regalare i libri della sua biblioteca alla biblioteca civica, mi sono messo da parte qualche suo scritto.
La ragazzina scapestrata...





...la giovane donna imprevedibile, la signora che a Torino era abbonata del Teatro Stabile...





che d'inverno si cimentava con le tremende attrezzature dell'epoca...





...e d'estate nuotava così al largo da allarmare... 






...una volta trasferita a Rueglio si era trasformata in una specie di vestale della cultura locale, e per quanto concerne Pietro Corzetto Vignot, lo era diventata in termini potrei dire ossessivi. Lo considerava il suo spirito guida.
 


      
                                              


...c'era persino il segnalibro 
personalizzato..



...e il Lions Club ne ha patrocinato un'edizione speciale...









 Qui sopra di fianco al monumento del suo beneamato Vignot
durante una delle tante rievocazioni che si sono succedute negli anni 



HI, AMERICA !




Ci sono persone cui sono  grato in varia misura perchè ciascuno a suo modo mi ha offerto occasioni di divertimento, d'incanto, di fascinazione. 
Molte di queste persone (e luoghi) sono d'America.
Ci sono ad esempio un paio di Woody...



Woody Allen




...e qui sopra Woody Guthrie con il figlio Arlo e la seconda moglie Marjorie nel '66 al Brookyn Hospital dove sarebbe morto per la corea di Huntington...




...e Bob, Neal ed Eric...





 ...e questi definitivamente sconosciuti miei coetanei della Meadow Lawn School di Long Island...





...e Norma Jean prima di diventare...




  

...Marilyn, e Jeremiah Johnson...











...che pochi sapevano chi fosse prima che Robert lo regalasse al mondo intero con "Corvo rosso non avrai il mio scalpo"...






giovedì 5 ottobre 2017

Pit ci ha lasciato ieri e per sempre. Ora io non sono in grado di continuare con il suo blog.
Lui aveva ancora molte foto  da pubblicare, ma non ho idea dell'uso che voleva farne. Quello che so per certo è che il prossimo post avrebbe voluto pubblicarlo con questa foto, convinto di farcela ancora, di nuovo, da leone qual era.
Laura





venerdì 22 settembre 2017

HOLLYWOOD BABYLONIA







Certo lui non è cortisonico e anche più giovane e carino, la sua copia è quella americana...






...però ce l'avrà una dedica come la nostra del buon vecchio Kennet ?



sabato 16 settembre 2017

REPARTO REPERTI 25



Il criterio archivistico applicato da mia madre è sempre stato anarcoide e molto personale. Lei ci si orientava.
Per me è stato piuttosto complesso venirne a capo, ho impiegato un'intera settimana di spoglio solo per indagare le buste di un innumerevole numero di albums.
Lei prediligeva  quelli 18x24 a fogli fissi e quelli 30x40 a fogli mobili.
I fogli erano in realtà buste di plastica trasparente nelle quali infilava arbitrariamente bollette, fotografie, cartoline, lettere, articoli di giornali e riviste, ricevute, ricette insomma un guazzabuglio da districare con stoicismo.
Dal momento che gli album li teneva impilati la plastica della busta tendeva ad appiccicarsi al contenuto. E' stata un'operazione delicata e paziente, che comunque mi ha riservato qualche gradita sorpresa, soprattutto per quanto riguarda loro due, mia madre e mio padre.
Comincerei da lui.





Mi è sempre piaciuto in questo ritratto, un bimbo nato nel 1914, con quel taglio di capelli, quell'abitino femmineo, le manottine su palla e cintura, la perplessità dello sguardo, ma l'aspetto di riferimento per quello che andrò a trattare è piuttosto questo...






con suo fratello Edmondo sul cancello di casa




...quello di un ragazzino di sedici anni che da un paesino piemontese scrive ad una zia - e che zia - a New York, e si felicita per il suo nuovo matrimonio.
Cosa si dovesse pensare all'epoca, ammesso che ci si pensasse, di un divorzio proprio non saprei, lui comunque se la cava bene...



la zia (vedi il post del 26 dicembre 2010 "Perla")
                              










impeccabile.
Ai tempi della sua nascita la zia scrive alla madre - dandole del voi - e in un italiano sgrammaticato e approssimativo ma su carta intestata di uno dei tanti mariti e battuta a macchina, cosa che deve aver destato un certo stupore all'epoca, si informa e informa su fratelli e sorelle e dell'unica tornata in Italia, Elisa, mia nonna - della quale ho già detto in "Perla" - e del suo neonato.










Qui lui è con sua madre sedici anni dopo la missiva della zia del 1915.
Lei inanellerà poi una bella serie di matrimoni e attività prima di tornare, vecchia, eccentrica e scorbutica in Italia...






Lui intanto cresce e va a studiare prima ad Ivrea e poi a Torino...











 
...dove inizia a fare anche un po' il gagà, e scrive lettere maliziose al fratello minore...



Edmondo e Nino










 
Segue il tempo della spensieratezza e poi del servizio militare...



  








































...alla  fine del quale inizia la vita lavorativa...












In questa equipe che costituiva un segmento dell'Ufficio Progetti Speciali figura una donna, Jeannette Gianotti, che compare in fotografia nel post "Via Di Nanni 33 - prima parte" del 28 febbraio 2013 insieme a suo figlio Guido e anche in "Turin d'Antan" del 15 marzo 2017.





 qui sopra ad un pranzo sociale a fine anni '50



 ...di fronte a loro un collega che si chiamava Audino e che a me
piaceva perchè mi pareva che somigliasse a Gary Cooper 





...e qui l'ultima volta che si sono incontrati
 prima di andarsene tutti e due...



Le considerazioni giovanili di mio padre sul matrimonio vengono puntualmente disattese con l'incontro con mia madre che allora aveva circa diciott'anni...

















...e dopo qualche anno di fidanzamento eccoli qui, il 22 gennaio del 1950...








Poco dopo iniziano i suoi viaggi di lavoro (vedi post "Cartoline 11" del 9 gennaio 2015) e dalle buste di mia madre saltano fuori altri effetti interessanti...













Durante uno di questi viaggi incontra, a Brooklyn nel '54, alcuni rappresentanti della famiglia di sua madre... 







...e tra le cugine c'è Eleanor, quella accucciata a sinistra, l'unica che ho conosciuto e che ricordo per i suoi abiti di colori avventurosi, il suo modo di parlare dialetto con un vistosissimo accento newyorkese e un modo di fare inedito, un modo di fare da americana insomma...













...Eleonor accucciata al centro. 
Cinquant'anni dopo, venuta a conoscenza della dipartita di mio padre, ha fatto pervenire la documentazione di questa curiosa, fideistica iniziativa...







 





Segue un pot-pourri che rispetta la casualità con cui mia madre ha assemblato il materiale mescolandolo nelle famigerate "buste".
E allora un capodanno a casa Petitti...











...con i Cibrario, i Mazzarino e Rossotto...








... alcuni definitivamente sconosciuti parenti americani ai tempi gloriosi della Ford model T...









... un paio di attestati...










...il libro (fronte e retro) che raccoglie una selezione di fotografie scattate da lui negli anni '50, un regalo per i suoi ottant'anni...






Al matrimonio di Raffy Lingua, all'inizio dei '70.
Da sinistra Enrica Guidi, sua figlia Annalena, mio padre, Franca Scandola, Raffy e suo marito Nanni.







...e la bomboniera in forma di tagliacarte, tuttora in uso...







...una lettera di Raffy decenni dopo, all'indomani di una cena per i novant'anni di suo padre...




...da sinistra Lyda Ottolenghi, Enrica Guidi che era nella foto del matrimonio di Raffy con mio padre e in piedi Loris, il marito di Enrica.




...Ennio e Paola Boglino...





...con Carlo e Carla Larghi, poi altre foto sparse...













...una copia (fronte e retro) del libro per i loro cinquant'anni di matrimonio...









...una radiografia...






...e la sua canzone preferita.