mercoledì 29 ottobre 2014

FORGOTTEN FEELINGS 23



Lei non lo sa...









...ma il personaggio femminile del mio racconto "Khir" ( post del 27 giugno 2011) l'ho costruito pensando a lei.
Buona parte naturalmente è mera invenzione, ma ho attinto anche molto sia dalla sua vita di allora, nel 1981 - la scuola di mimo vicino alla Senna, la casa in Rue Ramay - sia per l'aspetto fisico, soprattutto quella caratteristica delle palpebre che si chiama epicanto.



 giugno 1981







Ci siamo rivisti qualche anno fa per un paio di cene.




 giugno 2008

E' laborioso snidarla. 
Vive in una casa piuttosto isolata sulla Serra di Ivrea. Dipinge ma lo nasconde. E' in analisi da una decina d'anni. 
Ha un cospicuo senso dell'umorismo e può vantare quell' "innocenza conservata" di cui parlava Hannah Arendt, qualità rara e affascinante.







Spero che riusciremo a rivederla, prima o poi. 
Devo parlarne a Pierangelo per la prossima volta che tornerò da quelle parti.

domenica 26 ottobre 2014

FORGOTTEN FEELINGS 22




Per tutti noi era Lellina in quella metà degli anni settanta.
Si era a Torino ma poi lei è tornata a vivere a Roma, la sua città d'origine, e tranne che per uno sporadico incontro a Panarea nel '79 non ho più saputo nulla di lei.
In realtà sarebbe bastato cercare Lella Guidotti e non Lellina su Google, però a me è arrivata per altre vie, le intricate e misteriose vie della rete. Così pochi giorni fa Janis mi chiede ma tu non conoscevi una Lella Guidotti ? Lellina dico io...






ed eccola, quarant'anni dopo.
 





E' trascorsa una vita intera eppure ci sono fatti di una settimana fa che mi paiono più lontani di quei tempi, di quella sera che l'ho intravista al Pick Up per la prima volta (in conclusione del post del 6 novembre 2013) delle cene ai "Quattro soldi", delle domeniche a Sestrière (post 7 aprile 2013), dei momenti in cui Fabrizio Ferreri la prendeva in giro perchè chiamava il Velosolex Verosolex.















Guardavamo al futuro senza incertezze, avremmo accolto i suoi doni con regale degnazione e tutti i nostri bersagli sarebbero stati centrati...






 ...però non sapevamo che invecchiare fa schifo.





 

martedì 21 ottobre 2014

BRITISH DAY '14










Anche quest'anno abbiamo avuto un week end all'insegna di Albione.
( vedi anche post del 31 ottobre e 4 novembre 2013 )













C'è stata una partecipazione considerevole, le vetrine dei negozi si sono uniformate come già l'anno scorso...















In particolare Audrey ha composto una delle sue con l'aggiunta di un elemento che mi riguarda, la mia Fender, ultima delle chitarre che mi sono rimaste.










Quello di strimpellare e canticchiare è stato un viaggio partito da lontano.
So che ci sono post precedenti che riguardano proprio le remote esperienze - da solo o in gruppo - mai approdate a qualcosa di significativo sia per le mie sommarie competenze musicali sia per la mia modesta capacità espressiva, ma non ho voglia di cercarli.




con la Eko all'Elba nel '74



 Franco Previdi al basso e io alla batteria nel '72






 con la Yamaha nell'80




Quello che conta è che mi ci sono tanto divertito e, come sempre, ho dedicato maggior impegno ed energia a questo gioco che alle attività cosidette serie, al punto che, in anni relativamente recenti, mi sono tolto anche lo sfizio di registrare una serie di brani in collaborazione con amici musicisti che, malgado l'abissale differenza tra noi, sono sempre stati condiscendenti.
I brani sono 58 e, accantonando gli inascoltabili, ne erano scaturiti 4 CD di domestica fattura. 
Due li ho recuperati.




 Il primo, in compagnia di Giovanni, polistrumentista,
arrangiatore, tecnico del suono di tutta la faccenda.
La chitarra era un'Ibanez.
















Il secondo, con una Gibson Les Paul "made in China".






Quasi tutti i frammenti di filmati in super 8 del blog li ho montati su queste canzoni. C'è anche un post, quello del 21 maggio 2013, con un video casalingo in cui mi esibisco in una versione "personale" di Welcome to my world.



La Crafter che alternavo alla Fender nel video



Insomma ci ho dato dentro con somma soddisfazione - più mia che degli altri ovviamente - e così anche questa è fatta. Sì, perchè è venuto il momento di lasciar perdere. 
Oltre non saprei andare, non ho né la volontà né la forza, e non più l'enegia per farlo. E poi, diciamolo, ci sono nuovi "giochi" in prospettiva che mi attendono.
Così ho salvato la Fenderina in foto perchè so che finirò col venderla e concludere questa lunga e allegra cavalcata durata più di quarant'anni.



RECENSIONE




Clicca sul link qui sotto per visionare la pagina.


http://www.avantionline.it/2014/10/la-verita-degli-spiriti-tra-le-tombe-parigine/#.VEYmW-AflCV






 lunedì, 20 ottobre 2014         

Père Lachaise – Racconti dalle tombe di Parigi, a cura di Laura Liberale, si presenta come una sorta di Spoon River in prosa, ambientato nel celeberrimo cimitero parigino. Nella prefazione, la poetessa e scrittrice cita volutamente “l’urna dei forti” di foscoliana memoria per suggerire e rievocare la funzione eternatrice del ricordo. Ci troviamo di fronte a una serie di novelle in linea con lo stile ottocentesco degli scrittori del fantastico; una raccolta permeata di vis comica, che sfocia talvolta in divertissement talvolta nel sarcasmo più nero, in cui anche la pietas diventa altro: chiave di lettura spietata di questo nostro mondo.

Leggendo i ventiquattro racconti, è venuto alla mente Cocteau e il suo ricordo della contessa de Noailles: il poeta immagina di incontrare post-mortem l’amica, che gli ricorda come in vita gli avesse profetizzato il nulla. Ecco anche i personaggi di questo libro sostano, non sono altrove, restano per sempre. Dopo la prefazione di Liberale, segue il ritratto di François d’Aix, Père de La Chaise per l’appunto, ad opera di Stefano Guglielmin, mentre il corpus principale si dipana tra i boulevards e le avenues del cimitero. In questo modo, come i narratori, ci troveremo anche noi a visitare i sepolcri degli Illustri ed essere astanti o attori della storia.

Il primo spirito è quello di Meliès che leopardianamente dialoga con Madame (la morte), a cui sottopone per l’eternità i suoi trucchi ed esperimenti; via via assistiamo alla fuga di un uomo in un mondo dominato dagli zombie e che chiede al non morto Balzac di dargli riparo nella cerchia eletta degli intellettuali, ai ritratti della Contessa di Castiglione e di Isadora Duncan, al ricordo di Perec redatto da Giovanna Zulian: “Mi stai ricordando come si legge: con gli occhi della mente e quelli della vita”. Vi sono i dialoghi e i monologhi di esistenze struggenti, soliloqui amorosi, come quello di Colette de Jouvenal, che mette in scena la sua infanzia rubata dalla celebre madre o il tentativo di Montand di farsi perdonare dalla Signoret, o ancora l’incontro e la reincarnazione di due amanti come Abelardo ed Eloisa.

Ci imbatteremo nei fidanzatini di Chagall, i coniugi Goll, che si lamentano di essere troppo vicini, dirimpettai, di Chopin che ruba loro la scena. Leggeremo di come Nadar riesca a fermare l’essenza della verità nel trapasso tra vita e morte o del tormento del giovane Victor Noir, morto troppo presto senza aver assaporato la vita. Angoscia e tormento presenti anche nel racconto con protagonista il pittore David, perseguitato dallo spettro di Marat. L’indignazione, invece, è presente nella dissertazione sulla tirannide da parte del padre di Victor Hugo. Della morte si sorride nel racconto L’anniversario, in cui un vecchio in pensione ruba degli strumenti musicali per festeggiare l’anniversario di nozze e permettere alle anime di Piaf, Petrucciani e Becaud di esibirsi. Assistiamo alla magia di un sogno, come quello di un ragazzo, che smette di parlare e diventa un mimo alla Marceau: “Per ridere da adulti bisogna saper scovare la fonte del dolore”.

Delicati, struggenti, disarmanti e spietati sono i ritratti di Jeanne Hébuterne, a opera di Janis Joyce, e di Delphine Palatsi in Sex Toy di Francesco Abate. Andrea Ponso in Nascita, che rappresenta con i due testi appena citati l’apice della raccolta, racchiude l’essenza stessa della realtà: “Non riesco, non riesco a finire: la vita è troppo poca, almeno la mia, se è vita, se davvero sono qui e sono stato vivo in qualche minuto nel passato […] So di essere stato amato e temuto. Io non ho più un nome, non l’ho mai avuto, ora lo so. E non sono qui, non sono mai stato qui o altrove”. La lezione di Pirandello è più viva che mai.

Andrea Breda Minello




domenica 19 ottobre 2014

FORGOTTEN FEELINGS 21










Ho trovato una locandina riferita a un motociclo che abbiamo avuto Speedy...     






...i fratelli Oggero, sia lui che loro bianca e nera come quella ritratta... 









....Renato Bertrandi che ce l'aveva rossa e bianca, e il sottoscritto che ne cavalcava una blu e nera.









( vedi anche il post "Sei giorni fuori strada" del 28 novembre 2010 ).

Sul fanale, nella foto della locandina, si distingue abbastanza chiaramente la chiavetta d'accensione.
Lo so che l'ho già postata una volta, e vabbè, dai...






giovedì 9 ottobre 2014

NOTIZIE DAL CAFFE' DEL TEMPO ANDATO




Mi ha scritto Speedy e, tra le altre cose, mi ha detto d'esser stato al matrimonio della figlia di Luca Lovera...




a sinistra: Luca - luglio 1975




...e che si prepara ad andare a quello della figlia di Federico Bussolino




Federico - settembre 1975




"La più grande sorpresa per un uomo è la vecchiaia"
                                                             
                                                             Lev Trockij