domenica 26 agosto 2012

ATTI MANCATI 5

1990
 

Nel 1976 La Bolaffi  editò il "Primo Catalogo Nazionale della Fotografia".









Non credo che ci sia mai stato il secondo, ma in quel primo, corposo, volume erano stati raccolti gli scatti di 318 fotografi italiani tra i quali Fulvio Roiter, Mario Cresci, Elisabetta Catalano, Uliano Lucas, Folco Quilici, Mario De Biasi, Ferdinando Scianna, Gianni Berengo Gardin, Federico Patellani, e anche Michelangelo Pistoletto, Luigi Ghirri, Mario Schifano, Enzo Sellerio e...Pit Formento.


   



 Lo scatto riquadrato per la pubblicazione...



...e l'originale.


A quell'epoca avevo più o meno la stessa età del mio amico Piero Martinello, che si sta avventurando nel mondo della fotografia con già alcuni lusinghieri successi alle spalle e, soprattutto, una determinazione che mi era completamente estranea.



da sinistra Piero Casentini, Giulietta e Piero Martinello




Nel 1973, anno in cui - come recita la laconica
scheda biografica del catalogo Bolaffi - ho
iniziato a fotografare. Ero più piccolo dei miei
amichetti sopra. In compagnia di una ragazza
di Bilbao che si chiamava Eva, a Torremolinos.


Non che avessi mai aspirato alla professione, malgrado poi l'abbia realmente esercitata come fotografo di scena per qualche tempo, ma quello che più mi fa sorridere ripensando alle varie fasi del mio bighellonare nella vita è che, anche in quell'occasione, mi sono gingillato con un'opportunità senza accertare se avrebbe potuto davvero rivelarsi tale.
Lo dico senza rimpianti, come mera constatazione. 
Io, spesso, non porto in fondo le cose e quando lo faccio si direbbe che le cose, meravigliate della mia imprevista ed estemporanea pervicacia, oppongano comprensibili resistenze alle spinte attuative.
Con questo non intendo affermare che sono un inconcludente. Mi rendo conto di aver realizzato molti più progetti della maggior parte delle persone che conosco. 
Il fatto è che la maggior parte delle persone che conosco si sono dedicate a UNA cosa, riservando alle passioni non direttamente remunerative una disponibilità di mezzo servizio, come forse è giusto che sia, non so. 
Il fatto è che io, al contrario, ho applicato la risolutezza di un rompighiaccio soprattutto in avventure più ludiche o immaginative che non pragmatiche. E' andata così, e non è stato male, devo ammettere.
Così ho scattato anche delle fotografie.
Ne posto qualcuna, valà.








...guarda un po', Ho Chi Min al Balon, che tempi...















 





Quest'ultima mi ricorda che, per una brevissima stagione, sono stato anche un adepto dei "Dirty Bikers", con tanto di giubbotto di jeans senza maniche da indossare sopra il chiodo.
Ce l'ho ancora, da qualche parte a Rueglio. Lo fotograferò.
Sulla schiena aveva le insegne della "banda": qualcosa di simile a un elmo - in luogo del teschio - e un paio di pistoni incrociati sotto, al posto delle tibie. 
Insomma una specie di Jolly Rogers per rombanti e più vistose che allarmanti piraterie.




venerdì 24 agosto 2012

SUICIDE PARADE 2

Un piccolo consuntivo tutto fotografico della settimana fatidica.
Un salto nel presente tra le mie passeggiate a ritroso.


Pit, Stefania Dal Cucco, Vitaliano Trevisan





Vitaliano Trevisan e Tiziano Scarpa


Pit, Eleonora Giovanardi, Michele De Vita Conti


Silvia Ferrari e Stefania

Il banco della Ubik


Vitaliano, Filippo e Daniele Roccato



Vitaliano e J.J.






giovedì 23 agosto 2012

ATTI MANCATI 4

La breve sceneggiatura che seguirà risale all'autunno del 1983 e di questo fatto non si può non tenerne conto.
Trattava di un dodicenne e di un frammento della sua esistenza in cui il mondo adulto faceva un'irruzione inconsapevolmente disorientante.
Quegli adulti, pur se comprimari, oscillavano in età che andavano dai 25 ai 40 anni.
Il loro era un modo di essere nel 1983 per gente di quell'età. Voglio dire che oggi sarebbe in qualche modo un film "in costume". Sono trascorsi trent'anni dalla stesura. I riferimenti al loro passato impedirebbero qualsiasi traslazione temporale. E forse è la cosa che mi piace di più.





PASSEGGERI CLANDESTINI




Scena 1

La casa è affacciata sulla spiaggia, dipinta di un granata che la salsedine, i temporali, il sole hanno attenuato qua e là, striandola di toni rosati.
Le imposte, riverniciate di fresco, sono chiuse e la casa ha l'aspetto di una dimora senza abitanti.
E' mare d'inverno.
La spiaggia è deserta, così vuota di vita, così pietosamente lambita da piccole onde fruscianti, che spingerebbe quasi immediatamente ad evocarne l'aspetto estivo, anche se questo silenzio, questa specie di religiosa sospensione invitano anche a soffermarsi, a portare gli occhi sull'orizzonte, conquistando un tiepido senso di serenità.
Inaspettatamente il portone di legno  della casa si apre, cigolando sui cardini, e ne esce un ragazzino sui dodici anni, infagottato in sciarpa e maglione, che si avvia rapido e scompare in un vicolo.
Si aprono anche le imposte del piano superiore e una donna si affaccia per un istante, dando un'occhiata vagamente soddisfatta al cielo del mattino.



Scena 2

Voce femminile F.C.
Federico !

Il richiamo della madre raggiunge il ragazzino in camera sua.
La voce improvvisa lo spinge a richiudere in fretta la rivista che sta sfogliando e a riporla in un cassetto.
Scende in cucina.
La tavola è pronta per la prima colazione.
La madre lo osserva mentre mangia svogliatamente.

madre
Come va oggi ?

Federico
Bene...

madre
Ti va di fare un giretto nel pomeriggio ? C'è un po' di sole...

Federico annuisce senza rispondere.



Scena 3

Il suono di un violoncello precede di un attimo la visione di Federico seduto accanto alla finestra di camera sua, di fronte a un leggio sul quale è appoggiato uno spartito.
Lui sta eseguendo il pezzo sullo strumento con padronanza, lo sguardo assorto sulle note.
La madre sta leggendo nel soggiorno del pianterreno. Si interrompe quando anche la musica, dopo un impercettibile stonatura, si arresta.
Riprende a leggere quando Federico ricomincia a suonare.
Dalla finestra della camera si vede il molo, ed è lì che, inaspettatamente compare la figura di una giovane donna che si spinge fino all'estremità, di fronte ai blocchi di cemento spruzzati dalle onde, e si ferma a guardare il mare.
Offre solo le spalle, ma la sua apparizione, inattesa per la stagione, l'ora e il luogo, fa si che Federico, pur senza interrompere la sua esecuzione, rivolga a quella figura lontana uno sguardo vivacemente curioso.



Scena 4

Federico e la madre camminano  in un silenzio rotto dal sibilare del vento che scuote ciuffi di vegetazione e i pini marittimi alle loro spalle.
Camminano lungo la scogliera imponente. Ai suoi piedi il mare spumeggia.




Scena 5

Nel rientrare a casa Federico getta uno sguardo al molo deserto.




Scena 6

In soggiorno, a sera, madre e figlio giocano a carte ad un tavolino non lontano dal caminetto dove scoppietta un fuoco confortante.




Scena 7

Federico è a letto e accanto a lui la madre sta controllando un termometro.

madre
Trentasette e due...la sera sale sempre un po'...

Si china sul figlio per un bacio sulla fronte che è anche un modo di controllare quella febbricola senza allarmarlo. 



Scena 8


Mattino.
Federico sta osservando attraverso la finestra la giovane donna del giorno prima che anche oggi è in piedi lassù, in cima al molo.
A un tratto prende la sua decisione, si affretta fuori della sua stanza e giù per le scale, si intabarra di sciarpa giaccone e berretto ed esce.
Si avvia verso il molo.
Una volta raggiuntolo i suoi passi si fanno più incerti.
La donna è sempre là, di fronte al mare che oggi è agitato e infrange i proprii flutti con irruenza.
Federico avanza guardingo.
Quando lei fa un balzo indietro per evitare che un'onda più violenta delle altre arrivi a bagnarla, lui si immobilizza, emozionato, poi si siede su uno dei blocchi in cemento che sono all'inizio del molo.
Restano così, distanti e immobili, poi finalmente la donna si volta e si avvia per il ritorno. 
Passando di fronte a Federico gli lancia uno sguardo distratto e gli rivolge un accenno di sorriso di cortesia. 
Lui si confonde, distoglie lo sguardo.
L'ha vista in viso per la prima volta.




Scena 9


La madre di Federico sta osservando il termometro con aria leggermente preoccupata.

madre
Trentasette e nove...oggi devi aver preso freddo...

Federico, a letto, protesta, la madre sorride, gli accarezza la fronte.
madre
Va bene ! va bene ! Non hai preso freddo.




Scena 10 

Federico osserva dalla sua finestra la ragazza del molo che sta passeggiando sulla spiaggia.
Lui è costretto in casa da quella febbricola che si è improvvisamente alzata ieri sera, avvolto in un plaid scozzese.
A un tratto, colto da un'idea improvvisa, socchiude la finestra impugna il suo strumento, si accomoda ed inizia a suonare.
La melodia raggiunge - come aveva sperato - la ragazza, che alza il capo a cercare la fonte del suono inatteso.
Cammina lungo la spiaggia in direzione della casa di Federico fino a portarsi, a distanza, all'altezza della sua finestra. 
Lui, che finora l'ha osservata con la coda dell'occhio, fissa adesso lo spartito con accanimento e suona con una foga un po' buffa, accelerando il tempo.
Nel soggiorno la madre, che sta leggendo, alza gli occhi con leggero stupore.
La ragazza sulla spiaggia, dopo aver scrutato la casa si allontana verso il molo.



Scena 11

Voce maschile f.c.
Fernanda !

Il richiamo dall'esterno arriva alla madre di Federico mentre, in piedi su una sedia, sta attaccando un quadro alla parete.
Scende e si affaccia alla finestra con curiosità.
Sulla spiaggia di fronte a casa un gruppetto di uomini e donne tra i trenta e i quarant'anni le rivolgono gesti e grida di saluto.
Fernanda è gradevolmente sorpresa.


Fernanda
Ma cosa ci fate qui ?

le risposte si accavallano con allegria.

Sorpesa !

Siamo venuti per il week-end...

...le case sono gelate...

...allora ? ci lasci qui fuori ?...

...Carlo ha tamponato al casello...

Il Carlo in questione cerca di protestare, gli altri ridono.

Fernanda
Ora scendo. Entrate !



Scena 12

Nel soggiorno gli amici si sono sistemati, il brusio dei loro dialoghi arriva confuso a Fernanda che sta parlando con Andrea e Livia.


Fernanda
...sta molto meglio, è praticamente guarito, la febbre gli sale solo un poco la sera, ma è normale per ora.

Andrea
Ma certo ! vedrai che tra un paio di settimane te lo ritroverai in forma come prima.

Livia
Ma dov'è ?

Fernanda non fa in tempo a rispondere che il Carlo della scena precedente si lascia cadere sul divano accanto a lei.


Carlo
Allora: si è deciso che stasera si mangia tutti qui, al calduccio, e non fare quella faccia sai !

Fernanda (ridendo)
Non ho ancora fatto nessuna faccia.

Carlo
Ma stavi per farla ! 
Ora ci organizziamo e prepariamo tutto io e Elena.

Andrea
Sicuri ?

Carlo
A te lasciamo i piatti da lavare.

Arriva Federico. Le guance arrossate dal freddo.
La sorpresa nel trovare la casa affollata di gente lascia posto al sorriso per l'esplosione di saluti che gli amici di sua madre gli tributano.


Scena 13


Carlo e Andrea stanno tornando a casa di Fernanda con sporte di cibo.
Ad un tratto Carlo da di gomito ad Andrea indicandogli il molo.
Al solito posto la giovane donna guarda sul mare.
Lo sguardo interrogativo di Andrea, la decisione di Carlo.

Carlo
Diversione !

Andrea
Ma dai !

Carlo però si è già avviato verso il molo e ad Andrea non resta che seguirlo malvolentieri.

Andrea
Adesso ci mettiamo a fare gli arrembaggi...per fortuna non ci vede nessuno...

Carlo
Tu non ti preoccupare, lascia fare a me.

Andrea
E capirai ! 

Dalla sua finestra Federico osserva Carlo e Andrea avvicinarsi alla giovane donna sul molo.
Assiste con sguardo corrucciato al loro approccio, apprezzando l'iniziale atteggimento infastidito di lei.
Non può naturalmente udire le loro parole, segue però quasi con apprensione l'evolversi degli avvenimenti.
Ora la giovane ascolta quello che le sta dicendo Carlo, sorride quando lui le indica la casa di Fernanda e alza lo sguardo in quella direzione.
Federico si ritira istintivamente dal vano della finestra, nell'infondato timore di essere scorto.


Scena 14 

Carlo fa le presentazioni sul piccolo terrazzo che da sulla spiaggia.


Carlo
Ecco, lei è Fernanda e questa è Valeria.

La giovane donna sorride e alza gli occhi alla finestra del primo piano.


Valeria
Da qui l'altro ieri ho sentito venire una musica bellissima...


Fernanda
E' mio figlio.

Carlo
Un piccolo genio. Purtroppo io ho contribuito solo in parte, sono solo il padrino. 

Ridono.


Scena 15

Sono tutti seduti alla tavolata a fine pasto.  


Valeria
...e allora ho detto fermati, io scendo qui.
 Lui si è fermato e io sono scesa.
Elena
Ma che stronzo figlio di...
Andrea
Elena !

Valeria
No, no ha ragione...
Carlo
Ma è pazzesco ! 
E stavate insieme da quanto, hai detto ?
Valeria
Due anni...
Livia
E in due anni tu non ti sei mai resa conto di...
...sì insomma, che fosse un tipo del genere ? 

Valeria alza le spalle.
Carlo si allontana.


Andrea
E così sei scesa e poi ?

Valeria
Ho camminato sulla passeggiata per trovare un bar, non so... un taxi, poi ho visto che l'hotel qui dietro era aperto e allora mi sono detta, ma sì, il week-end me lo faccio da sola e poi si vedrà.
Elena
Brava ! Che vada affanculo !
Valeria incrocia lo sguardo di Federico e gli rivolge un sorriso imbarazzato.

Voce Carlo f.c.
Silenzio !


La tavolata ammutolisce per l'ordine perentorio e sul silenzio affiora il frusciare inconfondibile di una puntina sui solchi di un vecchio disco.
Sull'attacco  di "Una ragazza in due" dei Giganti, che non manca di suscitare affettuosa sorpresa tra i presenti, Carlo posa sul tavolo due valigette portadischi.

Carlo
Guarda un po' cosa ho trovato, 
sono quelli che non prestavi mai ! Sono loro !
Ammonisce amichevolmente Fernanda.
Carlo
E li tenevi nascosti, vergogna !
Fernanda protesta ma Carlo è già ripartito.
Carlo
Presto ! presto ! si organizzi la festicciuola ! velare le luci !
Avanti !
Scena 16 

Al suono di "Hully Gully" di Chubby Cheeker ballano tutti affiancati, impegnandosi, chi più chi meno, con entusiasmo infantile.
Federico li osserva con aria divertita. 
Per un momento i suoi occhi incontrano quelli di Valeria e subito li distoglie, imbarazzato, mentre lei sembra intuire i sentimenti che deve aver suscitato in lui. E pare sopresa e intenerita.



SCENA 17

Qualche luce è stata spenta.
Carlo, al centro della "pista" inprovvisata, in veste di maestro di cerimonie, richiama l'attenzione.

Carlo
Attenzione, prego ! 
Assisterete ora ad un'iniziazione !

Dal giradischi arrivano le prime note di "Cuore" di Rita Pavone.

Carlo
Apriranno le danze la nostra nuova amica...

Carlo prende per mano Valeria e la guida fino a Federico che è seduto accanto al camino.

Carlo
...e il nostro giovane anfitrione !

Federico sembra pietrificato.
Valeria lo toglie dall'imbarazzo di non saper che fare offrendogli una mano e guidandolo al centro della stanza, dove iniziano a ballare lo slow.


Scena 18

Ora qualcuno balla accanto a loro, qualcun'altro seduto con un bicchiere in mano ha lo sguardo assente di chi sta dando un'occhiata ai ricordi.
I vecchi lenti si dissolvono l'uno nell'altro, Federico e Valeria vengono separati, poi ricongiunti, e ballano sempre senza parlare, senza mai guardarsi.
La timidezza di lui è grande almeno quanto la tenera comprensione di lei.



Scena 19

E' mattino.
Federico sta facendo colazione con la madre.

Federico
...e a che ora sono andati via ?

Fernanda
Alle due sono riuscita a spedire Carlo...

Federico
Era ubriaco ?

Fernanda
Un po'.

Ridacchiano.
Squilla il telefono.
Fernanda risponde.

Fernanda
Oh ! Come mai già svegli ?

Federico alza lo sguardo verso la madre.

Fernanda
Mhm, mhm...certo...si...ma non vi fermate neppure per pranzo ?...capisco, va bene, ci vediamo tra un'oretta...no, no, stiamo già facendo colazione...sì, ciao...

Fernanda torna al tavolo dove Federico ha interrotto di mangiare.

Fernanda
Hanno deciso di partire al'ora di pranzo per evitare code.
Danno un passaggio a Valeria, passano a prenderla in albergo e poi vengono a salutarci...

Federico non dice nulla.



Scena 20 

Scambi di baci e abbracci sulla porta di casa. 
Gli amici se ne stanno andando.
Si scambiano appuntamenti, raccomandazioni.
Federico stringe la mano che Valeria gli porge, lei lo attira a se e gli schiocca due baci sulle guance.
Poi tutti si avviano verso il vicolo che si perde tra le case.
Fernanda rientra e Federico si avvia verso il molo.
Si siede su uno dei blocchi in cemento dal quale aveva osservato Valeria il primo giorno.
La macchina da presa inizia ad allontanarsi lentamente.
Lui sta là. Sempre più lontano.
Ad un tratto Valeria entra nell'inquadratura.
Sta tornando indietro.
Si avvicina a Federico e gli appoggia un bacio a fior di labbra, poi si allontana.
Lui la guarda andar via e il suo pensiero è voce f.c.

Federico
Ti verrò a cercare... ti verrò a cercare e ti sposerò...


Valeria cammina e dietro di lei Federico rimpicciolisce sfocando.
Anche di lei il pensiero è voce f.c.


Valeria
Ricordati di me, non mi dimenticare, non mi dimenticare mai...

Valeria esce di campo.
Federico è un punto lontano e immobile. 



Scena 21

Allieve ed allievi chiacchierano con l'euforia che da l'interruzione imprevista delle lezioni.
Quando la porta dell'aula si apre tutti tacciono all'improvviso.
L'insegnante di matematica parla rivolta all'esterno, prima di entrare.

Insegnante
Stia tranquillo, preside, le farò sapere.

Quindi introduce nell'aula un ragazzino intimidito: Federico.
La professoressa gli indica un posto libero in un banco.

Insegnante
Bene, questo è un vostro nuovo compagno,
 avrete modo di fare conoscenza nell'intervallo. 
Riprendiamo.


Federico si sistema e l'insegnate riprende una dimostrazione alla lavagna.
Lui armeggia con quaderni e biro, si affretta a prendere appunti e, mentre alza lo sguardo alla lavagna, incontra quello di una compagna che lo sta osservando.
Si scambiano un sorriso incerto.
La voce dell'insegnante sfuma su una ripresa di "Tous les garcons et les filles" di Francoise Hardy, che prosegue sui titoli di coda.

FINE



Accompagnavano la sceneggiatura un preventivo e un piano di lavorazione di una settimana, per un film di 20 minuti, elenco cast e membri della troupe, nonchè quello delle canzoni.
Ho trovato anche un paio di fotografie proprio dell'83 - anno di stesura della sceneggiatura e di altre prove dei miei eccessi sentimentali - che mi ritraggono nella sala riunioni di Ipotesi Cinema, luogo in cui offrivo in sacrificio, come gli altri, il frutto della mia immaginazione.
Curioso il paio di nei che sono evidenti nelle foto e che mi ero dimenticato di aver avuto (laserizzato uno, bisturizzato l'altro).




  


martedì 21 agosto 2012

...e a volte no (Dancing).



La silloge di "atti mancati" proseguirà, credo.
Ne ho già trovato un altro, sempre dell'83, in forma di sceneggiatura per un cortometraggio che dovrò ricopiare perchè esiste solo in veste cartacea, di quelle - come dicevo - battute su un'Olivetti Lettera 32.
Però ci sono state occasioni non perdute. E' il caso di "Dancing". 
Ne ho già parlato nel post di domenica 11 settembre 2011.
Quello che là non ho detto, perchè me ne ero completamente dimenticato, è che il soggetto nasce sì grazie ad una passeggiata con Speedy, ma non arriva subito al suo produttore.
Allora l'unico produttore mio era Raiuno con l'intermediazione di Ipotesi Cinema.
La copia del soggetto di "Dancing" che ho trovato nella cartellina e che risale alla fine del 1983, corredata di preventivo e piano di lavorazione, presupponeva la realizzazione di un filmato di 10 minuti.
Il fatto di non essere riuscito a ottenere un consenso  immediato è stata una fortuna.
Nell'86 l'ho prodotto con Raitre, ho avuto più tempo a disposizione e ne è venuto fuori un documentario di mezz'ora. Quello di cui parlo nel post sopracitato. 
Per la prima volta mi ero misurato con le riprese in elettronica (3/4 di pollice, U-Matic o BVU, non ricordo) un vero trauma arrivando dalla pellicola, ma mi ha permesso di mettermi al passo con i tempi del declino generale.
Il soggetto presentato a Ipotesi Cinema e scritto a Rueglio nel dicembre del 1983 è questo.



DANCING

Torino in un giorno feriale qualsiasi, in primavera.
la meta è il Valentino.
Arrivando dal Borgo Medioevale, risalendo verso la Facoltà di Architettura, il viale fa una curva morbida, placida come quella di un fiume e proprio qui, di fronte al Circolo della Scherma e accanto al civettuolo classicismo del piccolo Pantheon dell'Istituto di belle Arti, c'è il Dancing.
E' sorprendente, eppure alla quattro del pomeriggio di un giorno qualsiasi l'armonia vagamente esotica di tanghi e milonghe scivola provocante sopra il muro, sguscia nella fessura tra questo e il tetto di plastica ondulata verde e cade a sopresa sul passante.
Se il passante è curioso può dare un'occhiata.
All'ingresso un cartello annuncia che giacca e cravatta (per gli uomini) sono di rigore. La signorina alla cassa è gentile e distratta. Al di là della strada, vicino alla siepe che circonda il Circolo della Scherma, alcuni pensionati affrontano su un campo da bocce i primi cimenti della stagione con un'allegria da ragazzi.
Se il passante ha la fortuna di essere casualmente provvisto di giacca e cravatta paga la sua quota alla signorina gentile e distratta, esce dal mondo attraverso una pesante tenda di velluto bordeaux ed entra nel magico mondo di sognatori discreti e paradossali che è quello di questo specialissimo dancing.
Qui, ogni pomeriggio della settimana si danno appuntamento i rappresentanti di una fauna tenera e grottesca, seducente nella sua imprevedibilità e nel suo anacronismo.
Qui Torino è ancora quella di "Addio giovinezza", avviluppata nella maliconia di questi personaggi senza tempo, e che per questo soffrono maggiormente del tempo che passa.
Madamìn di mezza età, sorvegliate nel passi di danza e furtive negli sguardi, accompagnate da cavalieri in odore di disarmo, eroici nell'affrontare i rischi della lombaggine, spinti da una cieca fiducia nelle loro logore capacità di seduzione.
Ballano in quest'atmosfera di sospesa - sospetta - serenità e del mondo che li aspetta al di là della tenda bordeaux, in agguato davanti allo sguardo distratto della cassiera, non gliene importa nulla.
                                                                                                           

lunedì 20 agosto 2012

ASSESSORATO

Ero in ufficio e scrivevo una mail a Susanna, che se la sta spassando in quel di Positano.
Le ho detto che le avrei fornito un contesto per visualizzarmi dalla costiera amalfitana.
E adesso lo faccio davvero.
Le ho detto anche che attendevo il ritorno dalle vacanze delle mie "pretoriane", grazie alle quali i miei progetti culturali - e non soli i miei -  trovano conforti morali e riscontri pragmatici per la loro realizzazione.
E così metto, riconoscente, anche loro.
















domenica 19 agosto 2012

ATTI MANCATI 3





Sauze d'Oulx - Miravallino - 1970

Nel post di giovedì 12 gennaio 2012 ho parlato del documentario girato per i Mondiali di sci del '97.
Non ho detto invece che, in seguito a quella maliconica rentrée, a distanza di 5 o 6 anni, ho scritto un progetto per un documentario.
Ero sicuramente in tutt'altre faccende affaccendato perchè risulta l'unico soggetto scritto quell'anno.
L'avevo proposto ad un unico produttore, che sapevo versato sull'argomento. 
La sua risposta era stata spietatamente illuminante.
In sostanza aveva detto che conosceva il mio modo di lavorare e che avrei saputo trattare quel soggetto in modo eccellente, ma sapeva anche che - a suo dire - a nessuno interessa conoscere la lineare, prevedibile, parabola giovanilistica di ex signorine e giovanotti in vista di un'anzianità, anche se ben portata, che corona un'esistenza di soporosi privilegi. Ogni mio tentativo, ogni mio esempio, lo arroccavano nella sua convinzione.
"Porta soggetti che parlino di coraggio, di dolore, di sfide. Quelli di cui vuoi parlare si possono sfidare al più su un green."
Io capivo il suo pregiudizio e sapevo che probabilmente aveva ragione quando diceva "Non troverei un coproduttore internazionale, non lo venderei a nessuna televisione" però ero anche convinto che ne avrei fatto un bel film, figuriamoci, ne sono convinto ancora adesso.
Anyway...