giovedì 20 marzo 2014

I MORTI NON SANNO NULLA 10




                                          DIECI


La gita a La Cure fu ancor  più proficua di quanto Dino Fabbri avesse sperato.
La moglie del proprietario del Café Provençal era una nipote alla lontana della madre del dottor Theroux, quindi una specie di sua cugina, con il dente avvelenato per l'indifferente supponenza con la quale lui pareva trattasse quel ramo della famiglia.
Sciorinò i fatti a valanga non appena il Testoni si spacciò - su indicazione di Dino Fabbri - per un giornalista italiano venuto a realizzare un servizio sulla "Valle degli psicoanalisti".
Ferruccio era entusiasta della parte che Dino gli aveva chiesto di interpretare. Ci dava dentro, indicandogli quali foto realizzare e fingendo di prendere appunti sul taccuino di una rubrica che aveva in tasca.
La donna accettò di buon grado di posare sull'ingresso del Café con atteggiamento matronale.
Sulle prime aveva scalpitato all'idea che dei giornalisti, per giunta stranieri, fossero arrivati fin lì solo per quella risibile questione degli "psichici", come li chiamava lei con sarcasmo.
Era comunque cauta finché il nome di Theroux non si rivelò un grimaldello. Dette la stura ad una sequenza di informazioni con tanto di riferimenti annessi. La maggior parte di questi non ricoprivano nessun interesse, ma alcuni sbalordirono persino il Testoni.
Disse che dalla prima volta che Theroux aveva raggiunto la madre a La Cure erano trascorsi non meno di venticique anni. Per un certo periodo aveva abitato con lei, in una vecchia casa alla periferia del paese.
Lei era malata. Perché in gioventù avesse abbandonato marito e figlio non si sapeva, così come si ignorava dove avesse trascorso tutti gli anni prima di tornare al paese.
Ginette, così si chiamava l'ostessa, aveva poi ironizzato sul mestiere di giornalista di Theroux.
Scribacchiava sì, occasionalmente, per giornali di provincia, sia in Francia che in Svizzera. Aveva avuto anche un breve periodo di relativa notorietà al Dauphiné Liberé.
Campava a sbafo, disse.
Riceveva qualcosa dal padre e la madre - la povera Denise che poi tanto povera risultò non essere - forse per i  sensi di colpa per quell'abbandono di tanti anni prima, lo viziava come se fosse stato un ragazzino, anche se lui ormai aveva doppiato la trentina.
Theroux aveva dunque ciondolato qui e là per un pò di tempo, creando anche qualche scandalo con donne dei dintorni.
- Battifiga - mormorò soddisfatto il Testoni.
Poi, un bel giorno, aveva preso il largo.
Giunsero in seguito voci che lo collocavano come galoppino di un tale dell'Oberhalbstein, che aveva fatto i soldi non si sa come. Uno che si era trasferito da quelle parti infilandosi in consigli d'amministrazione e manovrando nelle gare d'appalto pubblico; capace di fare il bello e il cattivo tempo dalla Val de Travers fino a les Landes d'Amont. Che tra l'altro dovevano assolutamente visitare e scattare qualche bella fotografia.
Il Testoni assicurò che l'avrebbero fatto senz'altro.
Comunque quelle erano le voci.
Lui - Leopòld - non s'era fatto più vedere fino al funerale della povera Denise che, meravigliando tutti, gli aveva lasciato in eredità una piccola fortuna.
Theroux aveva incassato ed era sparito un'altra volta.
Senza andare, come al solito, troppo lontano.
Da quel coglione che era - così aveva preso ad apostrofarlo Ginette, sempre più infervorata -  aveva sperperato l'eredità dandola a quel delinquente, quel mezzo italiano - scusate ragazzi, ma quel che é bisogna pur dirlo - quel Carso, che aveva inquinato la valle con tutti quei fuori di testa.
Leopòld s'era anche fatto costruire una bella villa a Les Charbonnières; lei l'aveva vista qualche volta da fuori.
Mai che si fosse messo in contatto con i parenti. Addirittura, nelle rare occasioni d'incontro casuale, l'aveva categoricamente ignorata. Tutto qua.
Quel Carso gli aveva mangiato i soldi ma adesso glieli faceva anche guadagnare, questo andava detto - e non é che vi siete offesi per prima ragazzi eh ?
" E' una specie di mafia - ripeteva Ginette scuotendo la testa - dovete scriverlo nel vostro articolo: non sono persone oneste. Portano gente da fuori che vedi benissimo che starebbero meglio in una clinica. E non credo che paghino le tasse."
Il Testoni prendeva scrupolosamente appunti. Dino Fabbri si chinò su di lui.
- E quel tale dell'Oberqualchecosa ?
Ginette percepì la domanda e lo osservò per un attimo, come chiedendosi chi di quei due fosse quello che contava di più. Poi rispose senza attendere la traduzione del Testoni.
Disse che era morto. Annegato nel lago di Neuchatel per un incidente. Non ne ricordava il nome.
- Lehrmann ? - suggerì Dino Fabbri.
Ginette si batté le mani sulle ginocchia indirizzandogli un sorriso d'ammirazione.
- Bravò ! C'est lui !

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