sabato 26 novembre 2016

HASTA SIEMPRE COMANDANTE





A STRADE PERCORSE 10



E beh, certo, io cercavo Chita Severini, tutt'al più Enrica Severini, hai voglia a trovarla.
Poi l'altro giorno, spulciando in FB tra gli amici di una mia amica, ne ho trovato uno che era stato fidanzato con lei.
Sono andato a vedermelo, anche perchè mi era simpatico, e poi ho cercato tra le sue amicizie e finalmente è saltata fuori Kita McIntosh, un'artista che vive nelle Highlands.
Al cognome ovviamente non ci sarei mai arrivato ma Enrica detta Kita è Kita con la kappa, e non avrebbe dovuto sfuggirmi dal momento che una sua fotografia del '68 è accompagnata da un bigliettino in cui si firma, appunto, Kita..




 


E non solo. Nel post "Annuario '66" del 24 aprile 2015 c una cartolina del '70 in cui si firma con la kappa...
  





Quindi sarebbe opportuno che andassi a correggere il racconto di Whittling "Sei giorni fuori strada" del post del 28 novembre 2010, in cui scrivo di lei chiamandola Chita.
Mi è venuto anche in mente che c'è una pagina che la riguarda in un mio vecchio album di scrapbooking e allora...




  rileggere questa pagina mi ha fatto ricordare
che ad una cena a casa di Massimo Bullio Dranzon
Monica Valz Gris mi aveva detto che Kita viveva
in Scozia ormai da molto tempo.
  


Kita fa parte di quel manipolo di figure femminili che, a partire dai primi anni sessanta fino alla fine dei settanta, ha contribuito a edificare buona parte della mia struttura emotiva, le mie strategie di approccio ai sentimenti e alla memoria, un rifugio dalle altalenanti vicende dell'esistenza.





















Ed eccola qua.
Tra le foto del suo profilo c'è quello che credo sia il marito, molti cani e bambini che suppongo siano i loro nipoti (in rete ho scoperto che è del '53), opere sue (multiforme ingegno) di cui, sempre in rete, c'è molto materiale.

  


   














 ...un autoritratto...





 




 

 Ho letto che ha dovuto affrontare anche prove dure, ma che ha inserito nella terapia di cura gli spaghetti. Lo stesso spirito che aveva allora.
Nella stesura di questo blog, soprattutto in questa serie di "A strade percorse" pensavo di stare operando una sorta di congedo, un accomiatarsi da figure sempre presenti nel ricordo e ritrovate fortuitamente nell'oggi in tempo per lasciarle andare. Ma non è così.
Restano.
 

giovedì 24 novembre 2016

A STRADE PERCORSE 9



Andavamo allo stesso liceo, lui era un anno avanti a me.
Non è che fossimo realmente amici però credo proprio che ci fossimo simpatici.
L'ho ritrovato nella mia già citata scorribanda clandestina su FB e allora tento un percorso.






Roberto Trinchero, al centro della fila in basso.







Le immagini sono sgranatissime ma sono dettagli desunti dalle foto di classe dagli annuari del Rosmini (vedi i vari post a riguardo) quindi accettabili.







Roberto sempre elegante...






...impeccabile...







Sta invecchiando brillantemente.












L'ho ripescato anche in una foto che credo risalga più o meno al 1970.








Lui è il primo a sinistra con impermeabile, gli altri sono Giorgio Carezzana, Giorgio Oggero, Speedy Rutigliano, Renato Bertrandi, Mario Manzini, Roby Corrado, Paolo Buratti, Gianni Lingua, martino Oliva, Roberto Oggero, Marco Rossi.





Di questi due ho una foto che mi ha spedito Speedy qualche tempo fa...














Giorgio Oggero e Paolo Buratti un po' flaneurs in quel di Mentone... 







domenica 20 novembre 2016

A STRADE PERCORSE 8



Per molto tempo - anni - non ho avuto a disposizione immagini di lei.
Quando digitavo il suo nome in rete compariva una sola fotografia, in cui Giuliano Ferrara l'abbraccia impedendo con la sua mole esorbitatante di intravederla.
Per questo finora Silvia compare solo raccontata, nel post "Misteri di Parigi" del 3 giugno 2012, che affronta una nebulosa primavera dell'80, e in quello del 3 febbraio 2011 "Un mestiere" terza parte, che all'inizio tratta del luglio 1981, periodo romano in cui reintraprendevo la mia attività in ambito cinematografico, questa  volta con Pupi Avati e, come ho raccontato, reincontravo lei.






Questo è l'aspetto che mi pare di ricordare avesse quando ci eravamo conosciuti a Parigi mesi o forse anni prima, in un tempo per me di memoria nebulosissima.



  


Così invece me la ricordo in quel luglio dell'81 che racconto nel post.
Con il mio furtivo passaggio su FB ho raccolto altre immagini, queste più recenti, credo risalenti a più o meno trent'anni dopo quella breve vacanza, con quelli che forse sono i suoi figli...




 ...suo marito...





...e lei, con un sorriso che riconosco proprio suo.






Ho trovato anche una foto scattata dalla porta finestra della dependance dove dormivamo tutti insieme, teatro della mia pubblica e maldestra dichiarazione d'amore.






Poi sono andato a cercarmi anche Matilde.






Suppongo che questo sia oggi, più o meno, il suo aspetto.
Ho cercato tra le amicizie dell'una e dell'altra ma Silvia non compare tra quelle di Matilde e Matilde è assente tra quelle di Silvia. 
Non so bene perchè ma mi è dispiaciuto.







Probabilmente non saprò mai cosa la vita abbia riservato loro e tutto ciò su cui posso contare è quella manciata di giorni di trentacinque anni fa.
Però, se evocati, quei giorni compaiono con limpidezza inalterata, arricchita da un senso di riconciliazione che trasfigura persino la malinconia.





giovedì 17 novembre 2016

Al ridotto ! al ridotto !












L'estate scorsa avevamo fatto una prova aperta nella sala degli affreschi a palazzo Toaldi Capra, di cui però non resta testimonianza tranne che per la locandina.







Aveva avuto successo e così, grazie ad Annalisa e Stefania della Fondazione Teatro Civico abbiamo replicato, e malgrado il precedente abbiamo rifatto il pieno, con larghi e lusinghieri consensi.











Una foto "rubata" da Stefano con  il cellulare durante delle prove...




...prove dell'ultimo minuto...















 ...e spettacolo, immortalate da Laura.




















Stefano ha registrato lo spettacolo con un paio di gopro di servizio. 
Il link che segue permette di farsene un'idea e nel finale c'è anche modo di constatare il mio decadimento
Ho trascorso quasi tutta la mia vita sentendomi dire che dimostravo dieci anni di meno e adesso, dopo due anni di calvario, ne dimostro dieci di più, curvo, incerto nella deambulazione, gonfio di inevitabile cortisone, capelli radi e sguardo rassegnato. Bel finale di partita, non c'è che dire. 
Ciononostante sono quasi sempre di buon umore, spero solo che tutta la faccenda non si protragga oltre i limiti della decenza. 
Per ora tutto bene...