domenica 24 giugno 2012

Vecchie amiche

Ci sono certi giorni così.
Stamattina ho trovato due messaggi, uno della Sandra Chiari di Parma che mi annuncia una mail a proposito di Paco.
Per chi ha bisogno di lumi su Sandra consultare il post di sabato 23 aprile 2011. 
In quel post ancora non sapevo che l'avrei rivista appena un mese dopo, il 25 maggio, in occasione della presentazione, organizzata dalla Ciochi a Parma, de "Il sostituto". 
Dopo, a cena,  Sandra ce l'avevo seduta alla mia destra ed è stato bellissimo averla lì e parlare come se trent'anni li avessero sottratti a qualcun'altro e non a noi.
Attendo di vedere cosa mi manderà...
Dopo quello di Sandra c'era un messaggio di Speedy che mi dice che ha rintracciato informazioni su Susanna. 
Susanna quale ?
Dice che è insegnante al Ballet du Grand Theatre de Genève e allora capisco.
Ma guarda un po' Susanna...
A questo proposito devo tornare a "Il sostituto".
Nella versione originale, che spero vedrà la luce in forma di graphic novel, c'è un personaggio immaginario, un'aiuto coreografa, che avevo costruito avendo sempre in mente lei.
Nella versione mutilata dall'editing che ha visto la luce per i tipi di Transeuropa quel personaggio, considerato superfluo dall'editor, è stato sacrificato.
Con Susanna, all'inizio del 1985, avevo scattato alcune foto di riferimento per una scena di un mio infelice cortometraggio intitolato "Neve, corvi e turbodiesel". 
Quella scena in realtà non venne mai girata, a causa di esaurimento fondi. 
Mi ero così arrangiato riprendendo le foto e usando una voce fuori campo.
Nella storia il protagonista, interpretato da Speedy, viene lasciato dalla fidanzata, interpetata da Susanna, in un luna park di periferia.
Ho cercato per un bel pezzo ma alla fine sono saltati fuori i provini delle foto di quella giornata al luna park, e anche una pagina di un mio album di scrapbooking dove ricostruisco il breve ma memorabile periodo della mia amicizia con lei.

 



 







Speedy e Susanna C. all'inizio del 1985... 




...e Susanna oggi, al centro, tra un gruppo di allievi.



Io adoro le mie vecchie amiche.

venerdì 22 giugno 2012

p.s. Antì

Ieri sera ero ad un concertino jazz all'anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra. 
C'era una bell'arietta che confortava, dopo il caldo del pomeriggio.
Me ne stavo ad ascoltare e a pensare con una specie di assonnata allegria ai fatti miei e sono successe due cose.
Prima ho trovato una soluzione per procedere nella storia che sto scrivendo e che è ferma da almeno un paio di mesi. Tenendo conto di come si è presentata sarebbe più corretto dire che lei ha trovato me. Inserendosi con un volteggio elegante tra le mie sinapsi, sulle note di una "Redemption song" di Bob Marley swingata da una signorina che cantava come Julie London.
Poi mi è venuto in mente che c'era una fotografia che ritraeva me e Antì, a Milano, durante la lavorazione di "Erba selvatica", nel 1982.
L'ho rintracciata in un vecchio album enorme, che tengo in una valigia in cima all'armadio.
Eccola.




martedì 19 giugno 2012

Antì & Paris

In una delle ultime occasioni in cui ci siamo visti a Torino Speedy  mi ha ricordato una fotografia che, a metà degli anni settanta, tenevo in cornice sulla mia scrivania. 
Grazie alla sua immaginifica descrizione, in assenza di documentazione, veniva da pensare ad una specie di postbotticelliana emersione di Venere dal mare. Suo figlio Francesco ascoltava molto interessato.
Quella fotografia è in realtà leggermente sottoesposta. Una ragazza approda gioiosamente al bagnasciuga con un movimento danzato.
Quella ragazza era Antì.


Antì Stoppelli



Nel corso di questo ormai abbastanza lungo excursus rappresentato dal blog non ho mai detto nulla di lei, se non per accenni.
Eppure Antì ha rappresentato la relazione più duratura - a parte quella attuale con Laura che dura da 25 anni - del mio viaggio sentimentale. La nostra storia è durata cinque anni, tra il '75 e l' '80.
E' iniziata quando lei era una ragazzina e io un giovanotto di belle speranze e molto infantile.


1975 - in partenza per Londra



Non è che stessimo sempre insieme, io allora vivevo molto a Parma per l'Università, lei ad un certo punto si è trasferita a Parigi, ma eravamo fidanzati, ecco. 
Tracciare ora una specie di mappa della nostra storia sarebbe complesso e in parte indelicato, ma credo che un aspetto della questione vada trattato.
L'ultima volta che ho sentito parlare di lei è stato alla presentazione de "Il Sostituto" a Torino, l'anno scorso.
Dopo la serata in libreria ci siamo spostati in un locale affollato e rumoroso di piazza Carlina. 
Ad una tavolata dove mi beavo di tutti quegli antichi affetti ritrovati, dall'altro capo del tavolo Buchi (al secolo Emanuela Barberini) mi ha detto "Antì ti manda i suoi saluti !"


 Da sinistra Giorgio, Buchi, Antì, Giulia e Pit a Vienna nel'76.



Avrei voluto chiedere molto ma sono riuscito a sapere pochissimo. 
Sta a Londra da parecchio tempo e si occupa di affari immobiliari. Sta bene. 
La musica, gli scambi di battute, i brindisi l'hanno trascinata via.
Speedy mi ha poi detto che, comunque, non è così disponibile a rimpatriate o rievocazioni nostalgiche, neppure su FB. Se ne sta appartata. 
Viaggia leggera, mi par di capire.
Per approfondire un poco di più e considerare  l'aspetto della questione di cui dicevo prima, ricordo che per lungo tempo, soprattutto all'inizio della nostra storia, l'avevo sfiancata con Parigi. 
Ero fissato con quella di Hamingway e di "Festa Mobile". 
Per me la Montagne Sainte Geneviève, la rue Mouffetard, erano il centro di un mondo cui ritenevo arbitrariamente  di appartenere. Per autoelezione.
Ebbene Antì, al contrario di me che ci andavo e venivo con assiduità fin dal 1969 senza mai tentare veramente una stanzialità, a Parigi c'è poi andata a vivere. E mica in un posto qualsiasi. S'era trovata casa in rue Rollin, dietro Place de la Contrescarpe, il cuore del mio sogno.
Oggi vive e lavora a Londra, il posto dal quale sono fuggito con la coda tra le gambe molti anni fa.




Antì Stoppelli a Vienna nel '76










E' come se avesse brillantemente portato a termine cose che io avevo intrapreso più con velleitarismo che con convinzione.
Una sera, a Parigi, siamo andati ad un concerto di Bob Dylan.







Con noi c'erano la Ciochi, Cristina Alfieri di Parma e un corteggiatore/amante di Antì, amerindio con un aria da guerriero.
Persino nelle infedeltà era più costruttiva. 
Io balzellavo di qua e di là attribuendo identità di squaw a molte delle mie migliori amiche, Antì s'era scovato un indiano autentico. Non era un Cheyenne o un Sioux, però...
Malgrado queste giovanili, inevitabili, turbolenze credo di poter dire senza tema di smentita che ci siamo voluti molto bene.
Come ho detto, nonostante le intermittenze, cinque anni offrono mille opportunità di memoria, che ovviamente tengo per me. Come credo che farebbe lei.




...à Paris...



in Normandia, con i miei stivali e il mio giubbotto.




Antì a Torino, nel '79.


L'ultima volta che l'ho vista, o meglio intravista, è stato a Roma. Sono quasi certo che fosse il 1999.
(Ho fatto le mie ricerche con i riferimenti, tra i miei papiri).
Io ero in attesa del treno per Torino e, dal momento che ho la tendenza a presentarmi in anticipo agli appuntamenti, bighellonava tra la folla, e a un certo punto l'ho vista. 
Si affrettava al binario del treno per Milano, era evidentemente in ritardo, indossava una gonna lunga e stretta e delle scarpe con tacchetti sottili che la costringevano ad un'andatura da gheisha, imbracciava riviste, portava una borsa pesante a tracolla.
Mi sarebbe piaciuto chiamarla, ma il suo treno era in partenza. 
Avrei potuto salire con lei, e poi a Milano cambiare per Torino. Non era un salto mortale, ma a volte anche piccole decisioni richiedono risolutezze che i malinconici non sviluppano.
Così le ho riservato un'ultimo sguardo di simpatia e tenerezza per quel suo andare di corsa per il mondo.






Queste poche immagini in super 8 le ho montate su  uno dei primi pezzi fatti con i Beagles. 
M'ero arrischiato su una canzone di Cole Porter che mi è sempre piaciuta molto.
Per tutti quelli che amano Parigi.



domenica 10 giugno 2012

Jazz a Schio

Durante la kermesse intitolata "La fabbrica del Jazz" in ogni bar o locale si poteva assistere ad un'esibizione avvincente.
In uno di quei giorni è passato a trovarmi Paolo Drago (vedi post 23 aprile 2012).
Nel pomeriggio, prima dell'appuntamento con lui, ho partecipato ad un incontro che Markus Stockhausen ha generosamente regalato al mio tema dell'anno (Grande Spirito).







Adesso sono curioso di vedere cosa hanno combinato i giovani fotografi che, guidati da Roberto Rizzotto, hanno documentato il nostro festival, con una virtuosa joint venture tra Accademia Musicale e Circolo Fotografico.
L'unica che ho visto finora mi vede alle prese con il ballerino degli Odwalla e non testimonia certo a favore della mia scioltezza.




C'è una fotografia che mi piace molto, ed è stata scattata non so da chi. Un totale che ritrae l'esterno del "Baretto".


Ingrandendo molto si distinguono da destra, in piedi, Mario Rossato, 
Piero Casentini, il sottoscritto di spalle, Gino De Munari,
Piero Martinello, L'amica della Betta cui quella sera ho detto
che la vedo solo quando la Betta arriva da Roma e che ieri
invece ho incontrato ben due volte, e davanti a lei con 
piatto in mano la Betta Abrami stessa.










 


Un piccolo assaggio delle serate...




Lo spazio Conte, dove si sono avvicendati i concerti principali...


L'ensemble dei docenti dell'Accademia 
che accompagnavano Stockhausen. 


E adesso prepariamo quello del 2013



martedì 5 giugno 2012

Toujours Paris

Poco più di due mesi dopo l'episodio parigino di cui parlo nel post precedente, a ridosso del 14 luglio, io e il mio amico Pierangelo decidemmo di sospendere temporaneamente il nostro esercizio di allegra disperazione in quel di Rueglio e di andare a festeggiare il quatorze juillet nel posto giusto.
Non molto tempo prima Bianca P. ci aveva invitati ad una festa in giardino a casa sua, a Vico.


 In lilla, seduta, Bianca P., accanto a lei il futuro marito Paolo P.,
poi Pierangelo. 
Di fronte, Andrea, fratello di Bianca e Pit. 
In piedi, col viso coperto dai capelli Pucci L., sorella di Teresa, 
 che è a capotavola, tra Bianca e Andrea.


Conoscevo Pucci, la prima di quattro sorelle.

Pucci, col costume nero, in Salamocca, con una delle sorelle.


Ma non le altre. Quel giorno da Bianca c'era dunque anche Teresa e, com'è come non è, mi ha talmente incuriosito e intrigato che le ho proposto di venire con noi a Parigi.




Qualche giorno dopo siamo stati ad una festa da lei e noi due abbiamo inaugurato una relazione.


a casa L.


in giardino. Sullo sfondo riconosco la Beta presa in prestito da
mio padre. All'epoca avevo come mezzi di locomozione solo
un paio di cavalli (post 23/1/11 "Cavalli") 
e un'Ossa Mike Andrews (post 15/1/11 "Guardia medica").









Purtroppo, dopo le prime avvincenti esplorazioni la nostra incompatibilità si rivelò in tutta la sua evidenza.  
Teresa era una ragazza determinata, molto sicura di sé, abituata ad amministrare le sue relazioni con autorevolezza. 
Io brancolavo in preda alla ciclotimia ed ero inadatto a qualsiasi contatto che non fosse di ludica leggerezza.
A Parigi non fece che diluviare durante tutti i giorni che restammo là. E questo certo non aiutava.
Sul treno del ritorno la nostra storia era definitivamente incrinata.
Dallo scompartimento accanto comparve una ragazza canadese, Andrée G. 
ll resto c'è in "Un mestiere".




    Andrée, Pierangelo ed io, da me in Biaulì.







Visto che ho citato a più riprese Biaulì, che è la località dove c'era la mia casa, tanto vale che fornisca un poco di materiale iconografico per dare un contesto.
Le foto non sono molte, quelle degli interni sono anche bruttine, ma credo che dipenda dal fatto che di quella casa mi sono poi disfatto repentinamente, quasi come con gesto liberatorio mi pare nell'86 ( non ero nuovo a impennate del genere, soprattutto domiciliari, e non sono neppure sicuro di aver finito ). Forse considerandola fino alla fine come qualcosa di inevitabilemente inalienabile, visto che era appartenuta in qualità di cascina ai miei nonni e bisnonni, che mai l'avevano abitata, e che poi io, più per disperato capriccio che meditato intendimento, avevo eletto a mio domicilio.




 



 L'avevo usata anche come location per il mio primo lavoro
da regista professionista. 
In primo piano, con l'asta del microfono,Paolo Cottignola, 
dietro di lui, alla mdp Pit, Vittorio Bagnasco
direttore della fotografia, sui gradini in basso Barbara Sella
segretaria di edizione e, in alto, Vanni Corbellini, uno
degli interpreti.






Avevo un grande giardino. 
Qui Betty F. e Pierangelo durante una festa. 
( Tenendo conto che, almeno io e lui, eravamo semidisperati
festeggiavamo parecchio ) 








Titti T. e Pierangelo




Patrizia e Antonella, due sorelle di Bergamo che avevano una casa ad Alice




E ora, prima di chiudere, torno per un istante a Vittoria J. di cui ho fatto accenno nel post precedente.
Sono andato a cercarla in rete e ho trovato  - recente -  solo una foto di gruppo su FB, poi mi è venuto in mente che quel giorno del '75, a Torino, a casa sua,  con lei avevo fotografato Cristina R., sua amicissima nonchè, mi pare, cugina.




Cristina indossa il cappello di paglia che portava 
Vittoria nel post precedente.



Vittoria e Cristina nel 1975


Cristina '75




Cristina come l'ho trovata oggi in rete.
Non ho capito bene di cosa si occupa, ma a vederla
così direi che senz'altro se l'è spassata. Brava.