giovedì 2 giugno 2016

CARTOLINE 20



Non so da cosa mi derivi la mia attrazione nei confronti dell'Argentina.
Credo che il fatto che i miei nonni ci abbiano vissuto per molti anni influisca in minima parte. E' più una questione di spinta inconscia, e soprattutto riguarda un'Argentina che si ferma ad Evita Peron, mi attrae l'Argentina dei primi cinquant'anni del secolo scorso, sarà per questo che non ci sono mai andato, sarà per via della certezza che la contemporaneità mi deluderebbe, non so.
Sta di fatto che di fronte alla vecchie fotografie, ascoltando le canzoni di Gardel, leggendo libri e vedendo frammenti di vecchi film mi prende una struggente  nostalgia per quei luoghi che non ho mai conosciuto, per esempio per questo palazzi di Calle Florida, a Buenos Aires.








La cartolina - la tarjeta postal - deve aver viaggiato imbustata perchè non è affrancata, tra gli estensori di saluti e abbracci ci sono un Daniel e un Pierrot che so di aver conosciuto. In alto a destra riconosco la calligrafia di mia madre che ha tracciato a matita 1949, plausibilmente la data della ricezione.
E poi c'è Elba.










Non so chi sia stata, nè che genere di legami - se familiari, amicali o altro - abbia avuto con mia nonna in particolare, ma un suo ritratto sta appeso in casa mia.







E' un ritratto fotografico colorato a mano come si usava allora. Elba ha l'aria della debuttante e la sua dedica a mia nonna ha già un sapore di nostalgia. C'è tutto un mondo perduto in quell'abito, nell'acconciatura, nel pianoforte coperta da uno scialle a frange, persino nella grafia. Era il 2 agosto 1952 e questa sconosciuta portatrice di malinconia è ancora qui, con il suo gran mazzo di fiori ritoccati dal fotografo e il piedino che sporge dalle balze dell'abito da cerimonia.