giovedì 29 agosto 2013

NANETTO AL PROTOCOLLO















Il primo a farsi una risata di cuore deve essere stato il personale dell'Ufficio Protocollo che - come da protocollo, appunto - ha aperto la busta per indagarne il contenuto.
La busta è stata poi smistata all'Ufficio Cultura e, ieri, sul carrellino dove trovo la mia corrispondenza c'era questa missiva grassottella.
- Aprila, aprila ! - sollecitavano Paola e Annelise.
L'oggetto contenuto era curioso e mentre me lo rigiravo tra le mani loro due insistevano.
- Leggi la cartolina !
E già, c'era anche una cartolina d'accompagnamento.
Un pensierino di Susanna.













Naturalmente l'omaggio ha garantito ilarità per tutto l'ufficio.







Trattasi di minuscolo nanetto modello da giardino in gomma morbida, adatto ad esercizi di pressione e distensione della mano che dovrebbero garantire un certo distacco tibetano dai travagli emotivi che il mio ruolo attuale mi impone.
Proverò...










lunedì 26 agosto 2013

REPARTO REPERTI



Nella scatola "reperti" di cui ho accennato nel post precedente oltre alla biro "birreria" ho rinvenuto altre cosette.
Intanto un paio di medaglie.
Una riguarda una gara di sci "Lui & Lei" di cui ho già rendicontato nel post "A sciare 5" del 7 gennaio 2012.
C'era però un errore di presunzione da parte mia quando scrivevo di non ricordare se eravamo arrivati - io e Daniela Mechini - secondi o terzi.
In realtà l'iscrizione sul retro della medaglia denuncia un modesto 4° posto. Che va bene lo stesso.













 Premiazione al Charlie Brown/Sauze - 24 marzo 1974 -
da sinistra Pit, Daniela La Rosa e Riccardo Donna,
Roby Oggero e Patrizia Canuto, Daniela Mechini,
non ricordo il nome dell'ultimo ragazzo a destra.
Dietro uno dei fratelli di Daniela e Michele Lessona.
Mi accorgo adesso che sia io che Daniela L.R. indossiamo 
zoccoli olandesi. Me li ero dimenticati...




L'altra medaglietta è ancora più arcaica, e riguarda un torneo di pallanuoto disputato in quel di Noli nel 1965.
E' di bronzo e colloca la squadra degli Yayo Junior in un eccellente terzo posto, se si tien conto che eravamo i più giovani del torneo e ci misuravamo con certi marcantoni - soprattutto della formazione indigena - che non si peritavano di semiaffogarci nei contrasti.




giocatori e supporters sul terrazzo dei "Bagni Vittoria"











BIRRERIA & CORONARIE




Ieri ho ricevuto una telefonata da Speedy, che con un filo di voce mi comunicava di essere ricoverato all'unità coronarica dell'ospedale di Novara, dove era stato trasportato con un'autoambulanza direttamente dai campi di golf di Margara.
E' fuori pericolo. 
Direi anche - per come l'ho sentito e date le circostanze - che sta bene.
Così, tranquillizzato, ho dato un'occhiata al "repertorio".






Qui siamo a maggio di quest'anno, l'ultima volta che sono stato a Torino, a casa loro.







Speedy con Francesco, che si è fatto crescere baffi e basette e mi ricorda parecchio qualcuno...







...il papà alla sua età. 
E mi è venuto in mente anche che, chiacchierando, abbiamo rievocato certe libagioni notturne alla "Birreria del Borgo", che con il Farini di Parma fa il paio con i luoghi di ristoro che, a ripensarli, a me dicono "casa".
Ma mentre il Farini probabilmente esiste ancora la Birreria, nella sua accezione d'allora, è scomparsa da più di trent'anni, pur essendo ancora là, mortificata da cambiamenti ad inseguire la contemporaneità: fast food, cinesi etc.etc.
I camerieri di quei giorni - uno dei quali era poi addirittura diventato proprietario - saranno morti di vecchiaia, spero allegri come mi parevano allora, mentre si avvicendavano ai tavoli disposti in maniera così stramba e intima, una via di mezzo tra una birreria bavarese, un Diner del middle west e, d'estate, una vera "piola" con tanto di pergolato di vite.
Ci andavo da bambino con mia madre, e ho continuato ad andarci nell'epoca aurea dei vent'anni, quando ci rifocillavamo in piena notte con stivali di birra, un goulash formidabile, cannelloni serviti direttamente in padellini di smalto sfrigolanti nel loro letto di burro fuso, e poi ancora, saltuariamente, fino ai trenta, prima che la vecchia gestione chiudesse i battenti, e il locale si mortificasse di insegne luminose e hamburghers. 
Mentre rievocavamo nostagicamente sotto lo sguardo ironico di Mariuccia






mi era capitato di pensare che, però, quei bagordi - e non solo quelli - avevano provvisto a moquettarci le arterie per benino, e vabbè...
Come dicono gli spagnoli "Nadie me quita el bailado", e comunque Speedy ora sta bene.
E siccome la Birreria del Borgo forse ci ha dato, in prospettiva sanitaria, qualche rogna, ma un sacco di ricordi d'allegria spensierata, ho cercato in un'altra scatola e ho trovato una biro che ha più di trent'anni, con la quale scrivere virtualmente un augurio di lunga vita.








lunedì 19 agosto 2013

DI TUTTO UN PO' 3




E' esorbitante il numero di persone che si sono perse di vista, di quelle che non si rivedranno mai più e di quelle che, pur se si è animati da una baldanzosa carica di ottimismo, è quasi certo che non si potranno rivedere.
Un esercito di figure dai contorni spesso sfumati, ma con guizzi di fotografico ricordo - quel momento, quel viso, quel gesto - e poi quelle che proprio non ci si raccapezza, che il tempo e la brevità del frequentarsi ha definitivamente relegato in uno spazio dolorosamente inaccessibile, quello del "ma chi è, ma dove eravamo ?" e poi, quando te lo dicono, restano estranei comunque.
Puoi ricordare il pianto di un compagno di scuola delle elementari, il suo cognome, il suo faccino disperato e non riconoscere una persona che hai conosciuto soltanto qualche anno fa.
Dicono che invecchiare fa anche questo genere di scherzi.
Tocca andare molto indietro perchè compaiano figure che tornino perentorie al presente. 
Poi c'è una terra di mezzo fatta quasi esclusivamente di oblio. 
Va un po' a sapere...
L'aspetto curioso della questione è che, nel novero delle indimenticate, ci sono figure che brillano per la brevità del loro essere state dentro la tua vita.










Nell'estate del 1979 Cora era imbarcata con un gruppetto di amiche, milanesi come lei, sul traghetto che dalle Eolie portava a Napoli.
Le attendeva il treno per Milano, lo stesso che avrei preso io. 
Un viaggio notturno di quelli di allora, stipati nei corridoi eppure immemori del disagio per la fortuna di essere giovani e quindi trovare, proprio nel disagio, una fonte di allegria, di vicinanze forzate, di esplorazioni dell'altro piene di curiosità.
Quando, arrivati in vista di Parma, io avevo deciso di scendere, così, per un gesto spavaldo di anarchica e improvvisata amministrazione del mio andare, Cora aveva salutato le sue amiche, che l'avevano guardata esterrefatte, ed era scesa anche lei.
Non sapeva quasi nulla di me e non conosceva Parma.
Parlava poco. 
Agiva come per un susseguirsi di decisioni estemporanee, molto più istintive e spontanee delle mie, senza quasi mai cambiare espressione, che era scrutativa ma nello stesso tempo distante.
Un mistero con un viso che ricordava quello di Lea Massari che mi aveva risposto di sì quando le avevo chiesto, forse scherzando, se volesse venire con me.
Un paio di giorni a Parma, dunque, dove gli amici e le amiche l'avevano adottata con l'istantaneità che riservavano sempre agli "strani", di qualsiasi natura fossero, e Cora strana lo era, e molto. Poi un paio di giorni a Torino, da me.
Tutto lì.
E ancora adesso mi capita di pensare a lei come a qualcuno cui avrei dovuto riservare più attenzione, chiedere più cose, elargire più affetto.
Quattro giorni trentaquattro anni fa.
E so che c'è un sacco di gente che capisce di cosa sto parlando.
Capisce perchè si chiede frequentemente cosa sia di questi esseri appena sfiorati eppure così costanti e intensi nel ricordo.








DIGRESSIONE


Laura ed io siamo stati a Rueglio durante la settimana di ferragosto.
Eravamo stati caldamente invitati a presenziare al "raduno" da Elena, in arrivo da Parigi.
E abbiamo fatto bene, perchè sono state seratine deliziose. 
Ero provvisto di macchina fotografica soltanto la prima sera, peccato.




da sinistra: Giorgio, Caroline, Gianluca, Pierangelo, Angela, Elena







Qui eravamo all'osteria di Drusacco, di cui non ricordo il nome, la sera del nostro arrivo.
La sera successiva, con l'aggiunta di Olga, la moglie di Gianluca, e di Emma la sorellina di Caroline, siamo stati all'agriturismo Garavot.
Poi Giorgio, Gianluca e Olga con le bambine sono partiti, Pierangelo e Angela sono stati bloccati da urgenze familiari e, il giorno dopo, i rimasti con  l'aggiunta di Anna si sono dedicati ad una passeggiata all'albero delle streghe che nel frattempo è stato abbattuto da un fulmine. 
Quindi aperitivo al bar di Canùn - già pilone dell'improbabile squadra di rugby di Rueglio, primi anni '80 - e poi a cena ad Alice Superiore con Laura, Elena, Mauro, Anna, Fabio e Filippo il loro rampollo, che credo che abbia più o meno la stessa età di Caroline, e sicuramente la stessa di Enea, il figlio di Bebe.
(alla fine della passeggiata abbiamo incontrato anche Davide, il compagno di Bebe, per ciò che concerne lei vedi il post del 27 gennaio 2012 ).




Angela, Elena, Laura, Mauro








E qui voglio proprio dire qualcosa a proposito dei bambini dei miei amici.
Caroline si è sciroppata ben due cene con noi, Emma una e Filippo una e sono stati splendidi.
Non un capriccio, una deliziosa capacità di partecipare occasionalmente alla conversazione malgrado la noia provata ( quanto si rompono i bambini a sottostare all'ascolto delle chiacchiere degli adulti ? Io ricordo benissimo di aver provato rabbie e istinti di fuga scomposta pur di liberarmi).
Mi sono piaciuti molto e, se paragonati a certi marmocchi isterici che mi trovo a volte tra i piedi, devo elargire un plauso ammirato ad Anna, Fabio, Gianluca e Olga per come li stanno tirando su.
Insomma, per farla breve, l'ultima sera ci siamo ritrovati con Elena, Mauro, io e Laura e - gradita sorpresa - Cristina.
Cena al Furnèl di Alice e poi sul piazzale a chiacchierare, sotto un leggero stormir di tigli ( tigli ?, credo proprio di sì...)
Cristina ha ulteriormente elaborato il suo già acuminato senso dell'umorismo imperversando con atteggiamento molto british e allarmandomi dicendo che nel video del post del 26 novembre 2012 è sparita la musica. Sono andato a controllare e la musica c'è. 
Anyway, ci siamo lasciati con inevitabili promesse di "l'anno prossimo a ferragosto di nuovo tutti qui...".
Per il resto, durante queste belle seratine, ci siamo detti le cose che devono dirsi amiche ed amici che non si vedono da anni, divertenti, preziose, incoraggianti. 
Ragazze sui cinquanta, ragazzi sui sessanta, poco più poco meno.
Bello.
Naturalmente, in ragione di questo ennesimo passaggio al trascorso, nei tempi sottratti ai sonnellini pomeridiani, alle libagioni e alle passeggiate liturgiche, mi sono scatenato in una caccia al tesoro.
Ho messo le pile nel mangiadischi e ho ascoltato esclusivamente 45 giri d'epoca per tutto il soggiorno.














In questa foto, sul terrazzo di casa a Benidorm, nel 1972,
oltre a me e a Speedy con i bonghetti,
se si fa attenzione si può intravedere sul margine sinistro,
appoggiato sul tavolo, un frammento di mangiadischi Philips, 
non il mio, ma identico ( chissà di chi era...)




Aggiungo  solo qualche "assaggio" perchè i dischi sono un centinaio.













E ho anche trovato cosette interessanti...












...ad esempio questo delizioso accendino che interpreta in modo inequivocabile certe propensioni delle persone appartenenti al mio segno zodiacale, acquistato in Normandia nel 1974.




 Renato Bertrandi, Roby Oggero e Giulia Sarti in un hotel di St.Malò - 1974





...e che dire del ritrovamento della chiave del Gilera "6 giorni fuoristrada" di cui ho ampiamente rendicontato nel racconto omonimo postato il 28 novembre 2010 ?









...o del ciondolo, regalo di Simona Frassinetti (vedi post del 17 luglio 2013) conservato con altri "cimeli" in una vecchia scatola di Cuneesi al rhum e addirittura etichettato ?








Insomma, un bel petit tour, che comunque non mi ha fatto dimenticare che intendevo occuparmi delle "stelle filanti".
Cosa che farò prossimamente, oltre ad aggiungere qualche altro "cimelio".
Quindi...



...continua.

giovedì 1 agosto 2013

DI TUTTO UN PO' 2











Danila si ricorderà dello stato d'animo che ci ha accompagnati, il 14 marzo del 1970, quando siamo andati, io e lei, a vedere l'attesa novità: "Easy rider" ?
Il film, oggi ormai quasi inguardabile, ci aveva fornito una ragione potente di provare uno spirito di appartenenza a fatti e luoghi che ci erano estranei, ma vissuti da persone che istintivamente ritenevamo affiliati alla nostra medesima "famiglia".  
Non so lei, ma io sono uscito dalla sala galleggiando, ansioso di misurarmi con quel modo di essere, di pensare, di sostituire tutte le regole con un easy going, anche in assenza di choppers e sterminate pianure da attraversare.
La musica che ascoltavamo era la stessa. Si poteva partire da lì.















 





...una trasgressione più esibita che reale, convinzioni frutto di confusioni, una fortuna sfacciata nel cavarmela sempre per il rotto della cuffia. Un viaggiatore solitario circondato di amici, insofferente ma disponibile, che aveva trovato una transitoria e supponente legittimazione alle proprie incongruenze il giorno che aveva scoperto l'affermazione di Walt Whitman "Mi contraddico ? Ebbene sì, mi contraddico. Sono vasto. Contengo moltitudini".



































Stupisce, retrospettivamente, come in quel lasso di tempo, gli ultimi anni sessanta e poi i settanta -  a partire dal 1980 infatti, almeno per me, la musica cambia radicalmente - malgrado i soprassalti, i turbamenti, la concentrazione di incontri, conoscenze, avvenimenti, spostamenti, esperienze, tutto quanto abbia potuto, per me, rappresentare il protrarsi di una lunga fase propedeutica, un convulsa distrazione dalla vita reale, una specie di esonero dalle responsabilità interpretato come un omaggio dovuto, accolto con degnazione e ingenuamente sprecato a favore di un'identità edonistica temperata da malinconie intermittenti. I probabili prodromi di un'inevitabile depressione a venire.
I compagni d'avventura d'allora hanno seguito i loro percorsi. 
La cucciolata è stata dispersa e, riguardo a molti, è difficile rintracciare il cammino, per altri ormai è definitivamente inutile, eppure è partendo di là, dal mio non sapere di allora, che credo siano nati i presupposti del mio sapere di non sapere di oggi. Dal laborioso passaggio dalla presunzione alla comprensione.
Un passaggio che richiede la dedizione di una vita e che, quindi, non so se e quando si concluderà.




               
Roby e Giorgio Oggero, a Benidorm nel 1971




Claire Treny, Pit e Giorgio a Palinuro, nel 1972




Buky Barberini, storico amore di Giorgio

                                    



  DIGRESSIONE

Giorgio, nelle foto precedenti, mi ha fatto tornare in mente che anche lui era stato per un certo tempo fidanzato con Danila  Siravegna ( vedi il super 8 di domenica 3 aprile 2011) ma soprattutto si lega alla digressione imprevista, dovuta al fatto che lunedì 29 luglio sono stati a trovarmi Speedy, Mariuccia e Paolo Drago.
Inutile dire che è stata una giornata filata via con l'allegra facilità che si ha tra amici, conclusa felicemente (e avevo qualche preoccupazione in proposito, perchè non conoscevo nè la piece nè l'attrice) con la visione di "Sonata per ragazza sola" interpetata da Federica Bern, un omaggio a Irene Nemirovsky. 
Federica bravissima, testo intenso, lo spazio Conte perfetto, con l'interprete che oscilla tra due personaggi, un po' abbracciata da un pubblico disposto a ferro di cavallo un po' su un micro palcoscenico dove evoca con bravura magistrale le crudeltà sognanti dell'infanzia e le affrante aspirazioni mai realizzate della maturità. 
Una madre e una figlia.
Conclusione ai Due Mori, con l'arrivo di Laura da Verona e l'aggiunta di Anna e Bruno.
Durante la giornata Speedy e Mariuccia sono stati raggiunti da non so se una telefonata o un sms dal figlio Francesco, che è in vacanza con gli amici. A poco più di vent'anni.
Chiedo dove. 
A Mikonos.
Per questo oggi mi sono messo a cercare qualcosa.
Nell'estate del 1977 io e Giorgio eravamo andati a Mikonos.
Non  mi ero mai soffermato su quella vacanza, salvo poi rendermi conto che la figura femminile che compare in conclusione del racconto KHIR (post 2 giugno 2001) è fedelmente ricalcata su quella di Francoise Chedmail Colcanap, conosciuta sulla tratta marittima che da Venezia ci portava a Patrasso.

















In realtà a Mikonos noi non avevamo avuto notti brave come quelle che pare stia vivendo Francesco, ma una vacanza tranquilla, con due indecifrabili partners danesi conosciute sul barcone che, dal Pireo, ci aveva condotti all'isola. 
Spiaggia, mare, cenette in ristorantini tipici, una bottiglia di retsina per aperitivo per me e Giorgio, in un baretto affacciato sul porto, a parlare di Pavese, con attorno a noi un furoreggiare gay che un poco ci intimidiva.
Un giorno - eravamo al baretto già un poco beatamente sbronzi - abbiamo visto passare Fioretta Di Stasi ( vedi post "A cena con gli amici" martedì 13 novembre 2012).
Non la vedevamo da anni, se ne era andata a vivere in Canada già da un pezzo.
L'abbiamo seguita guardinghi, perchè non eravamo sicuri che fosse lei, e poi era con gente sconosciuta.
Però era proprio lei.
Abbiamo trascorso insieme un serata d'altri tempi.
Tra i suoi amici c'era una ragazza di Torino, Donata.
Che poi ho ritrovato in Italia, alla fine dell'estate, e che per me è stata importante.
Il giorno dopo loro sono partiti. Li abbiamo accompagnati al porto. 
C'è una foto di Fioretta e Giorgio di quel giorno sempre nel post del 13.11.12, e qui di seguito ci sono Donata e Giorgio.








Ho rintracciato qualche immagine di quella vacanza a Mikonos e, curiosamente, sono tutte un po' sgranate, sfocate, esigue, come la memoria che riescono ad attivare.



















E se Eva Lundberg di Copenaghen, con la quale ci siamo scambiati più effusioni che parole, ha di me un ricordo definito non più di quanto lo sia questa foto che ci ritrae vicini, ha senso questo viaggio a ritroso che faccio ormai a cadenze regolari ? Che affermo con convinzione sia terapeutico, e utile, e confortante ?
C'è chi dice di sì e chi dice di no.
E in questo momento io non so che dire.
Però so che è un viaggio che non posso interrompere. 
Non so perchè.
E quindi...


...continuerà.