martedì 31 gennaio 2012

venerdì 27 gennaio 2012

Bebe

Si chiamava Evelyne, ma per tutti noi è sempre stata Bebette, e poi semplicemente Bebe.
Non che ci avessi mai pensato ma se per caso mi fosse capitato di farlo non avrei saputo che immaginarla come l'ho sempre conosciuta. 
Avrei pensato a lei come la donna che stava crescendo Enea accanto a Davide, mi sarei detto sicuro che ci saremmo sempre rivisti durante i miei passaggi in Valchiusella, che l'occasione di una cena o di una passeggiata tutti insieme non ci sarebbe stata negata.
Non è andata così.
Ho letto da qualche parte che Einstein ha affermato, non so bene a che proposito, che "Dio non gioca a dadi". 
Beh, a me pare che invece Dio non faccia altro. E che tra l'altro sia  un pessimo giocatore. Perde quasi sempre. Noi.


Pierangelo, Bebe, Pit - 1980







Bebe, pasquetta '88, in una foto scattata da Laura.


Verso la Bocca delle Oche - estate '90
Fabrizio, Bebe, Laura, Gianluca.


Patrizia, Bebe, Davide - a cena a Vico, '96.


22 agosto 1998
Elena, Cristina seduta, Laura, Angela, Bebe, Davide, Luca.


18.9.87

domenica 22 gennaio 2012

As long as the grass shall grow and the rivers flow

Mi occorre sempre un pretesto per scegliere cosa affrontare con un post. 
In alcuni casi lo decifro solo io, mi si impone per impulsi sinuosi e personalissimi, al limite dell'interpretabilità psicoanalitica, in altri è immediato, trasparente, direi inevitabile.
Venerdì scorso io e Stefano Pento, l'assessore alle politiche giovanili, siamo stati invitati a Valdagno, per la presentazione di un documentario intitolato "Valdagno, Arizona" realizzato da un collettivo che fa capo ad Umberto Marzotto, rampollo della dinastia omonima, e che riguarda i Navajo e più generalmente gli indiani del Sud Ovest. 
A presentarlo c'erano la sorella Marina, AD di Propaganda Italia, con il marito, che ho scoperto essere David Grieco ( vedi il post del 20 ottobre 2011).
Tornato a casa non ho potuto fare a meno di pensare al documentario che avevo girato nel 1999 e mi sono deciso a tentare il riassunto del percorso che lo riguarda. Ecco dunque il pretesto.
Ho riesumato i master del film e del backstage, ne ho ricavato degli estratti. 
Adesso provo a raccontare.




Nel novembre del 1998 ero stato invitato a Lisbona dal European Documentary Network in qualità di vincitore del "Libero Bizzarri" per il miglior documentario italiano con "L'altra metà del cielo".
Tra gli altri, a Lisbona, c'erano una giovane produttrice romana e la sua assistente, che erano lì per un pitching cui poi non hanno dato seguito.
Il giorno della proiezione del mio documentario, alla fine, mi hanno avvicinato e mi hanno chiesto se avevo progetti in cantiere che si potessero discutere insieme.
Io all'epoca avevo in testa il ritratto di una suora Sioux, con la quale eravamo venuti in contatto durante la lavorazione de "L'altra metà del cielo".





L'ultimo giorno abbiamo mangiato in un ristorante all'aperto non lontano dal Tago, spaccando granchi con certi martelli di legno e innaffiando abbondantemente di vino un pasto interminabile.
E così mi sono accordato con Cosetta - che sarebbe poi diventata davvero la produttrice - che le avrei fatto avere un  soggetto e un piano di lavorazione.




Adesso è inutile che la faccia troppo lunga, anche perché per sapere tutto della lavorazione di quel film c'è una fonte eccellente.





Però il libro di Laura avrebbe visto la luce dieci anni dopo, quindi andiamo con ordine.
Dunque siamo partiti in tre. 
Nel frattempo avevo deciso di allargare i termini della narrazione. 
Insomma eravamo nelle Grandi Pianure, in the middle of nowhere, la suora Sioux andava bene, però c'era tutto un mondo da esplorare. Quello stesso su cui avevo fantasticato molto nel corso della mia vita.
Così abbiamo scorazzato per Minnesota, North e South Dakota, Nebraska, Montana e Wyoming e alla fine ci siamo portati a casa "As long as the grass shall grow and the rivers flow".  Un documentario di 90', con una versione di 60'.





Il lavoro è stato preso dalla Ga&A in distribuzione internazionale e ha dato alcune soddisfazioni interessanti, anche sul piano dei festivals. 


Ad esempio ero molto fiero del fatto che, come risulta da questa rendicontazione, il film fosse stato acquisito sia dalla Ambrose Publishing di New York per distribuzione Homevideo che dalla famigerata Al Jazeera per un passaggio TV.



Laura a Pine Ridge (S.D.), in compagnia di Russell Means.


Pit a Bismarck (N.D.), il 4 luglio 1999.


Della versione originale di 90' a questo punto si può inserire un breve frammento composto di due momenti, per un totale di 5', che permette di percepire il genere di film che ho fatto.





Adesso ancora qualche immagine di quei giorni.

Laura con i Defender al Pow Wow di Porcupine.


Pit a Camp Justice.


Laura e Cosetta a Pine Ridge.

Del film c'è anche un making of piuttosto divertente della durata però impraticabile di 40', ne metto qui un estratto di 13'.





Il film ha avuto un suo percorso che non sempre ho seguito con l'attenzione che gli sarebbe stata dovuta. Ad esempio ho scoperto tardivamente che la Ambrose distribuiva il film in molte facoltà universitarie americane e mi sarebbe piaciuto avere una copia della loro versione, ma il prezzo - come si vede - è proibitivo, e non sono mai riuscito a farmene regalare una copia...





...e sempre in ritardo ho scoperto che ero stato selezionato al Festival di Biarritz...




Però non mi sono perso il Festival di casa...










...e neppure alcune occasioni collaterali...






...e toh, che ricompare Bardonecchia. Corsi e ricorsi...









E poi, dopo gli anni e una lunga gestazione corredata da significative avventure editoriali, il film si ritrova raccontato in una storia che la scrittura di Laura ha reso epica e commovente allo stesso tempo.
E intanto si procede...


Laura, la sera della sua prima presentazione, il 3 dicembre del 2009, a Schio.


Laura e Piero Casentini



Altra occasione suggestiva (io però non c'ero).





So long, folks.

martedì 17 gennaio 2012

making of

Nel '95, lo stesso anno della lavorazione del  film sui Mondiali di Sci, ho girato anche un documentario istituzionale per un'azienda che costruisce autostrade. 
Parrà incredibile ma questi costruttori tengono anche delle conventions internazionali. Insomma si ritrovano tra loro e si raccontano cosa fanno.
Per l'occasione della Montreal World Convention l'Ativa aveva bisogno di qualcosa che la rappresentasse brillantemente.
Dal dal momento che andava a misurarsi con un mondo di gente che fabbricava autostrade a miliardi di corsie e altre trovate ingegneristiche inarrivabili, e che aveva contribuito al restauro di una cappella barocca che si era ritrovata sul percorso della stesura di un nuovo tratto di tangenziale, gli abbiamo confezionato un film con il nastro d'asfalto che lambisce tesori del Barocco Piemontese: Venaria, Stupinigi etc.
Nessuna impresa poteva contare su assist di questa portata.
In sè il film non è niente di speciale - il classico istituzionale - ma nel master che ho trovato in archivio mentre cercavo il film dei Mondiali c'era anche un piccolo back stage.
Non lo vedevo da allora e non è male.
Eccolo.





sabato 14 gennaio 2012

a sciare 7

Deve essere successo nel '99.
Eravamo a Schio. 
L'anno precedente avevamo girato un documentario sulla città e ci eravamo accorti che ci si stava bene, così ci andavamo per dei periodi che vivevamo con uno spirito di vacanza. Deve essere stato in uno di questi che ho ricominciato a sciare.
Folgaria è vicinissima, in un'oretta si passa dalla città agli impianti di risalita.
Un giorno - si era su con Grazia, Mauro e i bambini - siamo scesi lungo la pista di Serrada.
Dall'alto il paesino era attraente. 
Con Mauro ci siamo detti che non avrebbe dovuto essere male avere una casetta proprio lì.
Era una considerazione vaga, almeno per me, ma Mauro è un decisionista, così si è informato e nell'autunno successivo siamo saliti proprio a Serrada a cercare casa per la stagione. 
Quella 2000/2001.
Ora, io e Laura vivevamo ancora a Torino, l'anno precedente avevamo girato negli Stati Uniti "As long as the grass shall grow and the rivers flow" per la Traffic di Roma ed eravamo distribuiti dalla Ga&A, sempre romana, contemporaneamente io avevo vinto un concorso di specializzazione per sceneggiatori indetto dalla Scuola nazionale di Cinema/Cineteca Nazionale (Il Centro Sperimentale) e quindi c'erano tutta una serie di ragioni per scendere frequentemente a Roma, abitando a Torino e tenendo affettuosamente un buen retiro a Schio.
Eppure, in mirabile incoscienza, abbiamo affittato un appartamentino a Serrada e non solo, ci siamo installati ed è diventato difficile schiodarci.
L'anno successivo abbiamo replicato.
In verità le ultime, sporadiche, sciate di questo ritorno di fiamma le ho fatte nel 2006.
Ma torniamo  al Natale 2000.
Grazia e Mauro avevano preso un appartamento non lontano dal nostro, Federico e Alessandro erano ancora piccoli.
La prima sera, l'antivigilia di Natale, io e Laura siamo usciti in quell'aria stellata che sa di neve e aggirandoci per il centro minuscolo (ci andava in vacanza Cesare Musatti) siamo approdati ad una specie di scantinato che era la succursale della scuola di sci di Folgaria. 
Qui abbiamo conosciuto Mary e il maestro Sandro, che è poi diventato il mentore di Laura.


 Sandro e Laura

Lei aveva infilato un paio di sci qualche volta da ragazzina, per poi abbandonarli definitivamente.
Quindi abbiamo acquistato l'attrezzatura per tutti e due - io dovevo rinnovare la mia, abbandonando gli sci di vecchia concezione per i curving - e ci siamo lanciati con un entusiasmo da adolescenti.
Sandro era un istruttore meticoloso, con sorprendenti inclinazioni per la speculazione meditativa e un debole per l'insistenza sugli aspetti teorici della sciata.
Io li vedevo ogni tanto, dall'alto della seggiovia, lui a impostare una posizione di Laura, e mi pareva che fossero quasi sempre fermi. A lei piaceva quel modo di apprendere, più concettuale che pragmatico.
Io nutrivo qualche dubbio, ma alla fine della stagione, durante un week-end in Val Badia, quando Laura ha affrontato senza esitazioni la nera della Gran Risa ho capito che il metodo Sandro aveva sortito gli effetti desiderati.



L'anno dopo abbiamo replicato, trovando un appartamentino praticamente sulle piste. 
Grazia, Mauro e i ragazzi c'erano sempre, Laura aggiornava ogni tanto con qualche oretta con Sandro e si sciava e vacanzava con adolescenziale trasporto. 
Io e lei continuavamo a trascorrere la maggior parte del tempo lassù, di giorno sulle piste e la sera a leggere e scrivere. 
Mi viene il sospetto, ora che ne parlo, che in Laura la definitiva decisione di assecondare il suo istinto di scrittrice e farne la sua attività principale sia nata lassù.
Al mattino arrivavano telefonate da amiche ed amici - fungevamo da servizio metereologico - che si ritagliavano una mezza giornata, se la neve era buona, magari dopo una nevicata, o se c'era il sole e invece in città era coperto.
Ci rifocillavamo da Bubi, che i bambini avevano ribattezzato il pirata per via della Jolly Roger che sventolava sulla casetta a segnalarne l'apertura, a volte solo per la pausa con un bombardino o una grappa in un bicchierino di cioccolato.


 Da Bubi: Elisabetta, Antonio, Patrizia, Lele e Laura


Così ho riaperto una stagione sciistica che credevo definitivamente irrecuperabile con una breve serie di inverni memorabili...












...che hanno contemplato anche trasferte in Ultental, Val Resia e, soprattutto, Val Badia. Con Giorgio, Caterina, Lele, Patrizia e Nicola.


Caterina, Pit e Laura



Laura e Giorgio


Pit e Laura



E così, anche se adesso è da un po' di anni che ho di nuovo smesso  di sciare, non escludo che dietro l'angolo ci sia una nuova occasione e un'incongrua, eccellente, ragione di ricominciare.

domenica 8 gennaio 2012

a sciare 6

Dunque dopo il 1975 Sauze scompare dal mio orizzonte. E non solo Sauze, ma lo sci, la montagna, i week end e le vacanze invernali.
Mi lascio assorbire da nuove, inedite, esperienze a Parma, con il mondo che gravita attorno all'Università e al Movimento, e dopo la laurea mi sposto direttamente a Roma (nel racconto "Un mestiere", in post precedenti, questa lunga fase c'è tutta).
Devono quindi trascorrere vent'anni prima che l'amico Mario Castagna, titolare della casa di produzione Alta Marea di Milano, mi contatti per una proposta irresistibile.
Deve produrre un filmato ufficiale per l'azienda di promozione turistica sull'area che ospiterà i Mondiali di Sci del '97. 
Quindi Bardonecchia, Sauze d'Oulx, Sestrière, Clavière e altro ancora.
L'idea è quella di costruire un documentario che permetta agli atleti e alle delegazioni che arriveranno da ogni parte del mondo di avere un quadro dei luoghi dove soggiorneranno per qualche tempo.
Mario sa che conosco il territorio, e sa soprattutto che posso aggiungere una componente emotiva che mi deriva proprio dall'averli amati, quei posti.
L'Agenzia è molto disponibile, nessuno di loro sa di sci, sono metropolitani puri, oppure gente che ama soprattutto il mare, e quindi ho praticamente carta bianca anche sul fronte che potremmo definire della sceneggiatura. Insomma posso fare il film che mi va di fare. 
Per un lavoro istituzionale, con casa di produzione e agenzia milanesi per un cliente impegnativo è un vero miracolo.
Raccoglieremo materiale che riguarda l'intero arco dell'anno. 
Storia, tradizioni, natura, cultura e naturalmente sci.
E sarà proprio sugli sci che curerò la regia per quanto riguarda la parte invernale. Con la troupe che raggiunge le locations su gatti delle nevi e Mario, Paola ed io che scorazziamo su è giù per le piste, precedendoli.
L'andata a Sauze è quella che affronto con più trepidazione. Mi aspetto di trovare tutto e tutti, e invece più nulla è come prima e della gente di allora non c'è nessuno.
Mi salvo con una telefonata a casa di Pierino Gros. 
Sua moglie Mamie è una vecchia amica dei tempi andati. 
Accolgono la troupe, salta fuori la Coppa del Mondo che ricordo nelle mani di Pierino allora, al suo rientro trionfale sul piazzale dell'Olympia.
Per il resto l'unica figura storica che rivedo è Leo, il fotografo di Catti, che ora è titolare di una discoteca nel paese vecchio. 
Laconico come allora, affettuoso e distante allo stesso tempo.
Alloggiamo all'hotel La Torre, l'edificio cilindrico che richiama le torri di Sestrière - e non a caso era una colonia per figli di dipendenti Fiat - ristrutturato e adeguato ad un turismo non infelice come quello dei bambini che ci hanno preceduti tra quelle mura.
Sarà in una di quelle camere eleganti che farò le mie prime esperienze d'insonnia, che mi accompagna tuttora.
Il film, poi, ha avuto riscontri decisamente positivi. 
Non ho seguito molto il suo destino ma so che ad un certo punto se ne è fatta una grande tiratura ed è stato distribuito in allegato ad una rivista turistica proprio a ridosso dell'inizio dei Campionati Mondiali. 
Solo ora mi sono reso conto che avrei potuto utilizzarlo per questo excursus sciistico.
Ho trovato il master, ne ho estrapolato due frammenti, forse un paio di minuti, e ho anche scovato la sorpresa di un breve back stage che non ricordavo, una copia lavoro con ancora la barra del time code. 
Ho ricavato un frammento anche di quello.
Compaio per un momento in pista con una tuta color verde oliva, ma soprattutto quello che trovo divertente sono le voci fuori campo, che la dicono lunga su cosa c'è dietro delle inquadrature che magari durano solo pochi secondi.
Qualche giorno fa Speedy, al telefono, mi ha detto che potremmo anche combinare una rimpatriata sciistica, magari proprio a Sauze.
Eeeh, la vita...






sabato 7 gennaio 2012

a sciare 5

Riprendo da quel 6 gennaio del '73, alla fine di una "Lui & Lei".





Non ricordo cosa avessimo fatto a Capodanno ma di certo lo avevamo trascorso a Sestrière, in un clima sicuramente  più sobrio che a Sauze, dove invece avevano fatto baldoria come sempre.
Ho una foto scattata al Miravallino di quella sera.



Ugo Dominici, Lauretta Rognoni, Giorgio Mussa al Miravallino



Io naturalmente non c'ero e non mi ricordo chi me l'abbia procurata ma mi piace averla.
Lauretta era di Milano ed è stato il mio primo amore, la prima cotta, nell'estate del '64, a Noli, tra tutt'altra gente, quando io avevo tredici anni e lei undici.


 A Noli nell'estate del '64, allo "Scoglio del prete".
Io sono quello in piedi, Lauretta è seduta e se ne vede solo la testa.

Com'è che fosse a Sauze quel Capodanno proprio non so. Gli intrecci delle amicizie di allora erano vasti e sorprendenti. 
Accanto a lei Giorgio, di cui ho già detto in post precedenti. Qui forse non lo sapeva ancora ma sarebbe, di lì a poco, venuto ad abitare e studiare con me a Parma, per un'altra delle stagioni memorabili che il Fato ha avuto la benevolenza di concedermi.
Ma torniamo allo sci.
Con Valeria andavamo in montagna piuttosto spesso.
Sestrière godeva ancora di ampi spazi liberi e visioni confortanti dalle finestre di casa Grattarola.




 Il piazzale davanti a casa


La mia 126  sul piazzale










Carlo Boggio al sole ( La Brua ?).
Ricordo che eravamo andati noi tre, io lui e Valeria, per qualche giorno insieme in montagna, ed era stato bello. Non saprei dire perchè, ma quando ci penso ho una sensazione di amichevole armonia. 
Ho scansionato il fotogramma intero e riconosco solo ora il brioso fondoschiena di lei sulla destra.



Carlo che fa lo scemo e io sullo sfondo.
Natale 1973.







Con questa foto di lei che si volta sullo skilift ci si congeda da  Sestrière.
Ci tornerò ancora, certo, ma sempre  nello spirito di un passaggio.
Per accomodare le contusioni di quest'esperienza sentimentale così laboriosa, dopo un'assenza di circa due anni, torno a Sauze.
Le cose sono cambiate, c'è una nuova generazione di ragazze e ragazzi che stanno prendendo il nostro posto. Il passaggio di testimone è in corso. 
A me piacciono e io credo di piacere a loro, anche se non a tutti.
Grazie a Speedy conosco Lella. 
Anche di lei ho già detto in post precedenti.
Occorrerà pazienza perchè le cose si aggiustino ma io nel frattempo ho una voglia matta di recuperare i giorni trascorsi a fare il fidanzatino per bene.
Roberto Oggero e Patrizia Canuto, che all'epoca stanno insieme, diventano l'affettuoso ormeggio per l'amico scapestrato ricomparso.
Casa di lei è il rifugio prima e dopo ogni scorribanda, un buen retiro familiare dove consumare insieme una prima colazione alle due del pomeriggio facendola diventare un pranzo chiacchierando animatamente di chissà che.


Patrizia a casa sua, durante le vacanze di Pasqua del '74



Roby Oggero in pista



Daniela  a colazione con noi



Resta, curiosamente, come costante occasionale l'opportunità di una "Lui & Lei".
Gareggiamo in coppia, il 24 marzo del '74, io e Daniela Mechini.



Io la sera precedente mi sono sbronzato e la mia prestazione è compatibile con i postumi, ma arrivo in fondo arrancando dietro Daniela.






Arriviamo secondi ( o terzi ?) alle spalle della coppia Anna Cravetto/ Speedy (Franco Rutigliano).


Pit e Daniela, alla premiazione al Charlie Brown.
Teniamo in mano le custodie delle medaglie.



Anna e Speedy. 
Per loro, coppe.



Speedy nell'inverno '74/'75


Tornano giornate di sciate in compagnia.



Renato Bertrandi, Roby Oggero, Pit, Speedy e Giorgio Oggero
pronti a lanciarsi in neve fresca.




Il primo di marzo del 1975 arriva Lella dal Sud Africa. 
Andiamo direttamente a Sauze e il giorno dopo corriamo insieme una "Lui & Lei".
Questa volta non ci sono fotografie, ma mi resta una coppa.





Siamo arrivati secondi. 
Se fosse dipeso da lei saremmo stati primi. Malgrado fosse da parecchio che non infilava un paio di sci è scesa come una fucilata. Non eravamo legati e  mi ha distanziato di una manciata di secondi che hanno fatto la differenza. 
La vecchia Lella, eh ?


E arriviamo al 16 febbraio del '75.
Di questa giornata ho qualche immagine. 
C'era una gara cui ho partecipato anche questa volta dopo una notte di bagordi. Ricordo che eravamo io e Batti Grassotti a trattenere i conati al cancelletto. 
Eccessi giovanili.

Dall'archivio di Speedy, Batti, allora...


 
 ...e oggi


 Comunque, torniamo a quel 16 febbraio.





Di questa giornata c'è una foto di gruppo che ogni volta mi pare il segno di un commiato. 
Malgrado sia salito a Sauze in altre occasioni (poche) prima della fine della stagione, il 1975 è stato l'ultimo anno di quello che per me rappresenta un ciclo iniziato a Natale del '69, e di cui ho lasciato in questi post friabili tracce.
Mentre scrivo mi si affastellano in mente episodi e persone e mi rendo conto che ci vorrebbero incalcolabili aggiunte per rendere ragione alla memoria e ai suoi soprassalti.
Guardo le fotografie che non sono entrate in queste brevi ricostruzioni, le persone che vi sono ritratte, di cui non ho parlato e che mi sono care, e mi chiedo se troveranno posto in un'altra delle mia passeggiate a ritroso. Chissà...
Per tornare a bomba: dovranno trascorrere venti anni secchi prima che io rimetta piede a Sauze d'Oulx.
Mi capiterà di farlo in occasione delle riprese del documentario istituzionale per i Mondiali di Sci del '97, ma ne parlerò nel prossimo post, adesso voglio concludere con quella foto che dicevo.



Forse si tratta solo di sentimentalismo senile ma non riesco a non vederci l'annuncio di una cesura, un passaggio epocale che asseconderà la dispersione. So che l'allegria è autentica e poi non sarà più la stessa.
Da sinistra Mapi Soffietti, davanti a lei Patrizia Canuto, dietro Patrizia io, poi Mimmi Mussa, Titti Zangelmi, Riccardo Donna, Valeria Grattarola, Roby Oggero.
Ho rivisto Mimmi, Valeria e Roby alla presentazione de "Il sostituto", non vedo Mapi da un secolo, ho perso l'incontro con Riccardo ad una cena di rimpatriata plattina perchè ero a letto con l'influenza, Patrizia anche lei non la vedo da un'eternità, e l'ultima volta, dopo un incontro casuale, in una lunga chiacchierata a casa sua, avevo percepito un bisogno di cercarsi che la spingeva verso lidi lontani, inesplorati e rischiosi, Titti non la rivedrò più, se non quando verrà il mio momento. 
E questo è quanto.
Tornerò a Sauze nel prossimo post, dopo 20 anni, nel 1995.