giovedì 31 ottobre 2013

BRITISH DAY - one





Il Bday non ha portato lo sconquasso del Dday ma - fatte le dovute proporzioni, e anche se soltanto per un paio di giorni - ha cambiato la fisionomia del centro città.





Annelise Cappellari, uno dei sette pilastri dell'Ufficio Cultura
in compagnia di Claudio Canova, ideatore dell'evento.

































































Questa era la vetrina dello studio di Alessio Berto
che ha fatto indossare a Paul una mia vecchia
giacca che gli avevo regalato per la sua
collezione di abbigliamento vintage








































martedì 22 ottobre 2013

CARTOLINE 4











Nel 1970 ero stato richiamato dal Gruppo G per la campagna pubblicitaria del Cinsoda Cinzano per "Carosello".            (esperienza descritta nel post del 23 gennaio 2011).
Dal 1° all'8 novembre del '70 dunque la troupe, con armi e bagagli, si era insediata all'hotel Buca di Bacco, a Positano.
Con la troupe c'erano le comparse e noi: Maurizio Mannoia, Laila Regazzi, Ljuba Subkov ed io. 
I quattro vestiti di rosso sul cavallo bianco. 
Dove fosse sistemata Lola, il quadrupede, non saprei.
Nel post del 18 marzo 2011 c'è un mix video dove compaiono anche dei frammenti di quella campagna, come di quella dell'anno precedente.
Le scene girate a Positano sono a colori e riguardavano lo spot destinato alle sale cinematografiche, il resto è per Carosello, la TV in bianco e nero di quegli anni.
Non ho - ed è veramente un peccato - immagini fotografiche di quei giorni ma adesso non è di quello che intendo raccontare, come si può desumere dal titolo del post.



Sin dal primo giorno di riprese ad un certo punto, tra i  pochi curiosi che gravitavano intorno al set in quella Positano fuori stagione, si era fatta largo una bambina. Avrà avuto all'incirca otto anni.
Il suo nome era Giuliana Cosenza, ispirava un'immediata simpatia, era curiosa senza essere invadente, bella come sa esserlo una bambina, un poco selvatica ma pacata, mai intimidita, educata. Non le era stato difficile diventare una specie di temporanea mascotte.
Alla fine di quella settimana ci eravamo separati scambiandoci gli indirizzi e io e lei - non so con gli altri - abbiamo intrapreso una discontinua, essenziale ma protratta "amicizia di penna". Sviluppata soprattutto attraverso la laconicità delle cartoline.
C'è stata sicuramente anche qualche lettera - ne ho rintracciata una sola, risalente al febbraio del 1976, nella quale mi segnala che è iscritta al primo anno di una scuola D'Arte - ma la parte che più mi intenerisce è proprio quella delle cartoline, perchè nel corso del tempo si ha modo di intuire le trasformazioni con il cambiare della calligrafia e poi perchè, quasi sempre, sull'immagine c'è un segno di penna che indica la sua casa, come a dire io sono qui, e ogni volta mi sono detto bisogna proprio che vada a trovarla. E non l'ho mai fatto.
La ragione per cui la sua dimora compare nelle cartoline è data dal fatto che la sua famiglia era titolare di Villa Cosenza che oggi - come ho avuto modo di scoprire in rete - è un B&B accogliente ed elegante, con un panorama mozzafiato.










Questa è la prima e risale all'agosto del '71, quasi un anno dopo i giorni delle riprese.
La calligrafia e l'organizzazione dell'assunto sono adorabilmente infantili.















Arriviamo al giugno del 1972










La calligrafia è ancora infantile, ricorre ancora a qualche cancellatura, ma c'è la data, io sono il Sig.re, e i saluti sono più formali.





Ed eccoci al febbraio del 1975.












La calligrafia è sicura, ai "cari saluti" si è sostituito un più amichevole "ciao". 
L'aggiunta del cognome sembrerebbe dettato da una qualche sua incertezza. 
In effetti erano trascorsi cinque anni e forse si sarà chiesta se ricordavo quella bambina, che a questo punto dovrebbe avere al'incirca tredici anni.
Sul fronte l'immancabile segno ad identificare casa sua - in questo caso una x - e in basso la parola RICORDI scritta in stampatello.







A maggio del 1976 arriva questa











La data in alto, il "ciao" animato, la firma senza bisogno di cognome e la perentorietà quasi in stampatello in basso, segnalano il suo passaggio ad un'adolescenza consapevole.
Non so, non ricordo se le ho scritto. Una ragazzina di quattordici anni non è più una bambina cui rivolgere parole adatte all'infanzia.





A dicembre del 1979 arriva l'ultima.












Niente più Positano nell'immagine ma una neutra figuretta augurale,  sul retro un po' di confusione che mette in sequenza numero civico e codice postale ( il postino era stato generoso nel farla pervenire ), auguri formali, una firma svolazzante. Il bruchetto si era fatto farfalla, anche se per me una farfallina lo era sempre stata. 
La calligrafia è inclinata all'ingiù. Qualche incertezza esistenziale ? E' entrata nell'età degli innamoramenti che all'inizio, si sa, creano affanni.
Questo genere di riflessioni che affiorano con la rievocazione di fronte a queste cartoline, stento a riferirle ad una donna che oggi è sui cinquant'anni, perchè per me è rimasta la bimbetta che spuntava dalla spiaggia e ci incantava con i suoi sorrisi e la sua allegria. C'è qualcosa di felicemente malinconico in questo viaggetto.

lunedì 14 ottobre 2013

OLDIES 4




Mi è stato segnalato che nel post del 28 febbraio "via Di Nanni 33" avevo già esaurientemente affrontato l'argomento  "Album di famiglia" (le foto scattate da mio padre negli anni '50), argomento ripreso con baldanzosa smemoratezza nel post del 22 settembre "oldies 2".
Temo che, con il progredire del blog, eventualità di questo genere vadano messe in conto. Peccati veniali, direi.
Intanto riprenderei gli "oldies" (4 perchè il tre fa parte del post "reparto reperti 3") partendo dalla fase di esordio del sottoscritto.
Inizio da questa immagine che ritrae mia madre a 23 anni, incinta, in quel di Cimavilla.
Potrebbe essere la foto di scena di una qualche versione cinematografica de "La via del tabacco" e lei ha una specie di stupita e sfrontata selvatichezza che mi piace molto.















Ed eccomi qua, infine approdato, intento al gesto consolatorio/protoerotico/riflessivo di succhiarmi un alluce.









...e dagli a succhiare.









...e poi viaggiare in un elegante cabriolet felicemente ignaro delle turbolenze del mondo.










con mamma e nonna come orizzonte prospettico.









...con papà...








...mamma...








...e nonna materna, che credo aspirasse a fare di me un acrobata (perplesso).







 
sempre con lei e con le sue amiche, non distratto bensì precocemente in controtendenza nell'individuare le cose cui prestare attenzione.









naturalmente sono stato anch'io vessato da costrizioni (il girello. Lo avevo completamente rimosso. Però si direbbe che l'obbligo propedeutico ad usufruirne non mi distubasse più di tanto)...








...contrarietà...









...e amarezze (ma perchè sempre quelle papaline ?) però, nel complesso, credo di poter dire che mi è stato concesso ampio margine di manovra per lo sviluppo di una personalissima propensione all'indagine non programmata.

























Un assaggio di anticlericalismo in nuce (azzannando il portone della chiesa)...










...e una certa predisposizione alle osservazioni partecipi, che nei bambini è un dono naturale.
Soprannaturale negli adulti che la conservano e  che per questa ragione sono considerati infantili, utopisti, ingenui. Loro procedono quasi senza equipaggiamento per i maneggi della vita adulta, occasionalmente tormentati ma sostanzialmente beati.