domenica 29 settembre 2013

JANIS 9






Annecy - 1991
Festival du Cinema Italièn





Torino - 1989
via Carlo Alberto 31











GIUNTA GITANTE






Credo che per definire lo spirito e le condizioni della riunione di Giunta in quota del 18 settembre non ci sia documento più adatto della circolare emanata dal dirigente Max Marangon.










Devo ammettere che in precedenza ho sempre schivata la "bella tradizione", ma quest'anno rischiavo grosso perchè la mia costante latitanza, benchè sempre legittimamente giustificata, non era passata inosservata, e poi, perchè no ?
Il fatto è che da quattro anni e mezzo due volte a settimana - il martedì e il giovedì - io partecipo a queste riunioni di Giunta che non sempre sono avvincenti e dubitavo che contestualizzarne una sull'altopiano potesse aggiungere alcunchè. E invece è stata una buona giornata.
Alle Giunte in genere partecipano il Sindaco, il Segretario Comunale, i Dirigenti, gli Assessori, il Portavoce del Sindaco e, quando ancora esisteva la figura, il Direttore Generale.
Alla "giunta gitante" di quest'anno mancavano il dirigente Mario Ruaro, la dirigente Paola Pezzin, gli assessori Antonietta Martino (sociale)  e Daniela Rader (energia e sviluppo economico) per il resto la squadra era al completo.
Io mi sono aggregato all'equipaggio dei cuochi - i dirigenti Raffaello Muraro e Andrea Crocioni - e mi sono installato sul terrazzo della malga in beata contemplazione del panorama alternata ad amena lettura.




 la malga





...i cuochi...




Andrea




Raffaello




...il contorno bucolico...









...e l'arrivo dei nostri...





In pole position L'assessore allo sport Lele Terragin incalzato dall'ex DJ (acronimo affettuoso per il Direttore Generale) Antonio Lobbia, in terza posizione l'assessore Lina Cocco (servizi educativi), e in fondo il gruppo inseguitore composto dall'assessore Mario Benvenuti (bilancio) Giorgio Pizzolato (innovazione e territorio nonchè vicesindaco) il sindaco Luigi Dalla Via, L'assessore Stefano Pento (giovani) e il dirigente Max Marangon.
Mi accorgo ora che, in realtà, il primo classificato è stato l'assessore alla sicurezza e trasporti Roberto Dall'Aglio, il cui taglio del traguardo è sfuggito al mio scatto.





Roberto e Lina dopo l'approdo. 
Sullo sfondo l'auto dei cuochi e delle vettovaglie (e del sottoscritto)





Lele





DJ





Lina





Giorgio, Luigi e Mario che avanzano verso la meta
mentre Stefano si attarda a familiarizzare con un bovino
sotto lo sguardo vigile di Max





...ed eccoli...















 ...aperitivo ricostituente con vini e affettati marchigiani...




...con ecumenico avallo...




Prima di raggiungere la meta agognata, lungo il percorso, ci sono stati scatti di prammatica che Lele cortesemente mi ha passato.





ma come indossa i berretti Max ?





bella domanda














ma cosa sta facendo Stefano là dietro ?





Ah, ecco...





 Sono seguite squisite libagioni innaffiate da vini eccellenti.
Molto apprezzati i cuochi/dirigenti.





 Dunque amena convivialità











 con esilaranti performances de "la strana coppia"





salutare pennica digestiva






...e anche questa è andata.

martedì 24 settembre 2013

REPARTO REPERTI 3 ma anche OLDIES 3













Dalla solita scatola è affiorata anche questa chiave di regolazione. 
Dei pattini si è persa traccia ma lei è rimasta. 
Serviva per allungarli o accorciarli e, forse, aveva anche qualche altra funzione che non ricordo. 
I pattini di allora erano piuttosto rudimentali e nei loro confronti ho sempre avuto un atteggiamento guardingo, lontano dal considerarli fonte di divertimento bensì di sforzo degno di miglior causa.









Altra chiave altrettanto, se non più, evocativa è quella che apriva la porta degli ascensori prima della loro sostituzione con quelli con porte automatiche.
In una fase vagamente compulsiva del mio istinto archivistico, intorno ai vent'anni, ho anche etichettato alcuni reperti, e oggi quelle etichette mi sollecitano la stessa simpatia degli oggetti che descrivono.
Su quegli ascensori scendevo dal settimo piano, a volte con pattini a rotelle altre volte no, per essere acompagnato ai giardini.
I miei avevano cambiato casa e la destinazione non era più quella dei Giardini Reali ma del Valentino.
Qui, in un parco giochi che oggi farebbe rabbrividire per quanto poco faceva conto dell'incolumità dei suoi fruitori, devo aver trascorso intense ore di emulazione esplorativa.






















Ci si arrampicava e ci si altalenava con farfallino d'ordinanza, come nel mio caso, o addirittura in giacca, cravatta e fazzoletto nel taschino come nel caso del mio amico Giando, per nulla impediti, nello scatenarci, da quell'abbigliamento protocollare.







Sul retro di alcune di queste fotografie una nota riporta che siamo nel maggio del 1954, quindi avevo tre anni e mezzo.
Queste atmosfere di infanzia postbellica che mi hanno sempre sedotto nelle immagini di Doisneau o di Ronìs, inaspettatamente rivelano la mia personale contemporaneità con quei bambini che mi parevano appartenere ad un'epoca remota e che, invece, sono miei coetanei.









domenica 22 settembre 2013

OLDIES 2




Quando mio padre ha compiuto 80 anni (era del '14) come regalo di compleanno ho fatto stampare un libretto fotografico di alcuni del suo scatti.








La copertina è costituita da un fotomontaggio che mette insieme  una risata esagerata di mia madre poco prima della mia nascita e una specie di autoritratto specchiato nella sala da pranzo del nostro appartamento, a Torino.







  






Negli anni '50 mio padre usava una Voigtlander 6X6 a soffietto. 
In casa c'era un cassetto pieno di stampe a contatto, su cartoncino dentellato - mi pare lo chiamassero carta camoscio - di un tenuissimo viraggio seppia.
Il grafico che aveva curato l'edizione della pubblicazione se ne era invaghito, rivelandomi non ricordo quale metodo di sviluppo alchemico ormai in disuso avesse permesso la qualità inarrivabile di quelle specie di provini, e aveva derivato le immagini per il libro direttamente da quelle stampe, invece che dai negativi.
Tempo fa avevo fotografato direttamente alcune di quelle stampe e, ripercorrendole ora, ho constatato nuovamente l'interessante modo di inquadrare di mio padre, e non solo di lui, perchè anche mia madre occasionalmente si cimentava, in particolare per le foto che lo ritraggono. 
E' chiaro che quello che più mi colpisce di quelle immagini è la restituzione di un'epoca, però anche quel me stesso bambino mi incuriosisce.
Pensavo dunque di organizzare una piccola rassegna sui miei fifties, cominciando da una fotografia del 1951, poco dopo il mio "esordio" del 6 dicembre 1950. 
Sono in braccio a mia nonna, verosimilmente ai Giardini Reali, a Torino. Lo suppongo perchè allora i miei abitavano poco lontano, perchè le due figure sullo sfondo sono decisamente una coppia seduta su una panchina e infine perchè molte altre immagini, come si vedrà, sono riprese in quei giardini.
Venivo protetto dai rigori eventuali delle mezze stagioni con abbigliamenti che mi fanno assomigliare ad un cosmonauta sovietico. 
Mi ricordo di Gagarin con un copricapo del genere.











Qui sotto propongo un confronto a corroborare l'idea che le stampe su "carta camoscio" siano addirittura meglio dei negativi. 
Va detto che questi ultimi venivano conservati, almeno in casa mia, in un certo disordine.
Ne ho trovati lacerati e, alcuni, anche con visibili tracce di morsi. Devo essere stato io, in una fase anagrafica in cui l'assaggio indifferenziato costituisce un sostanziale contributo di conoscenza.
La prima dunque è ricavata dal negativo...










... e la seconda dalla stampa, fotografata senza particolari accorgimenti, in maniera casalinga.
Il copricapo cosmonautico è sempre lo stesso ma quello che molto mi attrae è la figura sullo sfondo.








Un uomo anziano un poco male in arnese, seduto da solo su una panchina, sfocato. 
Non poter sapere chi fosse e cosa stesse passando mi arrovella, e non si tratta tanto di una curiosità empatica quanto di un'intollerabile consapevolezza di definitiva cecità.
Guardo mia madre e non ho la più pallida idea di cosa animasse i suoi sogni, le sue ambizioni, i suoi timori, sapendo per esperienza che, a chiederglielo ora, alzerebbe una cortina fumogena di ovvietà. 
Poi guardo me e mi chiedo da chi o cosa mi venga invece questa tendenza a spiattellare tutto (mio padre era di una discrezione britannica) con l'aiuto di questo blog, pur sapendo che quando credo di restituire la realtà sto invece fornendo un'interpetazione.
E così, in definitiva, quello per cui provo maggior tenerezza, di questi tre di cui in realtà non so nulla, è quello seduto sulla panchina.