mercoledì 26 marzo 2014

I MORTI NON SANNO NULLA 13



                         

                                        TREDICI


Theroux si presentò a tavola dopo una mezz'oretta, sbarbato e profumato, con una camicia lilla sotto un blazer blu su pantaloni grigio chiaro.
Sedette a capotavola dopo aver rivolto un gesto verso i suoi ospiti, che come scolaretti si accostarono alle sedie e si accomodarono.
Anche Jef e Marcella per un momento furono della partita, per il brindisi rituale, poi, per il resto della cena, si affaccendarono dal tavolo alla cucina.
Jef aveva dato il meglio di sé. Le portate erano superbe. Le bottiglie di vino si succedevano rapidamente in tavola.
Dino Fabbri era il solo senza giacca. Persino Ferruccio Testoni ne sfoggiava una a quadrettini, con tanto di cravatta.
Noemì, come Carlotta e Solange, era in ghingheri, in un abito d'un grigio cangiante che doveva essere appartenuto a sua madre. Il rossetto e l'eye-liner le facevano dimostrare più anni di quanti non ne avesse in realtà.
Loretta era coperta di lustrini e truccata come la regina di un sarcofago egizio.
L'abito rosso scollato aveva una specie di armatura frontale che proiettava in avanti i seni tremuli. Per il resto la fasciava fino a poco sotto il bacino, evidenziando l’anello di adipe che le circondava la vita. Le gambe esili erano inguainate in calze a rete e finivano in un paio di scarpe dai tacchi vertiginosi.
Si rivolgeva ora all'uno ora all'altro a voce alta, condizionando il tono discreto della conversazione.
Saveriano la osservava senza mascherare il suo disprezzo. Theroux la ascoltava con condiscendenza paziente, nonostante il francese di lei fosse pressoché incomprensibile. Il Testoni pareva compiacersi del fatto che la moglie, dopo essersi seduta al fianco del dottore usurpando il posto di Solange, catalizzasse l'attenzione di tutti. Carlotta ridacchiava e aveva scambiato qualche battuta persino con Saveriano.
Dino Fabbri, forte della sua relativa estraneità si studiava la compagnia.
Attorno a lui si intrecciavano conversazioni di persone che mai, di sua iniziativa, avrebbe frequentato. E ora si trovava proprio lì, nell'imbarazzante ruolo di principe consorte, afferrando solo qualche parola di quelle che venivano scambiate, costretto a saltuari scambi di sorrisi e cenni consenzienti con persone cui era categoricamente indifferente. Che lo vedevano per quello che era davvero: un estraneo potenzialmente ostile.
Persino Solange, quand'era tra loro, restava distante, senza mai rivolgergli neppure uno sguardo.
Loretta intanto aveva cominciato a polemizzare per qualche ragione con Saveriano. Tentava di farlo in italiano ma l'altro le rispondeva spietatamente in francese, costringendola ad una stizza impotente.
La condiscendenza dei presenti, la volontà di dissimulare, di non tener conto degli attriti, era una specie di patrimonio comune, di accordo preliminare sviluppato con un esercizio costante.
Dino Fabbri aveva voglia di urlare a Loretta di tacere ma anche di prendere Theroux per gli stracci e invitarlo a smettere quell'ipocrita bonarietà da monaco buddista. Friggeva per la tentazione di litigare, aggredire.
Avrebbe anche desiderato alzarsi ed andarsene ma dal momento che non poteva farlo scelse il vino che più gli aggradava e, con l'accortezza di non mescolarlo con altri, si dedicò ad ubriacarsi con metodo.
Fu Jef a ricordarsi delle macchine fotografiche e ad invitarlo a scattare qualche immagine.
Dino Fabbri sulle prime si schermì, poi si rassegnò, nonostante incontrasse qualche difficoltà con la messa a fuoco per via della sbronza incalzante.
I commensali non badavano a lui, che aveva eliminato il flash, deliberando con ottimismo di scattare ad un trentesimo di secondo.
Al tavolo l'atmosfera si era come slabbrata, il vino ed i liquori avevano attenuato la vivacità polemica, liberando pulsioni meno mediate.
Nel mirino passò Theroux, intento a sbavare letteralmente su una spalla di Solange, poi Noemì, con una maschera malinconica di trucco colato dagli occhi, quindi a Jef con la bocca piena di torta alla panna, e via via agli altri.
Il meglio però lo ottenne, o perlomeno si augurò di esser riuscito a catturarne qualcosa, quando quel battibecco temporaneamente sopito tra Loretta e Cesare Saveriano, che aveva contraddistinto l'inizio della serata, riesplose, degenerando.
Dino Fabbri percepì un accavallarsi di voci, distinse un accenno interrotto della risatina caratteristica di Theroux e il suono di gambe di sedia che stridevano sul pavimento.
Vide Loretta scivolare furiosa alle spalle del dottore, che cambiava espressione passando dal distacco divertito all'apprensione, e la guardò precipitarsi su Cesare Saveriano. Alzò la macchina forse in tempo per fermare il gesto di lei, la rincorsa del braccio alzato, un istante prima che il ceffone si scaricasse sulla faccia esterefatta di Saveriano.
Subito si innescò la baraonda.
Dino Fabbri si sporse un poco in avanti e scattò ancora, nonostante la circostanza gli suggerisse di lasciar perdere.
Loretta, nella mischia, trattenuta un pò da tutti ma da nessuno con determinazione, urlava. Con un calcio mandò all'aria il carrello dei dolci, poi Jef la fermò.
La situazione ritornò gradualmente ad una parvenza di normalità. Theroux invitò Ferruccio ad accompagnare la moglie in bagno. Li guidò verso il suo e non quello di servizio. Tornò poco dopo, con una specie di smorfia di disappunto sulle labbra carnose. Poi ricomparvero anche i Testoni.
Lei singhiozzava, lui disse soltanto:
- Beh, noi allora ce ne andiamo...
Theroux gli fece cenno di attendere, si sollevò con fatica e li raggiunse. Si spostarono nell'ingresso.
Al tavolo era ripresa artificiosamente la conversazione. Carlotta si affannava con una loquacità pressoché inutile: tranne Jef gli altri parevano non trovare l'energia per piazzare una parola.
Intanto nell'ingresso i tre discorrevano animatamente, anche se sottovoce.
L'impressione era che fosse più che altro Theroux a parlare.
Dino Fabbri si spostò accanto a Carlotta. Di lì l'ingresso era visibile, pienamente illuminato da un paio di appliques alogene.
Dopo tutta quella faticosa penombra a lui parve un invito.
Inquadrò: il profilo di Theroux, la faccia di Loretta, la nuca del Testoni.
Fece appena in tempo a scattare prima che Carlotta gli abbassasse il braccio, sibilando con astio:
- Ma che cazzo fai ! Ti sembra il caso ?

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