martedì 22 aprile 2014

I MORTI NON SANNO NULLA 34




 Ci siamo. Ultimo capitolo.





                               TRENTAQUATTRO


Dopo la fine della costruzione occorse un altro mese per l’allestimento interno della fabbrica.
Luong lo invitò altre volte, anche a casa sua. Parlavano quasi esclusivamente di lavoro. I gemelli, che avevano studiato Dino con una certa cautela, decisero di accettarlo, anche perché lui si rivelò inaspettatamente un buon compagno di giochi.
Non tentò mai un approccio con Luong, anche se era perennemente tentato di farlo. Tergiversò fino alla fine dei lavori.
Lei una sera considerò che loro due non lo avevano mai fatto in un letto.
Dal momento che si erano rivisti non aveva mai neppure sfiorato l’argomento della loro antica relazione.
Dino Fabbri taceva, fissandola con stupore.
- Vuoi che proviamo a vedere com’è ? – aveva chiesto lei, ridendo dell’espressione di lui.
Nei mesi successivi Dino Fabbri affrontò con disagio la sensazione che si stesse ripetendo una situazione che aveva già vissuto. Come già con Carlotta si trovava di nuovo a ricoprire un ruolo subalterno, di principe consorte. La differenza era che Luong non pretendeva di risolvergli la vita, ma si aspettava che lui marciasse al suo passo.
Lo affiancò a sé con una gradualità propedeutica di cui lui non cessò mai d’esserle grato.
Si stupì di scoprirsi un talento imprevisto in un settore che gli era sempre stato estraneo, che aveva sempre considerato con diffidenza.
Luong impugnava il timone con una padronanza sorprendente, senza affanni, con una competenza che Dino non finiva mai di chiedersi da dove le potesse arrivare.
Era trascorso poco più di un anno quando gli disse che era incinta.
Sei mesi dopo partorì una bambina. Replicò l’anno successivo con un paio di gemelli: un maschio e una femmina.
La vita era cambiata per Dino Fabbri al punto che, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare, se non per sommi capi e con disagio, l’esistenza che aveva condotto prima.
Persino sua madre, che aveva finito con lo sposare il veterinario in pensione, si era lasciata contagiare da quella trasformazione, dedicando ai nipotini attenzioni di cui Dino non l’avrebbe creduta capace.
Luong era di nuovo incinta quando arrivò la lettera dello studio legale.
Erano scaduti i termini della separazione e l’avvocato di Carlotta lo invitava a stabilire gli accordi per il divorzio. Dal momento che era consensuale, che non c’era comunione di beni, e che nessuno dei due avanzava richieste nei confronti dell’altro, la prassi sarebbe stata rapidissima.
Dino accettò di farsi rappresentare dall’avvocato di Carlotta e in un mattino di novembre tornò nella sua città.
All’appuntamento allo studio lei arrivò in ritardo. Pioveva. Entrò scusandosi, scosse i capelli liberandosi dell’impermeabile e alzò il viso, sorridendo a Dino Fabbri, che restò impalato.
Era Carlotta ma non era lei.
A parte la foggia dei capelli c’era nel viso una diversità allarmante. Era come assottigliato il taglio degli occhi, gli zigomi parevano più pronunciati, il naso più affilato. Le labbra, che erano sempre state sottili e d’un tenue colore infantile, avevano ora un disegno pronunciato, sottolineato da un rossetto discreto ma che su quel viso pareva vistoso.
Carlotta rise.
- Plastica. Piccoli ritocchi qua e là. Non ti piace ?
L’avvocato sorrideva conciliante. Dino Fabbri rispose di sì, chiedendosi cosa mai passasse nella testa della donna che stava per diventare la sua ex moglie.
Affrontarono il traffico sotto la pioggia, il caos dei corridoi della Pretura, l’attesa tra altre coppie che si guardavano in cagnesco, la distratta verifica d’ufficio da parte del giudice a valutare l’eventualità di un loro ripensamento in extremis.
In quella selva di coppie ostili Carlotta e Dino sembravano compiacersi della loro familiarità. Persino il giudice era colpito dal loro comportamento, da vecchi amici felici di rivedersi. L’avvocato ostentava una soddisfazione da principe del foro. Li lasciò sull’ingresso della Pretura per tornare frettolosamente allo studio.
Loro due, abbandonati a se stessi, restarono un poco indecisi su come comportarsi.

Continuava a piovere.
Trovarono un taxi e si fecero accompagnare in un ristorante in collina, non molto lontano da dove avevano abitato durante il loro matrimonio.
Carlotta si liberò del soprabito  e sedette, rivolgendo un sorriso radioso all’ex marito.
Indossava un golfino di angora scollato. Dino Fabbri scivolò con una rapida occhiata sulla prominenza inattesa dei seni. A Carlotta non sfuggì.
- Un ritocco anche qui. L’ho tirato un po’ su. Non ti pare che stia meglio ?
Dino non se l’aspettava. Carlotta non aveva mai affrontato argomenti del genere con tanta futile leggerezza. Un seno non era mai stato un argomento di conversazione per lei, tantomeno il suo, ampio, latteo, che aveva sempre cercato di dissimulare infagottandolo in abbigliamenti collegiali.
- Sì. Sta bene. E’ bello… insomma, non so cosa dire. Belle tette ?
Dino Fabbri abbozzò un sorriso incerto. Carlotta annuì.
- Se è un complimento.
- Naturalmente. Solo che non mi aspettavo…C’è stato un cambiamento, non solo fisico voglio dire. Tu non hai mai parlato volentieri di certe cose, voglio dire…
- E’ vero, è vero - lo interruppe lei - Molti cambiamenti. E tu ?
Dino Fabbri alzò le spalle. Non aveva intenzione di parlare a Carlotta della sua nuova vita. Intendeva arrivare sano e salvo alla fine di quel pasto e poi non rivederla più.
- Hai una storia ? Vivi con qualcuno ? - chiese lei. Lui annuì.
- Fortunato - disse lei - Io ho solo avventure. Non riesco più ad essere fedele, e tu sai che non tollero l’assenza di chiarezza, così devo aprire e chiudere rapporti continuamente. E’ snervante.
Dino Fabbri, sconcertato, ammise che doveva costare una certa fatica.
- Niente innamoramenti ? - chiese.
- No. Tu sei stato l’ultimo.
Lui trasalì. Nonostante tutto non riuscì ad arginare un batticuore.
- Veramente - disse - credo sia più esatto dire il penultimo.
Carlotta gli rivolse un’occhiata di pacato stupore.
- Mi hai mandato via per far posto ad un altro, se non ricordo male.
Lei rise.
- Ah ! E’ vero ! Non era vero. Ti ho mentito perché sapevo che era l’unico modo per allontanarti. Non c’era nessun altro. Non c’è stato nessun altro per un bel po’. E quando ho cercato di rintracciarti eri sparito.
Dino Fabbri guardava la sua ex moglie con basita meraviglia.
- Così era tutta una messa in scena ?
Carlotta annuì.
- Poi, come ti stavo dicendo, ti ho cercato. Quando ho capito che tutto si era sistemato. Dentro di me, intendo, grazie al lavoro del dottor Carso eccetera. Allora ho pensato che potevamo ricucire lo strappo, ma tu eri irreperibile. Il mio avvocato ci ha messo un bel po’ per rintracciarti. Allora volevo proporti di fare un figlio. Poi è scattata questa cosa. Sai che io con il sesso, insomma, non è mai stato al centro dei miei interessi, ecco, e neppure ora, se vogliamo, ma c’è questo aspetto della seduzione, del piacere agli uomini. Mi è successo di desiderare di sedurre, e ho scoperto che ci riesco molto facilmente. Mi sembrava impossibile.
Carlotta scoppiò a ridere e si portò pudicamente una mano alla bocca.
- Con la maggior parte non arriviamo neppure a consumare, ma é una cosa che mi eccita molto. E’ strano che succeda proprio a me, ma non avrebbe senso che mi censurassi.
- Giusto - abbozzò Dino.
Nella sala semideserta i camerieri si muovevano con una leggerezza fantascientifica. Carlotta mangiava con buon appetito e sorrideva con un’allegria contagiosa. Ad ognuna delle sue risatelle Dino Fabbri non resisiteva ed abbassava per un attimo gli occhi sullo scollo del golfino.
Carlotta continuava ad accorgersene.
- Non te l’aspettavi.
- Che cosa ?
- Questo cambiamento.
- Eh, bé…
- Neppure io. Ti assicuro. C’è voluto un nuovo trattamento. Per fortuna il dottor Carso ha preso in pugno la situazione.
- In che senso ?
- Nel senso che il povero Leopòld con me aveva sbagliato proprio tutto. Pace all’anima, sua ma come psicoanalista era una frana. In pratica con la didattica mi aveva autorizzato ad esercitare e io ero…Io non ero pronta. Comunque poi tutto è andato a posto.
- Quindi, se non ho capito male, sei stata in analisi con Carso ?
Carlotta annuì, a bocca piena.
- E adesso anche lui ti ha autorizzata ?
- Ah, no ! Tutto cambiato ! Non è più il mio lavoro. Ho trovato il mio equilibrio, questo sì, o meglio ho imparato ad accettare che il mio equilibrio è squilibrato.
Carlotta rise e Dino le fissò le tette.
Per il resto del pranzo parlò quasi sempre lei. Gli spiegò che ora si occupava delle pubbliche relazioni di un consorzio di produttori di champagne e che trascorreva la maggior parte del suo tempo viaggiando all’estero. Che comunque, grazie all’analisi, era riuscita, alla fine, ad uscire dalla confusione della propria esistenza.
- Bene - disse Dino - per fortuna.
- Capisco che tu possa avere delle riserve in merito.
Carlotta allungò una mano sul tavolo e la posò un istante su quella di lui.
- Ma se sei onesto devi ammettere che tu non mi amavi. Io sì. Io sarei rimasta con te per tutta la vita. Era nel mio modo di vedere le cose allora. Una volta e per sempre. Se tu mi avessi amata saremmo rimasti insieme, ma tu non mi amavi. Quando ti ho detto di andartene in cuor tuo, sono sicura, eri felice di chiudere, magari un po’ spaventato, ma contento.
Gli sorrise con bonarietà e Dino Fabbri rinunciò ad opporsi alle sue affermazioni.
- E’ stata la sola cosa che Leopòld aveva capito, poveraccio.
- Theroux ? Te l’aveva detto lui che non ti amavo ?
Dino Fabbri cercò di essere ironico. Carlotta annuì.
- Ma lo capivo anche da me, non credere. Solo che facevo fatica ad ammetterlo.
Dino tacque. In fondo non valeva la pena dire a Carlotta che quasi sicuramente l’affermazione di Theroux era costruita sulla spinta della consistenza dell’assegno di suo padre.
- Poveraccio - disse lei.
- Chi ?
- Leopòld.
- Eh, bé, sì. Finire sgozzato.
- E probabilmente tu non sai com’è andata a finire la storia.
- In che senso ?
- Gli sviluppi del caso.
Dino Fabbri scosse la testa.
- So che Jef era ricercato, ma non so cosa sia successo poi.
Carlotta gli rivolse un’occhiatina indagatrice. Lui cercò di riepilogare rapidamente tra sé ciò che lo riguardava direttamente nella faccenda, che ora gli pareva lontana di secoli.
- Ti ricordi della madre di Solange ? – chiese Carlotta.
Lui trasalì.
- Sì. Perché ?
- E’ stata lei.
- A fare che ?
- A uccidere Leopòld.
- Ma dai !
Per una frazione di secondo, con suo enorme stupore, Dino Fabbri rivide il dito di Rosa sulla fotografia di Claire.
- Accidenti. E come si è saputo ?
- Mi pare che ti fosse simpatica – disse Carlotta. Dino mascherò l’imbarazzo con difficoltà.
- Ricordo poco di tutto quel periodo. Non aveva un albergo in Francia, o qualcosa del genere ?
Adesso stava riprendendo il controllo della situazione. Carlotta sorrise.
- Esatto - disse - Era una donna a posto. Forse un po’ stramba se vogliamo, ma tranquilla. Comunque pare che tra lei e Leopòld a suo tempo ci fosse stata una storia e…
Carlotta si bloccò, spalancando gli occhi per la sorpresa.
- Tu lo sapevi ! L’avevi capito ! Mi ricordo quella volta che mi hai fatto vedere gli album di fotografie. Incredibile ! Mi è venuto in mente solo adesso, all’improvviso. Pazzesco !
Dino Fabbri era piuttosto compiaciuto, ma ora gli premeva sapere di Claire.
- …E io ti avevo anche fatto il culo perché eri andato a curiosare nei cassetti di casa Lehrmann. Ti ricordi ? Dicevi ”Questi due scopavano”. Non capisco come ho fatto a non ricordarmene subito, io…
Dino arginò la concitazione di Carlotta e la riportò all’argomento. Lei, per un po’, raccontò senza smettere di guardarlo con meravigliata incredulità.
- …Un intreccio da non credere - finì col dire, abbandonandosi di nuovo alla narrazione - Intanto quella che tutti credevamo fosse la fidanzata di Theroux in realtà è una lesbica e per di più era, mi pare d’aver capito, sorella o sorellastra di sua moglie, della moglie di Leopòld voglio dire. Pazzesco, eh ? Insomma è saltato fuori che questa Eliane, così si chiama…Tra l’altro dovresti ricordartela, era al funerale di Leopòld, bardata come un pirata.
Dino finse di rifletterci su, prima di dire che non riusciva a farsela venire in mente.
- …E’ stata lei a mettere Jef in casa di Leopòld. C’è dietro tutta una storia che adesso non sto a spiegarti perché non è del tutto chiara neppure per me, comunque succede che questa Eliane si trasferisce per lavoro nella Vallée de Joux e si sistema in affitto dalla madre di Solange e lì, paf, colpo di fulmine, si innamora di lei. Ma pare in maniera da delirio. E quell’altra cosa fa ? Non te lo puoi immaginare. Una casalinga tranquilla, con due figli grandi, vedova, ancora molto piacente. Ci sta.
Carlotta attese la reazione di Dino, che non venne.
- Ma hai capito ? Si mettono insieme !
Lui accennò un tentativo di stupore.
- Ma ti pare una cosa prevedibile ? Insomma questo menàge resta segreto, c’è solo Jef che sa. Tra l’altro è saltato fuori che odiava Leopòld. Tu l’avresti mai detto ? Sembravano così affiatati. E poi, tra l’altro, era il suo analista…Comunque ci sono queste tre persone che hanno un conto in sospeso con Theroux e che per un certo periodo si frequentano. Poi c’è un buco. La ricostruzione di tutta la faccenda me l’ha fatta la moglie del dottor Carso che nonostante tutti questi anni parla ancora un francese terribile, e non volevo interromperla continuamente, sai com’é. Allora la storia tra Eliane e… Claire, mi pare, no ? Bé finisce, almeno in apparenza. E poi a un certo punto salta fuori che Jef, Dio sa come, arriva a mettere gli occhi su certi progetti di transazioni economiche di Theroux e anche sul testamento, e sai chi è l’unica beneficiaria ?
Dino Fabbri scosse la testa.
- Noemì !
Questa volta Dino non dovette simulare lo stupore. 
- Noemì, capisci ? Te la ricordi, no ? Quella che hai fatto piangere la prima sera che sei arrivato.
- Io non l’ho fatta piangere…
- Bé, quello che é. Comunque ti rendi conto ? Lolita. Lo aveva completamente irretito. Volevano scappare insieme, e sai dove ? A Trinidad, dove c’era il padre di lei. Una bella famiglia allargata. Doveva avergli dato di volta il cervello e nessuno di noi s’è accorto di nulla.
Insomma alla fine diventa una squallida storia di soldi, anche se erano molti, pare molti di più di quelli stimati all’inizio. Io non ci voglio credere ma dicono che Leopòld avesse dei traffici, giri di ricatti, bé, insomma…Allora Eliane, che è una specie di tutrice della figlia di Theroux, ritenendo che debba essere lei la destinataria legittima del patrimonio di Leopòld, ricompare, ma non può certo dire “ Io so che vuoi filartela e sparire con tutti i tuoi soldi, so che hai fatto testamento a favore di quella puttanella” senza compromettere Jef. E a questo punto torna in ballo la madre di Solange. Il tempo stringe, sanno che Leopòld ha chiuso un conto in una banca di Ginevra. Si consultano e decidono. Così, freddamente. Di farlo fuori. Jef si occuperà di far sparire i documenti, insomma elaborano un piano che però all’ultimo momento cambiano, perché salta fuori un nuovo personaggio. Dì un nome.
- Cosa ?
- Prova a dire chi entra in questa storia.
- Non ho idea…
- Loretta Testoni !
Se Carlotta si aspettava la stessa reazione che Dino aveva avuto alla notizia di Noemì, rimase delusa. Lui, per parte sua, si sentì quasi rinfrancato dal fatto che qualcuno dei tasselli che aveva a sua disposizione combaciasse ancora.
- Proprio lei. Ti ricordo la scenata che ha fatto la sera prima che uccidessero Leopòld ? Insomma, pare che Jef avesse dell’ascendente su di lei e che l’abbia convinta a presentarsi nella radura all’alba, par un chiarimento. Intanto gli altri tre hanno il loro piano. Jef, che poi scapperà indirizzando le indagini inizialmente su di sé, quel mattino, all’ora del delitto, si fa trovare a Bas des Bioux con una gomma a terra.
Dino Fabbri si animò di sorpresa.
- Ma…non avevano detto che lui era con Loretta ?
- Cosa ? Con Loretta dove ? Mai sentito nulla.
Dino annaspò.
- No, volevo dire, insomma, la Polizia cercava lui, no ?
- Perché era scappato, ma non era che una manovra diversiva, infatti è arrivata puntuale una lettera anonima ed è saltato fuori che c’era un testimone, un fornaio, che lo aveva addirittura aiutato a cambiare la gomma a Bas de Bioux. Jef è rimasto con lui dopo, gli ha persino dato una mano al forno, insomma Leopòld è morto quattro ore prima che Jef facesse ritorno a Les Charbonnières. Non poteva essere stato lui.
- Ma, allora Loretta…
- Eccoci. Loretta è andata alla radura. E pensa che quella sciocca aveva un rasoio in tasca. Lo aveva preso la sera prima nel bagno di Theroux. Comunque c’è stato un alterco tra lei e Leopòld e lei ha avuto una specie di crisi epilettica. E’ svenuta e quando si è riavuta lì vicino c’era il cadavere di Leopòld.
- Ed era…sola ?
- Certo. Chi vuoi che ci fosse ?
- No…niente.
- Tutto deve essere successo nel momento in cui lei ha perso i sensi. Il piano era diverso, ma a quel punto per l’assassino si è presentata un’occasione di cambiare le carte in tavola e l’ha presa al volo. Ha sgozzato Leopòld e ha messo il rasoio in mano a Loretta.
- Ma chi ? Claire ?
- Proprio lei.
- Ma come fai a sapere tutte queste cose ?
- Lei è morta.
- Chi ?
- La madre di Solange. Si è impiccata.
Dino ansimò. Si versò un bicchier d’acqua e fissò Carlotta, in attesa.
- Ti fa così impressione ? Se vuoi smetto - disse lei, preoccupata per l’improvviso pallore di Dino.
- No, no. Vai avanti.
- Il mattino dell’omicidio, solo Jef ed Eliane sapevano che lei era già in Svizzera. Il piano era che arrivasse alle spalle di Theroux e gli sparasse a bruciapelo non appena Loretta si fosse allontanata. Contavano sul fatto che Loretta sarebbe tornata indietro, o che comunque avrebbe dato l’allarme. Intanto Claire avrebbe messo l’arma in mano a Leopòld, una pistola non denunciata procurata da Jef, e se la sarebbe filata nel bosco. Un suicidio. Ma la madre di Solange si dev’essere lasciata prendere chissà da quale smania. Se avesse atteso che Loretta si riprendesse forse tutto sarebbe andato diversamente. Oppure di fronte all’imprevisto si è giocata il jolly. Loretta prima di svenire aveva gettato il rasoio ai piedi di Theroux. Come si sia fatta avanti la madre di Solange non lo sapremo mai. Lui probabilmente non s’è accorto di nulla fino a che non si è trovato la lama alla gola. Secondo me lei il tempo di farsi riconoscere glielo ha dato. Non era mancina eppure si è sforzata di usare la sinistra. Era una donna molto forte pare, fisicamente intendo. Comunque ha lasciato una lunghissima lettera dove sembra che racconti tutta la dinamica. E’ ancora al vaglio degli inquirenti. Non l’hanno resa pubblica e ci sono le poche indiscrezioni che ti ho detto, ma si sa che ha confessato tutto.
Dino Fabbri era spossato. Da un pezzo aveva smesso di cercare di associare al racconto di Carlotta le versioni di cui era venuto in diverse riprese a conoscenza.
- …E li ha fregati tutti - continuava intanto Carlotta - Eliane, Jef, Marcella, tutti i complici, insomma. Ha lasciato le briciole ed è sparita con il grosso del malloppo. Non mi chiedere come. Poi il caso è riesploso un paio di mesi fa. Lei era in Messico. Con lei c’era una ragazza, un’algerina pare. E’ morta per un tumore in pochi mesi. Subito dopo la madre di Solange si è impiccata. Prima però ha spedito la famosa lettera. Questa è storia recente. Prima o  poi si conoscerà tutto il contenuto, per ora risulta che confessi l’omicidio di Leopòld. E non solo. Anche la complicità in quello del marito. Lei e Theroux. Gli amanti diabolici. L’avresti mai detto ?
Dino Fabbri accennò un diniego quasi distratto. All’improvviso scese tra loro due un silenzio che sembrava non doversi sciogliere più. Sorseggiarono i caffè scambiandosi sorrisetti imbarazzati. Alla fine Carlotta estrasse un pacchetto di sigarette.
- Ti da fastidio ? - chiese a Dino.
- No, assolutamente.
- Fumo questa e andiamo.
- Va bene.
Comunque, per concludere, se vuoi, quando renderanno pubblico tutto il contenuto della lettera ti farò sapere. Carso sarà sicuramente uno dei primi ad esserne informato.
- Non importa. So già anche troppo - rispose Dino.
- Dicevo così. Visto che in qualche modo hai assistito a una parte della cosa…Non sei curioso ?
Dino Fabbri alzò le spalle.
- Chi sa se nella lettera dice davvero la verità ? Alla fine, in queste cose, non si è mai certi di nulla.
- Comunque Jef e Marcella sono spariti dalla circolazione e quell’Eliane ha ottenuto quello che voleva. La figlia di Theroux ha ereditato tutto, e credo che lei se la caverà dall’accusa di complicità in omicidio.
- E Noemì ?
- Ah ! Noemì s’è sposata ! Ha sposato un tipo assurdo, stanno a Tolosa, lui ha un ristorante.
- E Solange ?
- Solange è sempre là - Carlotta alzò le spalle con un gesto di rassegnata tenerezza.
- Poverina, lei non fa capire cosa prova ma deve essere stato terribile. E’ anche andata sulla tomba della madre, laggiù… Ah ! ecco che mi dimenticavo, per fortuna che abbiamo parlato di lei. Pensa che quella Claire ha lasciato un messaggio nella stanza dove si è impiccata dove chiedeva che le incidessero un'epigrafe sulla tomba. E vuoi sapere ? E’ la stessa che c’è su quella di Leopòld, e che lui si era scelto molti anni fa, lasciando disposizioni notarili eccetera eccetera. E poi voleva scappare a Trinidad ! Era pazzo, non c’è altra spiegazione, comunque…Una cosa tratta dall’Ecclesiaste mi hanno detto, o Quoelét si chiama anche, no ?
Carlotta prese a frugare nella borsa.
- Me la sono riportata perché è strana. Fa venire i brividi se pensi che se l’è scelta una persona che sta per uccidersi.
Estrasse un taccuino e lo sfogliò.
- Ecco qua: “ I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; non c’è più salario per loro, perché il loro ricordo svanisce. Il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finto, non avranno più alcuna parte in tutto ciò che accade sotto il sole.” Non è terribile ? Voglio dire, senza un filo di speranza.
Dino Fabbri stava pensando a Claire Lehrmann e tutto a un tratto gli parve di capire che donna fosse stata, che essere umano. Nutrì per lei per pochi attimi una tale tenerezza e comprensione che gli si inumidirono gli occhi. Si soffiò il naso. Pagò il conto e lasciò Carlotta di fronte all’ingresso della sua nuova casa in centro, dove lei aveva detto di non abitare quasi mai. Si abbracciarono con un residuo di tenerezza, sul sedile del taxi.
- Sentiamoci - disse lei prima di scendere.
Sul treno che lo riportava a casa Dino Fabbri tentava inutilmente di leggere la rivista che aveva frettolosamente acquistato in stazione.
All’esterno scendeva l’oscurità. Le luci nelle case segnalavano frammenti d’esistenza sfrecciando nel riquadro del finestrino.
Claire Lehrmann era stata sepolta accanto a Leila, in un paese sulla costa occidentale messicana di cui Dino Fabbri ignorava il nome.

           







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