mercoledì 16 aprile 2014

I MORTI NON SANNO NULLA 28




                                       VENTOTTO




La sala da pranzo era sul retro dell’edificio: una lunga manica che correva lungo il lato nord del giardino. Quest’ultimo terminava con una balconata a strapiombo sulla piana sottostante, offrendo un panorama inaspettato. In lontananza si indovinava, per un breve tratto, la linea dell’orizzonte marino.
Dino Fabbri cercò con discrezione Jef tra i commensali, senza trovarlo.
Una giovane cameriera lo condusse ad un tavolino d’angolo, contrassegnato da un segnaposto con il suo numero di camera.
Gli altri ospiti erano perlopiù coppie, apparentemente affiatate tra loro, come ospiti abituali. C’era una sola famiglia con un paio di ragazzini. L’età media era sui sessant’anni.
“ Una pensione – pensò Dino Fabbri – alla fine, dagli e dagli, eccomi qui, in una pensione, tra gente alle soglie dell’anzianità, ad inseguire chissà che. Una pensione. Adesso arriverà la minestrina e poi forse mi inviteranno a giocare a scarabeo.”
Si rimpinzò invece di una paella valenciana come non aveva mai assaggiato, neppure durante le sue giovanili estati da globe trotter a Formentera o sulla Costa del Sol. Il piatto era accompagnato da una sangria blanca che lo condusse rapidamente ad una benevola disposizione d’animo.
A metà del pasto chiese alla giovane cameriera che serviva al suo tavolo se il signor Didier non cenasse in albergo.
- Monsieur Didier ? – chiese lei, apparentemente senza capire.
- Oui.
- Quelle chambre ?
- Non so… - mormorò Dino Fabbri.
La ragazzina si allontanò e quando più tardi tornò con il dessert inaspettatamente si chinò verso di lui.
- Monsieur Lagonegro a quitté l’hotel, monsieur – disse, senza che Dino Fabbri capisse o potesse ribattere qualcosa.
Claire era sulla porta della sala e lo stava guardando.
Dunque non si era sbagliato. Quel Didier era davvero Jef.
Dino sorrise in direzione di Claire ma lei si limitò ad osservarlo. La camerierina venne di nuovo a chinarsi verso di lui con un po’ d’affanno.
- Madame vous attends dans son bureau quand vous aurez terminé, monsieur.
Dino la guardò senza capire. La ragazza sembrava aver percepito che qualcosa non andava tra la padrona e quell’italiano appena arrivato, ma gli apprendimenti del corso non ancora ultimato alla scuola alberghiera di Nizza la costringevano a sorridere impeccabilmente, mentre nella memoria cercava affannosamente le parole italiane che la togliessero dagli impicci.
Dino Fabbri attendeva, impugnando le posate appoggiate al piatto. Guardò in direzione di Claire che scomparve, allontanandosi dall’ingresso della sala.
- Nel suo ofìccio, quando terminato monsieur, prego – disse intanto con sollievo la ragazza.
Dino Fabbri annuì e chiese un caffé.

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