sabato 12 aprile 2014

I MORTI NON SANNO NULLA 25






                                  VENTICINQUE


Ferruccio aveva chiesto di lasciare la pizzeria.
Erano saliti alla casa in collina e Dino aveva cercato di metterlo a proprio agio senza riuscirci. L'altro aveva continuato ad agitarsi in perenne affanno, come animato da un incontrollabile desiderio di fuga.
Alla fine Dino Fabbri, per ammansirlo, se ne era uscito con un'affermazione azzardata.
- Se é stata lei ha fatto bene - aveva detto versando da bere per tutti e due - ha tolto di mezzo un figlio di puttana, un delinquente.
Ferruccio lo aveva guardato con stupore riconoscente e all'improvviso, come se non aspettasse altro da tempo, aveva preso a raccontare i fatti per come li conosceva lui.
Loretta gli aveva confessato tutto il giorno dopo.
La notte della fatidica cena non aveva chiuso occhio, si era alzata all'alba ed era andata ad aspettare Theroux nella radura. Nei giorni precedenti ne aveva controllato meticolosamente gli orari, appostata in auto sulla piazzola. Sapeva della sua passeggiata di primo mattino.
Il rasoio l'aveva preso d'istinto la sera precedente, per avere qualcosa di allarmante con cui eventualmente minacciarlo ma senza premeditarne l'uso. Tant'é vero che dopo essersi trovata di fronte a Theroux s'era completamente dimenticata di averlo.
Aveva affrontato il dottore a parole. Dino Fabbri poteva immaginare come. Urlandogli che era al corrente del suo doppio gioco, che intendeva smascherarlo e rovinarlo. E lui, invece di reagire di conseguenza, si era messo a ridere. Le aveva detto di togliersi dai piedi, di darsi un'occhiata nello specchio, di guardare quella faccia stupida, quelle tette flaccide, quelle ginocchia bolse, e di ascoltarsi quella voce garrula, sguaiata, capace di dire solo inutili scempiaggini, e di chiedersi come mai nessuno volesse avere a che fare con lei, come mai tutti la disprezzassero o compiangessero. E dopo  che si fosse data le facili risposte Theroux aveva aggiunto che si procurasse una corda e che ci si impiccasse, togliendo tutti dall'imbarazzo della sua presenza. L'aveva congedata con una risatella, voltandole le spalle e indicandole il sentiero con un gesto abbozzato ma definitivo.
Loretta per un lunghissimo momento era rimasta come ipnotizzata dalle parole di Theroux. Aveva raccontato a Ferruccio che, immobile nella radura, col fiato mozzo e lacrime che le sgorgavano dagli occhi senza i convulsi singhiozzi che le erano abituali, aveva riflettuto sul fatto che quello di Theroux potesse essere un buon consiglio. Non c'era neppure bisogno di cercare uno specchio per sapere ciò che già conosceva. Bastava cercare la corda.
Si era voltata per andarsene senza che il dottore facesse un gesto. Lui sedeva sulla panchina voltandole le spalle. Sembrava sereno, compiaciuto di sé.
Lei, cercando nella tasca della giacca un fazzoletto per asciugarsi le lacrime, aveva tastato la pericolosa consistenza del rasoio, di cui si era completamente dimenticata.
Di tutto il resto: dell'esser tornata sui suoi passi snudando la lama, dell'aver afferrato Theroux per i capelli arrovesciandogli il capo all'indietro a scoprirgli la gola e di avergliela aperta con un unico gesto, e poi di aver cancellato le proprie impronte e simulato grossolanamente un suicidio posando il rasoio sul palmo della mano inerte del dottore, Loretta aveva detto a Ferruccio di non ricordare assolutamente nulla.
Era svenuta, diceva, e quando si era ripresa il corpo di Theroux eri lì accanto, in un lago di sangue.
- L'hanno corretta da bambina. Alle elementari - aveva concluso il Testoni, con un sorriso di tenerezza al pensiero della moglie. Dino Fabbri lo osservò con un'espressione interrogativa.
- Ma sì, da piccola, nella scuola dove andava c'era una maestra che, chissà perché, pensava che essere mancini fosse un difetto, e le ha imposto di correggersi. Così lei usa la destra per scrivere, mangiare, contare, le solite cose, no ? Però se deve fare qualcosa d'istinto lo fa da mancina.
Accennò alle fotografie che Dino Fabbri aveva appoggiato su una poltrona.
- Per quello nessuno se ne é accorto. Tra l'altro quella sera eravamo tutti mezzi ubriachi. Se non scattavi 'ste foto non saltava fuori nulla.
Ferruccio considerò la cosa senza astio, con rassegnazione.
- Non ne potevo più - concluse - é mostruoso tenersi tutto dentro senza poter confidare nulla a nessuno.
- Loretta é ancora là... - considerò come tra sè Dino Fabbri.
- Cosa vuoi fare, adesso ? - chiese Ferruccio.
- Niente, non intendo fare proprio nulla. Ci devo riflettere. Non ti dimenticare che Jef e Marcella sono ricercati per un omicidio che non hanno commesso. E se li prendono ?
- Abbiamo studiato l'eventualità - disse Ferruccio - In quel caso diremmo che al momento del delitto erano con noi...
Dino Fabbri alzò le spalle con un gesto di sufficienza.
- E naturalmente pensi che la polizia vi crederebbe. Vi infognereste tutti quanti in chissà quale casino.
- No, no. E' ben studiata.
- Ma vorrebbero sapere perché non l'avete detto subito ! E poi sono scappati con i soldi !
- Quella è un’altra questione. Ma per l’omicidio l’alibi che gli   daremmo non farebbe una piega.
- Ma come fai a pensare che… E allora se vi chiedono perché non li avete scagionati prima ? Come la mettete ?
- C’era un buon motivo.
- E già ! Tu pensa che cosa se ne fa quel tipo della polizia cantonale del vostro buon motivo !
- Sesso.
- Sesso ?
- Partouze…erano da noi per una cosa a quattro…
Ferruccio nel dirlo arrossì. Dino scoppiò a ridere.
- Ecco ! Bell’idea ! E quelli della Polizia se la bevono.
Afferrò il suo boccale continuando a sghignazzare.
- Abbiamo le foto…anche un video – disse Ferruccio.
Dino Fabbri si bloccò, esterefatto.
- Ma…E’ vero ?
L’altro annuiva imbarazzato, ma nello stesso tempo pareva compiaciuto della reazione che aveva scatenato.
- Oh, cazzo…questa poi… - Dino Fabbri si passò una mano sugli occhi.
- Capisci che la Polizia può credere che avevamo un buon motivo per tacere.
Dino annuì.
- Ma come cazzo avete fatto…
- E’ iniziata ancora l’altr’anno. Una sera che eravamo a cena da Theroux e tutti avevano bevuto, come al solito. C’era uno stronzo di paziente che prendeva per il culo Loretta per come si era vestita: s’era messa una cosa sexy perché glielo avevo chiesto io. Lei c’è rimasta male. Era la prima volta che veniva lì, non capiva l’ambiente, insomma si alzata ed è andata in bagno perché le è venuto da piangere e dopo un po’ Marcella è andata a consolarla e le ha detto di non dar retta a quel coglione, che secondo lei era strafiga e che se fosse sta un uomo se la sarebbe fatta subito. Loretta dice che le ha risposto che era gentile ma che sapeva che non era vero e allora Marcella ha detto “aspetta” e dopo un po’ è tornata con Jef, che le ha ripetuto le stesse cose. Loretta mi ha detto che le è venuto da ridere, con quei due nel bagno. Erano tutti e tre  sul bevuto. Ha detto “non è vero” e Marcella dice che ha risposto “Ah, no ?” e poi le ha preso la mano e gliel’ha messa sulla patta di Jef dicendo “Senti un po’ qua se non è vero” e dice che lui ce l’aveva davvero duro.
- Ah, però… - considerò Dino Fabbri, rassegnato ormai ad accettare quest’ennesima e grottesca variazione sul tema.
- Insomma si sono messi d’accordo – proseguì Ferruccio – Loretta mi ha detto che voleva vedermi scopare un’altra e che io vedessi lei che si scopava un altro. A momenti svenivo quando ha tirato in ballo la storia, pensavo fosse diventata matta, poi mi ha raccontato tutta la questione del bagno eccetera, e mentre me lo diceva mi sono eccitato, insomma…comunque devo dire che Marcella ti mette a tuo agio, non avrei mai creduto, come se tutto fosse naturale, e poi fa delle robe che neanche mi immaginavo…
Adesso Ferruccio aveva perso ogni traccia di disagio e rievocava i dettagli di quell’avventura con un entusiasmo imbarazzante. Dino Fabbri ascoltava, cercando di immaginare quei quattro insieme. Quando ci riusciva fissava Ferruccio e l’incredulità si apriva un varco. Alla fine accettò l’idea che tutto quello che stava sentendo fosse vero.
- …ci hanno anche fatto una copia del video – concluse Ferruccio.
- E voi che fate ? Le proiezioni per gli amici come quelle delle vacanze ?
Ferruccio ammise a malincuore che una coppia di amici come Jef e Marcella non l’avevano più trovata.
- Ho fatto vedere tutto a Miriam, però senza dirlo a Loretta.
- E lei immagino abbia apprezzato.
Ferruccio ridacchiò.
- Comunque - ammise Dino - l’importante è che, in effetti, se necessario, dall’imputazione di omicidio siano scagionabili. Per il resto…
- Per il resto ? – chiese con un filo di ansia Ferruccio.
- Ma cosa vuoi ? Che ti mandi in galera la moglie ? E per quel pezzo di merda di Theroux per di più ? Ma sta tranquillo. Per quel che riguarda me puoi dormire i tuoi sonni sereni. Io non so niente.
Dino Fabbri non fece in tempo a scansarlo. Ferruccio era balzato in piedi e gli si era gettato addosso, abbracciandolo. 
-  Grazie, sei un amico !
- Sì, sì, però Loretta non te la scopo, non farti strane idee. Ironizzò Dino Fabbri, imbarazzato da quelle effusioni. Squillò il telefono e si liberò con difficoltà dalla presa di Ferruccio.
Mentre correva verso l’apparecchio si chiese chi potesse essere a chiamarlo a quell’ora. Provò il disagio del temere una cattiva notizia.
All’altro capo del filo la voce lontana di Carlotta gli chiese se andava tutto bene. Dino fu felice di sentirla.
- Sono qui con Ferruccio – disse.
- Bene – rispose lei – volevo avvertirti che domani sera arrivo. Vengo giù per un paio di giorni.
- Bene ! Sono contento – Dino si entusiasmò come un ragazzino. Lei non aggiunse altro.

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