sabato 19 aprile 2014

I MORTI NON SANNO NULLA 31


                                    



                                    TRENTUNO


Dal momento che il ritorno a casa non rappresentava nulla di promettente Dino Fabbri optò per una diversione che gli permettesse di posticiparlo. Si lasciò guidare dal caso e questo lo condusse beffardamente verso altri suoi fantasmi, più remoti.
Quando entrò sull’autostrada in direzione di Lione si chiese se non si nascondesse in lui qualcosa che andava cercato e scoperto grazie all’aiuto di gente come Theroux, o Carso, o la stessa Carlotta. La sola idea lo faceva rabbrividire: a suo modo di vedere sarebbe stato come affidarsi al proprio commercialista per un’appendicectomia. Stava comunque di fatto che, con tutte le strade che poteva scegliere, aveva imboccato quella che lo conduceva dritta al luogo dal quale era fuggito molti anni prima.
Quando ebbe appetito si fermò ad un posto di ristoro che aveva di fronte una piccola area allestita con panche e tavoli all’aperto. 
Gli ombrelloni schioccavano sotto le folate di vento. Dino era l’unico ad essersi accomodato fuori, dopo aver scelto una tartare con patate fritte e birra al self-service.
Gli sarebbe piaciuto fermarsi lì, in mezzo a quella campagna, a servire piatti e bevande ai viaggiatori.
Alla fine del pasto si ricordò della lettera.
Divorò d’un fiato le quattro pagine dattiloscritte, dettagliate, caratterizzate da un sorprendente arido tono procedurale, vagamente avvocatesco.
Alla fine decise di cambiare direzione al primo svincolo e tornare davvero a casa, anche se una casa, in realtà, non l’aveva più.
Per il resto del viaggio non fece che ripercorrere mentalmente i passaggi della lettera di Claire, andando a ripescarli ogni tanto, aprendo i fogli ed appoggiandoli al volante.
Dopo un breve preambolo lei ribadiva d’essere estranea a tutti gli eventi accaduti nella Vallée de Joux, ammettendo solo d’essersi a suo tempo resa disponibile a garantire un’alibi a Theroux per quella lontana notte in cui Felìx era morto nel lago di Neuchatel, alibi che peraltro non si era mai reso necessario. 
Claire aggiungeva qualcosa che non aveva mai ipotizzato a voce, e cioè che alla fine potesse essersi davvero trattato di un incidente. Poi, all’improvviso, con un cambio di argomento senza soluzione di continuità, dichiarava che non era stata Loretta Testoni ad uccidere Leopòld. Claire rivelava d’essere a conoscenza dei maneggi sessuali tra le due coppie. E sapeva di più. E cioè che tra Jef e Loretta la cosa era andata oltre, con un rapporto che avevano mantenuto nella clandestinità. Ma la parte più sconcertante della lettera riguardava la famigerata alba nel bosco. Claire premetteva che era stata Eliane a raccontarle tutto.
La sua versione dei fatti era che quel mattino, nella radura, Loretta non era arrivata da sola. L’alterco con Leopòld era stato violento, lei aveva avuto una crisi isterica ed era svenuta. A quel punto Jef era uscito allo scoperto e aveva sgozzato Theroux. Claire non ometteva di ricordare che Jef era mancino. Quando Loretta si era riavuta si era ritrovata a terra, accanto al cadavere di Leopòld, con un rasoio in mano e Jef, inginocchiato accanto a lei, che le diceva "Che cosa hai fatto !".
 Dino Fabbri si stava chiedendo perché Claire avesse deciso di rivelare tutto questo proprio a lui, addirittura con una lettera, che avrebbe potuto essere definitivamente compromettente.
Lei concludeva con un tono di contrizione. Si diceva incapace di tollerare più a lungo una situazione di quel genere, compresi gli obblighi di profondo affetto che la legavano ad Eliane, che peraltro accusava, neppure troppo velatamente, di complicità nell’omicidio. Concludeva invitando Dino a fare di quella lettera l’uso che riteneva più opportuno.
Quella conclusione era la cosa che lo disturbava di più. Tutta la lettera suonava male, ma il finale era dannatamente sgradevole. Pareva che Claire fosse sicura che lui, con la lettera in mano, sarebbe corso da qualche parte a suscitare un nuovo vespaio.
“Non contare su di me “ mormorò fra sé. Appallottolò i fogli e li gettò indietro, a rotolare sul fondo del bagagliaio.


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