venerdì 14 ottobre 2011

MAPPE CATASTALI 2 (Speedy)


Picchiate di rondoni chiassosi
che cabrano veementi al campanile.
Frulli d’ali – come disegni
d’un sillabario d’infanzia accoccolata
in un ricordo lontano – che passano
con sibilo sordo,
in formazione,
sullo sfondo del cielo,
celeste come un pigiama,
che si appresta a imbrunire.
Una nuvola,
aranciata da un riflesso tenue,
- un passo d’addio -
sfilacciata come un fumo di legna,
cicatrizza
lo sfregio netto della scia di un jet.
Sfrecciano e risfrecciano,
forsennati,
i rondoni,
poi tacciono.
S’improvvisa un silenzio che commuove
prima che passi un’auto,
rintocchino le ore.
Un’ovattata voce di telegiornale
di tra le case sale.
Abbaia un cane.
Sto pensando a un amico che ho lasciato,
per debole orgoglio,
da un tempo irrimediabile.
Scoprir d’aver fatto del male
dà un affanno impotente,
che si sporge al passaggio,
mai afferrato,
che cambia la sera in notte.
Assopirò l’essermi visto
per quel che avrei voluto
saper non esser stato
nella stanza d’attesa
tra la notte e domani.
A fissare negli album
quanti più ieri saprò senza mentire.
Come un bambino solo
con le sue figurine.

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