lunedì 24 ottobre 2011

CONTINUANO I RITROVAMENTI

Cerchi una cosa e ne trovi un'altra - delle altre, per l'esattezza - e questo è un fatto che, negli ultimi tempi, si sta ripetendo con una certa costanza, soprattutto per quanto riguarda il materiale per il blog. 
Ovviamente non è che mi fossi dimenticato di certi lavori, di averli realizzati intendo, ma esulavano dall'idea di essere utilizzati in qualche modo per questa interminabile retrospettiva. Che tra l'altro risulta interminabile ora, ma alla partenza non era così, anzi, mi ero semplicemente riproposto di utilizzare i racconti di "Whittling" consapevole del fatto che difficilmente avrei trovato un editore interessato, con il sospetto che non avrei poi avuto altro da postare, e invece...
Nella scatola di masters DVCAM n° 2, accanto al trailer dell' "Altra metà del cielo", c'era un nastro con "Il volo del falco" con tanto di making e un intervista a Telemontecarlo.
Si tratta di un documentario di venti minuti girato nel 1987, il proseguimento e il coronamento de "La fine del sentiero di guerra", il mio primo documentario, stesso protagonista ritrovato quattro anni dopo, montagne, cavalli, la comparsa di una figura femminile.
Era un'occasione ghiotta di forzare la mano nella direzione che desideravo per me, quest'idea di metawestern contemporaneo, appartato e crepuscolare, e forse ho voluto metterci dentro troppo, ma soprattutto l'ho fatto per una produzione - Ipotesi Cinema - proiettata verso tutt'altro, ansiosa di testimoniare la contemporaneità, di misurarsi con un'idea di Cinema che faceva riferimento a Rossellini e non certo a John Ford.
Quando l'ho presentato in copia lavoro, in moviola a Bassano, li ho avuti tutti contro. Poi, siccome era impossibile affermare che fosse brutto, a malincuore lo hanno inserito tra i film da mettere in onda su Raiuno, che allora non era la merda di oggi, anzi.
Però la mortificazione di quei primi momenti si è indissolubilmente legata al mio ricordo del film. Ho come rimosso il tempo della lavorazione e il fatto che, nel  1988,   fosse stato selezionato per il Festival della Montagna di Trento.








Mi era rimasto un ricordo vago del consenso e allora sono andato a scartabellare nell'archivio cartaceo e ho trovato...




...non solo che era stato segnalato dalla giuria del Festival





...ma che quattro mesi dopo ricevevo un'offerta che avrebbe dovuto polverizzare il mio sentimento di disagio nei confronti di quel film







...senza contare l'inserimento nella rassegna organizzata da Casa Cini, a Ferrara, annunciata anche con un folder pieghevole e dentellato di cui una parte diventava cartolina postale, e che mi ritraeva in una foto di scena. Quante ne ho spedite di quelle cartoline...





  

...ma non è bastato. 
Malgrado tutto questo "Il volo del falco" è rimasto - per me - accampato in un limbo di questioni non risolte, e quindi dimenticabili.
Adesso ho montato dei frammenti del lavoro alternati a sequenza del making. 
A un certo punto c'è pure, parecchio spappolata, una pillola dell'intervista a TMC, che deve risalire al 1989 (nel 1988 avevo girato, con Mauro, Silla e altri cavalieri "Sulle orme di fantasmi cosacchi", il terzo film).
Alle domande rispondo sussurrando con un fil di voce, artefatta dalla timidezza, con affermazioni non corrispondenti al reale. 
Solo una pillola, perchè quelle che dico dopo sono vere e proprie bugie e mi imbarazza risentirmi, così non ho montato il resto, perchè quando Castenuovo mi chiede se io vivo come loro io rispondo che l'ho fatto, ma che ho dovuto smettere e che ho nostalgia di quella libertà, mentre in realtà ero l'unico a sapere che la mia stagione con cavalli e montagne era stata una "stagione all'inferno".
Nel racconto "Cavalli", nel post del 23 gennaio, la storia c'è tutta.
Insomma non c'è niente da fare, possiamo fare di noi qualcosa solo a partire da quello che gli altri hanno fatto di noi.
In ogni caso questo - che non si può definire davvero un ritrovamento, perchè ce l'ho sempre avuto sotto gli occhi, sapevo che c'era, evitavo soltanto accuratamente di riesaminarlo - adesso è qui.
  
 


E, alla fine, tutto quanto alloggiava nella memoria come un'improba faticaccia emotiva si è rivelato un ricordo normale, tranquillo, senza soprassalti nè in un senso nè nell'altro, una cosa successa e basta.
Il blog, come sospettavo, sta rivelando un suo aspetto terapeutico.
Meglio tardi che mai.











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