"...Di quei giorni di Parma del '72 con Giorgio restano pochi ricordi. Nottate di partite a poker a casa di Alberto Mochetti, un tipo buffissimo, di Milano, che imbandiva cene raffinate in una casa gremita di mobili di antiquariato, quadri, tappeti persiani, frammenti etruschi, argenteria...apparteneva ad una famiglia decaduta, si era preso la sua parte e ogni tanto vendeva un pezzo.
Soffriva di nictalopia. Se uscivi con lui di sera c'era rischio di perderlo, perchè non ci vedeva ma era anche, diciamo, intraprendente.
Ricordo una notte, durante una seduta spiritica - perchè era anche parecchio esoterico - si è preso un tale spavento per un tavolo che si era messo a ballare facendolo cascare dalla sedia, che era corso fuori di casa, e poi in strada si era smarrito, insomma abbiamo dovuto cercarlo per un po'.
Giorgio rideva come un matto, e anch'io.
Mangiavamo in una locanda dietro piazza Garibaldi, ad un tavolo di fuoricorso e fuorisede.
Quando poi lui se ne è andato io ho cambiato giro, gradualmente ma inevitabilmente, c'era il richiamo del Movimento, insomma, alla fine restano dei pezzi di carta ma dentro c'è tutta la vita, anzi tutte le vite..."
Mangiavamo in una locanda dietro piazza Garibaldi, ad un tavolo di fuoricorso e fuorisede.
Quando poi lui se ne è andato io ho cambiato giro, gradualmente ma inevitabilmente, c'era il richiamo del Movimento, insomma, alla fine restano dei pezzi di carta ma dentro c'è tutta la vita, anzi tutte le vite..."
"...si era messo con Rossella e per lei Parma era fuori dai suoi progetti. Voleva andare oltre, anche troppo, forse era già un po' invischiata in giri balordi...insomma non so, sta di fatto che da un giorno all'altro Giorgio ha mollato tutto, università, casa, amici - quelli di Parma, intendo - ed è sparito.
Il resto, come dicevo, sono pezzi di carta che mi stanno a cuore come amici perduti, appunto. Mi capita di scrutarli come a volerci riconoscere un segno ulteriore, che mi sia magari sfuggito finora. Mi intenerisce le sua brutta calligrafia, come se fosse un segno del suo avanzare a fatica ma impavido e incosciente...sono cose che, se non hai voluto bene a persone del genere, è difficile capire, o forse sono io che non mi so spiegare."
...questo è stato l'ultimo biglietto d'auguri, elaborato con
un ritaglio di giornale, di quando loro stavano, mi pare,
a Lerici...
...poco prima era arrivato un annuncio...
...sul timbro si riconosce la data, 21 novembre 1973.
Questo significa che Simone, che non ho mai visto, ha
37 anni ed è orfano da quando ne aveva venti...
Nei diari ci sono molti frammenti di episodi che riguardano le nottate parmensi, i passaggi all'università, nomi di persone che persino Pit stenta a ricordare chi fossero "...e poi - dice - per chi l'ha conosciuto queste poche parole bastano, per i miliardi di altri che mai sapranno di lui le pagine dei miei diari sono carta straccia..." Ma, allora, io che cosa sto facendo ?
Pit dice che STO facendo. Che ancora non sappiamo dove andremo a finire ma che stiamo costruendo qualcosa. Sarà...
"...e allora preferisco ricordarmelo così, il vecchio Giorgio. Qui siamo al Miravallino, a Sauze d'Oulx, la notte di capodanno '72/'73...però, a dire il vero, io non c'ero, non so come mai ho questa foto, credo di essermela fatta dare non so da chi perchè oltre a Giorgio e a Ugo Dominici c'è tra loro Lauretta Rognoni, milanese e, soprattutto, mio primo amore adolescenziale, risalente all'estate del 1964 a Noli, e di cui sicuramente prima o poi parleremo...comunque, dicevo, Giorgio per me e questo qui, con la salopette di jeans, gli stivali da cow boy che ci eravamo comprati insieme e quell'aria fischiettante di cuorcontento.
...Ho cominciato a rivederlo, per caso, ogni tanto, dopo il mio ritorno a Torino nel 1983. La magia dell'amicizia fraterna si era dissolta, il suo lungo periodo di dissolutezza un pochino incideva nel nostro essere guardinghi l'uno con l'altro...però mi faceva piacere avere l'impressione che fosse piuttosto sereno.
Spero che l'ultimo periodo della sua vita sia stato generoso...stava con Gail Cochrane ed erano una bella coppia, almeno secondo me, e forse l'inferno era alle spalle, non so...so che il 22 dicembre del 1994 ho incontrato per caso Fabrizio Ferreri che mi ha detto "Giorgio Mussa è morto".
Così come, quest'estate, 2010, ho visto dopo anni Valeria Grattarola altra persona di cui sarà impossibile non parlare, le ho chiesto tra le altre cose di Fabrizio Ferreri e lei ha risposto "Ma Pit... Fabrizio è morto".
In tutte e due le occasioni ho chiesto con impeto irrazionale, come se si fosse verificato l'inattuabile " Ma come ?" e curiosamente tutti e due hanno abbozzato un mezzo sorriso, alzato le spalle come a dire "Ma che domande fai ?" e hanno risposto "Eeh, sai, ha fatto tante cazzate..." quindi è chiaro, di cazzate si può anche morire.
Di cazzate nn si muore si muore di malattia. L'Aids è una malattia nn una cazzata e purtroppo Giorgio è morto 2 anni prima del triplice cocktail che ha salvato la vita a tantissime persone. Il virus l'ha preso nell'82 prima che ci mettessimo insieme nel novembre 82 e sono stufa anzi ARCISTUFA di questa dietrologia: Giorgio nn è morto di overdose ma a causa di un virus maledetto che ha mietuto vittime come la peste di manzoniana memoria. Giorgio era solare e io mi ritengo fortunata di essere stata la sua compagna e moglie e di avere allevato i suoi figli. Non solo Simone, figlio di Rossella, ma Jacopo che era nostro e anche Andrea e Nicola, miei, a cui ha fatto da padre.
RispondiEliminaGail Cochrane compagna di sogni e di vita di Giorgio Mussa