domenica 26 marzo 2017

TURIN D'ANTAN 13





Non mi è mai piaciuto il Carnevale, mi ha sempre fatto tristezza ma c'è stato un periodo - durato qualche anno, credo - che ho partecipato.
Dal momento che, al contrario, mi è sempre piaciuto il travestimento è sicuramente stato tramite questo mio vezzo che mia madre riusciva a trascinarmi il Piazza Vittorio, che negli anni '50/'60 era il luogo deputato per il carnevale torinese.
Mi aveva fatto confezionare da una sarta e da un calzolaio uno spettacolare costume da moschettiere dopo aver rilevato il mio apprezzamento del libro di Dumas. Ero provvisto anche di fioretto in plastica e formidabile cappello di feltro ornato di una piuma di struzzo gialla.
Bardato in tal guisa davanti allo specchio potevo giocare per ore ma mia madre aveva deciso di esibirmi, così è iniziata la fortunatamente breve stagione dell'andare in Piazza Vittorio a carnevale.
Quel costume c'è ancora in qualche baule in mansarda, a Rueglio, e proprio nei prossimi giorni che andrò su per svuotare la casa finirà nella spazzatura. Bisogna che lo fotografi, perchè purtroppo non ho immagini di quel periodo, l'unica che ho trovato e leggermente posteriore e in tutt'altro costume.




Dicevo di Piazza Vittorio. 
Nelle immagini di quegli anni si sente ancora un sapore di dopoguerra cui l'allegria perennemente forzata del carnevale non conferiva spensieratezza. Certo io allora non ero in grado di percepirlo, però per istinto infantile mi faceva tristezza, non vedevo l'ora di andarmene.
Perchè se è vero che mi piacevano i travestimenti ero anche spaventosamente timido, e sentirmi addosso lo sguardo curioso della gente che si ritrovava di fronte un perfetta miniatura di D'artagnan era un tormento.
La stagione inoltre non aiutava.



   








Nessuno dei baracconi o delle giostre mi pareva invitante, la loro miserevole provvisorietà mi rendeva malinconico. Eppure li ho provati tutti: sono tornato a casa con un sacchetto di plastica trasparente pieno d'acqua in cui nuoticchiava un disperato pesciolino rosso che, immancabilmente, moriva dopo pochi giorni malgrado fosse stato travasato in uno spazio più agevole e alimentato in modo appropriato, mi sono misurato sull'autoscontro con dei coetanei o poco più grandi assalitori forsennati, che cercavano l'urto che potesse farti male, guidati da un istinto ancestrale che mi ripugnava e da ultimo - perchè non vale la pena di render conto di angosce da ottovolante o sferraglianti montagne russe - ho un ricordo molto preciso di una volta che ero salito  su una giostra con Mariella Buratti...










...io non ho mai avuto faciltà nell'affacciarmi sul vuoto, eppure fino a quel momento non ero incorso in particolari incidenti a riguardo.
La giostra era una specie di polipo alle estremità dei cui tentacoli ballonzolano esigue navicelle a due posti, sul genere di quella che si vede qui sotto in basso in una Piazza Vittorio notturna...






...la giostra  si sollevava lentamente ad un'altezza imprevista e iniziava a ruotare sempre più velocemente, ma anche le navicelle ruotavano su se stesse e in sovrapprezzo erano munite di una specie di mitragliatore che grazie a qualche misterioso congegno elettrico permettevano di "colpire" le altre navicelle in duelli aerei. Chi perdeva veniva fatto atterrare. 
Fine del giro. Per i fortunati.
Mariella per quanto fosse una bambina mia coetanea brandeggiava la mitragliatrice con perizia da mercenario, io per parte mia nell'oscurità del pomeriggio inoltrato, consapevole della distanza dal suolo, stordito da tutto quel roteare, ero stato colto da un attacco di paura, scivolavo sempre più verso il fondo dell'abitacolo senza riuscire a tenere gli occhi chiusi ma senza il coraggio di tenerli aperti, terrorizzato all'idea che Mariella abbattesse tutti gli avversari e che ci sarebbe toccato un ulteriore giro gratis.
Fortunatamente non accadde, e da quella volta Piazza Vittorio è uscita dal mio panorama fino al 1983, anno del mio guardingo ritorno a Torino.
In quelle giornate, descritte in parte nel post del 15 gennaio 2011 "Whittling - Guardia medica" avevo iniziato una specie di flanerie che contemplava nei miei percorsi via Po, visto che ci abitavo, protetto dai portici che proseguivano in Piazza Vittorio con la quale mi ero facilmente riconciliato
Una Piazza Vittorio che a volte poteva anche essere splendidamente così...



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