domenica 3 giugno 2012

misteri di Parigi




Qualche giorno fa Laura ha ricevuto l'invito a scrivere un  breve racconto per un blog letterario.
Il tema è il cimitero del Père Lachaise.
L'invito a far parte di questa silloge è stato esteso anche a me, non so se in ragione dell'esser consorte della più illustre J. J. o per meriti personali, sta di fatto che immediatamente ho pensato a "Khir", racconto lungo ( postato il 27 giugno 2011) all'interno del quale c'è una parte ambientata, per l'appunto, al Père Lachaise.
Devo ricordare che io ho un debole per i cimiteri. Ci trascorro volentieri del tempo, li visito con miglior disposizione d'animo di quella che riservo ai musei. 
Mi vengono in mente almeno cinque tra i miei documentari in cui un cimitero compare come location significativa.
Il Père Lachaise è uno dei miei preferiti, quindi l'offerta mi ha sollecitato a ripensarlo, e dal momento che mi gingillo con l'ingiustificata convinzione di padroneggiare il mio trascorso con ineluttabile documentazione, formulando rievocazioni con albums di scrapbooking, foto, filmati, supporti cartacei di vario genere, diari, questo stesso blog, ho deciso di ricostruire il momento in cui al Père Lachaise ci sono arrivato per la prima volta.
A questo punto c'è stata la rivelazione dell'ardita fragilità del mio rievocare.
Partiamo da una fotografia.





Questo sono io, siamo al Père Lachaise, ma io e chi ? Chi ha immortalato l'immortalante ?
Ricostruirlo è stato di una laboriosità avvincente e frustrante allo stesso tempo.
Intanto la datazione.
Nulla di annotato sul retro, nessuna possibilità di verifica sulle mie agende perchè proprio a ridosso del cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta io non tenevo conto di quasi nulla. Niente planning, niente segnalazione di spostamenti, proprio in un periodo di mobilità compulsiva.
Nella mia visione a posteriori, tra l'altro, mi sono allineato sempre più con il convincimento che, dopo il mio ritorno da Londra e l'incassata sconfitta esistenziale dei trent'anni, io mi fossi ritirato in eremitaggio in quel di Biaulì in stato di comatosa immobilità.
Non era così, non esattamente. Ero tornato da Londra tra febbraio e marzo del 1980.
Nella mia ricerca ricostruttiva ho trovato una busta.






Il timbro postale permette di decifrare che siamo nel 1980 ma il mese è illeggibile.
Nella busta una letterina amichevole.







Sull'altra facciata del foglio, ci sono nome e cognome del mittente con numeri di telefono etc.
Raffaella N. che scrive da Milano.
Nella lettera le ultime due righe sono un'epifania: ecco da dove arriva la mia foto al Père Lachaise.
Da una diapositiva scattata e spedita da una ragazza di cui non ricordo nulla. Che mi chiede se ho ancora in progetto di girare un film a Londra, e se riuscirò a realizzare un libro sul cimitero. Io ?
In soccorso c'è che, con la sua lettera, ce n'è un'altra, oltre che la ricevuta di un hotel e una mappa proprio del Père Lachaise.
Il 14 luglio di quello stesso anno sarò di nuovo a Parigi (magari lo metto nel prossimo post) e ricordo tutto di quei giorni, come ho fatto allora a dimenticare ogni cosa, ma proprio tutto di una Parigi di forse appena tre mesi prima? Ci sarà un motivo ? Un'urgenza di rimozione ? Non ne vedo la ragione, eppure...
Andiamo con ordine.
La ricevuta dell'hotel California data il mio soggiorno dal 30 aprile al 5 di maggio. L'hotel, all'epoca, era uno dei miei preferiti, a due passi dai luoghi canonici del Quartiere Latino, fin qui ci siamo, ma per il resto, buio.







Passiamo all'altra lettera, che in realtà è un biglietto d'auguri natalizi. Arriva da Roma. il mittente è un'altra ragazza: Ari B. 
Neppure di lei ho ricordo, ma un lumicino mi dice che lei e Raffaella erano amiche. Ma come le ho conosciute ?







Rileggendo questi brevi messaggi ho la sensazione di aver a che fare con persone che mi erano simpatiche, che mi erano piaciute. Come è possibile che siano scomparse dalla mia memoria ?
Passo alla mappa. E' del Père Lachaise. Avevo sottolineato i nomi di coloro che intendevo visitare.






Ecco forse la ragione della domanda di Raffaella, che era certamente con me quel giorno, lei a scattare la diapositiva di cui fa cenno nella sua lettera. Quindi  in uno dei miei sogni ad occhi aperti vagheggiavo di realizzare un libro sugli ospiti del Père ? Può essere...
In "Khir" descrivo il periplo necrofilo più o meno esattamente quale era stato nella realtà, tranne che per il finale.
Sul retro della mappa ci sono appuntati numeri di telefono e un indirizzo, che sicuramente ho scritto con la mano sinistra.
( fretta ? destra occupata ?)





Gli appunti aprono un altro spiraglio, perchè riguardano Keith R.
So di averlo incontrato, di aver intrattenuto con lui conversazioni, forse esternazioni di progetti cinematografici, ho la vaga memoria di un tipo simpatico. Che facesse il produttore indipendente sono sicuro. Chi mi avesse messo in contatto con lui, mistero. 
Indirizzo e numeri di telefono sono probabilmente parigini. Però mi pare che la sua base fosse a Londra.
E quindi anche la domanda, sempre di Raffaella, a proposito di un film da girare a Londra, forse è ascrivibile a qualche mio strampalato progetto che l'incontro con Keith mi aveva concesso di accarezzare.
E poi, dagli e dagli, sono riuscito - senza la certezza di essere nel vero - a rivedere il trait d'union tra me e Raffaella e Ari.
Sono quasi certo che fosse Vittoria J.






Queste foto gliele avevo fatte io nel '75.
A distanza di cinque anni lei studiava a Parigi. Non è che fossimo particolarmente amici ma io, girovagando,  riesumavo contatti con noncuranza. 
Ari e Raffaella dovevano essere amiche sue, forse compagne di corsi di lingue in qualche istituto per rampolle di buona famiglia. 
Vittoria era simpatica, le sue amiche ho la sensazione che lo fossero altrettanto. Gentili, disponibili.
E quando ho fatto un poco di luce su questo momento parigino che si era acquattato nell'oblio ecco che salta fuori un altro dubbio.
Come racconto in "Un mestiere" (terza parte - 1981/1983 post 3 febbraio 2011), a Parigi ho incontrato Matilde B., figlia del corrispondente di uno dei principali quotidiani italiani. 
Mi pare che ci fossimo conosciuti a Parma, di dove era originaria la sua famiglia.
A casa sua a Parigi era in compagnia di un'amica, Silvia J., anche lei figlia di giornalista di rilievo. 
Ricordo vagamente che non si era trattato che di qualche ora, un pomeriggio. 
Le ritroverò a Roma poco più di un anno dopo e si verificherà l'episodio che descrivo in "Un mestiere".
Ma quell'incontro parigino è avvenuto in quei primi giorni del maggio '80 ? Chi sa...però un giorno potrei incontrare o Matilde o Silvia e provare a chiederlo. Nella vita non si sa mai...






Con le lettere e la mappa c'è anche questo cartoncino.
Anche di questo ho perduto - o rimosso - memoria, ma in quei giorni devo essermi presentato anche all'allora famosissima IDHEC, forse in un tentativo di recuperare un ruolo da studente...questo però, davvero, non lo saprò mai.
Resta il fatto del Père Lachaise. L'innesco di questa rivisitazione un poco sghemba.
Avrei voluto, allora, farci qualcosa ?
Restano delle fotografie come di un sopraluogo scattate quel giorno con Raffaella.










    








una sconosciuta






La lapide della Piaf e Sarapho prima che venisse eliminata
la lapide, trafugata troppe volte.


Abelardo e Eloisa





...e l'inevitabile Jim Morrison...






...che, nel corso degli anni, mi risulta abbia subito parecchie variazioni...


E così siamo arrivati in fondo anche a questo volta. Ho sempre paura di perdere il filo e incasinarmi.
Vabbè...
Raffaella, Ari, Vittoria, Keith, Matilde e Silvia chissà dove sono e cosa fanno. Però è stato bello passare il tempo di questo post in loro compagnia.
Temo che avesse ragione Ionesco quando faceva dire ad uno dei suoi personaggi "Sepellisco il mio passato per evitare che lui sepellisca me". 
E per ciò che concerne il racconto credo che lascerò perdere...

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