venerdì 24 febbraio 2017

TURIN D'ANTAN 4








Corso Orbassano è quello a destra del palazzo centrale, con i balconi curvi.
Sulla destra due edifici. Il più basso, con tendone, sparirà per lasciar posto...







...al condominio del bar Casalegno. 
Il palazzo di fronte, quelle con i balconi d'angolo, invece sopravvive, come si può desumere da un raffronto con l'immagine precedente.
La parte del corso che mi interessa è però dall'altra parte...







...qui in tempi decisamente precedenti ai miei, che erano quelli dalla metà alla fine dei '60. Più o meno questi...







All'aiuola centrale è subentrato un distributore di benzina Petrol Caltex. Allora erano frequenti i distributori nel centro della città.
L'edificio basso sulla biforcazione tra il corso e via Piazzi è lo stesso. In tempi lontani era un bar dove capitavo di frequente...





...e oggi è così...










Da adesso in avanti occorre munirsi di immaginazione.
Procedendo, sempre sul lato sinistro, c'era una pizzeria piuttosto dimessa, cui si accedeva salendo alcuni gradini: tavoli di formica, luci al neon. 
Ci capitavamo alla fine di certe domeniche inconcludenti dopo aver bighellonato nei dintorni, ma va detto che la farinata era strepitosa.
Dopo la pizzeria si apriva un cortile e in quel cortile c'era l'officina di Mirimin, sublime meccanico di motociclette.





Paolo Drago, allora nella scuderia




 Aldo Mirimin ancora attivo



Poco più avanti, sull'angolo con via Cristoforo Colombo (o via Vespucci ?), c'era "Alla città di Torino", un negozio di abbigliamento classico stipato all'inverosimile di merce, gestito da un bell'uomo gay, che riusciva a praticare un eccellente equilibrio qualità/prezzo.






Subito dopo c'era un negozio di dischi. Pecol.
Nell'estate del '67 una commessa di Pecol che si chiamava Margot era capitata non so come a Rueglio per un giorno. 
E neppure so come fossi riuscito a finire con lei, che aveva qualche anno più di me - io in quell'estate ero un sedicenne  sprovveduto - in un fienile a pomiciare.







Ricordo che è accaduto, saprei addirittura tornare a quel fienile che era in cima al paese, ma non mi resta nient'altro, anche scrutare la cartolina è poca cosa, non resta che andare oltre...

  

 



Qui siamo in controcampo, il distributore  Petrol Caltex fa da riferimento. 
Laggiù in fondo si intravedono gli alberi di Corso Einaudi e sull'angolo a sinistra dell'incrocio tra i due corsi c'era - e forse c'è ancora - Binello concessionario, dove avevo comprato il mio Motobi Mini Bike.







Accipicchia ! Ho scoperto solo adesso che non si chiama più Corso Orbassano ma Corso Alcide De Gasperi, ma pensa un po'...


 




Comunque, concludendo, anche per questo post un passaggio su "Whittling - Sei giorni fuori strada" del 28 novembre 2010 può risultare di complementare efficacia.




7 commenti:

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  2. Notarelle di un pignolo.
    Piazza Carlina (Turin d'antan 3) è stata negli ultimi anni sconvolta dai lavori di costruzione di un parcheggio sotterraneo, il penultimo della serie Chiampa-Fassino (dopo di questo c'è ancora quello di c.so Galileo Ferraris, che speriamo sia l'ultimo in assoluto). Volevo allegarne una foto, ma siccome coi computer sono un po' imbranato non lo so fare. Leggo comunque che "nel Gennaio 2017 il parcheggio sarà consegnato e la piazza potrà tornare al suo splendore". Non so se sia vero poiché sono molti mesi che non mi capita di passare di lì. Nell'edificio che si intravede sulla destra in una delle foto c'era effettivamente un cinema (Orfeo). Come molti altri fece tutta la trafila Totò-Franco e Ciccio-Ercole contro Sansone-Django-erotismo alla Carmen Villani supplente/infermiera ecc, per finire trionfalmente col porno. Anche se ci passavo davanti due volte al giorno (lavoravo lì dietro, in via principe Amedeo) non saprei dire con certezza quando chiuse, credo, negli anni '90.
    Il bar alla biforcazione via Piazzi-c.so De Gasperi (già Orbassano) si chiamava Canonico. Credo che i tramezzini che mangiavamo a sbafo fossero più numerosi di quelli che pagavamo. Quando ero già "grande", e quando non abitavo già più in c.so Einaudi (quindi dopo il 1970), dietro gli alberi che si vedono in una delle foto, qualcuno mi disse che nottetempo nella sala sotterranea si tenevano interminabili partite di biliardo (a soldi) i partecipanti alle quali potevano essere visti uscire stravolti (e spennati) alle cinque-sei di mattina. Probabilmente il titolare guadagnava su quello, e poteva permettersi i tramezzini mangiati a sbafo.
    Infine, risalendo c.so De Gasperi (già Orbassano) da Canonico verso il l.go Orbassano (tuttora Orbassano), prima c'era Mirimin e,subito dopo, la pizzeria che, come molti esercizi di quel genere nella Torino di allora, era tenuta da un Toscano (Ciacci?). Ricordo anch'io che, più che pizza, si ordinava farinata.
    Paolo

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    1. Ciacci ,Canonico, bravissimo !
      Forse tu no ma io mi ricordo bene di te, credo che fossimo verso la fine degli anni '60 e mi sembra che ci fossimo conosciuti alla Rotonda.
      Il seguito è nebbia, qualcuno poi mi aveva detto che eri passato alla sinistra extraparlamentare, ma si era già nei '70 e io avevo lasciato Torino per una prima volta. Mi ricordo che mi facevi ridere, avevi un bel senso dell'umorismo e dalle cose che scrivi mi pare che tu l'abbia conservato.
      Grazie per le preziose delucidazioni.
      Pit

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  3. Be', visto che ho bazzicato un po' sul tuo blog, ricco di narrazioni ed immagini, sarebbe un po' strano che non mi ricordassi di te. 'E invece più misterioso (almeno per me, naif della navigazione nel cyber-spazio) come tu mi abbia subito individuato. Ma forse il cyber-sistema ti ha svelato anche il mio cognome, che mi sarebbe piaciuto, almeno per un po', tenere celato, così per gioco.
    Se la prima volta che ci siamo visti fossimo alla Rotonda piuttosto che sul viale di c.so Re Umberto angolo c.so Vittorio piuttosto che a "La Mandia", proprio non saprei.
    La segnalazione circa il mio "passaggio" alla sinistra extra-parlamentare è storicamente vera (oddio, forse tirare in ballo la storia per un così insignificante episodio è un po' troppo). Fu comunque un'infatuazione abbastanza breve, ed è quindi fin possibile che, quando ti arrivò la notizia, fosse già passata. Le convinzioni di fondo, invece, quelle no, quelle son rimaste.
    Grazie per l'apprezzamento dell'umorismo, soprattutto perchè vuol dire che 35 anni o giù di lì di scrivania non l'hanno spento del tutto! (o forse i successivi 4 anni di tranquillo pensionamento l'hanno un po' resuscitato).

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    1. Eh sì,in testa ai commenti ci sono nome e cognome data e persino ora ! Alcuni usufruiscono di un nickname o si celano dietro un unknown ma mi sembra di aver capito che non è un settore che ti si attaglia.
      Comunque meglio così.
      La Mandia ! hai risvegliato un altro ricordo assopito !
      E dimmi, che lavoro facevi ? Ti è rimasto qualche amico della nostra epoca ? Io non vivo più a Torino da molti anni e credo sia per questo che ci torno con i post e con lo spirito di un archeologo sentimentale. Ma devo ammettere che la ricerca del materiale e la sua elaborazione mi piacciono molto, se poi diventano messaggi in bottiglia per chi in quei tempi c'era allora, come nel tuo caso, sono davvero contento.
      Stammi bene.
      Pit

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    2. Presa una laurea in Biologia, ho fatto il direttore di una Riserva naturale della Regione nelle Alpi Marittime, poi, tornato a Torino il funzionario alla Tutela Ambiente (che, ahimè, non tutelava mica tanto, ma questo è un altro discorso). No, di amici di allora non vedo più nessuno, anche perché, come già si è detto, a inizio anni '70 cambiai completamente "giro". L'unico che avevo ad un certo punto ritrovato (Franco del Guerra, uno alto alto, soprannominato "capo", aveva un Guzzi), se n'è poi andato per sempre nel '99.
      Spero stia bene anche tu.
      Paolo

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    3. Deve essere stato bello in una riserva natirale sulle Alpi Marittime.
      Franco Del Guerra non riesco proprio a ricordarlo.
      Sì, sto bene, compatibilmente con la mia sindrome autoimmunitaria che mi ha procurato un sacco di rogne - forse hai letto qualcosa sul blog - negli ultimi anni. Però, saranno anche gli antidepressivi, la psichiatra e la psicologa che mi seguono, sono di umore positivo. Detta così sa un pò di avaria, e in parte lo è, gli interventi hanno ridotto la mia mobilità e sono stato costretto a smettere il mio lavoro che ero convinto avrei perpetrato fino alla fine e che mi piaceva e divertiva. Così sono anch'io in pensione (risibile) leggermente disabile ma allegro.
      Pit

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