domenica 19 luglio 2015

PLATTI quattro




Bene, è venuto il momento di accomiatarci anche da Platti riprendendo la segnalazione di Speedy.
Platti ha chiuso, fallito, vetrine sprangate, kaputt.








Nel frattempo  mi sono arrivate voci che parlano di una riapertura. Una riesumazione.
Torino è maestra nell'imbalsamazione del trascorso, mica per niente può vantare il secondo Museo Egizio al mondo.
Staremo a vedere.
Io mi limito a rievocare fantasmi di giovinezze decedute che, come tutte le giovinezze traguardate a fine percorso, malgrado non abbiano nulla di diverso e di meglio da tutte le altre, sollecitano, almeno in me, un entomologico piacere di sapore proustiano.








Questo era l'ingresso principale.
Sulla sinistra la vetrinetta che ospitava panini e tramezzini.
Andavo pazzo per il "primavera" ma in genere tutti quelli fatti con panini dolci ovali incontravano il mio gradimento.









 L'ingresso dal lato opposto.










Tra i tanti che riguardano la vita di quell'eterogeneo gruppo di frequentatori c'è un remotissimo episodio, risalente alla fine dei '60, che andava sotto il nome impegnativo di "scissione".
Ho una memoria confusa di quell'evento, rispetto al quale mi ero limitato a stare dalla parte di quei pochi che avevo in simpatia (ero un neofita). 
In mio soccorso è venuto Paolo (Drago) che essendosene andato da Torino all'inizio dei '70 ha una memoria precisa degli ultimi fatti che hanno contraddistinto la sua esistenza sabauda.
Mi ha fornito indicazioni accurate tramite una e-mail che avrei dovuto utilizzare per fornire una narrazione, ma mi pare che la sua sia perfetta così com'è.
Se vorrà che la cancelli lo farò, ma spero di no.





Platti dal '64 al '68


Un sabato di maggio del 1964 Marco Crotta, mio compagno di banco al Sangip, mi accompagnò pedibus calcantibus da Platti.
A quei tempi il bar era frequentato da due gruppi tra i quali vi era pochissima osmosi soprattutto per la differenza di età (1-2 anni allora sembravano una eternità ).
I più vecchi erano i blasonatissismi Ginatta, Bussei, Carello, Vitali, Minoli, Ubertibona ecc.
Quelli più giovani, diciamo "emergenti", erano Ceratto, Boggio, Marchisio, Ferrari, Ferreri, Ferrero, Merighi, Torello, Trinchero e molti altri, più gli osmotici Crotta e Rosenthal.
Fu scontato e fisiologico che i secondi si ispirassero al modello dei primi. 
Affascinanti, impeccabili, eleganti, con un tenore di vita molto elevato apparivano come modelli indiscutibili. Era sufficiente imitarli ( un po') nell'esteriorità e da grandi chissà ...
Gli emergenti cazzeggiavano tra Crocetta, via Lamarmora e Platti e ingessati in quei rituali sostenevano platoniche e brevi relazioni sentimentali con le loro omologhe.
Nel 1966 avvenne una copiosa transumanza di ragazzi dalla Cremeria (Roby Fiz, i fratelli Massimo e Bruno Martino, Ugo Zani, Marcello Zanini, Franco Nucci ecc.) ovviamente attratti dall' avvenenza delle ragazze che frequentavano il locale.
Ciò  provocò  nel gruppo degli emergenti un preoccupato scossone per il loro essere questi ultimi così diversi dall' inarrivabile modello che ingenuamente si ostinavano a seguire.
Spregiudicati, molto emancipati, sessualmente esperti e soprattutto trasgressivi, gli emigrati si insediarono nel nuovo territorio. 
Gli emergenti abbozzarono e, obtorto collo, li accettarono con rassegnata cordialità; percontro gli altezzosi blasonati, dall'empireo della loro privilegiata  posizione, non li cagarono neanche di striscio.
Anche non volendo fare pedanti riferimenti antropologici sui comportamenti ancestrali degli umani concernenti territorialità e possesso delle femmine, la vicenda si sviluppò proprio seguendo questo atavico copione.
Dimenticavo di citare un altro gruppo di ragazzini ai quali appartenevo: i cani sciolti. Amici di qualche emergente svolgevano la funzione di comparse più o meno gradite. 
Conscio dei miei limiti vivevo con celato disagio la frusrtrazione di un impari confronto. Infatti in quel periodo non azzardai alcuna mossa seduttiva con le ragazze plattine soprattutto per timidezza e inesperienza ma anche  perchè coltivavo, in un altro "territorio" lontano da quei seducenti competitori, un sentimento speciale.

Fui piantato da Cicci nel settembre 1968 per il fascinoso Giorgio Rosenthal uno stupendo ibrido tra emergenti e blasonati che fece subito suoi i nuovi spregiudicati metodi appena importati. 
Mi dedicai con la morte nel cuore e senza alcun trasporto alla collezione di fidanzatine platoniche finché fra le malcapitate toccò a Monica Buffa. Dopo forse due settimane di flirt Monica mi informò di alcune telefonate di Giorgio che si dichiarava  propenso a ritornare con lei.
Questo fatto ovviamente mi fece inbestialire sentendomi perseguitato da uno al quale solo un anno prima avevo parato il culo in un grave incidente motociclistico. Allora grazie a lui avevo perso l'amore della mia vita, la patente, la motocicletta e vedevo minata anche la possibilità di flirtare con chicchessia.
Un sabato pomeriggio a casa di Guia lo incontrai in compagnia di Cicci. L'alterco, anche se civile, fu durissimo e inevitabile.
Il fatto ebbe come conseguenza immediata la migrazione da Norman di un gruppo "scelto" di ex Cremeria solidarizzante con Giorgio. 








Ormai fuori di testa andai a cercare rogna nel loro nuovo ritrovo per rincarare la dose. 
Ovviamente i più facinorosi fecero quadrato attorno a Rosenthal impedendomi di parlargli. Fiz e Martino si distinsero per animosità, ma la presenza del grande amico Crotta mi lasciò basito. 
Mi era crollato il mondo addosso e fu in quel momento che lanciai a Giorgio un grottesco ultimatum: "Giorgio, ovunque dovessimo incrociarci, se dopo 30 secondi non te ne sarai andato, sarò costretto a cacciati a calci in culo".
Tutte le sere facevo il giro delle discoteche per cercare di incontrarlo.
Accadde una sola volta, al Whisky Notte. 
Gli indicai il quadrante dell''orologio e in un'attimo si volatilizzò  con l'amata. 
Mi sentii una merda non provando alcuna soddisfazione.
Invece parecchio compiaciuti, per la fortunosa migrazione di coloro che avevano occupato temporaneamente il loro territorio, furono gli emergenti che, per non smentirsi, non aprirono, come dici tu, alcun varco empatico nei miei confronti.
Quell' anno nevicò presto e complici anche le agitazioni studentesche mi rifugiai a Sauze dove al Miravallino trovai un po' di serenità.
La composizione del gruppo si resettò almeno temporaneamente.
Nuovi soggetti arrivarono, alcuni scomparvero come Rosenthal, travolto inesorabilmente dopo soli tre mesi dallo stesso processo selettivo che avevo conosciuto io. Il blasonato Vitali, con stile si intende, si era fatto avanti. Ubi major minor cessat.
Questo era il pezzo che ti mancava: del prosieguo sei il cronista ufficiale!


Con affetto   Paolo




Un resoconto impeccabile, e a proposito, ve la ricordate ?
Io a dire la verità non molto...





 Cicci V.




Per arrivare ad avere le prime immagini recuperate nel mio archivio bisogna risalire al '70, nel parcheggio sul controviale di fronte a Cetti, bar di cui sarà opportuno scrivere.










 Con Paolo Ferrando. 
La mia 500 blu sullo sfondo









Qualche fotografia in più ce l'ho riguardante la metà dei '70.
Qui sotto, sull'ingresso laterale che immetteva direttamente nel salone di fondo.





 Paolino Grossi sulla porta... (nella postilla Drago
segnala che si tratterebbe di Massimo Ferrero e
non di Paolino, e può essere)




...trattiene Valeria Grattarola




Fabrizio Ferreri con salone sullo sfondo
 e uno spicchio di Valeria in basso a destra




Ho notato che Fabrizio compare con una certa frequenza e in circostanze diverse come si avrà modo di notare anche nei prossimi post del "quarantennale".
Sullo spartitraffico tra corso Re Umberto e il suo controviale, proprio di fronte a Platti c'era un'edicola ed eccolo Fabrizio, in compagnia di Valeria.





aprile '76







Di fronte a quell'edicola Luca Remmert, Nico Nizzi, Gigi Pastore. Dietro di lui un solex, forse mio, forse di Fabrizio.
Sulla sinistra l'arco di portici dietro il quale c'è l'ingresso di Platti.








Luca Remmert, Gigi Pastore, Nico Nizzi, Speedy di spalle, Maurizio Ariaudo semicoperto.
Sullo sfondo, dietro la 126, Patrizio Simili.




 Anna Botta



Credo si fosse nel '75 o '76, come del resto nelle immagini nottetempo che seguono.









Buky Barberini, Danila Siravegna, Patrizia Canuto e Mapi Soffietti sullo spartitraffico che fungeva da parcheggio.






Lellina Guidotti e Danila Siravegna





Accucciati: Luca Lovera, Roby Oggero, Gianni Sarti
In piedi: Paolo Rolla, Riccardo Donna, Vincenzo Natta, Dado Rossotto





Poco dopo l'inizio degli anni '70 in mezzo alla privilegiata giovanile congerie aveva fatto capolino l'eroina, prima sommessamente e poi deflagrando.
Nessuna delle persone ritratte finora - ad eccezione di Fabrizio -  ne è stata vittima, ma sono stati in tanti, e tante, ad aggiogarsi.
Ed è qui che entra in gioco il bar Cetti.
Era un localino su corso Re Umberto poco lontano dall'aristocratico caffè Platti e  che al contrario di quest'ultimo era anonimo e dimesso, con una saletta con flipper e calcetto, panini mediocri, gelati confezionati, gestori ruvidi e indifferenti.
L'assedio di pushers e altri disperati credo sia iniziato da lì.
I "plattini" che nel frattempo si erano affiliati alla siringa o alla narice avevano subito un processo di democratizzazione perversa ma radicale. 
La feccia si mescolava alla crema e dettava in qualche modo legge e così i figli di papà familiarizzavano con prostitute tossiche e certe signorine di ottima famiglia fraternizzavano  con spacciatori cresciuti nelle case popolari della Falchera o delle Vallette.
Questo genere di relazioni era soprattutto serale ma poteva capitare anche di giorno di vedere qualche giovanottino cui nulla era stato negato fino ad allora pietire per una dose o venir brutalmente malmenato per un debito.
Quando me ne sono andato era ancora così. 
Anni dopo, quando sono tornato, da Platti non ci andava più nessuno, e del resto non ci sarei tornato io.
Così concludo questo davvero poco esauriente excursus con delle immagini scattate proprio di fronte a Cetti, nelle quali compaiono persone che, al contrario dei frequentatori notturni, hanno avuto una buona vita.




 Luca Lovera e Riccardo Donna





 Daniele Merighi, Davide Grossi di spalle, Speedy, 
Barbara Bossi, Patrizia Canuto, Roby Oggero




 Speedy, Angela Bergia, Roby Oggero




 davanti all'ingresso laterale di Platti
Lellina Guidotti e Pit





 Antì Stoppelli




Fabrizio Ferreri, Daniele Merighi, Davide Grossi,
Barbara Bossi, Angela Bergia,
Patrizia Canuto di spalle e Roby Oggero




 Luca Lovera




Lellina Guidotti e Riccardo Donna




Poi c'era qualcuno che ancora non sapeva che il suo viaggio sarebbe stato periglioso...





 Joe Zangelmi






 


Fabrizio



 








E da ultimo uno che già allora era fieramente tossicodipendente, Ugo Zani, molto simpatico, giovialone, con una sua dignità sorridente anche quando si avvicinava all'astinenza.
E' morto anni fa, se non ho capito male da qualche parte in America Latina, avventuriero alla deriva.





Qui Ugone seduto davanti ad una vetrina di Cetti
con la sua morosa di allora, della quale non ricordo
il nome - Chicca Cortino, grazie Daniela ! - ma che avevo conosciuto da ragazzini
ai giardini di piazza Adriano.









Si conclude così il viaggetto da Platti, che non ha significato perchè impossibilitato a restiture tutte le ore trascorse là, in amicizia e rivalità, in rabbia ed allegria, in entusiasmo e sconcerto.
Ai sopravvissuti, anche quelli che non capirò mai, una dichiarazione di cauto affetto.




2 commenti:

  1. 1)la ragazza con Ugo si chiama Chicca Cortino e lavora al club me in giro per il mondo
    2) Paolo Pastore e non Gigi!

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  2. 1)la ragazza con Ugo si chiama Chicca Cortino e lavora al club me in giro per il mondo
    2) Paolo Pastore e non Gigi!

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