mercoledì 21 settembre 2011

IPOTESI CINEMA

Mary e Daniele mi hanno fatto avere le fotocopie di alcune pagine di una pubblicazione che si intitola "Luci sulla città. Vicenza e il cinema". 
Le pagine, scritte da Mario Brenta, riguardano Ipotesi Cinema e sono corredate da quattro fotografie, due delle quali sono foto di scena di un mio vecchio cortometraggio del 1987, "Luce a cavallo".
Non ho idea del perchè della scelta di Mario, a parte il fatto che sono belle foto ( una in particolare era stata utilizzata per il manifesto del decennale di I.C., e contrariamente a quanto millanta la didascalia che l'attribuisce a Thierry Toscan, era stata scattata da Guido Salvini). Sono foto di lavorazione di un filmetto che apparteneva ad una serie realizzata da una decina di registi, e di cui si è fortunatamente persa traccia.
Quello che posso dire è che mi ci ero divertito a girarlo, e che molti della vecchia guardia erano presenti sia come troupe che come attori improvvisati, Mario compreso ( ed eccola, forse, la ragione. C'è anche lui, con quel cappellino che gli piaceva tanto, a fare la parte del direttore della fotografia M. Laszlo)
Qui di seguito metto un montato di frammenti misti di film e di making.





Voglio dire anche qualcosa riguardo a Ipotesi Cinema. 
Non mi sarebbe venuto in mente di aggiungere altro rispetto a quanto avevo scritto in "UN MESTIERE" e sarebbe stato meglio, perchè il commiato sarebbe rimasto sull'onda placida di un ricordo affettuoso, ma rispetto a quanto scrive Brenta la mia opinione è diversa. 
Ipotesi Cinema ha avuto un esordio magico e avvincente, la luna di miele è durata si e no due anni.
Il seguito è stata una lunghissima occasione mancata. Non è stata colpa di nessuno. Semplicemente si era promesso qualcosa che era difficile da mantenere, vale a dire fornire al Cinema Italiano nuove figure autoriali di statura particolarmente significativa. Non è accaduto.
Due cose mi meravigliano. La prima è che I.C. esista ancora, o che si regga ancora in piedi, per incomprensibili ragioni, un suo simulacro, la seconda è che uno come Mario Brenta si accolli la responsabilità imbarazzante di un tassodermista innamorato. Mi ricorda in modo inquietante il dottor Ara, che dopo aver imbalsamato il cadavere di Evita Peròn se ne invaghì, compromettendo la propria autorità e il proprio equilibrio.
Ammetto che c'è stato un tempo in cui l'esperienza è stata bellissima, e che ad alcuni di noi Ipotesi Cinema ha fornito gli strumenti per praticare un mestiere affascinante ed esplorativo. Ma è morta.
Morta da così tanti anni che quando abbiamo celebrato il decennale della sua nascita - nel '92 o '93, non ricordo - nell'aria c'era già un insopportabile odore di incenso, crisantemi e ceri funebri.
Quindi i pellegrinaggi sentimentali, quando non surrettizi, sono rischiosi, finiscono col non tener conto, ad esempio, di una dichiarazione di Giacomo Campiotti, che definiva Ipotesi Cinema "Uno dei posto dove sono stato peggio in vita mia".

Nessun commento:

Posta un commento