mercoledì 26 ottobre 2016

A STRADE PERCORSE 4









Oggi ho ricevuto un sms da Sandra Chiari e così ho ripensato all'ultima volta che ci siamo incontrati.
Il 25 maggio 2011 ero a Parma, a presentare "Il sostituto" (vedi post del 7 aprile 2011).







Ad organizzare l'avvenimento c'era la Ciochi








che è riuscita in un'operazione non facile, raccogliendo un bel gruppo di vecchie/i compagni di strada alcune/i delle/i quali non vedevo dal 1977.
L'unico peccato di quella serata è stato che nessuno abbia avuto la presenza di spirito di scattare qualche fotografia, e vabbè...
Pascolando in rete ho rintracciato due figure che di quell'epoca lontana e felice sono stati tra i protagonisti.
Uno di loro - Armando - c'era anche alla presentazione del libro però non si è fermato a cena così non ho potuto, come avrei voluto, intrattenermi con lui




 Armando Chitolina a Milano, nel '77





Nel post del primo febbraio 2011 - "Un mestiere" seconda parte - racconto di come io e lui ce la siamo cavata in una ritirata alla fine di una manifestazione del Movimento a Roma e, soprattutto, di come mi sia stato mentore nell'avvicinamento alla musica lirica.
Rivederlo anche se per poco è stato bello.
Poi Google mi ha poi permesso di sapere qualcosa del suo lusinghiero percorso nei lunghi anni in cui ci siamo persi di vista.



...Armando oggi...



...e nel '77...



Armando a destra, Roberto Costantini in mezzo e io a sinistra

 

Quel berretto che avevo comprato a Johannesburg nel '74 ce l'ho ancora...







...e ancora lo indosso. 
Ma per tornare a noi, in quel fatidico '77 ho avuto intorno persone a vario titolo indimenticabili, nel bene e nel male. 
Uno, nel bene, l'ho riacciuffato in rete, perchè quella sera alla presentazione del libro non c'era.





 

Didi Bozzini allora era un adolescente pieno di talento e per quanto fosse molto più giovane di me condividevamo una bella amicizia e un'affiatata complicità.







Quando me ne sono andato da Parma, dopo la laurea, sapevo che ci sarei tornato spesso - come poi è accaduto per qualche anno  - ma ero anche consapevole che un ciclo irripetibile si chiudeva inesorabilmente.
Lasciavo la mansarda di via Rismondo, la stanzialità protratta che  mi aveva fatto sentire appartenente alla città, i quotidiani incontri in piazza Garibaldi in un mondo che mi aveva svelato elementi sostanziali per la mia vita a venire.
Il giorno prima della mia partenza definitiva Didi mi aveva dato una lettera.
L'ho ritrovata.
E mi ha commosso. 



    





 

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