martedì 3 maggio 2016

AGOSTO '76




Qualche anno fa Silverio Salomon mi aveva spedito delle fotografie risalenti all'estate del 1976, scattate da lui in parte a Torino in parte a Vulcano.
Per me si tratta di un'estate memorabile che però era partita in sordina ed è decollata solo dopo che me ne ero andato da Vulcano e mi ero spostato a Stromboli ( vedi post "Stromboli '76" del 24  maggio 2015).
Quindi a quelle foto non ho dato importanza.
Adesso che Silverio non c'è più, e neppure Titti e gli altri hanno quarant'anni di più, scrivo questo post, il mio ennesimo piccolo contributo alla nostra memoria comune.






 Titti Zangelmi - che allora era morosa di Silverio (primo a sinistra) -
appoggia un piede sulla schiena di quello che ancora 
non sa diventerà suo marito: Schatzi Fea. 














 Silverio sul traghetto



Roby Oggero nella casa di Vulcano



















 

8 commenti:

  1. Guarda un po' che coincidenza: nell'agosto del '76 io ero in ferie a Vulcano con mia moglie ed il mio primo figlio che allora aveva due anni!!!! Adesso ne ha quasi 42.

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  2. Ma dai ! nel nostro trascorso ci sono snodi sorprendenti. Come se ci fossimo passati di fianco ovviamente ignari delle coincidenze che, al di là delle sensibilità analoghe, sarebbero poi saltate fuori adesso. Bello.

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    1. Beh, c'è un'altra notevole coincidenza. Ricordi che in quel tuo post dove parlavi di Platti accennavi a quelli che a Torino a quel tempo avevano quelle belle macchine? E tra le belle macchine hai citato le Triumph TR4.
      Bene io ero quello che aveva a quel tempo una Triumph TR4, quasi certamentte l'unica in circolazione a Torino. Conoscevo bene il concessionario (Cavalleri) ed era l'unica che aveva venduto.

      Io conoscevo piuttosto bene i "Plattini" perchè avevo un alloggio al Sestriere e quasi tutti venivano al Sestriere ed avevano alloggi lì.
      I vari Roby Ginatta(Cromodora), Bussei, Carello(Fari e Fanali), Uberti Bona(Costruzioni), Vitali(uno dei due fratelli) ...... conoscevo anche se solo superficialmente, il più anziano dei due fratelli Remmert (non ricordo il nome).
      Conoscevo anche un certo Paolo Tedeschi, che però non frequentava Paltti ma la Cremeria e che era nipote di Alberto Bruno Tedeschi (Ceat), il quale anche lui sapeva, come tutti a Torino, della storia di Remmert.
      Non credo invece di aver mai conosciuto Alain Elkann e non mi pare che fosse frequentatore di Platti, però potrei sbagliarmi.
      Caso vuole che io fossi uno di quelli che giocavano a Poker e che in una sera vincevano o perdevano quanto, come tu hai sottolineato, un operaio guadagnava in un mese. Anche di più, posso dirtelo per certo. Quasi sempre si giocava al Sestriere nel mio alloggio perchè i miei genutori non c'erano quasi mai.
      Se ti interessa conoscere dall'interno la vera mentalità di quell'ambiente te la posso illustrare in un mio prossimo post. Tieni presente che quella mentalità che tu immaginavi, abbastanza dall'esterno, non era quella che realmente vi era all'interno di questo gruppo di persone. C'era chi era peggio ancòra e c'era chi era meglio, ma la mentalità era diversa da come la si poteva immaginare dall'esterno.Ciao.


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  3. Si, tu fai riferimento alla generazione precedente a quella che ho conosciuto io, ai vari Ginatta,Bussei, Uberti Bona etc. Io ho conosciuto quelli he arrivavano immediatamente dopo, che andavano anche loro a Sestriere e che si erano spostati da Platti da Via Lamarmora, lì avevo incrociato Elkann che si era astenuto dall'esodo verso Platti. Aveva probabilmente strategie che contemplavano altre frequentazioni...Comunque c'è un piccolo gap generazionale. Io sono del '50, tu di che anno sei ?

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  4. Sì, c'è un gap generazionel. Tu sei, mi pare, del 1950. Io invece sono del 1945. Sono 5 anni di differenza che quando si è giovani sono tanti. Comunque in seguito io ho avuto modo di conoscere, anche se non molto bene, gli stessi che hai conosciuto tu. E posso dirti che le mentalità earano sempre le stesse, con qualche rara eccezione. Moltti di quelli ppoi, in età più avanzata, sono fiiti allo Sporting, luogo obbligato per la buona società torinese. Io, pur essendo di famiglia molto molto ricca (ricca all'epoca, non più adesso) non avevo alcuna simpatia per quelle persone ed ero ovviamente ricambiato con pari moneta.
    C'è però da precisare che ben pochi di noi, almeno fino ai 20-22 anni, si rendevano conto di essere degli ultraprivilegiati. Capivamo di essere ricchi di famiglia, ma ci eravamo talmemte abituati che la cosa ci sembrava normale. E chi di noi sapeva che un operaio guadagnava sì e no 70 o 80 mila lire al mese? Tranne che in pochi individui non vi era ancòra quella forma di arrivismo e di volontà di essere più degli altri che poi si sviluppava quasi sempre con l'avanzare dell'età.

    Quelli di famiglia semplicemente benestante erano più coscenti di cosa fosse la ricchezza e più che altro erano in certo qual modo intimoriti (nel loro intimo) da quei ragazzi che giravano con belle macchine e belle ragazze così come se niente fosse.
    La mancanza di contatti tra i ricchi ricchi ed i semplici benestanti era dovuta al semplice fatto che noi ricchi ricchi potevamo fare cose che i benestanti non potevano permettersi.
    Vi era poi anche il fattore "ragazze" che contribuiva a tenere i due gruppi abbastanza distinti: ovviamente pochi dei semplicemente benestanti volevano correre il rischio di esporre le fanciulle a certe tentazioni. E tante altre cosette. Ciao.

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  5. Allora PIT, ti fai vivo o cosa? Ti sembrerà strano ma io, dopo aver letto e riletto il tuo blog mi sento come se fossi un tuo amico da lunga data. Attenzione, io non sono di quelli che abbiano rapporti on line, non sono su Facebook, non comunico con nessuno ..... non leggo i blog o altro. Ti ho scoperto per puro caso cercando informazioni sul Saltincielo, come ti avevo già scritto.
    E leggendo e rileggendo sono giunto alla sorprendente conclusione che se anche noi due abbiamo avuto vicende e vite completamente diverse, anche se io non ho alcuna tendenza a tristezze cicliche, anche se io ero un multimiliardario (in lire) fin dall'età di 23 anni (mio padre entrò in coma nel 1968 e da allora presi io in mano tutto quanto e con discreto successo) anche se ... ed anche se ..... eppure siamo molto simili. Ti do la mia parola d'onore che se non fosse che vivo, ormai da vent'anni, negli USA e per di più sul Pacifico, ebbene non ci penserei neppure un attimo a cercare di venirti a trovare per scoprire di persona chi è questo mio amico che non ho mai visto fisicamente. E lo farei anche dagli USA se non fosse che per motivi che non è qui il caso di approfondire (per ora) non mi è possibile.
    Questa lunga premessa per dirti che sono preoccupato, non sto scherzando, veramente preoccupato, per la tua salute. E così saranno preoccupati anche altri. Fatti sentire, per favore. Dimenticavo: non sono neppure un tipo particolarmente sentimentale. Fatti sentire! Ciao.

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    1. Ti ringrazio per l'attenzione. In effetti ho avuto un periodo in cui la salute mi ha dato di nuovo fastidio. Le tue parole sono come sempre in grado di stupirmi e comunque gradite. Va bene, sono di nuovo qui. Un abbraccio.

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    2. Sono lieto di vedere che sei tornato. Auguri per la salute e sopratutto su con il morale e grandi dosi di ottimismo. Non si risolve tutto con l'ottimismo ma sempre meglio provarci.
      Ciao.

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