Ogni volta che torno a Rueglio per qualche giorno - tre o quattro volte l'anno a trovare mia madre e per fare un salto a Torino - il tempo che trascorro in casa è quasi tutto in biblioteca.
Laura, Elena, Angela e Pierangelo a casa mia
a Rueglio qualche anno fa, in biblioteca.
a Rueglio qualche anno fa, in biblioteca.
Lì ci sono non solo i miei libri di ragazzo, le enciclopedie sfogliate infinite volte, i libri dei miei genitori dai quali ho attinto in fanciullezza turbati svelamenti (La vacanza di Dacia Maraini, La via del tabacco, Le amicizie particolari di Peyrefitte e tanti altri) ma anche molti romanzi e saggi miei che non hanno trovato posto nella libreria della mia casa di Schio che, per quanto grande, è già piuttosto stipata.
A Rueglio mi attardo con polveroso affetto a sfogliare qui e là, come a voler assecondare uno scaturire di soprassalti mnemonici. Le ore trascorrono lievi, permeate da un piccolo disagio, da un senso di ineluttabile provvisorietà, che mi deriva dalla consapevolezza che prima o poi il luogo dovrò alienarmelo - il giorno che mia madre non ci sarà più - e con esso il suo contenuto, compresa buona parte degli amici allineati sui ripiani.
Questo sentimento però non riduce la soave intimità del mio provvisorio trascorrere tempo con loro.
Loro contraccambiano riservando sorprese, procurando ogni tanto intime emozioni.
Questo libro l'avevo acquistato in un giorno di mercato a Noli, nell'estate del '65 o del '66, su una bancherella che vendeva libri per bambini e tascabili.
Allora non avevo la più pallida idea di chi fosse Conrad ma, come per molte occasioni di scelta libresca in quella mia remota età, la copertina era stata galeotta, con le immagini del film che avevo visto nell'inverno e che mi aveva entusiasmato.
Il resto posso solo immaginarlo: al solito appuntamento sul terrazzo dei bagni "Anita" qualcuno aveva dato un'occhiata al libro che avevo con me, qualcun'altro ci aveva scritto qualcosa, insomma l' "a futura memoria" aveva preso forma, dopodichè il libro, mai più aperto negli anni, ha subito alcuni spostamenti durante alcuni traslochi ed è arrivato fino ad oggi. Qualche mese fa si è fatto scegliere per una rapida scorsa e mi ha rivelato il suo contenuto "extra", lasciandosi coccolare e accarezzare per qualche momento di tenerezza.
Nella prima pagina interna compaiono una Franca e una Laura, probabile intestataria dell'indirizzo scritto a matita.
Il timbro, apposto molti anni dopo, era il mio ex libris negli anni settanta, raffigurante un'arpa d'Irlanda desunta da un disegno di Hugo Pratt, un trifoglio e la scritta Saorsa, errata trascrizione del termine Saoirse, che in gaelico dovrebbe significare Libertà.
Anche il carattere gotico anzichè celtico fa parte degli errori dettati dall'entusiasmo giovanile di anni in cui le verifiche filologiche semplificate dalla rete erano di là da venire.
Anche il carattere gotico anzichè celtico fa parte degli errori dettati dall'entusiasmo giovanile di anni in cui le verifiche filologiche semplificate dalla rete erano di là da venire.
Nella seconda pagina interna, in alto a sinistra, c'è un abbozzo di autoritratto di Paolino Sciacca, che se n'è andato da anni, poi una dichiarazione di amicizia di Carlo Rossi firmato con il suo nickname d'allora: Goldfinger, una dichiarazione di affetto da parte di Gentile Pirola e saluti da Ettore Bezzi che si firma Pasciolino Bianco per ragioni che forse allora erano note a tutti tra noi ma che ora proprio non ricordo.
Carlo Rossi im primo piano e dietro di lui
Paolo Sciacca, sul terrazzo degli "Anita"
Sempre sul terrazzo degli "Anita" seduti, da sinistra,
Pieralberto Testoni, Bruno Boggio, Paolino Sciacca
e Walter Massa. In piedi, dietro, Ettore Bezzi.
Ancora agli "Anita" Gentile Pirola...
...Mirella Prevete e Carlo Rossi.
Qui invece siamo sul terrazzo dei "Bagni Vittoria"...
...per una foto di gruppo che sono sicuro di aver già postato
da qualche parte ma che ripropongo volentieri.
Mi rendo conto che questa silloge di figure che sono state adolescenti cinquant'anni fa possa non dire nulla a molti che osservano senza essere, come me, coinvolti emotivamente, insomma senza esser stati là allora.
Però credo che anche tra le mie conoscenze antiche ma non così remote la proposta di riconoscere Michele Colombo, Luca Terzolo, Gustavo De Pas, Pit Formento, Paolo Buratti o Claudio Baracco possa essere un giochino piuttosto tenero.
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