VENTIQUATTRO
Non si era perso in convenevoli.
Il cameriere aveva appena avuto il tempo di posare i boccali di birra di fronte a loro che Dino Fabbri era partito all'attacco.
- Tuo padre pagava Theroux perché ti convincesse a lasciare Loretta.
Dino aveva intuito, durante le brevi frequentazioni di quel periodo, che Ferruccio disponeva di una caprina capacità d'autodifesa, praticamente inespugnabile senza un attacco a sorpresa che aprisse un varco per arrivare dove Dino aveva deciso di arrivare, e cioè a sapere che cosa fosse successo sotto i suoi occhi nella Vallée de Joux.
Il piano sortì il suo effetto: Ferruccio annaspò, gettò addirittura un'occhiata verso l'ingresso, come a considerare l'idea di una fuga, poi si lasciò ricadere contro lo schienale della sedia.
- E' stata Miriam a dirtelo ? - chiese, giocherellando con le posate e fissando il piatto.
- Già.
Ferruccio annuì pensoso. Seguì un lungo momento di silenzio alla fine del quale Dino Fabbri subì la propria intuizione come un ceffone.
- Dì un po’, ma tu lo sapevi ? - chiese. Ferruccio annuì.
- Cazzo ! Lo sapevi !
- Che importanza ha ? - Ferruccio scosse le spalle con studiata indifferenza.
Dino Fabbri appoggiò sul tavolo la busta con le stampe del pomeriggio.
- Molta - disse.
Ferruccio alzò finalmente gli occhi, a fissarlo con lieve stupore.
- Perché ?
- Questo forse non é il posto migliore per affrontare l'argomento.
- Hai detto tu andiamo a cena fuori.
- E' vero.
Dino tentò una diversione che gli permettesse di prendere tempo.
- Ma se lo sapevi perché hai continuato con le sedute ? Perché non lo hai mollato ?
- Non é che lo so da molto...
- Da quando ?
Ferruccio tacque, imbarazzato.
- Da dopo che l'hanno ammazzato, é così ?
- Adesso non ricordo...più o meno...
- E' stata Loretta a dirti di tuo padre ?
L'altro annuì, senza smettere di giocherellare con le posate.
- E lei come l'ha saputo ?
- Carso. E' stato lui a dirglielo.
- Ma non é possibile...
- Ho visto io le fotocopie. E gliele ha date lui. Ce n'era una di un assegno con la firma di mio padre e anche un estratto conto di Theroux con un bonifico che arrivava dalla nostra azienda...
- E come cazzo le ha avute quelle fotocopie ?
- Jef.
- Jef ?!
- Carso lo aveva, come dice Loretta, a libro paga. Dice che era solo questione di tempo. Che se non l'avessero ammazzato Carso l'avrebbe comunque radiato dall'albo.
- Ma che cazzo di albo ! Ma fammi il piacere !
Ferruccio alzò le spalle. Pareva indifferente, nuovamente a proprio agio.
Arrivarono le pizze e lui prese a sezionare la sua con una meticolosità infantile. Quando ebbe finito Dino lanciò l'affondo, prima che l'altro potesse gustare il primo boccone.
- Per questo lo spiavate ?
Ferruccio sgranò gli occhi.
- Chi ?
Dino si decise ad estrarre le foto dalla busta.
Sottopose a Ferruccio le due della radura.
- La vedi quella macchia chiara ?
Ferruccio annuì.
- Allora adesso guarda un po’ qui.
L'altro taceva.
- E' la tua macchina.
Non ci furono dinieghi né assensi. Dino Fabbri ebbe la conferma che il suo sospetto del pomeriggio non era infondato.
- Allora questo non eri tu, eh ?
Ferruccio deglutì. Il suo sguardo era spaventato.
- C'era Loretta in macchina ?
L'altro si ostinava in un silenzio smarrito, inerme. Alzò gli occhi in quelli di Dino con uno sguardo così disperato che lui ne ebbe compassione.
- Adesso non ti spaventare, mica voglio mettervi nei guai. Ascoltami. Non é che intendo andare alla Polizia o cose del genere. Voglio solo capire. Allora: era Loretta ?
Puntò un dito sul muso sgranato dell'ammiraglia giapponese. Ferruccio annuì. A quel punto Dino Fabbri si decise ad estrarre le altre fotografie.
Ferruccio le osservò con una curiosità imbarazzata. Sua moglie stava dando in escandescenze alla cena in casa di Theroux e, nonostante le sfocature, la cosa era evidente.
- Cosa c'entrano queste ? - mormorò.
- Schiaffi e calci. Era proprio indemoniata quella sera, eh ?
Ferruccio scosse la testa, come a voler allontanare il ricordo di quell'episodio.
- Guarda qua - insistette Dino – un po’ sfocata ma si capisce che a Saveriano gli dev'essere rimasto il segno. E qui ? Guarda la faccia di Jef. E Loretta ! Che goal con la torta ! Di sinistro, poi.
Ferruccio stava immobile come un animale braccato.
Dino raccolse le fotografie.
- Tua moglie é mancina - disse senza guardarlo - non capisco come nessuno se ne sia accorto ma da queste foto si vede benissimo: lo schiaffo, il calcio. Mano sinistra, piede sinistro. E alla fine della serata ricordo che l'hai accompagnata in bagno e lei c'é rimasta un bel po’.
- Che cosa c'entra il bagno, adesso ? - chiese il Testoni.
- Il rasoio - rispose Dino.
Non si era perso in convenevoli.
Il cameriere aveva appena avuto il tempo di posare i boccali di birra di fronte a loro che Dino Fabbri era partito all'attacco.
- Tuo padre pagava Theroux perché ti convincesse a lasciare Loretta.
Dino aveva intuito, durante le brevi frequentazioni di quel periodo, che Ferruccio disponeva di una caprina capacità d'autodifesa, praticamente inespugnabile senza un attacco a sorpresa che aprisse un varco per arrivare dove Dino aveva deciso di arrivare, e cioè a sapere che cosa fosse successo sotto i suoi occhi nella Vallée de Joux.
Il piano sortì il suo effetto: Ferruccio annaspò, gettò addirittura un'occhiata verso l'ingresso, come a considerare l'idea di una fuga, poi si lasciò ricadere contro lo schienale della sedia.
- E' stata Miriam a dirtelo ? - chiese, giocherellando con le posate e fissando il piatto.
- Già.
Ferruccio annuì pensoso. Seguì un lungo momento di silenzio alla fine del quale Dino Fabbri subì la propria intuizione come un ceffone.
- Dì un po’, ma tu lo sapevi ? - chiese. Ferruccio annuì.
- Cazzo ! Lo sapevi !
- Che importanza ha ? - Ferruccio scosse le spalle con studiata indifferenza.
Dino Fabbri appoggiò sul tavolo la busta con le stampe del pomeriggio.
- Molta - disse.
Ferruccio alzò finalmente gli occhi, a fissarlo con lieve stupore.
- Perché ?
- Questo forse non é il posto migliore per affrontare l'argomento.
- Hai detto tu andiamo a cena fuori.
- E' vero.
Dino tentò una diversione che gli permettesse di prendere tempo.
- Ma se lo sapevi perché hai continuato con le sedute ? Perché non lo hai mollato ?
- Non é che lo so da molto...
- Da quando ?
Ferruccio tacque, imbarazzato.
- Da dopo che l'hanno ammazzato, é così ?
- Adesso non ricordo...più o meno...
- E' stata Loretta a dirti di tuo padre ?
L'altro annuì, senza smettere di giocherellare con le posate.
- E lei come l'ha saputo ?
- Carso. E' stato lui a dirglielo.
- Ma non é possibile...
- Ho visto io le fotocopie. E gliele ha date lui. Ce n'era una di un assegno con la firma di mio padre e anche un estratto conto di Theroux con un bonifico che arrivava dalla nostra azienda...
- E come cazzo le ha avute quelle fotocopie ?
- Jef.
- Jef ?!
- Carso lo aveva, come dice Loretta, a libro paga. Dice che era solo questione di tempo. Che se non l'avessero ammazzato Carso l'avrebbe comunque radiato dall'albo.
- Ma che cazzo di albo ! Ma fammi il piacere !
Ferruccio alzò le spalle. Pareva indifferente, nuovamente a proprio agio.
Arrivarono le pizze e lui prese a sezionare la sua con una meticolosità infantile. Quando ebbe finito Dino lanciò l'affondo, prima che l'altro potesse gustare il primo boccone.
- Per questo lo spiavate ?
Ferruccio sgranò gli occhi.
- Chi ?
Dino si decise ad estrarre le foto dalla busta.
Sottopose a Ferruccio le due della radura.
- La vedi quella macchia chiara ?
Ferruccio annuì.
- Allora adesso guarda un po’ qui.
L'altro taceva.
- E' la tua macchina.
Non ci furono dinieghi né assensi. Dino Fabbri ebbe la conferma che il suo sospetto del pomeriggio non era infondato.
- Allora questo non eri tu, eh ?
Ferruccio deglutì. Il suo sguardo era spaventato.
- C'era Loretta in macchina ?
L'altro si ostinava in un silenzio smarrito, inerme. Alzò gli occhi in quelli di Dino con uno sguardo così disperato che lui ne ebbe compassione.
- Adesso non ti spaventare, mica voglio mettervi nei guai. Ascoltami. Non é che intendo andare alla Polizia o cose del genere. Voglio solo capire. Allora: era Loretta ?
Puntò un dito sul muso sgranato dell'ammiraglia giapponese. Ferruccio annuì. A quel punto Dino Fabbri si decise ad estrarre le altre fotografie.
Ferruccio le osservò con una curiosità imbarazzata. Sua moglie stava dando in escandescenze alla cena in casa di Theroux e, nonostante le sfocature, la cosa era evidente.
- Cosa c'entrano queste ? - mormorò.
- Schiaffi e calci. Era proprio indemoniata quella sera, eh ?
Ferruccio scosse la testa, come a voler allontanare il ricordo di quell'episodio.
- Guarda qua - insistette Dino – un po’ sfocata ma si capisce che a Saveriano gli dev'essere rimasto il segno. E qui ? Guarda la faccia di Jef. E Loretta ! Che goal con la torta ! Di sinistro, poi.
Ferruccio stava immobile come un animale braccato.
Dino raccolse le fotografie.
- Tua moglie é mancina - disse senza guardarlo - non capisco come nessuno se ne sia accorto ma da queste foto si vede benissimo: lo schiaffo, il calcio. Mano sinistra, piede sinistro. E alla fine della serata ricordo che l'hai accompagnata in bagno e lei c'é rimasta un bel po’.
- Che cosa c'entra il bagno, adesso ? - chiese il Testoni.
- Il rasoio - rispose Dino.
Nessun commento:
Posta un commento