VENTINOVE
Il bureau era una saletta cui si accedeva da dietro il banco della reception.
Claire lo stava aspettando. Sedeva dietro una vecchia scrivania di foggia ministeriale. L’ambiente non era grande, le pareti erano coperte di classificatori, ripiani di librerie scompagnate su cui si accumulavano cartelline, brogliacci, guide telefoniche. Un’unica finestra si affacciava sul buio del giardino.
Dino Fabbri si accomodò sulla sola sedia a disposizione, di fronte alla scrivania. L’ambiente era scarsamente illuminato da una lampada opalina verde.
- Hai già preso il caffè ? - chiese Claire. La sua voce pareva stanca.
- Sì, grazie.
- Bene. Allora, dì cosa vuoi.
Dino la osservò senza capire e lo sguardo di Claire si alterò, indurendosi.
- Io non temo nulla – disse – le ho viste tutte ormai, e non sarai certo tu, chiunque tu sia, a mettermi paura.
- Non capisco…
- …Però se c’è una cosa che non sopporto è quando è ora di posare le carte sul tavolo e c’è ancora chi le tiene alte, come stai facendo tu. E’ stupido.
- Ma Claire, ti assicuro, io…
- A Vaulion ho pensato questo ragazzo gioca a fare il detective ma è innocuo, e mi sono sbagliata. E così eccoci qua.
Claire batté una mano aperta sul piano della scrivania, poi la sua mano si richiuse a pugno.
- Ma di cosa stai parlando ? - chiese, esasperato, Dino Fabbri.
- Che cosa vuoi ? Sei qui per i soldi di Leopòld ? Jef te li farà sudare, anche se devo ammettere che sei stato in gamba a scovarlo. O lavori per qualcuno ? Guarda, puoi continuare a fingere, per me non cambia nulla, ma a questo punto sarebbe più conveniente dire le cose come stanno, te lo assicuro.
- Claire, ti giuro che io sono qui per caso ! La storia è lunga. Carlotta mi ha scaricato pochi giorni fa e io intanto avevo scoperto una cosa sull’omicidio di Theroux, in pratica che non è stato Jef. Non sapevo con chi parlarne e mi sei venuta in mente tu. Non so perché, forse perché mi hai raccontato tutte quelle cose quella notte, non so. Ma quando ho visto Jef qui fuori ti assicuro che ho pensato di filar via…
- E sarebbe stato meglio per tutti.
- Neppure sapevo che lo conoscessi !
- Infatti. Non lo conoscevo. L’ha portato qui una mia amica.
- Però sapevi che era Jef, no ? Voglio dire ‘sto Didier è un nome falso.
- A me non risulta. Ha un passaporto diplomatico ecuadoriano d’addetto d’ambasciata. Una persona a posto.
- Sì, ma non é…
- Per me è il signor Didier Lagonegro.
- E anche con ’sto nome. Non poteva scegliersene uno più probabile ?
- Non lo ha scelto. E’ il suo nome.
- Non ti pare che adesso sei tu a tenere alte le carte ? - chiese Dino dopo un attimo di perplessità.
Claire scosse le spalle con un gesto d’insofferenza.
- Ammesso che io ti creda – chiese – quali sono le tue intenzioni ? Non è che voglia spaventarti ma Jef può rivolgersi a persone che non hanno scrupoli, e adesso ha i soldi per pagarli bene.
Dino Fabbri realizzò all’improvviso quanto la sua posizione stesse diventando rischiosa.
- Un momento ! un momento ! – ansimò – Io a Jef l’ho salvato dalla galera ! Quando alla Polizia Cantonale mi hanno chiesto il rullino delle foto dove c’erano lui e Marcella ho detto che era sparito. E adesso sono anche in grado di scagionarlo. Non scherziamo…
Claire lo ascoltava, ma il suo sguardo non rivelava se gli stesse credendo oppure no.
- …Ti assicuro che se avessi immaginato…Tu devi dirglielo, devi dirgli che se mi vuol parlare io posso spiegargli tutto, e anzi gli posso fornire le prove che l’assassino è un altro !
Claire annuì impercettibilmente.
- Sai davvero chi ?
- Certo.
- Io lo conosco ?
- No. Almeno non credo…Ma no, non l’hai mai vista, e se l’hai vista non te ne puoi ricordare.
- Una donna ? – chiese Claire con un filo di stupore.
- Senti, ti posso anche raccontare tutta la storia, ma adesso l’importante e far saper a Jef che io non ho intenzione di nuocergli.
- Io non sono in grado di mettermi in contatto con lui.
- Ma insomma ! Non è qui ?
Lei non rispose. Dino Fabbri si agitò sulla sedia.
- Proprio qui dovevo venire. Accidenti ! Del resto come potevo sapere…Ma come facevate a conoscervi ?
- Te l’ho detto. L’ha portato qui una mia amica. Io non l’avevo mai visto. Lei, onestamente, mi ha detto chi era ma mi ha assicurato che non era stato lui ad ammazzare Leopòld.
- E come faceva a saperlo ?
Dino fissava dubbioso il volto di Claire, che si teneva un poco in ombra.
- Dovremmo smetterla di girarci attorno annusandoci come cani spaventati, eh ? – disse lei all’improvviso.
- Già.
- Didier Lagonegro o Jef, chiamalo come vuoi, non ha ucciso Leopòld. Non è stato lui e non è stata la sua donna. Del resto anche tu un attimo fa dicevi lo stesso.
Dino annuì guardingo.
- E allora perché gli stai alle costole ?
- Ma non gli sto alle costole ! Ti giuro, è stato un caso !
- Per i soldi ? Dicono che si è portato via parecchio. Comunque la cosa non mi riguarda. Conoscendo Leopòld Theroux, se quei due sono stati costretti a lavorare per lui per anni, qualsiasi cifra non sarà mai un risarcimento adeguato.
Claire tacque un istante.
- E’ per quelli ? Per i soldi, che sei qui ? - chiese ancora.
- Adesso basta ! - esplose Dino Fabbri - O mi credi oppure me ne vado !
- Allora sei qui per una vacanza ? - Claire rise.
- Chiamala come vuoi - disse lui, senza tener conto del sarcasmo nel tono di lei.
- Non mi va di parlare dei miei casini. Tutto qui. Ti ho detto di Carlotta… Non sapevo dove andare e mi sei venuta in mente tu.
Claire sospirò.
- Vengo in mente a un sacco di gente in questo periodo.
La testa di Dino Fabbri lavorava vertiginosamente.
- La tua amica. Quella che ha portato qui Jef. Non è che per caso è Carlotta ?
Claire scoppiò a ridere. Poi si ricompose.
- Mi dispiace per te e tua moglie, ma lei davvero non c’entra. Cosa ti viene in mente ?
- Di tutto ! Mi hai detto che la tua amica era convinta dell’innocenza di Jef e siccome anche Carlotta ne era convinta per un attimo ho pensato che …
- E’ una mia vecchia amica, che conosceva abbastanza bene anche la mia storia, oltre che quella di Leopòld. Ha collaborato per qualche tempo per un progetto di riabilitazione nel carcere di Losanna e lì…
- L’antropologa ! - la interruppe Dino.
Claire gli rivolse un’occhiata di bonario compiacimento per la sua intuizione. Lui si stava di nuovo lasciando agguantare dalla smania.
- So la storia, almeno per come me l’ha raccontata Carlotta. Che Jef era dentro e Theroux lo ha preso come paziente. Una specie di esperimento…
- Più o meno…
- Certo non sapevo che la fidanzata di un tuo vecchio amante finito sgozzato si portasse in giro quello che si ritiene sia l’assassino e che te lo portasse qui, perché per di più è anche una tua vecchia amica.
Claire accusò impercettibilmente il colpo.
- Questa è una parte che quella notte abbiamo tralasciato – disse.
Dino capì che si riferiva alla sera della lunga confessione nell’appartamento di Vaulion, e si augurò che tra loro due tutto finisse col chiarirsi. Lo desiderava almeno quanto il garantirsi l’incolumità.
…Eliane era sorellastra della prima moglie di Leopòld – stava dicendo Claire – per questo dopo che lui ha abbandonato moglie e figlia lei si è occupata di loro. La moglie di Leopòld era una donna molto fragile, quasi quanto Eliane è forte.
- Eliane è l’antropologa ? - chiese Dino.
- Sì. La bambina aveva bisogno di una presenza rassicurante. La madre non aveva le capacità di occuparsene. Dopo che Leopòld se ne è andato è precipitata in una depressione senza scampo e alla fine…
Dino Fabbri la guardò incredulo.
- Si è…?
- Con acido muriatico. Una fine spaventosa. Così Eliane ha tirato su la piccola come se fosse stata sua figlia. Sapendo che aveva il sangue dell’uomo che aveva in pratica ucciso sua sorella.
- Sorellastra, hai detto.
- Era più piccola, figlia del secondo matrimonio del padre. Una famiglia importante. Eliane comunque l’amava come una vera sorella. E’ una donna particolare.
- Non c’è bisogno di dirlo. Ho sentito una voce che dava lei e la figlia di Theroux come una coppia gay.
- Lo so. Eliane del resto lo é. Non ne ha mai fatto mistero. A volte si concede degli uomini ma credo che lo faccia perlopiù a scopo, direi, scientifico.
- Scientifico ?
- Ed è stata la sua arma contro Theroux.
- Ma di cosa stai parlando ?
- Dopo il suicidio di sua sorella ha deciso che lo avrebbe scovato. Non aveva ancora idea di che cosa avrebbe fatto ma intendeva fargliela pagare.
- E poi ?
- E poi sono passati degli anni, Geraldine è cresciuta e Eliane non ha più pensato a Leopòld fino a che quello che allora era il direttore del carcere di Losanna non l’ha chiamata per una consulenza. Lei aveva fatto degli studi sui comportamenti coatti, cose di questo genere. Insomma quest’uomo la chiama ed è proprio allora che torna fuori Leopòld, nella sua nuova veste professionale. Nei quindici anni che intanto erano trascorsi lei se lo era immaginato chissà dove, lontanissimo, e invece era sempre stato lì, a due passi. Pensa un po’.
Claire congiunse le mani con un leggero schiocco ed abbozzò un sorriso.
- Il direttore voleva tentare, per alcuni dei suoi ospiti più disturbati, una nuova via terapeutica, niente più elettroshock, farmaci eccetera. E’ stato allora che, non so dirti perché e come, l’intera comunità terapeutica della Vallée de Joux si è messa a disposizione. Probabilmente Carso era amico del direttore, chissà, forse avrà pensato che tutta la faccenda potesse riservargli un ritorno di pubblicità positiva. Insomma c’è stato un accordo e l’esperimento ha preso il via. Eliane era tra i responsabili della selezione dei detenuti e coordinava gli affidamenti. Avevano calcolato di scegliere due pazienti per un primo tentativo pilota. Quando Eliane ha scorso la lista e si è trovata davanti il nome di Leopòld Theroux, dopo la sorpresa, e la rabbia, ha intravisto una via per saldare i conti.
Ha scelto per lui un senegalese, che era dentro per spaccio e Jef, che invece aveva una condanna per estorsione.
Eliane era al corrente di un fatto che non era trapelato all’esterno. Durante un regolamento di conti erano stati uccisi due detenuti. Erano stati evirati, sventrati, gli avevano stappato il cuore e se lo erano palleggiato. Due di loro ne avevano anche strappato dei frammenti a morsi. Uno era il senegalese, che mi pare si chiamasse Nar, e l’altro era Jef.
Dino Fabbri era senza parole.
- Jef ?
- Proprio lui. Era in uno stadio molto avanzato di dipendenza da cocaina ed eroina. Sia lui che Nar avevano bisogno di farsi quattro, cinque volte al giorno. Nar in carcere aveva un suo canale privilegiato, forse guardie, non so. Ma riuscivano ad avere la roba. E quando non riuscivano dovevano legarli da qualche parte. Dopo un trattamento di disintossicazione hanno organizzato un confronto per un colloquio preliminare. E’ stato in quell’occasione che Eliane e Leopòld si sono ritrovati faccia a faccia.
- E lui come ha reagito.
- Eliane mi ha raccontato che è stato controllatissimo. Ha finto di non sapere del suicidio di Chaterine. Ha chiesto della bambina, che intanto ormai aveva quasi vent’anni, altro che bambina. Ha ammesso d’esser stato il peggior padre e marito che si potesse immaginare e ha detto che si rendeva conto che era impossibile rimediare ai suoi errori, ma che se c’era qualcosa che lei riteneva che dovesse fare, l’avrebbe fatta.
- E lei ?
- Nulla.
- Come nulla !
- Era pietrificata. Leopòld stava sfoggiando quel suo talento incantatore, quel cuscino di Valium su cui sapeva costringere la gente ad appoggiarsi. Io ne so qualcosa. Ma Eliane è una dura. Ha tenuto le distanze e si è limitata a trattare l’aspetto professionale. Gli accordi prevedevano che per la prima settimana lei fosse presente, naturalmente non durante le sedute ma sul posto, con una paio di agenti di custodia di supporto, in caso di necessità. Così la comitiva si è trasferita a Les Charbonnières.
- Pazzesco…
- E sì. Direi proprio. Sono le cose che si nascondono tra le pieghe della rigorosa normalità svizzera.
- E poi ?
- Leopòld ci ha provato la prima sera.
- No ! Vuoi dire con Eliane ?
Claire annuì con un sospiro.
- Piedino sotto il tavolo e robaccia del genere.
- Ma era un malato !
- In un certo senso…
Dino Fabbri si appoggiò con i gomiti al piano della scrivania, osservando Claire da sotto in su nella luce marezzata della lampada opalina.
- E tu con un tipo così ci hai fatto un figlio. Te ne eri addirittura innamorata.
Dino era impreparato alla reazione di Claire. Lei taceva ma le lacrime all’improvviso le scendevano copiosamente lungo le guance, senza che lei muovesse un muscolo. Lui cercò di rimediare.
- E’ vero che è impossibile mettersi nei tuoi panni d’allora…
- Lascia perdere. Io dentro sono morta da tanto di quel tempo che niente mi può fare più molto male, neanche la verità sbattuta in faccia così.
Si asciugò le lacrime con un fazzolettino di carta. In tutto quel tempo non s’era accesa neppure una sigaretta.
- Non fumi più ? - chiese Dino, cercando di aggrapparsi ad un argomento qualsiasi.
- Ho smesso - Claire tentò un sorriso - sono abbastanza fiera d’esserci riuscita.
Lui annuì. Lei ripiegò il fazzolettino e lo infilò in una tasca del cardigan di cotone che indossava su una maglietta da marinaio.
- E poi lei c’è stata - disse senza guardarlo.
- Cosa ?!
- C’è andata a letto. Lui era un po’ sbronzo, ha incontrato qualche difficoltà, lei lo ha preso in giro, è riuscita ad umiliarlo, lui si è bloccato e lei se ne é andata a dormire. Il giorno dopo, alla fine della seduta di Nar, hanno avuto un incontro nello studio di Theroux per valutare i primi risultati.
Leopòld parlava e parlava seduto dietro la scrivania. Eliane dice che non sa per quale impulso ha allungato una mano tra le cosce di Nar, spostandosi in avanti sulla sedia in modo che Leopòld non se ne accorgesse. Dice che quel negro non ha mosso un muscolo, ma ha avuto un’erezione immediata. Non toccava una donna da quattro anni. Si è alzato con uno scatto e l’ha stesa in avanti, sul piano della scrivania che ha sgombrato con un gesto del braccio. Leopòld era terrorizzato. Apriva la bocca ma non usciva suono. Sembrava che volesse chiamare aiuto. Nar ha detto se urli vi ammazzo tutti e due. Non era particolarmente prestante ma c’era da credergli. Eliane ha detto lascialo fare. Aveva avuto modo di vedere in precedenza le sue analisi del sangue, sapeva che era pulito, incredibilmente sano come un pesce.
Dice che all’inizio era stato un istinto, l’idea di contrapporre a Leopòld la potenza di quell’altro. Aveva capito che quel genere di confronto era il tallone d’Achille di Theroux, ma mentre Nar le stava addosso aveva capito che c’era anche la possibilità di una resa dei conti definitiva. Leopòld era seduto sulla sua poltrona di pelle, aggrappato ai braccioli. Lei, piegata in avanti, lo fissava, scossa dai movimenti convulsi di Nar. Le loro facce non distavano più di trenta, quaranta centimetri. Eliane ha capito che il senegalese non ci avrebbe messo molto e allora, fissando Theroux negli occhi, ha simulato un orgasmo. Ci ha dato dentro. Quando Nar si è tirato via lei ha detto: “non è successo niente, stai tranquillo, l’ho voluto io, stai tranquillo, né io né il dottore diremo nulla, va tutto bene”. Dice che la faccia di Leopòld era indescrivibile. Questo non ha impedito che la sera a cena ricominciasse con le sue manovre sotto il tavolo. Lei gli ha solo sussurrato “Lascia perdere, come hai visto ho di meglio”, ed è bastato per metterlo definitivamente fuori combattimento.
Il giorno dopo, nello studio, si è ripetuta la stessa scena, con molta più calma. Lei si è lasciata stendere sul lettino delle sedute. Contava sulla perdita di controllo di Leopòld. E infatti mentre Nar ci dava dentro lui ha gridato aiuto. Il negro gli è arrivato alla gola in un attimo ed Eliane si é lasciata scivolare sul pavimento e ha gattonato fino alla porta, chiudendola a chiave. Gli agenti di custodia cercavano di abbatterla e la faccia di Theroux era sempre più stravolta. Poi là fuori una delle guardie ha fatto come nei telefilm americani, ha sparato contro la serratura. Nar ha mollato la presa. Eliane ha visto sfumare per un pelo la sua vendetta.
Si pensava poi che l’esperimento sarebbe stato sospeso ma inaspettatamente proprio Leopòld ha insistito perché proseguisse. Nar era stato ricondotto a Losanna, in isolamento, ma restava Jef.
Eliane è stata richiamata e quando è tornata a Les Charbonnières, per un controllo della situazione, Jef era addomesticato. Se si era illusa di usare anche lui contro Leopòld doveva rassegnarsi. Theroux era in gamba. Questo bisogna ammetterlo. Dice che se ne stava là, seduto dietro la scrivania, con un collare rigido che lo impediva nei movimenti, e anche con una certa sofferenza perché Nar gli aveva spostato un paio di vertebre, e diceva “tutto bene, sto ottenendo ottimi risultati con il soggetto J”. Così chiamava Jef nei rapporti ufficiali.
- E tu ? Come sei entrata in questa storia ?
- Oh, io ormai ero fuori dai giochi di Leopòld da più di dieci anni. Mi capitava di incontrarlo, devo dire molto raramente, tenendo conto che vivevamo a pochi chilometri di distanza, ma lui era molto formale, distaccato, e a me ripugnava un po’. Lui forse temeva che, ora che era ricco, io avanzassi delle pretese per Jean-Claude, che potessi scatenare uno scandalo. Io, per parte mia, volevo solo buttarmi alle spalle tutto quello che era successo, insomma una situazione molto sgradevole…
- Ma lui non ti ha mai detto, che so, come sta il bambino, hai bisogno di qualcosa…
Claire scosse la testa.
- Aveva paura.
- Paura ? E di che ?
Claire non rispose. Era evidente che si stava tormentando per decidere se affrontare l’argomento oppure no. Dino Fabbri la tolse dall’imbarazzo.
- E con l’antropologa invece com’è andata ?
- Oh, Eliane, e beh, in quegli anni io facevo dei viaggi, mi concedevo delle vacanze anche abbastanza lunghe. In media per quattro o cinque mesi l’anno riuscivo a starmene lontana. Solange era cresciuta ormai e Jean-Claude era un ragazzino tranquillo. Sua sorella sapeva badare a lui meglio di me. Con loro la partita ormai era persa. Erano affiatati, complici, e io poco meno che un’estranea. Comunque è stato in quel periodo che ho iniziato ad affittare l’appartamento. Quando Eliane è tornata da Losanna dopo l’incidente con Nar, Leopòld non le ha più concesso di restare a Les Charbonnières. Dopo un paio di mesi si è anche assunto la responsabilità di rinunciare agli agenti di custodia. C’è un decreto, un cavillo, qualcosa che gli permetteva di farlo legalmente. A Eliane era solo concesso di avere regolari colloqui con il paziente. L’esperimento tra l’altro sembrava dare risultati e così, malgrado la falsa partenza, altri due analisti avevano preso altri detenuti. Comunque lei non intendeva farsi avanti e indietro da Losanna, forse sperava di trovare il modo di usufruire di Jef contro Theroux, insomma si è cercata una sistemazione. Non le andava di cacciarsi in un albergo per dei mesi, qualcuno le ha detto ce c’era un appartamento da affittare non molto lontano da casa di Theroux ed era casa mia.
- Però tu eri via, no ?
- La prima volta sì. Poi è tornata e io non ero ancora ripartita, adesso non ricordo esattamente, mi pare che ho dovuto rinviare, insomma, lei intanto si era comunque sistemata da me.
- Ma per quanto tempo ?
- Oh, beh, quella volta poi non sono partita e così…
- Come mai ?
Claire alzò le spalle.
- Sono andata via qualche mese dopo.
- Qualche mese ? Avete vissuto sotto lo stesso tetto per qualche mese ?
Claire annuì, come se si trattasse di una cosa assolutamente irrilevante.
- E lei ti ha raccontato tutto, è così ? Voglio dire i precedenti di Theroux, il suicidio della moglie e tutto il resto ?
Claire tornò ad annuire. Sviava ogni tanto lo sguardo nonostante la complicità della penombra, e lo rivolgeva verso la finestra. Dall’esterno penetrava un intenso profumo di pitosforo.
- Devo ammettere che l’intreccio è notevole. E Theroux sapeva che lei abitava da te?
- Lo ha scoperto dopo molto tempo. Lui tendeva a non occuparsi degli altri per quanto riguardava gli aspetti pratici. Ti dovevi arrangiare, per quel che poteva dipendere da lui. Quindi non si è mai chiesto dove stesse Eliane. E lei, naturalmente, quando ha saputo di me e lui, si è guardata bene dal dirglielo.
- Ma la figlia ?…
- Geraldine ? La figlia di Theroux ?
- Sì. Cosa sa di tutto questo ?
- Eliane l’ha messa al corrente qualche anno fa, quando era già grande.
- E lei ?
- Puoi immaginare…Io non l’avrei fatto, ma Eliane diceva che non era giusto nasconderle la verità. Questione di punti di vista. Se la verità è un colpo al cuore meglio una bugia, no ? - Se poi basta solo star zitti, senza neppure dover mentire…Ti pare ?
- Sì. Credo di sì.
- Ma Eliane è fatta a modo suo, e comunque per me è stata la salvezza.
- In che senso ?
- Mi ha scrollata. Mi ha dato fiducia nella possibilità di venirne fuori, di decidere di nuovo della mia vita. Di liberarmi di qualche senso di colpa. Mi ha fatto da madre, da sorella. Tutto.
- Quella notte a casa tua non mi avevi detto…
- Non credevo che sarebbe venuta al funerale, che avresti avuto modo di vederla. Preferivo tenerla fuori dalla storia.
- Lei no però.
- Cosa vuoi dire ?
- Ti ha portato qui Jef. Lei non mi pare che ti voglia tener fuori, anzi.
Claire abbozzò. Dino Fabbri provava la sgradevole sensazione di vedersi sfuggire il bandolo della matassa ogni volta che gli pareva d’averlo a portata di mano. Non capiva se dipendesse dalla complicata rete di relazioni tra tutti i protagonisti di quella vicenda o dalle improvvise ritrosie di Claire, o forse soltanto dalla sua incapacità di individuare i nessi, le spinte inconfessate che avevano animato i comportamenti di tutti nel corso pluriennale degli eventi.
- Quello che alla fine sembra è che sia tutta una storia dove domina il sesso - disse, come riflettendo tra sé.
Claire lo osservò con curiosità.
- Voglio dire che tutto parte sempre da questioni che riguardano il sesso. Un sesso incontrollato. Pulsioni poco ortodosse.
Ridacchiò con sarcasmo e Claire non reagì.
- Una specie di mandria infoiata. E ci deve anche essere della perversione se una come l’antropologa per anni frequenta l’uomo che ritiene sia il responsabile della morte della sorella, e permette addirittura che in giro si dica che sono fidanzati. Magari ci avrà pure scopato, un tentativo c’era stato, no ? Perché non offrirgli una seconda chance ?
- Non l’ha fatto. E aveva le sue buone ragioni per andare ogni tanto da Leopòld. Del resto mai più di un paio di volte l’anno.
- Ma perché ?
Claire si ostinava in un mutismo strano, come d’attesa.
- Aveva le sue buone ragioni - ripeté - e questo non c’entra con la storia che vuoi conoscere tu.
- Io voglio conoscere quello che vogliono conoscere tutti ! Sono venuto apposta per dirti che avevo scoperto chi ha fatto fuori Theroux. Da quando te l’ho detto non mi hai fatto una sola domanda a riguardo !
- Le domande le stai facendo tutte tu.
- Non essere ridicola.
Dino Fabbri scosse la testa con rassegnazione.
- Sono stato uno stupido. Sono venuto convinto di dirti qualcosa di importante e probabilmente era qualcosa che sapevi, o sapevate già, chissà come, da chissà quanto tempo. In effetti era meglio se me ne stavo fuori dal vostro gioco. Siete tutti iscritti al club da troppi anni. Io non conosco le regole. Vaffanculo. Il fatto è che la vostra merda è schizzata fuori, in qualche modo ha fottuto anche il mio matrimonio.
- Non mi era parso un granché come matrimonio – disse inaspettatamente Claire.
- E tu che ne sai ?
- So riconoscere quando due persone non c’entrano nulla l’una con l’altra. Ho esperienza in questo.
- E’ vero, dimenticavo - disse Dino Fabbri col tono più urtante che gli riuscì di esprimere - ciò non toglie che l’antropologa…
- Si chiama Eliane.
- Ma sì ! Chi se ne frega ! Eliane, va bene. Ti porta qui il presunto assassino, frequenta per una vita un uomo che desidera morto, è una lesbica che scopa con i negri. Ce n’è per un romanzo d’appendice. Se non fosse per un morto ammazzato sarebbe ridicolo.
- Due - disse Claire. Dino Fabbri interruppe la sua sfuriata.
- Due che ? - chiese, sospettando quale fosse la risposta.
- Due morti - bisbigliò Claire. Poi si alzò e andò a chiudere la finestra.
- Come sarebbe due ?
Claire tornò a sedersi dietro la scrivania.
- Leopòld e prima Felìx.
- Tuo marito ?
Claire annuì.
- Ammazzato ?
Claire taceva.
- E da chi ? - chiese Dino Fabbri.
Sentì un fruscio alle sue spalle e l’ultima immagine di cui ebbe coscienza, prima che il tampone imbevuto di etere facesse effetto, fu il ricordo della faccia imbronciata di Rosa e del suo indice nodoso appoggiato sulla fotografia di Claire in risposta alla sua domanda stupita “Un altro assassino ?”
Il bureau era una saletta cui si accedeva da dietro il banco della reception.
Claire lo stava aspettando. Sedeva dietro una vecchia scrivania di foggia ministeriale. L’ambiente non era grande, le pareti erano coperte di classificatori, ripiani di librerie scompagnate su cui si accumulavano cartelline, brogliacci, guide telefoniche. Un’unica finestra si affacciava sul buio del giardino.
Dino Fabbri si accomodò sulla sola sedia a disposizione, di fronte alla scrivania. L’ambiente era scarsamente illuminato da una lampada opalina verde.
- Hai già preso il caffè ? - chiese Claire. La sua voce pareva stanca.
- Sì, grazie.
- Bene. Allora, dì cosa vuoi.
Dino la osservò senza capire e lo sguardo di Claire si alterò, indurendosi.
- Io non temo nulla – disse – le ho viste tutte ormai, e non sarai certo tu, chiunque tu sia, a mettermi paura.
- Non capisco…
- …Però se c’è una cosa che non sopporto è quando è ora di posare le carte sul tavolo e c’è ancora chi le tiene alte, come stai facendo tu. E’ stupido.
- Ma Claire, ti assicuro, io…
- A Vaulion ho pensato questo ragazzo gioca a fare il detective ma è innocuo, e mi sono sbagliata. E così eccoci qua.
Claire batté una mano aperta sul piano della scrivania, poi la sua mano si richiuse a pugno.
- Ma di cosa stai parlando ? - chiese, esasperato, Dino Fabbri.
- Che cosa vuoi ? Sei qui per i soldi di Leopòld ? Jef te li farà sudare, anche se devo ammettere che sei stato in gamba a scovarlo. O lavori per qualcuno ? Guarda, puoi continuare a fingere, per me non cambia nulla, ma a questo punto sarebbe più conveniente dire le cose come stanno, te lo assicuro.
- Claire, ti giuro che io sono qui per caso ! La storia è lunga. Carlotta mi ha scaricato pochi giorni fa e io intanto avevo scoperto una cosa sull’omicidio di Theroux, in pratica che non è stato Jef. Non sapevo con chi parlarne e mi sei venuta in mente tu. Non so perché, forse perché mi hai raccontato tutte quelle cose quella notte, non so. Ma quando ho visto Jef qui fuori ti assicuro che ho pensato di filar via…
- E sarebbe stato meglio per tutti.
- Neppure sapevo che lo conoscessi !
- Infatti. Non lo conoscevo. L’ha portato qui una mia amica.
- Però sapevi che era Jef, no ? Voglio dire ‘sto Didier è un nome falso.
- A me non risulta. Ha un passaporto diplomatico ecuadoriano d’addetto d’ambasciata. Una persona a posto.
- Sì, ma non é…
- Per me è il signor Didier Lagonegro.
- E anche con ’sto nome. Non poteva scegliersene uno più probabile ?
- Non lo ha scelto. E’ il suo nome.
- Non ti pare che adesso sei tu a tenere alte le carte ? - chiese Dino dopo un attimo di perplessità.
Claire scosse le spalle con un gesto d’insofferenza.
- Ammesso che io ti creda – chiese – quali sono le tue intenzioni ? Non è che voglia spaventarti ma Jef può rivolgersi a persone che non hanno scrupoli, e adesso ha i soldi per pagarli bene.
Dino Fabbri realizzò all’improvviso quanto la sua posizione stesse diventando rischiosa.
- Un momento ! un momento ! – ansimò – Io a Jef l’ho salvato dalla galera ! Quando alla Polizia Cantonale mi hanno chiesto il rullino delle foto dove c’erano lui e Marcella ho detto che era sparito. E adesso sono anche in grado di scagionarlo. Non scherziamo…
Claire lo ascoltava, ma il suo sguardo non rivelava se gli stesse credendo oppure no.
- …Ti assicuro che se avessi immaginato…Tu devi dirglielo, devi dirgli che se mi vuol parlare io posso spiegargli tutto, e anzi gli posso fornire le prove che l’assassino è un altro !
Claire annuì impercettibilmente.
- Sai davvero chi ?
- Certo.
- Io lo conosco ?
- No. Almeno non credo…Ma no, non l’hai mai vista, e se l’hai vista non te ne puoi ricordare.
- Una donna ? – chiese Claire con un filo di stupore.
- Senti, ti posso anche raccontare tutta la storia, ma adesso l’importante e far saper a Jef che io non ho intenzione di nuocergli.
- Io non sono in grado di mettermi in contatto con lui.
- Ma insomma ! Non è qui ?
Lei non rispose. Dino Fabbri si agitò sulla sedia.
- Proprio qui dovevo venire. Accidenti ! Del resto come potevo sapere…Ma come facevate a conoscervi ?
- Te l’ho detto. L’ha portato qui una mia amica. Io non l’avevo mai visto. Lei, onestamente, mi ha detto chi era ma mi ha assicurato che non era stato lui ad ammazzare Leopòld.
- E come faceva a saperlo ?
Dino fissava dubbioso il volto di Claire, che si teneva un poco in ombra.
- Dovremmo smetterla di girarci attorno annusandoci come cani spaventati, eh ? – disse lei all’improvviso.
- Già.
- Didier Lagonegro o Jef, chiamalo come vuoi, non ha ucciso Leopòld. Non è stato lui e non è stata la sua donna. Del resto anche tu un attimo fa dicevi lo stesso.
Dino annuì guardingo.
- E allora perché gli stai alle costole ?
- Ma non gli sto alle costole ! Ti giuro, è stato un caso !
- Per i soldi ? Dicono che si è portato via parecchio. Comunque la cosa non mi riguarda. Conoscendo Leopòld Theroux, se quei due sono stati costretti a lavorare per lui per anni, qualsiasi cifra non sarà mai un risarcimento adeguato.
Claire tacque un istante.
- E’ per quelli ? Per i soldi, che sei qui ? - chiese ancora.
- Adesso basta ! - esplose Dino Fabbri - O mi credi oppure me ne vado !
- Allora sei qui per una vacanza ? - Claire rise.
- Chiamala come vuoi - disse lui, senza tener conto del sarcasmo nel tono di lei.
- Non mi va di parlare dei miei casini. Tutto qui. Ti ho detto di Carlotta… Non sapevo dove andare e mi sei venuta in mente tu.
Claire sospirò.
- Vengo in mente a un sacco di gente in questo periodo.
La testa di Dino Fabbri lavorava vertiginosamente.
- La tua amica. Quella che ha portato qui Jef. Non è che per caso è Carlotta ?
Claire scoppiò a ridere. Poi si ricompose.
- Mi dispiace per te e tua moglie, ma lei davvero non c’entra. Cosa ti viene in mente ?
- Di tutto ! Mi hai detto che la tua amica era convinta dell’innocenza di Jef e siccome anche Carlotta ne era convinta per un attimo ho pensato che …
- E’ una mia vecchia amica, che conosceva abbastanza bene anche la mia storia, oltre che quella di Leopòld. Ha collaborato per qualche tempo per un progetto di riabilitazione nel carcere di Losanna e lì…
- L’antropologa ! - la interruppe Dino.
Claire gli rivolse un’occhiata di bonario compiacimento per la sua intuizione. Lui si stava di nuovo lasciando agguantare dalla smania.
- So la storia, almeno per come me l’ha raccontata Carlotta. Che Jef era dentro e Theroux lo ha preso come paziente. Una specie di esperimento…
- Più o meno…
- Certo non sapevo che la fidanzata di un tuo vecchio amante finito sgozzato si portasse in giro quello che si ritiene sia l’assassino e che te lo portasse qui, perché per di più è anche una tua vecchia amica.
Claire accusò impercettibilmente il colpo.
- Questa è una parte che quella notte abbiamo tralasciato – disse.
Dino capì che si riferiva alla sera della lunga confessione nell’appartamento di Vaulion, e si augurò che tra loro due tutto finisse col chiarirsi. Lo desiderava almeno quanto il garantirsi l’incolumità.
…Eliane era sorellastra della prima moglie di Leopòld – stava dicendo Claire – per questo dopo che lui ha abbandonato moglie e figlia lei si è occupata di loro. La moglie di Leopòld era una donna molto fragile, quasi quanto Eliane è forte.
- Eliane è l’antropologa ? - chiese Dino.
- Sì. La bambina aveva bisogno di una presenza rassicurante. La madre non aveva le capacità di occuparsene. Dopo che Leopòld se ne è andato è precipitata in una depressione senza scampo e alla fine…
Dino Fabbri la guardò incredulo.
- Si è…?
- Con acido muriatico. Una fine spaventosa. Così Eliane ha tirato su la piccola come se fosse stata sua figlia. Sapendo che aveva il sangue dell’uomo che aveva in pratica ucciso sua sorella.
- Sorellastra, hai detto.
- Era più piccola, figlia del secondo matrimonio del padre. Una famiglia importante. Eliane comunque l’amava come una vera sorella. E’ una donna particolare.
- Non c’è bisogno di dirlo. Ho sentito una voce che dava lei e la figlia di Theroux come una coppia gay.
- Lo so. Eliane del resto lo é. Non ne ha mai fatto mistero. A volte si concede degli uomini ma credo che lo faccia perlopiù a scopo, direi, scientifico.
- Scientifico ?
- Ed è stata la sua arma contro Theroux.
- Ma di cosa stai parlando ?
- Dopo il suicidio di sua sorella ha deciso che lo avrebbe scovato. Non aveva ancora idea di che cosa avrebbe fatto ma intendeva fargliela pagare.
- E poi ?
- E poi sono passati degli anni, Geraldine è cresciuta e Eliane non ha più pensato a Leopòld fino a che quello che allora era il direttore del carcere di Losanna non l’ha chiamata per una consulenza. Lei aveva fatto degli studi sui comportamenti coatti, cose di questo genere. Insomma quest’uomo la chiama ed è proprio allora che torna fuori Leopòld, nella sua nuova veste professionale. Nei quindici anni che intanto erano trascorsi lei se lo era immaginato chissà dove, lontanissimo, e invece era sempre stato lì, a due passi. Pensa un po’.
Claire congiunse le mani con un leggero schiocco ed abbozzò un sorriso.
- Il direttore voleva tentare, per alcuni dei suoi ospiti più disturbati, una nuova via terapeutica, niente più elettroshock, farmaci eccetera. E’ stato allora che, non so dirti perché e come, l’intera comunità terapeutica della Vallée de Joux si è messa a disposizione. Probabilmente Carso era amico del direttore, chissà, forse avrà pensato che tutta la faccenda potesse riservargli un ritorno di pubblicità positiva. Insomma c’è stato un accordo e l’esperimento ha preso il via. Eliane era tra i responsabili della selezione dei detenuti e coordinava gli affidamenti. Avevano calcolato di scegliere due pazienti per un primo tentativo pilota. Quando Eliane ha scorso la lista e si è trovata davanti il nome di Leopòld Theroux, dopo la sorpresa, e la rabbia, ha intravisto una via per saldare i conti.
Ha scelto per lui un senegalese, che era dentro per spaccio e Jef, che invece aveva una condanna per estorsione.
Eliane era al corrente di un fatto che non era trapelato all’esterno. Durante un regolamento di conti erano stati uccisi due detenuti. Erano stati evirati, sventrati, gli avevano stappato il cuore e se lo erano palleggiato. Due di loro ne avevano anche strappato dei frammenti a morsi. Uno era il senegalese, che mi pare si chiamasse Nar, e l’altro era Jef.
Dino Fabbri era senza parole.
- Jef ?
- Proprio lui. Era in uno stadio molto avanzato di dipendenza da cocaina ed eroina. Sia lui che Nar avevano bisogno di farsi quattro, cinque volte al giorno. Nar in carcere aveva un suo canale privilegiato, forse guardie, non so. Ma riuscivano ad avere la roba. E quando non riuscivano dovevano legarli da qualche parte. Dopo un trattamento di disintossicazione hanno organizzato un confronto per un colloquio preliminare. E’ stato in quell’occasione che Eliane e Leopòld si sono ritrovati faccia a faccia.
- E lui come ha reagito.
- Eliane mi ha raccontato che è stato controllatissimo. Ha finto di non sapere del suicidio di Chaterine. Ha chiesto della bambina, che intanto ormai aveva quasi vent’anni, altro che bambina. Ha ammesso d’esser stato il peggior padre e marito che si potesse immaginare e ha detto che si rendeva conto che era impossibile rimediare ai suoi errori, ma che se c’era qualcosa che lei riteneva che dovesse fare, l’avrebbe fatta.
- E lei ?
- Nulla.
- Come nulla !
- Era pietrificata. Leopòld stava sfoggiando quel suo talento incantatore, quel cuscino di Valium su cui sapeva costringere la gente ad appoggiarsi. Io ne so qualcosa. Ma Eliane è una dura. Ha tenuto le distanze e si è limitata a trattare l’aspetto professionale. Gli accordi prevedevano che per la prima settimana lei fosse presente, naturalmente non durante le sedute ma sul posto, con una paio di agenti di custodia di supporto, in caso di necessità. Così la comitiva si è trasferita a Les Charbonnières.
- Pazzesco…
- E sì. Direi proprio. Sono le cose che si nascondono tra le pieghe della rigorosa normalità svizzera.
- E poi ?
- Leopòld ci ha provato la prima sera.
- No ! Vuoi dire con Eliane ?
Claire annuì con un sospiro.
- Piedino sotto il tavolo e robaccia del genere.
- Ma era un malato !
- In un certo senso…
Dino Fabbri si appoggiò con i gomiti al piano della scrivania, osservando Claire da sotto in su nella luce marezzata della lampada opalina.
- E tu con un tipo così ci hai fatto un figlio. Te ne eri addirittura innamorata.
Dino era impreparato alla reazione di Claire. Lei taceva ma le lacrime all’improvviso le scendevano copiosamente lungo le guance, senza che lei muovesse un muscolo. Lui cercò di rimediare.
- E’ vero che è impossibile mettersi nei tuoi panni d’allora…
- Lascia perdere. Io dentro sono morta da tanto di quel tempo che niente mi può fare più molto male, neanche la verità sbattuta in faccia così.
Si asciugò le lacrime con un fazzolettino di carta. In tutto quel tempo non s’era accesa neppure una sigaretta.
- Non fumi più ? - chiese Dino, cercando di aggrapparsi ad un argomento qualsiasi.
- Ho smesso - Claire tentò un sorriso - sono abbastanza fiera d’esserci riuscita.
Lui annuì. Lei ripiegò il fazzolettino e lo infilò in una tasca del cardigan di cotone che indossava su una maglietta da marinaio.
- E poi lei c’è stata - disse senza guardarlo.
- Cosa ?!
- C’è andata a letto. Lui era un po’ sbronzo, ha incontrato qualche difficoltà, lei lo ha preso in giro, è riuscita ad umiliarlo, lui si è bloccato e lei se ne é andata a dormire. Il giorno dopo, alla fine della seduta di Nar, hanno avuto un incontro nello studio di Theroux per valutare i primi risultati.
Leopòld parlava e parlava seduto dietro la scrivania. Eliane dice che non sa per quale impulso ha allungato una mano tra le cosce di Nar, spostandosi in avanti sulla sedia in modo che Leopòld non se ne accorgesse. Dice che quel negro non ha mosso un muscolo, ma ha avuto un’erezione immediata. Non toccava una donna da quattro anni. Si è alzato con uno scatto e l’ha stesa in avanti, sul piano della scrivania che ha sgombrato con un gesto del braccio. Leopòld era terrorizzato. Apriva la bocca ma non usciva suono. Sembrava che volesse chiamare aiuto. Nar ha detto se urli vi ammazzo tutti e due. Non era particolarmente prestante ma c’era da credergli. Eliane ha detto lascialo fare. Aveva avuto modo di vedere in precedenza le sue analisi del sangue, sapeva che era pulito, incredibilmente sano come un pesce.
Dice che all’inizio era stato un istinto, l’idea di contrapporre a Leopòld la potenza di quell’altro. Aveva capito che quel genere di confronto era il tallone d’Achille di Theroux, ma mentre Nar le stava addosso aveva capito che c’era anche la possibilità di una resa dei conti definitiva. Leopòld era seduto sulla sua poltrona di pelle, aggrappato ai braccioli. Lei, piegata in avanti, lo fissava, scossa dai movimenti convulsi di Nar. Le loro facce non distavano più di trenta, quaranta centimetri. Eliane ha capito che il senegalese non ci avrebbe messo molto e allora, fissando Theroux negli occhi, ha simulato un orgasmo. Ci ha dato dentro. Quando Nar si è tirato via lei ha detto: “non è successo niente, stai tranquillo, l’ho voluto io, stai tranquillo, né io né il dottore diremo nulla, va tutto bene”. Dice che la faccia di Leopòld era indescrivibile. Questo non ha impedito che la sera a cena ricominciasse con le sue manovre sotto il tavolo. Lei gli ha solo sussurrato “Lascia perdere, come hai visto ho di meglio”, ed è bastato per metterlo definitivamente fuori combattimento.
Il giorno dopo, nello studio, si è ripetuta la stessa scena, con molta più calma. Lei si è lasciata stendere sul lettino delle sedute. Contava sulla perdita di controllo di Leopòld. E infatti mentre Nar ci dava dentro lui ha gridato aiuto. Il negro gli è arrivato alla gola in un attimo ed Eliane si é lasciata scivolare sul pavimento e ha gattonato fino alla porta, chiudendola a chiave. Gli agenti di custodia cercavano di abbatterla e la faccia di Theroux era sempre più stravolta. Poi là fuori una delle guardie ha fatto come nei telefilm americani, ha sparato contro la serratura. Nar ha mollato la presa. Eliane ha visto sfumare per un pelo la sua vendetta.
Si pensava poi che l’esperimento sarebbe stato sospeso ma inaspettatamente proprio Leopòld ha insistito perché proseguisse. Nar era stato ricondotto a Losanna, in isolamento, ma restava Jef.
Eliane è stata richiamata e quando è tornata a Les Charbonnières, per un controllo della situazione, Jef era addomesticato. Se si era illusa di usare anche lui contro Leopòld doveva rassegnarsi. Theroux era in gamba. Questo bisogna ammetterlo. Dice che se ne stava là, seduto dietro la scrivania, con un collare rigido che lo impediva nei movimenti, e anche con una certa sofferenza perché Nar gli aveva spostato un paio di vertebre, e diceva “tutto bene, sto ottenendo ottimi risultati con il soggetto J”. Così chiamava Jef nei rapporti ufficiali.
- E tu ? Come sei entrata in questa storia ?
- Oh, io ormai ero fuori dai giochi di Leopòld da più di dieci anni. Mi capitava di incontrarlo, devo dire molto raramente, tenendo conto che vivevamo a pochi chilometri di distanza, ma lui era molto formale, distaccato, e a me ripugnava un po’. Lui forse temeva che, ora che era ricco, io avanzassi delle pretese per Jean-Claude, che potessi scatenare uno scandalo. Io, per parte mia, volevo solo buttarmi alle spalle tutto quello che era successo, insomma una situazione molto sgradevole…
- Ma lui non ti ha mai detto, che so, come sta il bambino, hai bisogno di qualcosa…
Claire scosse la testa.
- Aveva paura.
- Paura ? E di che ?
Claire non rispose. Era evidente che si stava tormentando per decidere se affrontare l’argomento oppure no. Dino Fabbri la tolse dall’imbarazzo.
- E con l’antropologa invece com’è andata ?
- Oh, Eliane, e beh, in quegli anni io facevo dei viaggi, mi concedevo delle vacanze anche abbastanza lunghe. In media per quattro o cinque mesi l’anno riuscivo a starmene lontana. Solange era cresciuta ormai e Jean-Claude era un ragazzino tranquillo. Sua sorella sapeva badare a lui meglio di me. Con loro la partita ormai era persa. Erano affiatati, complici, e io poco meno che un’estranea. Comunque è stato in quel periodo che ho iniziato ad affittare l’appartamento. Quando Eliane è tornata da Losanna dopo l’incidente con Nar, Leopòld non le ha più concesso di restare a Les Charbonnières. Dopo un paio di mesi si è anche assunto la responsabilità di rinunciare agli agenti di custodia. C’è un decreto, un cavillo, qualcosa che gli permetteva di farlo legalmente. A Eliane era solo concesso di avere regolari colloqui con il paziente. L’esperimento tra l’altro sembrava dare risultati e così, malgrado la falsa partenza, altri due analisti avevano preso altri detenuti. Comunque lei non intendeva farsi avanti e indietro da Losanna, forse sperava di trovare il modo di usufruire di Jef contro Theroux, insomma si è cercata una sistemazione. Non le andava di cacciarsi in un albergo per dei mesi, qualcuno le ha detto ce c’era un appartamento da affittare non molto lontano da casa di Theroux ed era casa mia.
- Però tu eri via, no ?
- La prima volta sì. Poi è tornata e io non ero ancora ripartita, adesso non ricordo esattamente, mi pare che ho dovuto rinviare, insomma, lei intanto si era comunque sistemata da me.
- Ma per quanto tempo ?
- Oh, beh, quella volta poi non sono partita e così…
- Come mai ?
Claire alzò le spalle.
- Sono andata via qualche mese dopo.
- Qualche mese ? Avete vissuto sotto lo stesso tetto per qualche mese ?
Claire annuì, come se si trattasse di una cosa assolutamente irrilevante.
- E lei ti ha raccontato tutto, è così ? Voglio dire i precedenti di Theroux, il suicidio della moglie e tutto il resto ?
Claire tornò ad annuire. Sviava ogni tanto lo sguardo nonostante la complicità della penombra, e lo rivolgeva verso la finestra. Dall’esterno penetrava un intenso profumo di pitosforo.
- Devo ammettere che l’intreccio è notevole. E Theroux sapeva che lei abitava da te?
- Lo ha scoperto dopo molto tempo. Lui tendeva a non occuparsi degli altri per quanto riguardava gli aspetti pratici. Ti dovevi arrangiare, per quel che poteva dipendere da lui. Quindi non si è mai chiesto dove stesse Eliane. E lei, naturalmente, quando ha saputo di me e lui, si è guardata bene dal dirglielo.
- Ma la figlia ?…
- Geraldine ? La figlia di Theroux ?
- Sì. Cosa sa di tutto questo ?
- Eliane l’ha messa al corrente qualche anno fa, quando era già grande.
- E lei ?
- Puoi immaginare…Io non l’avrei fatto, ma Eliane diceva che non era giusto nasconderle la verità. Questione di punti di vista. Se la verità è un colpo al cuore meglio una bugia, no ? - Se poi basta solo star zitti, senza neppure dover mentire…Ti pare ?
- Sì. Credo di sì.
- Ma Eliane è fatta a modo suo, e comunque per me è stata la salvezza.
- In che senso ?
- Mi ha scrollata. Mi ha dato fiducia nella possibilità di venirne fuori, di decidere di nuovo della mia vita. Di liberarmi di qualche senso di colpa. Mi ha fatto da madre, da sorella. Tutto.
- Quella notte a casa tua non mi avevi detto…
- Non credevo che sarebbe venuta al funerale, che avresti avuto modo di vederla. Preferivo tenerla fuori dalla storia.
- Lei no però.
- Cosa vuoi dire ?
- Ti ha portato qui Jef. Lei non mi pare che ti voglia tener fuori, anzi.
Claire abbozzò. Dino Fabbri provava la sgradevole sensazione di vedersi sfuggire il bandolo della matassa ogni volta che gli pareva d’averlo a portata di mano. Non capiva se dipendesse dalla complicata rete di relazioni tra tutti i protagonisti di quella vicenda o dalle improvvise ritrosie di Claire, o forse soltanto dalla sua incapacità di individuare i nessi, le spinte inconfessate che avevano animato i comportamenti di tutti nel corso pluriennale degli eventi.
- Quello che alla fine sembra è che sia tutta una storia dove domina il sesso - disse, come riflettendo tra sé.
Claire lo osservò con curiosità.
- Voglio dire che tutto parte sempre da questioni che riguardano il sesso. Un sesso incontrollato. Pulsioni poco ortodosse.
Ridacchiò con sarcasmo e Claire non reagì.
- Una specie di mandria infoiata. E ci deve anche essere della perversione se una come l’antropologa per anni frequenta l’uomo che ritiene sia il responsabile della morte della sorella, e permette addirittura che in giro si dica che sono fidanzati. Magari ci avrà pure scopato, un tentativo c’era stato, no ? Perché non offrirgli una seconda chance ?
- Non l’ha fatto. E aveva le sue buone ragioni per andare ogni tanto da Leopòld. Del resto mai più di un paio di volte l’anno.
- Ma perché ?
Claire si ostinava in un mutismo strano, come d’attesa.
- Aveva le sue buone ragioni - ripeté - e questo non c’entra con la storia che vuoi conoscere tu.
- Io voglio conoscere quello che vogliono conoscere tutti ! Sono venuto apposta per dirti che avevo scoperto chi ha fatto fuori Theroux. Da quando te l’ho detto non mi hai fatto una sola domanda a riguardo !
- Le domande le stai facendo tutte tu.
- Non essere ridicola.
Dino Fabbri scosse la testa con rassegnazione.
- Sono stato uno stupido. Sono venuto convinto di dirti qualcosa di importante e probabilmente era qualcosa che sapevi, o sapevate già, chissà come, da chissà quanto tempo. In effetti era meglio se me ne stavo fuori dal vostro gioco. Siete tutti iscritti al club da troppi anni. Io non conosco le regole. Vaffanculo. Il fatto è che la vostra merda è schizzata fuori, in qualche modo ha fottuto anche il mio matrimonio.
- Non mi era parso un granché come matrimonio – disse inaspettatamente Claire.
- E tu che ne sai ?
- So riconoscere quando due persone non c’entrano nulla l’una con l’altra. Ho esperienza in questo.
- E’ vero, dimenticavo - disse Dino Fabbri col tono più urtante che gli riuscì di esprimere - ciò non toglie che l’antropologa…
- Si chiama Eliane.
- Ma sì ! Chi se ne frega ! Eliane, va bene. Ti porta qui il presunto assassino, frequenta per una vita un uomo che desidera morto, è una lesbica che scopa con i negri. Ce n’è per un romanzo d’appendice. Se non fosse per un morto ammazzato sarebbe ridicolo.
- Due - disse Claire. Dino Fabbri interruppe la sua sfuriata.
- Due che ? - chiese, sospettando quale fosse la risposta.
- Due morti - bisbigliò Claire. Poi si alzò e andò a chiudere la finestra.
- Come sarebbe due ?
Claire tornò a sedersi dietro la scrivania.
- Leopòld e prima Felìx.
- Tuo marito ?
Claire annuì.
- Ammazzato ?
Claire taceva.
- E da chi ? - chiese Dino Fabbri.
Sentì un fruscio alle sue spalle e l’ultima immagine di cui ebbe coscienza, prima che il tampone imbevuto di etere facesse effetto, fu il ricordo della faccia imbronciata di Rosa e del suo indice nodoso appoggiato sulla fotografia di Claire in risposta alla sua domanda stupita “Un altro assassino ?”
Nessun commento:
Posta un commento