DICIASSETTE
Solange, Jean Claude e la moglie si ritirarono presto.
Dino Fabbri restò solo con Claire. Si offrì di lavare i piatti e lei accettò. Sparecchiò il tavolo e poi si fermò in cucina accanto a lui, accendendosi un'altra sigaretta.
- Le da fastidio ? Fumo solo la sera, tre o quattro sigarette al massimo. Non so neppure io perché non smetto del tutto.
Lui rispose che il fumo non lo disturbava.
- Allora. Da dove vuole cominciare ?
Dino si volse a guardarla con un'espressione interrogativa, asciugandosi le mani in un canovaccio.
- Mi ha detto che ha visto le fotografie, no ?
Lo aveva colto alla sprovvista.
- Beviamo ancora un bicchiere, le va ?
- Volentieri - si affrettò a rispondere lui.
- Di là ?
Lo fece accomodare in salotto, accese le abat-jours, versò del Porto in calici sottili che aveva estratto da un troumeau, spolverandoli prima con una spugnetta umida.
- Qui non mette mai le mani nessuno...Senta, lei ha dieci, forse quindici anni meno di me ma mi sentirei più a mio agio se ci dessimo del tu, le va ?
Dino Fabbri fu contento che glielo avesse chiesto. Lei alzò il calice e gli indirizzò un accenno di brindisi silenzioso. Bevve e posò il bicchiere su un centrino ricamato appoggiato, su un gueridon sovraccarico di ninnoli.
- Ho sempre odiato tutti questi...come si dice in italiano ?
- Oggettini ?
- Qualcosa del genere.
- Non sono suoi ?
Lei scosse il capo.
- Idee di mia suocera...mio marito era molto legato alla madre. Questa casa l'ha sistemata praticamente lei, con mobili di famiglia e cose così - indicò con un cenno del capo i soprammobili.
- Io ne ho rotti tanti, ma mai abbastanza evidentemente...
Tacque un istante, pensosa.
- Mi sono sposata a diciassette anni ed ero incinta di sei mesi, anche se non si vedeva.
Dino Fabbri non disse nulla.
- Vai a prendere le fotografie.
Lui la osservò, incerto.
- E'una storia lunga - lo incoraggiò lei - Se le ho davanti non salto i passaggi. Felìx era così preciso...
Lui andò al "ripostiglio". Mentre raccoglieva gli album si sentiva in preda ad un'eccitazione incontenibile. Gli pareva incredibile d'essere lì, con quella stessa donna che tra poco, forse, gli avrebbe rivelato cosa era successo vent'anni prima, in quel luogo.
Quando tornò in salotto lei aveva cambiato posizione. Era passata dalla poltroncina a un divano, si era liberata delle scarpe e si stava massaggiando un piede. Quando lo vide ricomparire osservò gli album che lui reggeva e sembrò aver voglia di mandare tutto a monte, poi gli fece segno d'avvicinarsi.
- Posa qua.
Si accese una sigaretta e cominciò a sfogliare.
- Questa sei tu - disse Dino, indicando la bambina seduta nel prato tra altri bimbi, con i due adulti in piedi alle loro spalle. Claire si stupì che l'avesse riconosciuta.
- Che occhio ! Sì, sono io, e questo é mio fratello Etienne, mia sorella Chantal e mia sorella Odette, e questi dietro sono mia madre e mio padre.
Claire osservava la fotografia con le sopracciglia leggermente inarcate.
- Ma sì, cominciamo pure di qui. Vedi che faccia ha mia madre poveretta ? E' morta di crepacuore ma non é riuscita a salvarci, nessuno di noi.
Claire indicava con l'indice il viso addolorato della donna in piedi.
- Chissà perché lo vengo a dire a te...
- Capisco un sacco di cose dalle fotografie - azzardò lui - è sempre stato così per me. Anche di te...E' come se ti conoscessi bene.
- Si ? E cosa vedi qui allora ?
- Direi che c'era qualcosa che non funzionava...sembrate tutti come spaventati, no, non spaventati, non é esatto, come se tutti nascondessero qualcosa...
Claire approvò con stupore, fissando Dino per un istante, poi tornò con gli occhi all'album.
- Eravamo contadini. La nostra casa era in un bel posto, avevamo molti animali...una bella cosa per dei bambini...Però mio padre ci...ci toccava, si faceva toccare da noi, e non solo.
Dino Fabbri si sentì mancare il respiro.
- ...Non eravamo poveri, certo non ricchi, ma non poveri, non c'era la miseria che in genere serve a giustificare certi fatti. E nostro padre non beveva, non picchiava, lavorava sodo, era molto tenero con noi, però...
Claire si accese una sigaretta con il mozzicone della precedente.
- Stasera andrò oltre le tre o quattro eh ?...Insomma noi non ci rendevamo conto, io poi ero la più piccola, a me é toccato tardi, nel senso che le mie sorelle già avevano subìto, poi mio fratello Etienne era scappato di casa. E' stato allora che tutto é precipitato. Mia madre sapeva, ma non ha mai tentato di reagire, e a forza di tenersi tutto dentro ha perso la testa. Prima che la ricoverassero ha trovato la forza di allontanarmi. Mi ha spedita da una sua sorella che viveva a Neuchatel. Zia Sophie aveva sposato un brav'uomo, tranquillo. Gestivano un ristorante sul lago e, d'estate, anche uno stabilimento balneare. Sono andata là come cameriera a quindici anni.
Dino Fabbri fissava le mani di Claire, solcate da vene in rilievo, che tormentavano il pacchetto di Chesterfield. Lei si interruppe un istante, estrasse l'ennesima sigaretta poi la ripose.
- No...per stasera basta - disse come tra sé, abbozzando un sorriso.
- E tua madre ? Le tue sorelle ?
Dino Fabbri era imbarazzato nel rivolgerle la domanda ma Claire non ebbe difficoltà nell'affrontare l'argomento.
- Mia madre é morta in manicomio, pochi anni fa. Quando trovarono mia sorella Chantal impiccata nel fienile Odette scappò, come aveva già fatto Etienne. Mio padre...be' mio padre non so...era un mostro ma non riesco a giudicarlo, ha distrutto la nostra famiglia, ma la cosa incredibile é che non era un violento...non so, ho un ricordo strano di lui. Faceva sembrare tutto un gioco. Era un malato molto abile.
- Però tua sorella Chantal...
- Lei era più grande. Forse all'inizio, come me, non si rendeva conto, e quando ha capito non ha resistito. Odette invece era più forte. Prima di scappare ha dato fuoco alla stalla pensando che lui fosse dentro.
- E adesso ?
- Sta a Zurigo. Ha una bella casa d'appuntamenti.
Claire rise dello stupore di Dino Fabbri.
- Tenendo conto da dove e come é partita mi sembra un bel successo. Ha una clientela selezionatissima. Io sono stata una volta soltanto a trovarla ma sfiderei chiunque a capire che là dentro sono tutte puttane.
Dino annuì, tornando a seguire le mani di lei, che avevano ripreso a sfogliare l'album.
- E' stata lei a telefonarmi e dirmi di quello che era successo a Leopòld. Erano stati amici, anche qualcosa di più sicuramente, prima che io lo conoscessi.
Dino Fabbri alzò gli occhi in quelli di lei.
- Ci sono riuscita eh ?
Lui non tentò di cambiare la sua espressione di meraviglia.
- A stupirti, intendo. E' da ore che ci penso. Quando mi hai detto che avevi visto le fotografie ho capito che avevi qualcosa in mente. Non sapevo cosa, e mi ci sono tormentata un bel po’...
- Mi dispiace ! - la interruppe lui - Io non intendevo assolutamente...
- L'ho capito. Dopo l'ho capito. E allora mi sono detta mi butto. Non ho mai raccontato a nessuno la storia per intero. La conosce Odette, la conosceva Leopòld. Ho pensato: quel ragazzo é di passaggio, non parla francese, é curioso per qualche sua ragione ma non pare cattivo.
Claire si mise a ridere.
- Avevo voglia di raccontare. Ci ho provato una volta con un prete ma a metà ho capito che non serviva. Poi ho pensato anche a qualcuno di qui, sai, un collega di Leopòld, ma avevo paura dei pettegolezzi. Solo da quando sono in Francia sto meglio...così mi sono detta: il ragazzo può andare, si terrà la cosa per sé...
- Puoi starne certa.
- Bene - disse Claire. Passò una mano sulla carta velina che separava i fogli di cartoncino nero dell'album con un gesto compunto, riconoscente. Voltò la pagina ed apparve l'immagine di lei adolescente, seduta sulla ringhiera del terrazzo dello stabilimento di Neuchatel.
Dino Fabbri si era sporto in avanti. Disse soltanto " Lì..."
- Era un momento molto speciale per me - mormorò lei.
Il sorriso, incerto e radioso insieme, che sfoggiava nel ritratto, la rendeva quasi irriconoscibile. Indossava un bikini com'erano di moda in quegli anni, con una gala arricciata che bordava l'orlo del reggiseno e la cintura della mutandina. Leggermente protesa in avanti, forse per reggersi in equilibrio, ostentava involontariamente il petto esuberante: i capelli erano raccolti in una crocchia improvvisata, sfuggenti in ciocche ribelli al legaccio nascosto dietro la nuca; un piede poggiava a terra, l'altro era ancorato, con il tacco dello zoccolo, ad una sbarra della ringhiera.
- ...ero incinta di sei mesi...-
Claire sfiorò con la punta dell'indice il contorno del ventre, sulla fotografia.
- ...ma nessuno s'era accorto di niente, nessuno sapeva. Tranne Felìx.
- Tuo marito.
- Non ancora. Lui veniva a pranzo dai miei zii molto spesso. D'estate quasi tutti i giorni. Mi osservava, mi sorrideva, a volte era molto gentile, altre volte brusco, senza ragione. Solo molto tempo dopo ho scoperto che sapeva tutto di me. Addirittura aveva aiutato mia sorella Odette a mettere su l'attività...Riceveva una piccola percentuale sugli utili.
- Non é possibile ! - Dino Fabbri era stupefatto - Ma come faceva a conoscerla ?
- Felìx era un uomo strano. Era un tipo pericoloso, ma di quelli peggiori. Gli piaceva ferire tutti quelli che incontrava sulla sua strada, coinvolgerli, invischiarli e poi approfittarne. Odette, prima di trasferirsi a Zurigo aveva cercato di arrangiarsi a Losanna, aveva avuto anche qualche guaio. Lui l'ha conosciuta tramite un tale che lei manteneva.
- Non mi dire che anche tra loro due...
- No. Felìx non poteva stare con nessuno. Non fisicamente comunque. Forse é per quello che cercava di fare male alla gente, di mortificarla...Comunque lui non poteva andare con una donna.
Claire abbassò lo sguardo sulla fotografia.
- E Solange, allora ?
- Lui mi ha sposata che ero già incinta. Avevo incontrato un ragazzo che lavorava in una fiera. Un olandese, che faceva un numero di contorsionismo.
Claire sorrise dello sconcerto di Dino.
- Lo so che é una storia stramba...é la vita. Ero stata alla fiera e mi ero incantata a guardare questo biondino che si piegava e spariva dentro una valigia, ma davvero piccola. Io ero una ragazzina. Vicino ai baracconi c'erano le giostre. Ci ero andata con altre ragazze che lavoravano al ristorante. C'era anche una sala da ballo sotto una tenda. Lì lui mi ha invitato a ballare. Mi arrivava alla spalla ma era bellissimo, indiavolato. La fiera é durata cinque giorni e ogni notte, dopo il suo spettacolo, stavamo insieme. Ballavamo, mangiavamo croccanti, facevamo l'amore nei campi lì attorno. Poi, un mattino, la carovana é scomparsa. Partiti. E dopo due mesi ho capito che aspettavo un bambino. Una delle ragazze che lavorava con me e che faceva dei servizi per Felìx...
- Che servizi ? - la interruppe Dino Fabbri, riscuotendosi dal torpido incantamento con cui seguiva il racconto di Claire.
- Lui pagava delle donne perché andassero a letto con certe persone, non so, credo che se ne servisse per comprometterle, e so anche che era una cosa che lo eccitava...sapeva riconoscere quelle che gli avrebbero risposto di sì, riconosceva con un colpo d'occhio chi aveva un prezzo e quasi sempre anche quale fosse. Comunque lei gli ha detto che ero incinta e lui ha combinato tutto. Praticamente un acquisto. A mia zia, tenendo conto della mia situazione, é parsa una soluzione miracolosa. Mio padre, rimasto solo, aveva cominciato a bere, di mia madre s'era capito che dall'ospedale psichiatrico non sarebbe più uscita. Un fratello scomparso, una sorella suicida e un'altra di cui correvano delle voci, insomma, che all'improvviso un uomo in vista, benestante, volesse sposarmi le é parso un dono del cielo... Certo non si é soffermata sul dettaglio che aveva ventisei anni più di me. Io ero minorenne ma per Felìx la burocrazia, le leggi, non erano un ostacolo. Qualcuno é andato da mio padre e gli ha fatto firmare dei documenti. Poi ci siamo sposati.
Claire fissò le fotografie della famiglia di Felìx Lehrmann in silenzio.
Dino Fabbri taceva a sua volta, in attesa. Lei scosse il capo e richiuse l'album.
- Del mio matrimonio non c'é molto da dire. Sono stati sei anni...non so come descriverli, o forse sì: c'é stato un momento che ho addirittura rimpianto la vita a casa di mio padre. Nonostante Felìx non mi abbia mai toccata ho dovuto fare delle cose per lui...e poi sua madre, questa casa...quanto l'ho odiata... Così non sono stata una buona madre per Solange, me ne rendo conto, ma ero una ragazzina e vivevo con un uomo che godeva a farti l'anima a brandelli. All'inizio mi ha mandata per un certo periodo in casa di una donna a Losanna. Là ho imparato il portamento, a conversare, a sedere a tavola per le occasioni ufficiali, e altri trucchi meno ufficiali. Io ero all'ottavo mese, il pancione era saltato fuori tutto d'un colpo, e dovevo esercitarmi con un affare di gomma, una riproduzione perfetta, e quella donna controllava e diceva con la lingua devi fare così, poi lo tieni così e te lo passi qui...smetteva solo quando mi venivano le nausee.
Sono tornata in tempo per partorire e qualche mese dopo Felìx mi ha messa "a disposizione" di un libanese di settant'anni che si voleva ingraziare. Così ho potuto mettere in pratica quello che avevo imparato a Losanna. Dopo quella volta però, quando é stato sicuro di avermi annientata, mi ha lasciata in pace. Ho fatto la consorte, la figura di rappresentanza.
Lui viveva nell'appartamento di sotto, dove aveva il suo "ufficio". Io qui, con Solange. Mi guidava come una marionetta. Quando capitava sua madre recitavamo per lei la commedia della coppia felice. Lui la temeva. Saliva a dormire qui, naturalmente non nel letto con me. E' stata l'unica fortuna di quel matrimonio. E poi un giorno é comparso Leopòld.
Claire abbozzò un sorriso vagamente sarcastico.
- Allora aveva un certo fascino, lo hai visto nelle fotografie, no ? Credo che per un periodo Felìx lo abbia utilizzato come una specie di segretario; sfruttava la sua esperienza di giornalista locale, qualcosa del genere. Così era sempre qua attorno. E per una donna di vent'anni che a partire dagli undici non ha ricevuto che attenzioni criminali dagli uomini, tranne che per quelle cinque miserabili notti in un prato di periferia con un acrobata, uno come Leopòld Theroux, così suadente, così pieno di attenzioni, educato, romantico, era come il principe azzurro. Mi rendo conto che é assurdo ma bisognerebbe esser stati nei miei panni d'allora. E comunque di una cosa devo essergli grata: non so come, non so cosa sia scattato, ma quando ha cominciato a corteggiarmi io mi sono sentita rinascere, ma davvero, nel senso che ho capito che lo potevo fare, anche contro uno come Felìx Lehrmann.
Dino Fabbri le rivolse un sorriso solidale.
-Così Jean-Claude...
- Sì. L'ho fatto con Leopòld.
Claire lo confessò con orgoglio rassegnato, come rivolgendo un pensiero riconoscente e vago alla propria attitudine a procreare.
- Ma c'é voluto del tempo ! Eh, sì ! Lui é stato un corteggiatore estenuante: fiori, messaggi, giochi di sguardi. Tutto con una grande abilità da clandestino. Persino Felìx, che era l'uomo più diffidente che ho conosciuto, non ha sospettato di nulla fino alla fine...
Dino Fabbri si protese un poco in avanti sulla poltroncina. Claire ammiccò.
- ...a Leopòld c'é voluto quasi un anno per decidersi, e io avevo un tale bisogno che qualcuno si decidesse a rivolgersi a me con tenerezza, come una persona normale almeno, che quando si é fatto avanti ero pronta da un pezzo. Poi abbiamo gradualmente ridotto le cautele, più io che lui, in verità. Mi sentivo forte, in grado di fronteggiare qualsiasi situazione. Molto infantile, lo so. Comunque quando ho capito di essere incinta mi sono sentita come se imbracciassi un'arma. Leopòld invece era terrorizzato. Ha insistito perché abortissi. Ha tentato un allontanamento però forse gli piacevo troppo, chissà...Comunque alla fine Felìx ha capito.
- E allora ?
- Nulla. Quando mi ha chiesto se avevo un amante ho risposto di sì. E gli ho anche detto che aspettavo un bambino. Lui non ha reagito, non ha fatto domande. Deve aver scoperto in fretta che si trattava di Leopòld, aveva i suoi metodi, e da quel momento si é preparato a distruggerlo. A me ha lasciato in pace. Intanto Leopòld era sparito dalla circolazione. Io facevo di tutto per sapere dove fosse finito ma era difficile. Ero isolata, con Solange piccola, in questa maledetta casa...
Claire emise un lungo sospiro appoggiandosi al bracciolo del divano e fissando lo sguardo verso un punto indefinito con una repentina espressione di tristezza, come se si fosse sentita all'improvviso di nuovo prigioniera tra quelle mura. Dino Fabbri taceva. Lei, nonostante i propositi, si accese l'ennesima sigaretta.
- E' venuto una notte che Felìx era a Losanna per uno dei suoi traffici. E' arrivato di là, dal giardino, e si é arrampicato alla veranda. Io ero felice di vederlo, mi rendo conto che é assurdo ma ero innamorata di lui...In fondo mi aveva ridato un mondo normale, no ?
Dino Fabbri annuì.
- ...ma lui era terrorizzato. Mi ha detto che ero sorvegliata, che la casa era tenuta d'occhio. Io gli ho risposto che sarei fuggita con lui ma lui si é spaventato ancora di più. Sapeva che Felìx aveva modo di rovinarlo, mandarlo forse in galera, anche farlo ammazzare, chissà...Mi ha detto di pazientare ed é scappato via.
Claire spense la sigaretta e rivolse a Dino un'occhiata sotto la quale affiorava un sorriso dimesso.
- E' tutto qua. Più o meno un mese dopo Felìx ha avuto l'incidente e...
- Com'é andata ? - la interruppe Dino.
- Ha perso il controllo dell'auto. Forse un malore. E' finito nel lago nel tratto tra Neuchatel e Colombier. Deve aver battuto la testa ed essere svenuto. E' morto annegato...
Dino Fabbri ebbe la sensazione che Claire intendesse affrettare la fine del racconto.
- Sei stanca ? - chiese.
- Un poco.
- Insomma, il destino ti ha liberata.
- Sì, il destino - disse lei.
- E Leopòld ?
- Oh, lui é stato via ancora per un po’. Non ricordo esattamente, ma quando l'ho rivisto Jean-Claude era già nato e lui aveva conosciuto quel dottore...
- Carso ?
- Già. Era diventato suo paziente. Ci siamo rivisti ma eravamo cambiati. Io, senza più Felìx, lo vedevo per com'era davvero e lui sembrava accorgersene. Era imbarazzante.
Claire tacque. Dino Fabbri si preparò ad accomiatarsi.
- Ho tenuto duro fino a che Solange e Jean-Calude sono diventati grandi.
Lei aveva ripreso inaspettatamente a parlare.
- ...Loro, chissà perché, non hanno mai voluto lasciare questo posto, e io non ho voluto forzarli. Credo che non mi vedano esattamente come una madre. Comunque. Io mi preparavo, sognavo. L'ho fatto per oltre vent'anni. Felìx in realtà non ha lasciato in eredità quella fortuna di cui s'é detto, poi ci si é messa di mezzo anche la sua famiglia, comunque per sistemare i ragazzi e me quel che abbiamo avuto é bastato. Sono partita il giorno dopo i diciott'anni di Jean-Claude, nell'81, e questa é la prima volta che torno. Chissà perché mi é venuta voglia di seppellire quel poveretto di Leopòld... Se Jean-Claude sapesse che era suo padre !
Claire abbozzò una risatina imprevista.
- Non sospetta nulla ? - chiese Dino.
Lei scosse la testa.
-...Perché la somiglianza é notevole..
Claire annuì.
- Meglio così - disse - In fondo é tutto passato e lui é giovane, adesso ha una moglie, avrà dei figli, una sua famiglia, e tutta questa storia é bene che la si sotterri domani. A conoscerla nei dettagli non restiamo che io e mia sorella Odette. E adesso tu.
- Sì - disse Dino, sperando che il tono della sua asserzione suonasse come garanzia di discrezione.
Claire si chinò con fatica agile ad infilarsi le scarpe da ginnastica, quindi si alzò e Dino si affrettò a fare altrettanto.
Adesso tra loro due c'era un lieve imbarazzo, ingiustificato, ma che nessuno dei due riusciva a vincere.
- E' davvero venuto il momento di andare a dormire - disse lei.
- Certo.
Claire però pareva tentennare. Mentre si stringevano la mano chiese:
- E...che tipo é quello che l'ha ucciso ?
Dino Fabbri stentò a raccapezzarsi.
- Jef ? - chiese alla fine.
- Mi pare che si chiami così, sì...
- Beh, é simpatico - si sentì rispondere Dino, rendendosi conto dell'assurdità della sua affermazione. Claire lo guardò perplessa
- Si ?
- No, voglio dire, é una persona normale, non é il tipo che fa pensare ad un omicida.
- E la donna ?
- Oh, anche lei é normale, assolutamente.
Dino era consapevole che non c'era molto di ordinario in un ex legionario ed una ex suora che convivono lavorando per uno strizzacervelli e vengono poi accusati di averlo assassinato, ma non trovava altro modo di descriverli.
- C'era qualcosa tra lei e Leopòld ? - chiese ancora Claire.
Dino Fabbri rise.
- Lo escludo !
- Allora lo hanno fatto per i soldi, come si dice in giro ?
- Non sono stati loro - disse lui.
Claire gli rivolse un'occhiata stupita e lui si chiese perché avesse incontrollabilmente fatta sua la convinzione di Carlotta.
- No ? E allora chi ? - chiese ancora lei.
Dino Fabbri alzò le spalle, disarmato dalla domanda.
Gli occhi azzurri di Claire si socchiusero in un inedito taglio indagatore, a mezza via tra il sospetto e l'apprensione.
Solange, Jean Claude e la moglie si ritirarono presto.
Dino Fabbri restò solo con Claire. Si offrì di lavare i piatti e lei accettò. Sparecchiò il tavolo e poi si fermò in cucina accanto a lui, accendendosi un'altra sigaretta.
- Le da fastidio ? Fumo solo la sera, tre o quattro sigarette al massimo. Non so neppure io perché non smetto del tutto.
Lui rispose che il fumo non lo disturbava.
- Allora. Da dove vuole cominciare ?
Dino si volse a guardarla con un'espressione interrogativa, asciugandosi le mani in un canovaccio.
- Mi ha detto che ha visto le fotografie, no ?
Lo aveva colto alla sprovvista.
- Beviamo ancora un bicchiere, le va ?
- Volentieri - si affrettò a rispondere lui.
- Di là ?
Lo fece accomodare in salotto, accese le abat-jours, versò del Porto in calici sottili che aveva estratto da un troumeau, spolverandoli prima con una spugnetta umida.
- Qui non mette mai le mani nessuno...Senta, lei ha dieci, forse quindici anni meno di me ma mi sentirei più a mio agio se ci dessimo del tu, le va ?
Dino Fabbri fu contento che glielo avesse chiesto. Lei alzò il calice e gli indirizzò un accenno di brindisi silenzioso. Bevve e posò il bicchiere su un centrino ricamato appoggiato, su un gueridon sovraccarico di ninnoli.
- Ho sempre odiato tutti questi...come si dice in italiano ?
- Oggettini ?
- Qualcosa del genere.
- Non sono suoi ?
Lei scosse il capo.
- Idee di mia suocera...mio marito era molto legato alla madre. Questa casa l'ha sistemata praticamente lei, con mobili di famiglia e cose così - indicò con un cenno del capo i soprammobili.
- Io ne ho rotti tanti, ma mai abbastanza evidentemente...
Tacque un istante, pensosa.
- Mi sono sposata a diciassette anni ed ero incinta di sei mesi, anche se non si vedeva.
Dino Fabbri non disse nulla.
- Vai a prendere le fotografie.
Lui la osservò, incerto.
- E'una storia lunga - lo incoraggiò lei - Se le ho davanti non salto i passaggi. Felìx era così preciso...
Lui andò al "ripostiglio". Mentre raccoglieva gli album si sentiva in preda ad un'eccitazione incontenibile. Gli pareva incredibile d'essere lì, con quella stessa donna che tra poco, forse, gli avrebbe rivelato cosa era successo vent'anni prima, in quel luogo.
Quando tornò in salotto lei aveva cambiato posizione. Era passata dalla poltroncina a un divano, si era liberata delle scarpe e si stava massaggiando un piede. Quando lo vide ricomparire osservò gli album che lui reggeva e sembrò aver voglia di mandare tutto a monte, poi gli fece segno d'avvicinarsi.
- Posa qua.
Si accese una sigaretta e cominciò a sfogliare.
- Questa sei tu - disse Dino, indicando la bambina seduta nel prato tra altri bimbi, con i due adulti in piedi alle loro spalle. Claire si stupì che l'avesse riconosciuta.
- Che occhio ! Sì, sono io, e questo é mio fratello Etienne, mia sorella Chantal e mia sorella Odette, e questi dietro sono mia madre e mio padre.
Claire osservava la fotografia con le sopracciglia leggermente inarcate.
- Ma sì, cominciamo pure di qui. Vedi che faccia ha mia madre poveretta ? E' morta di crepacuore ma non é riuscita a salvarci, nessuno di noi.
Claire indicava con l'indice il viso addolorato della donna in piedi.
- Chissà perché lo vengo a dire a te...
- Capisco un sacco di cose dalle fotografie - azzardò lui - è sempre stato così per me. Anche di te...E' come se ti conoscessi bene.
- Si ? E cosa vedi qui allora ?
- Direi che c'era qualcosa che non funzionava...sembrate tutti come spaventati, no, non spaventati, non é esatto, come se tutti nascondessero qualcosa...
Claire approvò con stupore, fissando Dino per un istante, poi tornò con gli occhi all'album.
- Eravamo contadini. La nostra casa era in un bel posto, avevamo molti animali...una bella cosa per dei bambini...Però mio padre ci...ci toccava, si faceva toccare da noi, e non solo.
Dino Fabbri si sentì mancare il respiro.
- ...Non eravamo poveri, certo non ricchi, ma non poveri, non c'era la miseria che in genere serve a giustificare certi fatti. E nostro padre non beveva, non picchiava, lavorava sodo, era molto tenero con noi, però...
Claire si accese una sigaretta con il mozzicone della precedente.
- Stasera andrò oltre le tre o quattro eh ?...Insomma noi non ci rendevamo conto, io poi ero la più piccola, a me é toccato tardi, nel senso che le mie sorelle già avevano subìto, poi mio fratello Etienne era scappato di casa. E' stato allora che tutto é precipitato. Mia madre sapeva, ma non ha mai tentato di reagire, e a forza di tenersi tutto dentro ha perso la testa. Prima che la ricoverassero ha trovato la forza di allontanarmi. Mi ha spedita da una sua sorella che viveva a Neuchatel. Zia Sophie aveva sposato un brav'uomo, tranquillo. Gestivano un ristorante sul lago e, d'estate, anche uno stabilimento balneare. Sono andata là come cameriera a quindici anni.
Dino Fabbri fissava le mani di Claire, solcate da vene in rilievo, che tormentavano il pacchetto di Chesterfield. Lei si interruppe un istante, estrasse l'ennesima sigaretta poi la ripose.
- No...per stasera basta - disse come tra sé, abbozzando un sorriso.
- E tua madre ? Le tue sorelle ?
Dino Fabbri era imbarazzato nel rivolgerle la domanda ma Claire non ebbe difficoltà nell'affrontare l'argomento.
- Mia madre é morta in manicomio, pochi anni fa. Quando trovarono mia sorella Chantal impiccata nel fienile Odette scappò, come aveva già fatto Etienne. Mio padre...be' mio padre non so...era un mostro ma non riesco a giudicarlo, ha distrutto la nostra famiglia, ma la cosa incredibile é che non era un violento...non so, ho un ricordo strano di lui. Faceva sembrare tutto un gioco. Era un malato molto abile.
- Però tua sorella Chantal...
- Lei era più grande. Forse all'inizio, come me, non si rendeva conto, e quando ha capito non ha resistito. Odette invece era più forte. Prima di scappare ha dato fuoco alla stalla pensando che lui fosse dentro.
- E adesso ?
- Sta a Zurigo. Ha una bella casa d'appuntamenti.
Claire rise dello stupore di Dino Fabbri.
- Tenendo conto da dove e come é partita mi sembra un bel successo. Ha una clientela selezionatissima. Io sono stata una volta soltanto a trovarla ma sfiderei chiunque a capire che là dentro sono tutte puttane.
Dino annuì, tornando a seguire le mani di lei, che avevano ripreso a sfogliare l'album.
- E' stata lei a telefonarmi e dirmi di quello che era successo a Leopòld. Erano stati amici, anche qualcosa di più sicuramente, prima che io lo conoscessi.
Dino Fabbri alzò gli occhi in quelli di lei.
- Ci sono riuscita eh ?
Lui non tentò di cambiare la sua espressione di meraviglia.
- A stupirti, intendo. E' da ore che ci penso. Quando mi hai detto che avevi visto le fotografie ho capito che avevi qualcosa in mente. Non sapevo cosa, e mi ci sono tormentata un bel po’...
- Mi dispiace ! - la interruppe lui - Io non intendevo assolutamente...
- L'ho capito. Dopo l'ho capito. E allora mi sono detta mi butto. Non ho mai raccontato a nessuno la storia per intero. La conosce Odette, la conosceva Leopòld. Ho pensato: quel ragazzo é di passaggio, non parla francese, é curioso per qualche sua ragione ma non pare cattivo.
Claire si mise a ridere.
- Avevo voglia di raccontare. Ci ho provato una volta con un prete ma a metà ho capito che non serviva. Poi ho pensato anche a qualcuno di qui, sai, un collega di Leopòld, ma avevo paura dei pettegolezzi. Solo da quando sono in Francia sto meglio...così mi sono detta: il ragazzo può andare, si terrà la cosa per sé...
- Puoi starne certa.
- Bene - disse Claire. Passò una mano sulla carta velina che separava i fogli di cartoncino nero dell'album con un gesto compunto, riconoscente. Voltò la pagina ed apparve l'immagine di lei adolescente, seduta sulla ringhiera del terrazzo dello stabilimento di Neuchatel.
Dino Fabbri si era sporto in avanti. Disse soltanto " Lì..."
- Era un momento molto speciale per me - mormorò lei.
Il sorriso, incerto e radioso insieme, che sfoggiava nel ritratto, la rendeva quasi irriconoscibile. Indossava un bikini com'erano di moda in quegli anni, con una gala arricciata che bordava l'orlo del reggiseno e la cintura della mutandina. Leggermente protesa in avanti, forse per reggersi in equilibrio, ostentava involontariamente il petto esuberante: i capelli erano raccolti in una crocchia improvvisata, sfuggenti in ciocche ribelli al legaccio nascosto dietro la nuca; un piede poggiava a terra, l'altro era ancorato, con il tacco dello zoccolo, ad una sbarra della ringhiera.
- ...ero incinta di sei mesi...-
Claire sfiorò con la punta dell'indice il contorno del ventre, sulla fotografia.
- ...ma nessuno s'era accorto di niente, nessuno sapeva. Tranne Felìx.
- Tuo marito.
- Non ancora. Lui veniva a pranzo dai miei zii molto spesso. D'estate quasi tutti i giorni. Mi osservava, mi sorrideva, a volte era molto gentile, altre volte brusco, senza ragione. Solo molto tempo dopo ho scoperto che sapeva tutto di me. Addirittura aveva aiutato mia sorella Odette a mettere su l'attività...Riceveva una piccola percentuale sugli utili.
- Non é possibile ! - Dino Fabbri era stupefatto - Ma come faceva a conoscerla ?
- Felìx era un uomo strano. Era un tipo pericoloso, ma di quelli peggiori. Gli piaceva ferire tutti quelli che incontrava sulla sua strada, coinvolgerli, invischiarli e poi approfittarne. Odette, prima di trasferirsi a Zurigo aveva cercato di arrangiarsi a Losanna, aveva avuto anche qualche guaio. Lui l'ha conosciuta tramite un tale che lei manteneva.
- Non mi dire che anche tra loro due...
- No. Felìx non poteva stare con nessuno. Non fisicamente comunque. Forse é per quello che cercava di fare male alla gente, di mortificarla...Comunque lui non poteva andare con una donna.
Claire abbassò lo sguardo sulla fotografia.
- E Solange, allora ?
- Lui mi ha sposata che ero già incinta. Avevo incontrato un ragazzo che lavorava in una fiera. Un olandese, che faceva un numero di contorsionismo.
Claire sorrise dello sconcerto di Dino.
- Lo so che é una storia stramba...é la vita. Ero stata alla fiera e mi ero incantata a guardare questo biondino che si piegava e spariva dentro una valigia, ma davvero piccola. Io ero una ragazzina. Vicino ai baracconi c'erano le giostre. Ci ero andata con altre ragazze che lavoravano al ristorante. C'era anche una sala da ballo sotto una tenda. Lì lui mi ha invitato a ballare. Mi arrivava alla spalla ma era bellissimo, indiavolato. La fiera é durata cinque giorni e ogni notte, dopo il suo spettacolo, stavamo insieme. Ballavamo, mangiavamo croccanti, facevamo l'amore nei campi lì attorno. Poi, un mattino, la carovana é scomparsa. Partiti. E dopo due mesi ho capito che aspettavo un bambino. Una delle ragazze che lavorava con me e che faceva dei servizi per Felìx...
- Che servizi ? - la interruppe Dino Fabbri, riscuotendosi dal torpido incantamento con cui seguiva il racconto di Claire.
- Lui pagava delle donne perché andassero a letto con certe persone, non so, credo che se ne servisse per comprometterle, e so anche che era una cosa che lo eccitava...sapeva riconoscere quelle che gli avrebbero risposto di sì, riconosceva con un colpo d'occhio chi aveva un prezzo e quasi sempre anche quale fosse. Comunque lei gli ha detto che ero incinta e lui ha combinato tutto. Praticamente un acquisto. A mia zia, tenendo conto della mia situazione, é parsa una soluzione miracolosa. Mio padre, rimasto solo, aveva cominciato a bere, di mia madre s'era capito che dall'ospedale psichiatrico non sarebbe più uscita. Un fratello scomparso, una sorella suicida e un'altra di cui correvano delle voci, insomma, che all'improvviso un uomo in vista, benestante, volesse sposarmi le é parso un dono del cielo... Certo non si é soffermata sul dettaglio che aveva ventisei anni più di me. Io ero minorenne ma per Felìx la burocrazia, le leggi, non erano un ostacolo. Qualcuno é andato da mio padre e gli ha fatto firmare dei documenti. Poi ci siamo sposati.
Claire fissò le fotografie della famiglia di Felìx Lehrmann in silenzio.
Dino Fabbri taceva a sua volta, in attesa. Lei scosse il capo e richiuse l'album.
- Del mio matrimonio non c'é molto da dire. Sono stati sei anni...non so come descriverli, o forse sì: c'é stato un momento che ho addirittura rimpianto la vita a casa di mio padre. Nonostante Felìx non mi abbia mai toccata ho dovuto fare delle cose per lui...e poi sua madre, questa casa...quanto l'ho odiata... Così non sono stata una buona madre per Solange, me ne rendo conto, ma ero una ragazzina e vivevo con un uomo che godeva a farti l'anima a brandelli. All'inizio mi ha mandata per un certo periodo in casa di una donna a Losanna. Là ho imparato il portamento, a conversare, a sedere a tavola per le occasioni ufficiali, e altri trucchi meno ufficiali. Io ero all'ottavo mese, il pancione era saltato fuori tutto d'un colpo, e dovevo esercitarmi con un affare di gomma, una riproduzione perfetta, e quella donna controllava e diceva con la lingua devi fare così, poi lo tieni così e te lo passi qui...smetteva solo quando mi venivano le nausee.
Sono tornata in tempo per partorire e qualche mese dopo Felìx mi ha messa "a disposizione" di un libanese di settant'anni che si voleva ingraziare. Così ho potuto mettere in pratica quello che avevo imparato a Losanna. Dopo quella volta però, quando é stato sicuro di avermi annientata, mi ha lasciata in pace. Ho fatto la consorte, la figura di rappresentanza.
Lui viveva nell'appartamento di sotto, dove aveva il suo "ufficio". Io qui, con Solange. Mi guidava come una marionetta. Quando capitava sua madre recitavamo per lei la commedia della coppia felice. Lui la temeva. Saliva a dormire qui, naturalmente non nel letto con me. E' stata l'unica fortuna di quel matrimonio. E poi un giorno é comparso Leopòld.
Claire abbozzò un sorriso vagamente sarcastico.
- Allora aveva un certo fascino, lo hai visto nelle fotografie, no ? Credo che per un periodo Felìx lo abbia utilizzato come una specie di segretario; sfruttava la sua esperienza di giornalista locale, qualcosa del genere. Così era sempre qua attorno. E per una donna di vent'anni che a partire dagli undici non ha ricevuto che attenzioni criminali dagli uomini, tranne che per quelle cinque miserabili notti in un prato di periferia con un acrobata, uno come Leopòld Theroux, così suadente, così pieno di attenzioni, educato, romantico, era come il principe azzurro. Mi rendo conto che é assurdo ma bisognerebbe esser stati nei miei panni d'allora. E comunque di una cosa devo essergli grata: non so come, non so cosa sia scattato, ma quando ha cominciato a corteggiarmi io mi sono sentita rinascere, ma davvero, nel senso che ho capito che lo potevo fare, anche contro uno come Felìx Lehrmann.
Dino Fabbri le rivolse un sorriso solidale.
-Così Jean-Claude...
- Sì. L'ho fatto con Leopòld.
Claire lo confessò con orgoglio rassegnato, come rivolgendo un pensiero riconoscente e vago alla propria attitudine a procreare.
- Ma c'é voluto del tempo ! Eh, sì ! Lui é stato un corteggiatore estenuante: fiori, messaggi, giochi di sguardi. Tutto con una grande abilità da clandestino. Persino Felìx, che era l'uomo più diffidente che ho conosciuto, non ha sospettato di nulla fino alla fine...
Dino Fabbri si protese un poco in avanti sulla poltroncina. Claire ammiccò.
- ...a Leopòld c'é voluto quasi un anno per decidersi, e io avevo un tale bisogno che qualcuno si decidesse a rivolgersi a me con tenerezza, come una persona normale almeno, che quando si é fatto avanti ero pronta da un pezzo. Poi abbiamo gradualmente ridotto le cautele, più io che lui, in verità. Mi sentivo forte, in grado di fronteggiare qualsiasi situazione. Molto infantile, lo so. Comunque quando ho capito di essere incinta mi sono sentita come se imbracciassi un'arma. Leopòld invece era terrorizzato. Ha insistito perché abortissi. Ha tentato un allontanamento però forse gli piacevo troppo, chissà...Comunque alla fine Felìx ha capito.
- E allora ?
- Nulla. Quando mi ha chiesto se avevo un amante ho risposto di sì. E gli ho anche detto che aspettavo un bambino. Lui non ha reagito, non ha fatto domande. Deve aver scoperto in fretta che si trattava di Leopòld, aveva i suoi metodi, e da quel momento si é preparato a distruggerlo. A me ha lasciato in pace. Intanto Leopòld era sparito dalla circolazione. Io facevo di tutto per sapere dove fosse finito ma era difficile. Ero isolata, con Solange piccola, in questa maledetta casa...
Claire emise un lungo sospiro appoggiandosi al bracciolo del divano e fissando lo sguardo verso un punto indefinito con una repentina espressione di tristezza, come se si fosse sentita all'improvviso di nuovo prigioniera tra quelle mura. Dino Fabbri taceva. Lei, nonostante i propositi, si accese l'ennesima sigaretta.
- E' venuto una notte che Felìx era a Losanna per uno dei suoi traffici. E' arrivato di là, dal giardino, e si é arrampicato alla veranda. Io ero felice di vederlo, mi rendo conto che é assurdo ma ero innamorata di lui...In fondo mi aveva ridato un mondo normale, no ?
Dino Fabbri annuì.
- ...ma lui era terrorizzato. Mi ha detto che ero sorvegliata, che la casa era tenuta d'occhio. Io gli ho risposto che sarei fuggita con lui ma lui si é spaventato ancora di più. Sapeva che Felìx aveva modo di rovinarlo, mandarlo forse in galera, anche farlo ammazzare, chissà...Mi ha detto di pazientare ed é scappato via.
Claire spense la sigaretta e rivolse a Dino un'occhiata sotto la quale affiorava un sorriso dimesso.
- E' tutto qua. Più o meno un mese dopo Felìx ha avuto l'incidente e...
- Com'é andata ? - la interruppe Dino.
- Ha perso il controllo dell'auto. Forse un malore. E' finito nel lago nel tratto tra Neuchatel e Colombier. Deve aver battuto la testa ed essere svenuto. E' morto annegato...
Dino Fabbri ebbe la sensazione che Claire intendesse affrettare la fine del racconto.
- Sei stanca ? - chiese.
- Un poco.
- Insomma, il destino ti ha liberata.
- Sì, il destino - disse lei.
- E Leopòld ?
- Oh, lui é stato via ancora per un po’. Non ricordo esattamente, ma quando l'ho rivisto Jean-Claude era già nato e lui aveva conosciuto quel dottore...
- Carso ?
- Già. Era diventato suo paziente. Ci siamo rivisti ma eravamo cambiati. Io, senza più Felìx, lo vedevo per com'era davvero e lui sembrava accorgersene. Era imbarazzante.
Claire tacque. Dino Fabbri si preparò ad accomiatarsi.
- Ho tenuto duro fino a che Solange e Jean-Calude sono diventati grandi.
Lei aveva ripreso inaspettatamente a parlare.
- ...Loro, chissà perché, non hanno mai voluto lasciare questo posto, e io non ho voluto forzarli. Credo che non mi vedano esattamente come una madre. Comunque. Io mi preparavo, sognavo. L'ho fatto per oltre vent'anni. Felìx in realtà non ha lasciato in eredità quella fortuna di cui s'é detto, poi ci si é messa di mezzo anche la sua famiglia, comunque per sistemare i ragazzi e me quel che abbiamo avuto é bastato. Sono partita il giorno dopo i diciott'anni di Jean-Claude, nell'81, e questa é la prima volta che torno. Chissà perché mi é venuta voglia di seppellire quel poveretto di Leopòld... Se Jean-Claude sapesse che era suo padre !
Claire abbozzò una risatina imprevista.
- Non sospetta nulla ? - chiese Dino.
Lei scosse la testa.
-...Perché la somiglianza é notevole..
Claire annuì.
- Meglio così - disse - In fondo é tutto passato e lui é giovane, adesso ha una moglie, avrà dei figli, una sua famiglia, e tutta questa storia é bene che la si sotterri domani. A conoscerla nei dettagli non restiamo che io e mia sorella Odette. E adesso tu.
- Sì - disse Dino, sperando che il tono della sua asserzione suonasse come garanzia di discrezione.
Claire si chinò con fatica agile ad infilarsi le scarpe da ginnastica, quindi si alzò e Dino si affrettò a fare altrettanto.
Adesso tra loro due c'era un lieve imbarazzo, ingiustificato, ma che nessuno dei due riusciva a vincere.
- E' davvero venuto il momento di andare a dormire - disse lei.
- Certo.
Claire però pareva tentennare. Mentre si stringevano la mano chiese:
- E...che tipo é quello che l'ha ucciso ?
Dino Fabbri stentò a raccapezzarsi.
- Jef ? - chiese alla fine.
- Mi pare che si chiami così, sì...
- Beh, é simpatico - si sentì rispondere Dino, rendendosi conto dell'assurdità della sua affermazione. Claire lo guardò perplessa
- Si ?
- No, voglio dire, é una persona normale, non é il tipo che fa pensare ad un omicida.
- E la donna ?
- Oh, anche lei é normale, assolutamente.
Dino era consapevole che non c'era molto di ordinario in un ex legionario ed una ex suora che convivono lavorando per uno strizzacervelli e vengono poi accusati di averlo assassinato, ma non trovava altro modo di descriverli.
- C'era qualcosa tra lei e Leopòld ? - chiese ancora Claire.
Dino Fabbri rise.
- Lo escludo !
- Allora lo hanno fatto per i soldi, come si dice in giro ?
- Non sono stati loro - disse lui.
Claire gli rivolse un'occhiata stupita e lui si chiese perché avesse incontrollabilmente fatta sua la convinzione di Carlotta.
- No ? E allora chi ? - chiese ancora lei.
Dino Fabbri alzò le spalle, disarmato dalla domanda.
Gli occhi azzurri di Claire si socchiusero in un inedito taglio indagatore, a mezza via tra il sospetto e l'apprensione.
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