DICIOTTO
Il funerale non fu un vero funerale.
Theroux aveva stipulato a suo tempo un contratto con una società di cremazione e la salma, per finire nel forno, avrebbe dovuto essere trasportata a Losanna. Così la bara, sigillata, venne esposta nella camera ardente del cimitero di Bas des Bioux, in attesa d'esser trasferita.
I partecipanti al funerale sfilarono, incerti sul comportamento da tenere, accanto alla cassa appoggiata provvisoriamente su un paio di cavalletti macchiati di vernice.
Era tornata la pioggia. Fuori, sotto gli ombrelli fradici, tutti parevano aver fretta di togliersi dai piedi. Le corone e i cuscini di fiori vennero stipate sotto una breve tettoia zincata, al riparo della quale cercavano ricovero anche molti dei convenuti.
Dino Fabbri, che era arrivato in auto con Solange e sua madre, notò molti visi sconosciuti. C'erano capannelli di persone in cui si riconoscevano gli inevitabili tratti di analisti e analizzati: la colonia della Vallée praticamente al gran completo. Tra loro si muoveva con incedere da visita pastorale il dottor Etienne Carso, seguito dalla moglie.
Theroux, o meglio l'urna che avrebbe contenuto quel che sarebbe rimasto di lui, avrebbe temporaneamente trovato ospitalità nella tomba di famiglia del dottore; Ferruccio Testoni lo comunicò a Dino Fabbri con un sussurro ammirato e quasi venato d'invidia. Gli si era avvicinato alle spalle, riparandosi sotto un ombrellino scozzese.
- Hai visto chi c'é ? - aveva chiesto poi.
- Chi ?
- Guarda un po’ laggiù, ma fai finta di niente.
Ferruccio indicò con un cenno del mento in direzione della camera ardente.
- Oh, cazzo...
Ginette, l'ostessa di La Cure, lo stava squadrando di lontano. Accanto a lei c'era un ometto calvo e apparentemente a disagio tra tutta quella gente. Probabilmente il marito. Ginette gli si rivolse senza distogliere lo sguardo da Dino e Ferruccio. L'uomo guardò allora a sua volta nella loro direzione. Testoni accennò un gesto di saluto. Ginette non smise il suo sguardo severo, non ricambiò, girò sui tacchi e si allontanò, seguita dal consorte.
- Non ci ha riconosciuti... - si stupì il Testoni
- Ci ha riconosciuti eccome ! - disse Dino.
- E allora perché ?...
- Perché ha capito che non siamo giornalisti.
- E come ha fatto ?
Dino Fabbri fece un gesto stizzito, come a dire di lasciar perdere. Aveva visto avanzare Carlotta, chiusa in un impermeabile non suo, con un foulard in testa ed un paio d'occhiali scuri. Per un attimo le parve quasi caricaturale, ieraticamente vedovile. Stringeva con un abbraccio vigile e cameratesco la vita di Noemì, che le camminava al fianco.
Rinunciò ad avvicinarla. Spostò lo sguardo verso il cancello d'ingresso dove aveva fatto la sua comparsa una figura quasi maestosa.
- Eccola - aveva annunciato Ferruccio.
La figura avanzava incurante delle pozzanghere, calzata di stivali di gomma. Indossava un lungo spolverino di tela cerata. Non portava ombrello ma calcava in testa un cappello da baleniere di gomma nera, lucido di pioggia. Sotto il cappello anche la faccia poteva essere quella di un fiocinatore del Labrador: il naso era molto pronunciato, la mascella forte ornata per un tratto d'una folta peluria chiara. Gli occhi erano d'un azzurro difficile da fissare.
- E' l'antropologa. E'venuta.
Il Testoni la osservava incantato. La donna che l'accompagnava era sui trent'anni e, in modo miracolosamente seducente, era identica a Leopòld Theroux.
- Sono lesbiche - disse sottovoce il Testoni.
- Ma figurati ! Se quella era la donna di Theroux !
- Una copertura. Lo sanno tutti.
Ferruccio sembrava fondare le sue affermazioni su fonti indubitabili.
- Ma l'altra é la figlia no ?
- Di chi ?
- Di Theroux...
- Ma va !
- Eh ! Ma allora non sai un cazzo !
Dino Fabbri sibilò sottovoce all'indirizzo del Testoni, che all'improvviso aveva perso tutta la sua sicurezza.
- Theroux era sposato. In Francia quand'era giornalista. Non lo sapevi ?
- Sì, mi pare, ma...
- Ha piantato moglie e figlia ed é sparito, poi il resto l'hai sentito anche tu da quella là, no ?
Dino Fabbri indicò discretamente in direzione di Ginette, che nel frattempo aveva smesso di tenerli sotto tiro.
- Ma come... come mai sono arrivate insieme ?
Il Testoni era definitivamente sconcertato e la spiegazione approssimata che poteva fornirgli Dino non servì che ad accentuare la sua confusione.
- Ma pensa te che storia... - continuava a ripetere sottovoce.
Dino lo lasciò alle prese con il mistero della strana coppia di donne.
- Torno subito e ci mettiamo d'accordo per domani.
Aveva notato che Carlotta si era un poco isolata e ne approfittò per avvicinarla. La salutò con un sorriso eccessivo e subito si rese conto di quanto fosse inadeguato alla circostanza.
- Tutto bene ?
Lei si tolse gli occhiali scuri.
- E tu ?
Dino Fabbri abbozzò.
- Come va con Noemì ? - chiese - é tranquilla ?
- Non molto, ma é comprensibile.
- Mi chiedevo se stasera venivi a casa. Dal momento che domani, sai, viene Ferruccio a prendermi...
Carlotta si riassestò gli occhiali sul naso.
- Passerò senz'altro - disse, senza aggiungere altro.
Dino restò un poco in silenzio.
- Ho visto la figlia. Rassomiglianza impressionante - disse poi. Carlotta annuì.
- E quell'altra era la fidanzata, no ?
- Sì, é lei.
- Che tipo !
Carlotta non manifestò reazioni apparenti. Tacque fissando l'ingresso della camera mortuaria, poi si voltò verso Dino, gli accostò la guancia alla guancia schioccando un bacetto a vuoto e si ritrasse. Abbassò gli occhiali e lo fissò. Gli sorrise con un'imprevista tenerezza e gli accarezzò il viso.
- Domani sarai a casa - sussurrò - Ci vediamo stasera.
Si allontanò verso un'auto scura che era comparsa al cancello. Alla guida c'era la danese di origine armena, la moglie di Etienne Carso.
Dino Fabbri tornò dal Testoni.
I presenti, in assenza dell'inumazione vera e propria e di parenti stretti riconoscibili cui far riferimento per le condoglianze di rito, ciondolavano qua e là senza sapere dove cacciarsi.
Poche persone sembravano conoscere la figlia di Theroux. Tra queste Dino Fabbri vide con meraviglia che c'era Claire Lehrmann.
Si era accostata alla coppia e aveva abbracciato sia lei che la virago.
- Est-ce- que ta mère les connait ? - chiese quasi con preoccupazione Ferruccio, rivolto a Solange, che non pareva meno stupita.
- J'en sais rien...Jamais vues les types...
Claire, a sorpresa, venne poi verso di loro. Si rivolse alla figlia con una certa eccitazione. Dino Fabbri non capì una parola e Claire se ne ricordò. Gli rivolse un sorriso di congedo in cui seppe rievocare tutta la complicità e la segretezza del loro colloquio della notte prima, quindi in italiano aggiunse:
- Ho incontrato un'amica che non vedevo da anni e che adesso si rifiuta di lasciarmi andare.
Sembrava felice di quella costrizione. Strinse vigorosamente la mano di Dino Fabbri.
- So che domani parte, cioè parti, e dunque... - alzò le spalle con un gesto adolescenziale - mi ha fatto piacere conoscerti.
Si chinò poi a baciare la sua minuscola figlia dicendole, come a Dino parve di capire, che si sarebbero riviste entro qualche giorno, poi si allontanò. L'ultimo cenno di saluto lo aveva rivolto, brevissimo, al Testoni sempre più stranito.
- Dev'essere stata bellissima da giovane - mormorò lui quando fu lontana.
- Puoi dirlo - confermò Dino Fabbri.
Il funerale non fu un vero funerale.
Theroux aveva stipulato a suo tempo un contratto con una società di cremazione e la salma, per finire nel forno, avrebbe dovuto essere trasportata a Losanna. Così la bara, sigillata, venne esposta nella camera ardente del cimitero di Bas des Bioux, in attesa d'esser trasferita.
I partecipanti al funerale sfilarono, incerti sul comportamento da tenere, accanto alla cassa appoggiata provvisoriamente su un paio di cavalletti macchiati di vernice.
Era tornata la pioggia. Fuori, sotto gli ombrelli fradici, tutti parevano aver fretta di togliersi dai piedi. Le corone e i cuscini di fiori vennero stipate sotto una breve tettoia zincata, al riparo della quale cercavano ricovero anche molti dei convenuti.
Dino Fabbri, che era arrivato in auto con Solange e sua madre, notò molti visi sconosciuti. C'erano capannelli di persone in cui si riconoscevano gli inevitabili tratti di analisti e analizzati: la colonia della Vallée praticamente al gran completo. Tra loro si muoveva con incedere da visita pastorale il dottor Etienne Carso, seguito dalla moglie.
Theroux, o meglio l'urna che avrebbe contenuto quel che sarebbe rimasto di lui, avrebbe temporaneamente trovato ospitalità nella tomba di famiglia del dottore; Ferruccio Testoni lo comunicò a Dino Fabbri con un sussurro ammirato e quasi venato d'invidia. Gli si era avvicinato alle spalle, riparandosi sotto un ombrellino scozzese.
- Hai visto chi c'é ? - aveva chiesto poi.
- Chi ?
- Guarda un po’ laggiù, ma fai finta di niente.
Ferruccio indicò con un cenno del mento in direzione della camera ardente.
- Oh, cazzo...
Ginette, l'ostessa di La Cure, lo stava squadrando di lontano. Accanto a lei c'era un ometto calvo e apparentemente a disagio tra tutta quella gente. Probabilmente il marito. Ginette gli si rivolse senza distogliere lo sguardo da Dino e Ferruccio. L'uomo guardò allora a sua volta nella loro direzione. Testoni accennò un gesto di saluto. Ginette non smise il suo sguardo severo, non ricambiò, girò sui tacchi e si allontanò, seguita dal consorte.
- Non ci ha riconosciuti... - si stupì il Testoni
- Ci ha riconosciuti eccome ! - disse Dino.
- E allora perché ?...
- Perché ha capito che non siamo giornalisti.
- E come ha fatto ?
Dino Fabbri fece un gesto stizzito, come a dire di lasciar perdere. Aveva visto avanzare Carlotta, chiusa in un impermeabile non suo, con un foulard in testa ed un paio d'occhiali scuri. Per un attimo le parve quasi caricaturale, ieraticamente vedovile. Stringeva con un abbraccio vigile e cameratesco la vita di Noemì, che le camminava al fianco.
Rinunciò ad avvicinarla. Spostò lo sguardo verso il cancello d'ingresso dove aveva fatto la sua comparsa una figura quasi maestosa.
- Eccola - aveva annunciato Ferruccio.
La figura avanzava incurante delle pozzanghere, calzata di stivali di gomma. Indossava un lungo spolverino di tela cerata. Non portava ombrello ma calcava in testa un cappello da baleniere di gomma nera, lucido di pioggia. Sotto il cappello anche la faccia poteva essere quella di un fiocinatore del Labrador: il naso era molto pronunciato, la mascella forte ornata per un tratto d'una folta peluria chiara. Gli occhi erano d'un azzurro difficile da fissare.
- E' l'antropologa. E'venuta.
Il Testoni la osservava incantato. La donna che l'accompagnava era sui trent'anni e, in modo miracolosamente seducente, era identica a Leopòld Theroux.
- Sono lesbiche - disse sottovoce il Testoni.
- Ma figurati ! Se quella era la donna di Theroux !
- Una copertura. Lo sanno tutti.
Ferruccio sembrava fondare le sue affermazioni su fonti indubitabili.
- Ma l'altra é la figlia no ?
- Di chi ?
- Di Theroux...
- Ma va !
- Eh ! Ma allora non sai un cazzo !
Dino Fabbri sibilò sottovoce all'indirizzo del Testoni, che all'improvviso aveva perso tutta la sua sicurezza.
- Theroux era sposato. In Francia quand'era giornalista. Non lo sapevi ?
- Sì, mi pare, ma...
- Ha piantato moglie e figlia ed é sparito, poi il resto l'hai sentito anche tu da quella là, no ?
Dino Fabbri indicò discretamente in direzione di Ginette, che nel frattempo aveva smesso di tenerli sotto tiro.
- Ma come... come mai sono arrivate insieme ?
Il Testoni era definitivamente sconcertato e la spiegazione approssimata che poteva fornirgli Dino non servì che ad accentuare la sua confusione.
- Ma pensa te che storia... - continuava a ripetere sottovoce.
Dino lo lasciò alle prese con il mistero della strana coppia di donne.
- Torno subito e ci mettiamo d'accordo per domani.
Aveva notato che Carlotta si era un poco isolata e ne approfittò per avvicinarla. La salutò con un sorriso eccessivo e subito si rese conto di quanto fosse inadeguato alla circostanza.
- Tutto bene ?
Lei si tolse gli occhiali scuri.
- E tu ?
Dino Fabbri abbozzò.
- Come va con Noemì ? - chiese - é tranquilla ?
- Non molto, ma é comprensibile.
- Mi chiedevo se stasera venivi a casa. Dal momento che domani, sai, viene Ferruccio a prendermi...
Carlotta si riassestò gli occhiali sul naso.
- Passerò senz'altro - disse, senza aggiungere altro.
Dino restò un poco in silenzio.
- Ho visto la figlia. Rassomiglianza impressionante - disse poi. Carlotta annuì.
- E quell'altra era la fidanzata, no ?
- Sì, é lei.
- Che tipo !
Carlotta non manifestò reazioni apparenti. Tacque fissando l'ingresso della camera mortuaria, poi si voltò verso Dino, gli accostò la guancia alla guancia schioccando un bacetto a vuoto e si ritrasse. Abbassò gli occhiali e lo fissò. Gli sorrise con un'imprevista tenerezza e gli accarezzò il viso.
- Domani sarai a casa - sussurrò - Ci vediamo stasera.
Si allontanò verso un'auto scura che era comparsa al cancello. Alla guida c'era la danese di origine armena, la moglie di Etienne Carso.
Dino Fabbri tornò dal Testoni.
I presenti, in assenza dell'inumazione vera e propria e di parenti stretti riconoscibili cui far riferimento per le condoglianze di rito, ciondolavano qua e là senza sapere dove cacciarsi.
Poche persone sembravano conoscere la figlia di Theroux. Tra queste Dino Fabbri vide con meraviglia che c'era Claire Lehrmann.
Si era accostata alla coppia e aveva abbracciato sia lei che la virago.
- Est-ce- que ta mère les connait ? - chiese quasi con preoccupazione Ferruccio, rivolto a Solange, che non pareva meno stupita.
- J'en sais rien...Jamais vues les types...
Claire, a sorpresa, venne poi verso di loro. Si rivolse alla figlia con una certa eccitazione. Dino Fabbri non capì una parola e Claire se ne ricordò. Gli rivolse un sorriso di congedo in cui seppe rievocare tutta la complicità e la segretezza del loro colloquio della notte prima, quindi in italiano aggiunse:
- Ho incontrato un'amica che non vedevo da anni e che adesso si rifiuta di lasciarmi andare.
Sembrava felice di quella costrizione. Strinse vigorosamente la mano di Dino Fabbri.
- So che domani parte, cioè parti, e dunque... - alzò le spalle con un gesto adolescenziale - mi ha fatto piacere conoscerti.
Si chinò poi a baciare la sua minuscola figlia dicendole, come a Dino parve di capire, che si sarebbero riviste entro qualche giorno, poi si allontanò. L'ultimo cenno di saluto lo aveva rivolto, brevissimo, al Testoni sempre più stranito.
- Dev'essere stata bellissima da giovane - mormorò lui quando fu lontana.
- Puoi dirlo - confermò Dino Fabbri.
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