Beh, è gradevolmente sconcertante. Non faccio in tempo a parlare della probabile definitiva irreperibilità di un film (vedi il post di venerdì 21 ottobre) che questo non solo salta fuori - anche se in cattive condizioni - ma in compagnia di un altro di cui mi ero completamente dimenticato.
Come ho detto, la prima volta che ho usato Mr. tamburine man cantata da Melanìe, è stato montandoci del girato de "L'altra metà del cielo".
L'ho cercato accanitamente e poi, dopo la rassegnata convinzione di averlo perduto, è saltato fuori (in realtà ce lo avevo davanti al naso, sotto un altro titolo).
E' questo.
E' questo.
Sullo stesso nastro c'era un trailer de "L'altra metà del cielo", montato con materiale che poi non è finito nel film e che la casa di produzione utilizzava come promozionale prima ancora che il film fosse definitivamente ultimato.
Ed è questo.
Ed è questo.
A questo punto però dovrò fare una cosa che non era nei miei programmi, vale a dire parlare di questo lavoro, della sua genesi curiosa e dei suoi sviluppi altrettanto imprevisti.
Intanto va detto che le riprese sono iniziate in Svezia, e che poi quasi nulla di quello che abbiamo girato lassù è stato montato.
Il motivo è da far risalire al fatto che il reperimento del denaro per la produzione di questo benedetto documentario è stato organizzato con una specie di colletta.
Il motivo è da far risalire al fatto che il reperimento del denaro per la produzione di questo benedetto documentario è stato organizzato con una specie di colletta.
Io e il direttore di produzione di NOVA T andavamo ad incontrare le responsabili di vari ordini religiosi femminili ed io esponevo il progetto: un affresco che narrasse la figura della donna consacrata con un taglio non devozionale, da laico quale sono ( con alcune ho anche ammesso la mia posizione di agnostico, e devo ammettere che non mi ha mai danneggiato).
Abbiamo battuto conventi dalla Sicilia alla Val D'Aosta. C'erano sorelle che dicevano "Non abbiamo soldi, ma possiamo ospitarvi nel nostro convento in Madagascar, o in Svezia"
Le brigidine svedesi mi incuriosivano. Per questo siamo partiti da lì.
Perchè comunque, alla fine del giro da elemosinieri, il gruzzoletto per coprire le spese vive c'era. Il resto lo avremmo ottenuto con le vendite alle reti televisive, o almeno ci contavamo.
Così il girato svedese, alla fine, è servito più che altro per questo trailer dimenticato.
Laura, microfonista sul mare ghiacciato a Stoccolma.
Del film avevo montato una prima versione. Un disastro. Lunghissima, lenta, accurata ma algida.
Non sapevo da che parte rigirarmi.
Ho fermato tutto per un po', poi ho ricominciato, capovolgendo il progetto narrativo iniziale.
Sono state settimane dure.
Laura veniva ogni tanto in regia, suggeriva tagli che nè io, ne tantomeno il montatore, eravamo più in gradi di individuare.
Laura veniva ogni tanto in regia, suggeriva tagli che nè io, ne tantomeno il montatore, eravamo più in gradi di individuare.
Però, alla fine, "L'altra metà del cielo" ha trovato la sua via.
Girato per una metà in vari stati africani, dal Madagascar all'Egitto, dal Ruanda alla Somalia, e per l'altra tra Boston, il Nevada, il Texas e la valle della morte, in California.
...Pit al "sacrario" Antonioni nella Death Valley...
A film editato la prima mossa della produzione è stata quella di portarlo ad un mercato internazionale, il Sunnyside of the Doc, a Marsiglia. Laura era della partita.
Al ritorno lei era febbricitante - si era beccata il morbillo - e, durante il soggiorno si era sentita dire da un "consulente" della NOVA T - un ebreo americano che produceva filmati di incidenti spettacolari e per sale d'attesa di dentisti ( ce ne vuole per prendersi un consulente del genere, ma per loro era una specie di guru) - che "L'altra metà del cielo" era un film senza destino.
Paolo e Davide pare che ne fossero quasi compiaciuti. Finalmente una strigliata per l' "autore" Pit e le sue menate.
Non ricordo come mi sia risollevato.
Sta di fatto che, comunque, è stato accettato per il premio Bizzarri, che allora era il più prestigioso premio italiano nell'ambito del documentario. Durissimo fin dalla selezione.
Era l'estate del '98.
Io e Laura eravamo reduci dal Merano TV Film Festival dove "Mungu ni mama" era entrato in finale come miglior reportage senza però raggiungere il podio, per cui quando è arrivata la telefonata di convocazione a San Benedetto del Tronto ho risposto no.
Dopo Merano ci eravamo fermati nella casa di Schio, ma anche da lì era un viaggio lunghetto, e poi dovevamo tornare a Torino.
Dopo Merano ci eravamo fermati nella casa di Schio, ma anche da lì era un viaggio lunghetto, e poi dovevamo tornare a Torino.
Non ricordo come si chiamasse la ragazza dell'organizzazione che insisteva tanto al telefono.
Ad un certo punto, esasperata, si era lasciata sfuggire che avevo ricevuto un riconoscimento, e non potevo mancare. Io avevo risposto che me lo spedissero.
Ad un certo punto, esasperata, si era lasciata sfuggire che avevo ricevuto un riconoscimento, e non potevo mancare. Io avevo risposto che me lo spedissero.
Lei aveva ribattuto "Non si tratta di un riconoscimento qualsiasi". Era simpatica, un po' in affanno ma spiritosa.
"Probabilmente non mi muoverei neppure per il primo premio, sono esausto." avevo cercato di concludere.
" Probabilmente ?"
"..."
"Ha detto che se fosse il primo premio potrebbe essere che verrebbe ?"
"Beh, io..."
"Senta Pit Formento, non mi faccia perdere il posto. Io glielo dico però lei mi deve giurare...si insomma...E' il primo premio che ha vinto, non può non essere presente !"
E così siamo partiti.
Appena arrivati ci è corsa incontro, arrossendo e implorando "mi raccomando !". Era carina e con senso dell'umorismo e noi molto rilassati.
Grazie a questa condizione di vantaggio abbiamo trascorso i giorni più semplici tra quelli delle nostre esperienze festivaliere.
Consapevoli di esserci accaparrati la massima onorificenza, tra giurati che non dubitavano della nostra inconsapevolezza e concorrenti in preda all'agitazione, abbiamo trascorso lunghe giornate in spiaggia, banchettato in modo eccellente, assistito ad una splendida retrospettiva di Frederick Wiseman, e la sera fatidica io ho ritirato la pergamena e l'assegno e poi ci siamo dimenticati di andare alla festa di chiusura.
Non saprò mai perchè mi abbiano dato quel premio.
E' un buon film, è vero, ma si sa, quale che sia il festival, un primo premio è necessariamente pilotato. Ci sono interessi alti in gioco, sempre. Certo allora non mi ero fatto domande. Non avevo percepito flussi di particolare simpatia nei miei confronti da parte dei giurati.
Al presidente - Italo Moscati - mi pareva d'essere anche un filo antipatico, e così mi sono convinto d'essermi avvantaggiato per qualche loro bega interna. Vincitore per caso. E va bene così.
La pergamena, incorniciata, è ancora appesa tra altri cimeli su una parete della nostra cucina.
Qualche tempo dopo gli organizzatori mi hanno cortesemente inviato la rassegna stampa.
C'erano pagine e pagine, in realtà quasi tutte riportavano l'annuncio o il comunicato stampa. Critici e giornalisti in sala non è che se ne vedessero. Comunque meglio che niente.
La cosa buffa è che in tutti questi anni ho sempre dichiarato che il film è stato messo in onda in molti paesi tranne che in Italia, e facevo anche un po' lo scandalizzato, e oggi, soltanto oggi, leggendo il trafiletto qui sotto, per la prima volta, dopo averlo frettolosamente archiviato a suo tempo, scopro che in realtà è andato in onda su Raitre il 26 settembre 1998.
Mi ci sono occorsi 13 anni per scoprirlo.
Chiaro che poi non trovo i film...
Insomma, a questo punto è opportuno stringere.
Il lavoro è stato poi preso in distribuzione internazionale dalla GA&A.
Ha avuto fortuna.
Io mi sono preso una delle più dolci rivincite con i responsabili di NOVA T, che inseguivano la GA&A senza risultati da sempre.
Tempo dopo proprio dalla GA&A mi è arrivata la copia di una lettera di cui vado fierissimo.
Uno spettatore tedesco, senza neppure entrare nel merito del lavoro - non dice bello o brutto, non apprezza l'opera in se - dichiara di voler devolvere un aiuto alle suore che ha visto nel film.
Confonde persino America del Nord con quella del Sud ma quello che ha visto - che ha sentito - è quello che in un film non c'è quasi mai, la componente empatica, contagiosa, che lo ha spinto a scrivere questa lettera.
Finora è il premio migliore che ho ricevuto, l'unico che mi commuove.
Bene.
Siamo quasi alla fine.
Un paio d'anni dopo ho ricevuto una pubblicazione del Bizzarri dove è inserito l'albo d'oro dei premiati, anno per anno.
L' ho letto con cura e così ho avuto modo di scoprire che già nel '95 avevo ricevuto una segnalazione - per "Cercando Francesco" e, guarda caso, era stato a partire dalle Clarisse di clausura riprese in quel lavoro che avevo cominciato ad accarezzare l'idea di un film sul mondo delle religiose - di cui anche alla casa di produzione era sfuggita la segnalazione.
Posso concludere dicendo che, qualche mese dopo, invitato a Lisbona per un incontro di Documentary in Europe proprio in ragione del fatto di essere il vincitore del Bizzarri, ci ho incontrato Cosetta Picchetti, che è stata la produttrice di quell'
"As long as the grass shall grow and the rivers flow", di cui ho accennato nel post di venerdì 21 ottobre e che ha scatenato tutta questa lunga rievocazione.
Non saprò mai perchè mi abbiano dato quel premio.
E' un buon film, è vero, ma si sa, quale che sia il festival, un primo premio è necessariamente pilotato. Ci sono interessi alti in gioco, sempre. Certo allora non mi ero fatto domande. Non avevo percepito flussi di particolare simpatia nei miei confronti da parte dei giurati.
Al presidente - Italo Moscati - mi pareva d'essere anche un filo antipatico, e così mi sono convinto d'essermi avvantaggiato per qualche loro bega interna. Vincitore per caso. E va bene così.
La pergamena, incorniciata, è ancora appesa tra altri cimeli su una parete della nostra cucina.
Qualche tempo dopo gli organizzatori mi hanno cortesemente inviato la rassegna stampa.
C'erano pagine e pagine, in realtà quasi tutte riportavano l'annuncio o il comunicato stampa. Critici e giornalisti in sala non è che se ne vedessero. Comunque meglio che niente.
La cosa buffa è che in tutti questi anni ho sempre dichiarato che il film è stato messo in onda in molti paesi tranne che in Italia, e facevo anche un po' lo scandalizzato, e oggi, soltanto oggi, leggendo il trafiletto qui sotto, per la prima volta, dopo averlo frettolosamente archiviato a suo tempo, scopro che in realtà è andato in onda su Raitre il 26 settembre 1998.
Mi ci sono occorsi 13 anni per scoprirlo.
Chiaro che poi non trovo i film...
Insomma, a questo punto è opportuno stringere.
Il lavoro è stato poi preso in distribuzione internazionale dalla GA&A.
Ha avuto fortuna.
Io mi sono preso una delle più dolci rivincite con i responsabili di NOVA T, che inseguivano la GA&A senza risultati da sempre.
Tempo dopo proprio dalla GA&A mi è arrivata la copia di una lettera di cui vado fierissimo.
Uno spettatore tedesco, senza neppure entrare nel merito del lavoro - non dice bello o brutto, non apprezza l'opera in se - dichiara di voler devolvere un aiuto alle suore che ha visto nel film.
Confonde persino America del Nord con quella del Sud ma quello che ha visto - che ha sentito - è quello che in un film non c'è quasi mai, la componente empatica, contagiosa, che lo ha spinto a scrivere questa lettera.
Finora è il premio migliore che ho ricevuto, l'unico che mi commuove.
Bene.
Siamo quasi alla fine.
Un paio d'anni dopo ho ricevuto una pubblicazione del Bizzarri dove è inserito l'albo d'oro dei premiati, anno per anno.
L' ho letto con cura e così ho avuto modo di scoprire che già nel '95 avevo ricevuto una segnalazione - per "Cercando Francesco" e, guarda caso, era stato a partire dalle Clarisse di clausura riprese in quel lavoro che avevo cominciato ad accarezzare l'idea di un film sul mondo delle religiose - di cui anche alla casa di produzione era sfuggita la segnalazione.
Posso concludere dicendo che, qualche mese dopo, invitato a Lisbona per un incontro di Documentary in Europe proprio in ragione del fatto di essere il vincitore del Bizzarri, ci ho incontrato Cosetta Picchetti, che è stata la produttrice di quell'
"As long as the grass shall grow and the rivers flow", di cui ho accennato nel post di venerdì 21 ottobre e che ha scatenato tutta questa lunga rievocazione.
Fronte e retro del folder che la distribuzione
ha portato in giro ai vari mercati.
Ma questa è un'altra storia...
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