Mi sono ricordato che, durante la lavorazione di "Lungo viaggio verso casa", verso la fine, durante una pausa pomeridiana, avevo fatto delle registrazioni di prova con la nuova Panasonic che affiancavo alla Canon.
Un gruppetto di attrici cantavano.
Canzoni sconosciute e bellissime. Come ho fatto a non pensarci prima, boh...
Poi rivedendo le chiacchierate con Steve (vedi post di domenica 9, lunedì 10 e martedì 11) mi sono finalmente tornate in mente e ho rintracciato quei girati di prova.
Proporle mi offre anche il destro per buttar giù pensieri che ho articolato in maniera chiara solo recentemente riguardo al mio rapporto con gli attori.
Chiacchierando con Steve avevo avuto un'intuizione affermando che io, più che regista, sono spettatore.
Partendo da questo assunto ho cercato di capire come mai a me le attrici e gli attori piacciono sullo schermo o sul palco - se sono bravi, ovvio - ma nei rapporti personali meno. Questa è probabilmente una delle ragioni per cui me ne sono tenuto alla larga, girando documentari.
Naturalmente non è stato possibile escluderli completamente dalla mia attività professionale, e sarebbe anche stato sciocco, però davanti a queste ragazze che cantano ho capito. A me piace rubare.
Io sto con l'occhio incollato al wiew finder cercando quei momenti in cui non stanno recitando - rari - e tentare un altro racconto da quello che fanno loro.
Con le persone che non calcano la scena è più facile.
Nel corso del tempo ho imparato a diventare invisibile, trasparente, una parte dell'arredo, far si che chi mi sta di fronte non tenga più conto che lo sto riprendendo.
Con attrici ed attori è arduo.
Hanno sempre le antenne drizzate, sanno di dover offrire il profilo migliore, il gesto "spontaneo", seducente, per istinto. Difficile borseggiarli della loro naturalezza.
Anche perchè molti sono timidi - lo dichiarano spesso - e il timido è guardingo per sua inclinazione.
Io sono stato - e sono tuttora, in maniera più controllata, un timido - e so che di fronte a situazioni nuove, condizioni relazionali impreviste, roba così insomma, la reazione è sempre sovradimensionata.
Recitare è una via d'uscita. A saperlo fare è sicuramente la migliore. Salvo poi crollare inaspettatamente di fronte alla più banale delle circostanze.
Ho lavorato con molte attrici ed attori, ma tra noi c'è sempre stato il diaframma dello strumento del mio spiarli.
Ricordo un episodio in questo senso.
Eravamo alla Maddalena per il premio Solinas nel '96. Io ero lì per ritirare un premio e tra i giurati c'era Paolo Virzì, accompagnato da Laura Morante.
Nel 1982 ero stato fotografo di scena in "Colpire al cuore" di Gianni Amelio e Laura era una delle protagoniste. Tra Roma e Milano ci eravamo trovati affiancati, come accade tra i componenti di una troupe, per parecchie settimane.
Era stato allora che, chiacchierando, lei aveva affermato di essere timidissima. A me allora pareva impossibile che un attore lo fosse, mi sembrava più che altro un vezzo.
E invece...
Alla Maddalena le nostre due timidezze si sono fronteggiate nel solo modo possibile: simulando distrazione.
Io, per parte mia, avrei dovuto andarle incontro e ricordarle di Colpire al cuore, offrirle l'opportunità di simulare sorpresa.
Mi era simpatica, avrei voluto farlo ma non l'ho fatto.
Di lei ho colto poche occhiate perplesse. E ce ne siamo stati lì per qualche giorno, chiacchierando con tutti ed evitando accuratamente di farlo tra noi.
Non so cosa abbia pensato del mio modo di fare, certo raramente mi sono sentito stupido così a lungo. E questo grazie al fatto d'essere inguaribilmente timido.
Con gli anni sono decisamente migliorato. L'esperienza dell'assessorato, almeno in questo senso, si sta rivelando preziosa. Però ogni tanto ci casco ancora. A piè pari.
E veniamo alle ragazze che cantano.
Da sinistra (con la fisarmonica) Alice Rohrwacher, Francesca Porrini, Tatiana Lepore, Maria Pilar (Mapi) Perez Aspa, Arianna Scommegna.
Anche con loro ho trascorso parecchie settimane.
Francesca è venuta a Schio per uno spettacolo qualche anno fa e abbiamo scambiato poche parole.
Ad Alice avrei voluto telefonare per complimentarmi per il suo film "Corpo celeste" ma poi ho pensato che, dopo tutto questo tempo...
L'inverno scorso per la stagione teatrale è arrivato un "Romeo e Giulietta" in cui Arianna era Giulietta, Mapi la nutrice e Mattia Fabris - anche lui della squadra del Wilhelm Meister - Romeo, nonchè Fabrizio Pagella che avevo incontrato durante la lavorazione di "Ma come è cominciato tutto questo ?" sempre su un lavoro di Gabriele Vacis di qualche anno prima.
Ed è stato con lui, che non avevo riconosciuto perchè nel frattempo è decisamente cambiato, che ho scambiato nel bailamme dei camerini a fine rappresentazione i gesti e le parole di due che si rivedono volentieri.
Con Mapi, che ricordo aveva confessato una timidezza estrema in una chiacchierata in "Lungo viaggio verso casa", ci siamo scambiati una stretta di mano come due che prendono occasionalmente lo stesso tram, e a quel punto non mi sono neppure avvicinato ad Arianna, con la quale avevamo fatto belle risate a suo tempo.
Me la sono filata e basta.
Questo fa la timidezza.
Ti rovina saltuariamente l'esistenza e ti fa passare contemporaneamente per uno stronzo supponente.
Ascoltandole cantare mi sentirei di abbracciarle tutte affettuosamente, se però non ci incontriamo più è meglio, perchè non so se, al dunque, saprei farlo.
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