ABBONAMENTI
Per alcuni anni della mia infanzia - all'incirca il periodo delle elementari - sono stato abbonato al "Corriere dei Piccoli".
L'intestazione recita Pieruccio come nome proprio, uno dei soprannomi che portavo senza eccessivo entusiasmo.
Il nome proprio è stato per tutta la mia vita fonte di velato imbarazzo.
Non amo il mio, non mi sento affatto un Pier Maria e mi mi rifugio nel Pit con il quale mio padre, di ritorno dagli Stati Uniti, sostituì provvidenzialmente i Pieruccio e Puccio della prima infanzia. Ma questa è un'altra storia, che affronterò forse in un prossimo post.
L'abbonamento era il dono natalizio di un bambino più piccolo di me, probabilmente inconsapevole di essere l'estensore del regalo che sua madre faceva a nome suo.
Era un'amica di mia madre, aveva lavorato con mio padre, si chiamava Jeannette, aveva l'erre moscia ed era un tipo piuttosto sofisticato con un bel sorriso contagioso.
Jeannette, con cappellino, e mia madre
in rituale pomeridiano anni '50.
Jeannette era la mamma di Guido, quello da cui ogni anno ricevevo una letterina che mi annunciava, augurandomi Buon Natale, che il mio abbonamento al "Corriere dei Piccoli" era stato rinnovato.
Un dono che io accoglievo con naturalezza e che, senza che me ne rendessi conto, contribuiva in modo determinante alla mia formazione.
Non sono mai stato davvero amico di Guido, nel senso che non ci ho mai giocato, mi capitava di sentir parlare di lui da sua madre, e qualche volta l'ho incrociato a qualche festicciola di bambini, ma lui era più piccolo e non avevamo nulla in comune. E a proposito di festicciole, di una resta testimonianza fotografica.
Riguardandomi in quelle immagini riscontro tutta la mia perplessa estraneità alla circostanza.
Il festeggiato esultante mi pare che fosse un cuginetto di Guido, che è proprio davanti a me con cravattina, per il resto o bambini troppo piccoli, oppure poco socievoli.
Il tipo alla mia destra poteva vantare considerevoli orecchie ma non altrettanta simpatia, la morettina accanto a lui credo fosse la sorella più grande di Riccardo Donna.
Io stavo in una terra di nessuno anagrafica, congelato dalla timidezza, incapace di qualsiasi interazione. Gran bel pomeriggio...
Avrei preferito di gran lunga starmene a casa e, perchè no, sfogliare il "Corriere dei Piccoli" fresco di stampa, che settimanalmente occhieggiava dalla buca delle lettere con la sua messe di occasioni per prendere il volo con il mio turbolento immaginario. Un Pieruccio volante.
Un bel numero di anni dopo dalla stessa buca delle lettere prese ad occhieggiare un'altra pubblicazione, anch'essa con intestazione che mentiva sul mio nome proprio, e questo sempre in ragione di scelte non mie.
Così come nella prima infanzia ero stato un Puccio/Pieruccio e negli anni scolastici ero stato mellifluamente ascritto alla categoria dei Pieri, nome che - chissà perchè - detestavo, ora la redazione di Lotta Continua o chi per essa, rifiutando un Pier Maria troppo borghese e più che mai un Pit un po' troppo Yankee go home, mi affibbiava l'improprio nome di Pietro, non deprecabile ma che era comunque quello del mio nonno paterno che, come ho già avuto modo di dire in post precedenti, non avevo in simpatia.
Insomma un destino di identità negata, o peggio, sgradevolmente contraffatta...
Insomma un destino di identità negata, o peggio, sgradevolmente contraffatta...
estate 1972
L'abbonamento l'avevo sottoscritto una sera, a casa di Renzo Cibrario, durante una riunione un po' carbonara durante la quale mi avevano sottoposto alcune fotografie scattate durante un comizio di Almirante, chiedendomi se riconoscessi le persone che stavano sotto il palco, e se sì, quali informazioni avessi su di loro.
Il sottoscritto nell'estate del 1952, a poco più di un anno e mezzo,
tra Renzo e Giulia Cibrario, gemelli, che all'epoca avevano otto anni,
divenuti poi ambedue - sedici anni dopo - battaglieri sessantottini.
In effetti di alcuni del Fronte della Gioventù individuati nelle foto conoscevo nomi, abitudini, persino debolezze.
Mi dedicai con entusiasmo alla delazione, versai la mia quota e, poco tempo dopo, mio padre uscendo di casa per andare in ufficio ebbe la non gradita sorpresa - per lui, liberale e dirigente Fiat - di trovarsi insieme a La Stampa anche Lotta Continua ad attenderlo nella buca, in bella vista.
Per un certo periodo molti condomini ci osservarono con sospetto, altri, pochissimi, ci riservarono sorrisi imprevisti. Poi tutto tornò come prima.
Poco tempo dopo mi sarei trasferito a Parma e Lotta Continua me la sarei comprata in edicola. Non tutti i giorni.
Recentemente ho venduto ad un collezionista tre copie già in formato tabloid, mi pare del '77, uscite con l'intestazione prima in grigio e poi in nero, a causa di un'imprevista indisponibilità tipografica, forse per ragioni economiche, di inchiostro rosso.
Nessun commento:
Posta un commento