Nel 2001 ho ripescato un mio vecchio progetto cinematografico.
Era la rielaborazione di un soggetto risalente al 1980 e rivisitato nel 1988, costituito da una sceneggiatura e da un trattamento piuttosto articolato, come una narrativa dichiarazione di intenti.
Ho cestinato la sceneggiatura dopo la rilettura - mi pare di ricordare che i dialoghi mi erano parsi tutti piuttosto forzati e melodrammatici - e ho salvato quello strano trattamento.
Il titolo era "Forever young".
Con la storia degli "atti mancati" casca a fagiolo, anche se proprio di atto mancato non si può parlare perchè cercare di dargli un destino mi è sempre parso fuori discussione.
Un'esercitazione, il diletto di raccontare, tutto qui. Lo facevo spesso.
Negli anni '80 sono stato particolarmente prolifico. C'è tutta una costellazione di lavori abbozzati, sospesi, ripresi e di nuovo abbandonati, e altri invece con una loro conclusione, anche se privi dell'abbrivio che avrei potuto - o dovuto - tentare di dare loro per un eventuale sviluppo realizzativo.
Così adesso me li vado a cercare e li accumulo in questo silo di affaccendati e infantili trascorsi che è il mio blog.
Ci traffico e, alla fine, sono soddisfatto come uno dei sette nani.
Pit nel 1980
FOREVER YOUNG
L'ultima persona al mondo dalla quale Angelo
avrebbe pensato di poter ricevere una telefonata ha appena chiamato.
Riemergendo da un passato che lui era convinto
d'esser l'unico a coccolare ogni tanto, gli ha aperto, con la sorpresa, anche
una prospettiva inattesa.
Ed è per questo che ora, in pigiama - è domenica
mattina - dopo aver rovistato nei
meandri di un profondo sgabuzzino ed averne estratto una logora custodia
coperta di decalcomanie, Angelo sta in piedi davanti agli specchi
dell'antiquato armadio a tre ante di una camera da letto austera e un po’
lugubre e accenna mossette e passaggi sul basso Hofner che sta imbracciando.
Così lo sorprende l'anziana signora - sua madre -
che sta rientrando in camera sua.
Una madre con la quale Angelo vive da sempre,
trascinando la sua vita di quasi quarantenne/ cinquantenne, gestendo l'agenzia
di Onoranze Funebri di famiglia e mascherando la sua identità di omosessuale
latente e irrisolto.
La madre - è stata lei a prendere la telefonata -
ha riconosciuto, malgrado i venti/trent'anni passati, la voce all'altro capo
del filo, e ora, vedendo il figlio in quell'atteggiamento si preoccupa.
Angelo, al contrario, è fiducioso, eccitato,
pieno di smanie.
Perché a chiamarlo è stata la Nico.
La Nico che era sparita da un giorno all'altro
mollando tutto, soprattutto il loro gruppo - gli Scalping Knife - disciolto
pochissimo tempo dopo la sua defezione e i cui componenti si erano
definitivamente persi di vista in un lasso di tempo sorprendentemente breve.
La Nico è riemersa da quel passato scegliendo
l'unico al quale potesse rivolgersi: Angelo, il bassista, malinconico, un po'
isterico, indeciso e influenzabile, e gli ha affidato una missione.
Angelo deve, a distanza di venti/trent'anni,
rintracciare gli altri componenti degli Scalping Knife e avvertirli che la
Nico, in occasione del suo compleanno dei quaranta/cinquant'anni, vorrebbe
suonare ancora una volta con loro "in concerto".
Il come e il dove sono semplici.
Lei è stata molto diretta ed esplicita, come
sempre.
E' molto ricca, o meglio lo è il suo attuale
marito, che ha abbracciato con entusiasmo l'idea del concerto, nonostante si
tratti di un capriccio atto a riunire dopo un tempo esagerato, una band di
dilettanti che aveva suonato giusto in qualche cantina e a qualche sagra.
Un concerto che si terrà nel parco della villa
dove lei risiede occasionalmente, per un ricevimento con centinaia di invitati.
Occorrerà un breve periodo di prove, ci sarà un
gettone d'ingaggio su cui lei ha insistito senza imbarazzo e così cospicuo da
mettere invece in imbarazzo Angelo, una vacanza in un bel posto, una festa.
Ritrovarsi.
Sembra strano detto da lei, che li ha mollati di
punto in bianco senza mai più ricomparire, ma Angelo non è il tipo che
sottilizza, e lei lo sa.
Così lui si mette subito in caccia.
Con il dentista - le tastiere - non c'è problema.
E' il titolare di una degli studi dentistici più avviati della città.
Il problema, se mai, c'è stato quando si è
trattato di prendere un'appuntamento come amico e non come cliente, quindi
superare lo sbarramento di flautate voci femminili, cicalini classicheggianti
fino ad arrivare a lui, che sulle prime non si ricorda, o finge di non
ricordare, Angelo, la Nico & C.
Si rivedono nello studio del dentista,
elegantissimo, vivacizzato da uno stuolo di immacolate collaboratrici che
sembrano essere state scelte più per l'avvenenza che per la competenza.
Angelo risulta essere rimasto pressoché uguale:
sempre magrino, con i riccioletti che si ostina a portare lunghetti, che sono
ingrigiti ma sempre fitti. Il dentista invece è parecchio cambiato.
Quasi obeso, calvo, con lenti che coprono male le
borse sotto gli occhi.
Ma vivace, eccessivo, tronfio per il proprio
successo, esibizionista.
Perplesso di fronte alla proposta della Nico, ma
tentato dall'idea di poter sfoggiare la propria posizione anche con lei.
Non impiega molto tempo a organizzare sotto gli
occhi di Angelo, di cui spia le reazioni, la gestione dello studio durante una
sua eventuale assenza anche prolungata. In realtà la sensazione che si ha è che
lo studio funzionerebbe alla perfezione anche se la sua assenza fosse
definitiva.
Il dentista, che come dentista si vocifera sia
una mina vagante, ha saputo al contrario, con invidiabile spirito
imprenditoriale, circondarsi di professionisti eccellenti e poco intraprendenti
in un'atmosfera di rasserenante eleganza.
Così il dentista ci sta.
Trovare Mario - la chitarra solista - è stato
decisamente meno facile.
Nessun elenco telefonico è stato d'aiuto.
Nessuna traccia della sua famiglia. Del resto
Mario è sempre stato piuttosto enigmatico.
Ma Angelo rivela un inaspettato talento di
segugio. E scova anche Mario. Gestore di un maneggio un po' scalcagnato, fuori
città - più fango che prati, più ronzini da macello che cavalli da sella - in
evidente condizione di precarietà.
Mario, ancora più asciutto di allora, la pelle
tesa sugli zigomi, i capelli lunghi raccolti in una coda, baffi ingrigiti -
l'ultimo degli hippies - nonostante
tutto sembra perplesso, non convinto, distante.
L'insistenza di Angelo, il suo implorante
entusiasmo, non paiono contagiarlo. Soltanto dopo che se ne sarà andato, Mario,
parlando con la ragazza che vive con lui - una straniera che per età potrebbe
essergli figlia - ci permetterà di capire che per loro due quell'occasione è
mandata dal cielo. Filarsela sarebbe stato opportuno comunque.
Per quanto riguarda Sergio - il batterista - il problema non è tanto il rintracciarlo.
Sergio lavora per una grossa impresa edile, con
cantieri sparpagliati nel terzo mondo, come "capocampo" responsabile
degli alloggiamenti e degli approvvigionamenti per le squadre di specialisti
che si alternano sui lavori.
I suoi ritorni sono sporadici, a volte forzati,
in ragione di una guerra civile o di un'epidemia.
Ma siccome la vita quando da appuntamenti fatali
li organizza garantendosi che non ci siano intralci, appena un paio di
settimane dopo la fatidica telefonata della Nico fa sì che Angelo, il dentista
e Mario riuniti siano all'aeroporto, in attesa dell'atterraggio del 747 che
riporta a casa Sergio dal Quatar.
Con lui la questione appare subito molto più
dura.
Non solo trovarseli di fronte non gli sollecita
nostalgiche affettuosità - li tratta con un certo distacco, senza sorpresa,
come se li avesse incontrati il giorno prima - ma soprattutto, informato del
"richiamo" della Nico, oppone un rifiuto categorico. Si stupisce
invece che loro siano disponibili a prenderlo in considerazione,
ricordando con poche dure parole come
lei li avesse mollati senza preavviso né scrupoli.
Sergio è uno pieno di spigoli, chiuso, incazzato.
Li congeda fuori dell'aeroporto senza dare loro
neppure il tempo di insistere.
Per i tre è una doccia scozzese.
Ognuno ha la sua idea in proposito, ma per ora
nessuna risolve la questione.
Sergio ha detto no, e tra l'altro le sue ragioni
hanno un poco incrinato le più o meno allegre disponibilità degli altri. E la
partenza è imminente.
Naturalmente Sergio non ci pensa più. Anche
perché ha altre gatte da pelare.
Il fallimento del suo matrimonio, che data ormai
da anni, è stato virulento, astioso, muro contro muro con l'ex moglie Mara, che
gli rende laborioso il soddisfacimento dell'unico desiderio che lui nutre a
ogni suo ritorno, e cioè trascorrere il maggior tempo possibile con la figlia
adolescente Alessia.
E adesso Alessia rappresenta il problema più
grosso. Ha sedici anni e un carattere cesellato sull'esperienza della
separazione traumatica dei suoi, dell'assenza pressoché totale del padre e
della fragilità sentimentale della madre, che pare avere un magnetismo speciale
nell'attrarre figure maschili negative.
In occasione di questo ritorno a Sergio tocca
scoprire che sua figlia e la sua ex moglie sono ora fidanzate con un paio di
amici - troppo vecchi per Alessia e troppo giovani per Mara - roba tipo P.R.
per discoteche, arrembanti e anfetaminici, improbabili nell'abbigliamento come
nell'attitudine al pensiero organizzato.
Tentare di parlarne con Mara sfocia in un
immediato litigio. E a Mara si affianca Alessia, rinfacciando al padre di
volerle impedire di vivere la propria vita.
Insomma tutta roba prevedibile ma dura,
angosciosa.
Sergio, dopo i primi tentativi di riavvicinamento
sembrerebbe risoluto a mollare.
Telefona all'impresa rendendosi disponibile per
un ingaggio immediato.
Intanto Angelo e gli altri si preparano alla
partenza, per raggiungere la Nico che ha detto che, pazienza, un batterista lo
troverà lei.
Poi, un mattino all'alba, Sergio deve correre al
Pronto Soccorso e ritrovarci Alessia ricoverata per abuso di psicofarmaci.
La verità viene fuori sconcertante e traumatica.
Mara confessa tra le lacrime che lei e la figlia fanno uso, occasionale dice
lei, di stupefacenti, in compagnia dei loro partners.
Sergio è senza parole, annientato di fronte a
questa donna che sicuramente a suo tempo deve avere anche amato e di cui non
riconosce nulla, se non la debolezza incosciente, quasi criminale.
Alessia intanto si riprende, e ritrovarsi accanto
il padre sembra inaspettatamente confortarla.
Sergio si lancia nella sua crociata con la
determinazione di un mastino. Attiva avvocati, chiede aspettativa all'impresa
per cui lavora, affronta a muso duro il moroso della figlia, mette Mara con le
spalle al muro, chiama Angelo che sta chiudendo la valigia e chiede se il posto
di batterista è ancora vacante. Angelo è sconcertato, anche perché in realtà il
sostituto già ci sarebbe, ma risponde di sì, anche quando Sergio dice che unica
condizione è che possa portare con sé la figlia.
Qualche concitata telefonata alla Nico e tutto si
sistema.
Così, un bel mattino, il loro aereo prende il
volo, sulle note di "Living on a
Jet plane" che la Nico sta canticchiando accompagnandosi alla chitarra,
accoccolata sul palco deserto, appena allestito, nel parco della sua villa, in
attesa.
Intanto a bordo dell'aereo ognuno manifesta il
suo carico emotivo in modo diverso: Angelo con l'euforia, il dentista con un
po' di supponenza, Mario con il suo silenzioso sorriso enigmatico, Sergio
pietrificato nel suo distacco, con pochi accenni maldestri d'affettuosità per
la figlia.
Al loro arrivo la realtà supera le aspettative.
L'accoglienza è degna di una rappresentanza
diplomatica. La residenza della Nico è sontuosa.
I vecchi ragazzi degli "Scalping Knife"
stentano a dissimulare la meraviglia.
La Nico che ha spiato il loro arrivo e ha vissuto questo momento in
preda alle emozioni più contradditorie: prima gioia, poi come una delusione, un
disappunto, forse un timore d'aver commesso un errore.
Ora finalmente si fa avanti.
Baci e abbracci di prammatica, un velo
d'imbarazzo formale, il tentativo di tutti di scacciarlo.
Anche lei è cambiata. Appesantita, ma con la
stessa simpatia contagiosa di allora, una vena turbolenta di eccentricità non
doma, un sex-appeal intatto, malgrado le "ingiurie" del tempo.
L'assestamento del gruppo sarà graduale, fitto di
microincidenti, incomprensioni, imbarazzi, entusiasmi e ritrosie.
Il marito della Nico si rivela subito per quello
che è: un trafficone legato a lobbies politiche e industriali, fortemente
vincolato da un sentimento indecifrabile alla Nico, borioso ma fortunatamente
quasi sempre assente.
Per il resto attorno a loro gravita una pletora
di personaggi di molti dei quali non si capisce il ruolo. Tra questo uno che si
rivela subito simpatico è il ragazzo che si occupa della gestione di una vera e
propria sala di prova e registrazione, che la Nico ha fatto allestire per il
gruppo.
Strumenti e impianti sono tutti lì, eccellenti.
E così questa curiosa coabitazione - durante la
quale affioreranno tutti i sospesi individuali e di gruppo, in cui ci si
accapiglierà e ci si riconcilierà, in cui la Nico starà spesso sopra le righe,
nel ben e nel male, in cui si riconoscerà l'impossibilità di ricostruire vere
amicizie e su questo riconoscimento si fonderanno le basi per costruirne di
nuove, forse meno illusorie ma anche meno fragili, in cui l'intimità forzata faciliterà le confessioni, le tentazioni, le
rivelazioni - soprattutto si suonerà e canterà.
Recuperando laboriosamente il repertorio degli
Scalping Knife.
Covers di un po’ tutti i generi, ma sempre
rivisitate con originalità ( uno Stand by me ska o un Cracklin'Rosie reggae ).
Creedence Clearwater Revival, Hollies, Donovan,
Carole King, Byrds, Belafonte e molti altri ancora interpretati recuperando
laboriosamente le proprie capacità musicali, abbandonandosi con sollievo allo
spirito "dionisiaco" di una session riuscita, scontrandosi tra il
tirar via e l'attardarsi in perfezionismi. Il tutto appunto mescolato a un
quotidiano che, se pur dorato, resta vagamente concentrazionario.
Vuoi per questo, vuoi perché i 4 Scalping Knife
vorrebbero ricambiare con un regalo la generosa occasione che la Nico ha
offerto loro, vuoi perché la compagna di Mario fa notare l'annuncio su un
quotidiano di un'asta di memorabilia rock e strumenti musicali nella grande
città non molto lontana dalla residenza della Nico, insomma per tutta una serie
di motivi i 4 si prendono una vacanza di un giorno.
All'asta il dentista può finalmente concedersi il
suo momento di gloria: prima segnalando vistosamente i suoi rilanci sotto lo
sguardo incerto dei compagni, poi maneggiando VISA oro, golden card American
Express e analoghe con la maestria di un
giocatore delle tre carte non solo si accaparra una chitarra appartenuta
a John Denver per la Nico, ma anche - ovviamente con minor spesa - un banjo per
Angelo, un dobro per Mario, una concertina per sé e un paio di timbales caribici per Sergio.
Con il loro carico di doni attraversano la città
in preda ad un'euforia adolescenziale.
Scendono alla metropolitana per raggiungere la
stazione ferroviaria da dove un treno li ricondurrà alla località della residenza
della Nico.
Muovendosi per i cunicoli, sbagliando percorsi,
tornando divertiti sui propri passi, seguono ad un tratto un suono che li
raggiunge prima ovattato, mescolato agli echi dei brusii sotterranei, poi
sempre più chiaro, definito dalla risonanza acustica del sottosuolo, fino a
diventare voce limpida.
Quella di una ragazza piuttosto giovane ma
dall'aspetto provato: i capelli arruffati, uno sguardo dalla fierezza
spaventata , fisso su distanze indecifrabili.
Canta senza accompagnamento strumentale, a gola
spiegata, come in una specie di implorazione, qualsiasi sia la canzone che
interpreta.
I nostri 4 si fermano tra gli spettatori. Pochi
per la verità.
Sembrano incantati da quella esibizione disperata
e furibonda. E' Mario il primo a posare a terra la custodia e ad estrarre il
dobro. Gli altri sono presi un po’ alla sprovvista ma si affrettano a fare
altrettanto.
La ragazza li vede. Sembra intimorita dai loro
gesti. Il berretto in cui raccoglie le offerte è quasi vuoto.
Sono i 4 sorrisi di affettuoso incoraggiamento,
persino da parte di Sergio, a vincere la sua paura.
Gli Scalping Knife suonano per lei , appoggiano
le loro voci in controcanti sotto la sua, riconducendola ad un'armonia meno
disperata.
La gente si ferma, il berretto si riempie, le
canzoni si susseguono, il tempo trascorre, fino a che c'è il rischio di perdere
l'ultimo treno. C'è solo il tempo per un'ultima canzone e la ragazza intona un
vecchio brano di Bob Dylan; sembra volerlo dedicare a quei quattro alieni che
hanno l'età di suo padre e che paiono contenti come dei ragazzini. Cantano
insieme "Forever Young".
Il ritorno alla villa è rivitalizzato da questa
parentesi.
L'accordo musicale è cresciuto di pari passo con
quello umano. Angelo è meno isterico, meno altalenante nei suoi umori, il
dentista si è gradatamente riumanizzato, lasciando da parte l'enfasi del suo
esibizionismo, Sergio si è ammorbidito, riesce persino a considerare con
condiscendenza il flirt tra Alessia e il tecnico della sala prove, Mario e la sua compagna
hanno addirittura trovato un probabile impiego per la gestione delle scuderie
del marito della Nico. E la Nico permea tutto.
Nei giorni che sono trascorsi è stata tenerissima
e spietata, egoista e generosa. Si direbbe ossessionata da un'enfasi di
accaparramento di emozioni che spesso sfociano in sorprendenti performances
musicali.
Fino alla festa.
Che in realtà è una festa decisamente riuscita.
Vale a dire dove la gente si diverte. Dove solo nella fase iniziale c'è la
stupita e ammirata attenzione di tutti i presenti nei confronti
dell’inaspettata esibizione della loro ospite.
Poi la gente comincia a ballare, a chiacchierare,
ride, mangia, beve, si esibisce, esibisce, corteggia, tratta, trama,
spettegola, rumoreggia.
E gli Scalping Knife fanno il sottofondo.
Gli applausi alla fine di ogni brano sono sempre
generosi, ma durante le esecuzioni pochi sono quelli assiepati di fronte al
palco ad ascoltare.
Poi anche la festa, con la lentezza dei congedi
dilatati, volge al termine.
Gli Scalping Knife hanno lasciato il palco da un
pezzo, cedendo il posto alla musica di un DJ.
Nel gruppo c'è compiacimento, spossatezza,
malinconia, il vuoto difficile da colmare lasciato da una protratta scarica di
adrenalina. Stanno nella festa e ne sono un po' fuori.
Poco prima della fine salgono un ultima volta sul
palco per l'ultima canzone.
Dopo la Nico si accomiata consegnando a ciascuno
dei componenti del suo vecchio gruppo una busta, raccomandandosi di aprirla
solo quando saranno nelle loro camere.
C'è un velo d'imbarazzo.
Tutti sanno che la busta contiene l'assegno che
lei ha preteso di pagare per la loro partecipazione. C'è chi ritiene che
avrebbe potuto attendere un momento più opportuno, chi cerca di non accettare,
chi vorrebbe trattenerla ma lei si sgancia con eleganza, con gesti affettuosi.
Scompare.
Gli Scalping Knife tergiversano ancora prima di
ritirarsi. Un ultimo bicchiere, chiacchiere, ammiccamenti con sconosciute.
La Nico si sta struccando di fronte allo specchio
e loro sono ancora là, sotto i gazebo, accanto ai buffets in disarmo.
Poi, alla spicciolata, si ritirano nelle
reciproche stanze, mentre lei finisce di struccarsi.
Nella busta, per chi l'ha aperta, c'è
effettivamente un assegno, e anche cospicuo.
Il dentista scuote la testa e lo posa sul letto.
Mario, seduto accanto alla sua ragazza addormentata, estrae dalla busta altri
fogli, che accompagnano l'assegno: fotocopie, un messaggio.
La Nico intanto si sta osservando nello specchio
ed è impossibile decifrare quello sguardo. Poi si sposta, esce di campo,
rientra.
Lo specchio rimanda l'immagine riflessa della sua
schiena.
Sergio sta leggendo senza capire le fotocopie di
esami clinici che sono nella sua busta. Mentre il dentista, le stesse
fotocopie, le sta decifrando con sgomento.
Angelo corre fuori della sua stanza stringendo in
pugno il foglietto del messaggio della Nico, e prima ancora di poter bussare
alla porta di Mario quella già si apre.
Lo sparo li gela lì, in piedi, l'uno di fronte
all'altro. Mentre sullo specchio della Nico gli schizzi di sangue cominciano a
colare lentamente.
Forse Mario e la sua ragazza resteranno lì - la
voce F.C. della Nico sta leggendo il messaggio per lui - e il dentista e Angelo
e Sergio si preparano a tornare alle loro vite.
Ora la voce F.C. di un uomo legge la condanna a
morte per la Nico nel linguaggio clinico asettico delle diagnosi senza campo,
ma la voce della Nico si sovrappone e ride e legge i messaggi d'addio per i
suoi amici, e ancora la voce diagnostica riprende il sopravvento, affievolendo
le parole del commiato di lei.
I partecipanti al funerale sono più attenti di
quelli della festa, anche se sono, più o meno, le stesse persone.
La canzone registrata che accompagna le esequie,
l'avevano già ascoltata eppure adesso sembrano tendere l'orecchio, molti non
trattengono le lacrime, anche se c'è chi non si esime dall'emettere giudizi
frettolosi.
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