lunedì 8 ottobre 2012

'61, '62, '63, '64




Un altro blocchetto di resuscitati frammenti di 8mm. 
Una questione di pochi minuti.
Questa volta si inizia con con una pasquale Sauze d'Oulx nel 1961.
Raffy e Gianni Lingua con me a rotolarsi sui prati della Clotès. E poi un gruppetto pronto per pasquetta in cui solo io posso riconoscere me stesso in compagnia ancora di Raffy e Gianni, Mariella e Paolo Buratti e Cristina Casadio.
Poi ci sono ancora io che corro in un prato e al volante della 1500 di mio padre, ovviamente ferma. Segue una camminatina in giardino fiorito di mia madre che si porta appesi sottobraccio Gianni L. e me, elegantini. Siamo sempre nel '61, così come nella mia  evanescente comparsa in stile western.
Segue una sequenza sottoesposta in Cimavilla in cui traffico con una pala, pipa in bocca (era il periodo Tom Sawyer/Huckleberry Finn) che avevo scovato nella vecchia casa di cui parlo nel racconto "Perla", postato il 26 dicembre 2010.
Poi c'è un passaggio mio e di Serge Glaudo, lui con il mio cappello da cow boy un po' di traverso, io con quei formidabili bleu jeans che mi arrivavano dall'America, con un fare un po' da bulletto immusonito. Segue un'inquadratura fissa, sul muretto sotto il piazzale di Rueglio, ancora con Serge, Vittorio, che era il figlio del farmacista, il sottoscritto e, con la sporta del pane Eligio C. attualmente miliardario, collezionista, lontano.
Conclude il ciclo del '61 un frammento in Biaulì.
(Nel post di martedì 5 giugno 2012 "Toujours Paris" ci sono immagini di Biaulì di quando era il mio domicilio, nei primi anni '80, e anche un frammento nel finale del blocchetto di super 8 postato il 25 aprile 2011)
Ci siamo mia nonna, mia madre ed io che rosicchio pannocchie (vedi sempre Huck Finn) con in testa una di quelle papaline che portavamo tutti noi ragazzini figli della compagnia degli amici dei miei a Noli, prestandoci all'equivoco di essere considerati (alcuni di loro lo erano davvero) una colonia ebraica.
Il '62 è tutto in poche immagini girate a Barcellona da mio padre, che era là per lavoro, e da un suo collega, piuttosto spiritoso nell'impartire benedizioni vescovili.
Il '63 è anche lui raccolto in un'unica sequenza che mi vede scontroso e teppistico in Biaulì.
Detestavo quelle domeniche autunnali trascorse a non saper come riempire se non fustigando esili alberelli, già preso da un'aspirazione mod, con la mia prima giacca di pelle, i capelli fissati con chissà che, calzini bianchi, irritante come non mai.
Conclude il breve excursus un '64 dove sono assente, sempre in Biaulì, con mia madre, sua madre - vale a dire mia nonna - il padre di mio padre e, verso la fine, mio padre.
Mi piace guardarli perchè rivelano molto dei caratteri che poi ho riconosciuto loro. L'estroversione decisionista di mia nonna contrapposta alla rigidezza del consuocero, che pure tenta di darsi un tono, inconsapevolmente infantile.
C'è un momento in cui loro due e mia madre indicano ognuno una direzione diversa parlando tra loro mentre mio padre li riprende, e si capisce quanto non fossero fatti per capirsi.
La scenetta sotto il melo mi piace altrettanto. Mio nonno che si ingegna di raggiungere un ramo fiorito senza riuscirci, e mia nonna che lo afferra con noncuranza, e ancora lui che, quando finalmente ce l'ha fatta ad agguantarne uno, sta lì, in posa, come con un incerto trofeo.
Era stato un uomo autoritario e non simpatico - almeno a me - ma vedermelo che dice senza essere ascoltato e cerca di fare senza risultati mi fa un poco tenerezza.
Ad un certo punto compare mio padre, era dunque mia madre a riprendere. 
Sia lui che mio nonno sono in giacca e cravatta, con il fazzoletto nel taschino della giacca. In mezzo a un prato, in campagna, mah...
Mio padre porta il cappello di suo padre, che non si muoveva mai senza, e che si era tolto per l'occasione delle riprese, credo. E poi finisce.




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