Tornerei ad una delle mie affezioni: certe cartoline.
In realtà mi ero ripromesso di lavorare su materiale filmato, ma mi sono impigrito, non ho voglia di montare, o meglio, sto lavorando ad un nuovo romanzo che assorbe le poche energie residue dagli affollati impegni che l'assessorato in questo periodo dell'anno deve sovraintendere.
Avevo iniziato un nuovo noir, come li chiama il mio editore, ma dopo una cinquantina di cartelle mi sono ritrovato ad un empasse così - come a me succede non so perchè - ho fatto la mia capriola all'indietro e ho ritrovato un vecchio progetto in forma di trattamento cinematografico ( la mia cambusa nasconde tesoretti...) da rivisitare in chiave letteraria.
Per ora sta filando.
E il destino di uno dei protagonisti sta per decollare alla volta dell'America Latina.
Quell'America Latina dalla quale arrivavano cartoline che oggi, a così tanta distanza di tempo, mobilitano la mia immaginazione in un gioco di rimandi continui che solo la possibilità di cicaleccio solipsistico fornito da un personalissimo blog può concedere.
Così eccomi qua.
La cartolina è stata spedita da mio nonno, evidentemente dentro un busta perchè mancano tracce di affrancatura ( era pratica abbastanza diffusa a quei tempi ).
Riferisce a sua figlia, cioè mia madre, di certe sue trattative concluse, annuncia il ritorno in Argentina, dove lo aspettava mia nonna, manda baci a lei e a me (Pieruccio, il nipotino).
La data è il 28 maggio del 1954. Io che adesso vado per i 61 avevo tre anni e mezzo.
Dunque nessuno saprà mai cosa fosse andato a fare mio nonno a Valparaiso da Buenos Aires ( che magìa quei nomi). Mia madre non ricorda nulla, e comunque viveva in Italia, legata ai suoi genitori dall'unica possibilità della corrispondenza epistolare, mio nonno è morto negli anni 70, nessuna traccia quindi, ma non importa.
Quello che mi seduce è ciò che la cartolina ritrae.
(Ricordo che cliccando sull'immagine questa si ingrandisce).
Una spiaggia. Uno stabilimento balneare. Baleario Los Torpederas.
La spiaggia è stretta, si incunea tra due strade asfaltate, quella di destra non l'ho individuata subito, l'occhio tende a cadere sulla linea di quelle che si direbbero cabine, sull'affollamento fitto di bagnanti, sul muraglione sopra la strada di sinistra, che delimita una serie di edifici che hanno l'aria di caserme. Dietro di queste una struttura ad arcate. Una grande villa ? o un hotel ?
Vegetazione di pini marittimi che ombreggiano confortevoli sembrano inclinati a sinistra come da un vento, poi c'è quello che forse era un orto, un paio di palme solitarie accanto ad una casa. Chi ci abitava ? Dispiace non saperlo.
Più in basso una gradinata, elegante direi , conduce alla spiaggia direttamente dalla strada carrozzabile, dove paiono in sosta quattro torpedoni ed un auto, tutti di foggia antiquata - l'auto ricorda una Balilla, con la ruota di scorta ancorata al parafango anteriore - poco più avanti, verso sinistra sotto un paio di pensiline ci sono delle persone in attesa.
Attendevano verosimilmente un mezzo pubblico, ma per andare dove ? Un semplice ritorno a casa o un appuntamnto cruciale ?
In mare tre imbarcazioni, due piccoli natanti - uno con rematore solitario - ed una barca più grande, con gente affollata a prua.
In acqua qualche spruzzo che si direbbe di nuotatori, sulla riva e sul bagnasciuga un affollamento veramente notevole. Sulla destra, appoggiati alla balaustra di una balconata e su uno sperone di roccia più in basso, si affollano spettatori.
Moltissima gente occupa anche la spiaggia, ma non ne vedo nessuno disteso, si direbbero tutti in piedi. Perchè ? Allora si usava così ? Non ci si stendeva al sole ?
La data della spedizione della cartolina risale al 1954 ma l'immagine che ritrae è sicuramente di molto precedente.
Dati i modelli delle automobili ( ce n'è una anche alle spalle degli spettatori appogiati alla balaustra, sulla destra) direi che la foto potrebbe essere stata scattata negli anni quaranta.
Prima che il cuneo della spiaggia termini alla biforcazione delle due strade, segnata da un folto pino marittimo, c'è una specie di grande gazebo - un bar, un ristorante ? - e accanto quella che si direbbe una giostra.
La strada in salita, sulla quale sono avviate alcune persone, conduce verosimilmente al villaggio, di cui si intravedono gli edifici sul margine in alto a destra.
Ancorata un poco al largo c'è una piccola piattaforma gremita di persone.
Quand'ero ragazzino, a Noli, ogni stabilimento balneare ne vantava una. Era genericamente definita boa.
"Andiamo alla boa" si diceva, e si nuotava fino a quella zatterotta fluttuante, costituita da assi fissate su un grosso anello che mi pare fosse di sughero.
Non so se ci sono ancora.
Questa della cartolina è così stipata di gente che c'è da meravigliarsi che galleggi. Mi piace pensare che siano tutti ragazzini pronti a tuffarsi, a spingersi in acqua l'un l'altro con la balorda goffaggine di quell'età, rumorosa, insulsa e adorabile.
Gente in vacanza in un'epoca in cui non ero ancora nato, dall'altra parte del mondo.
Non sono contabili ma sono evidentemente centinaia, in quel frammento di terra e mare sconosciuto a me e a miliardi di altre persone e sicuramente amato da molti che sono lì e neppure sanno - o meglio hanno mai saputo, perchè nel frattempo saranno quasi tutti morti - di essere stati ritratti in un eterno istante che per anni ha viaggiato raggiungendo luoghi e persone in forma di cartolina postale.
Un'inconsapevolezza vertiginosa e piena di fascino dolente.
La cosa che più mi stordisce è che in quel brulicare fisico si sottende un brulicare ancor più vorticoso che è nei pensieri e nei sentimenti di ognuno di quegli indistinguibili.
Chi imparava a nuotare, chi adocchiava una bella mora, chi ancora non sapeva che avrebbe dovuto affrontare un lutto e chi si stava innamorando, chi aveva debiti e chi stava per vincere alla lotteria.
Potrei andare avanti fino alla fine di Google, che non è affollata più di questa spiaggia così lontana nel tempo, perchè qui c'è un campione di Umanità che non basterebbe una vita intera a decifrare in ogni sua singolarità.
Che questo sia impossibile, che si sia definitivamente disarmati di fronte ad un frammento di cartoncino lo trovo angosciante e bellissimo.
E curiosamente proprio io, che detesto quasi tutti, che auspicherei l'estinguersi della razza umana come esperimento fallito, di fronte a questo dimenticato patrimonio di miei simili provo un inatteso e confortante soprassalto di commossa empatia.
Per ora sta filando.
E il destino di uno dei protagonisti sta per decollare alla volta dell'America Latina.
Quell'America Latina dalla quale arrivavano cartoline che oggi, a così tanta distanza di tempo, mobilitano la mia immaginazione in un gioco di rimandi continui che solo la possibilità di cicaleccio solipsistico fornito da un personalissimo blog può concedere.
Così eccomi qua.
La cartolina è stata spedita da mio nonno, evidentemente dentro un busta perchè mancano tracce di affrancatura ( era pratica abbastanza diffusa a quei tempi ).
Riferisce a sua figlia, cioè mia madre, di certe sue trattative concluse, annuncia il ritorno in Argentina, dove lo aspettava mia nonna, manda baci a lei e a me (Pieruccio, il nipotino).
La data è il 28 maggio del 1954. Io che adesso vado per i 61 avevo tre anni e mezzo.
Dunque nessuno saprà mai cosa fosse andato a fare mio nonno a Valparaiso da Buenos Aires ( che magìa quei nomi). Mia madre non ricorda nulla, e comunque viveva in Italia, legata ai suoi genitori dall'unica possibilità della corrispondenza epistolare, mio nonno è morto negli anni 70, nessuna traccia quindi, ma non importa.
Quello che mi seduce è ciò che la cartolina ritrae.
(Ricordo che cliccando sull'immagine questa si ingrandisce).
Una spiaggia. Uno stabilimento balneare. Baleario Los Torpederas.
La spiaggia è stretta, si incunea tra due strade asfaltate, quella di destra non l'ho individuata subito, l'occhio tende a cadere sulla linea di quelle che si direbbero cabine, sull'affollamento fitto di bagnanti, sul muraglione sopra la strada di sinistra, che delimita una serie di edifici che hanno l'aria di caserme. Dietro di queste una struttura ad arcate. Una grande villa ? o un hotel ?
Vegetazione di pini marittimi che ombreggiano confortevoli sembrano inclinati a sinistra come da un vento, poi c'è quello che forse era un orto, un paio di palme solitarie accanto ad una casa. Chi ci abitava ? Dispiace non saperlo.
Più in basso una gradinata, elegante direi , conduce alla spiaggia direttamente dalla strada carrozzabile, dove paiono in sosta quattro torpedoni ed un auto, tutti di foggia antiquata - l'auto ricorda una Balilla, con la ruota di scorta ancorata al parafango anteriore - poco più avanti, verso sinistra sotto un paio di pensiline ci sono delle persone in attesa.
Attendevano verosimilmente un mezzo pubblico, ma per andare dove ? Un semplice ritorno a casa o un appuntamnto cruciale ?
In mare tre imbarcazioni, due piccoli natanti - uno con rematore solitario - ed una barca più grande, con gente affollata a prua.
In acqua qualche spruzzo che si direbbe di nuotatori, sulla riva e sul bagnasciuga un affollamento veramente notevole. Sulla destra, appoggiati alla balaustra di una balconata e su uno sperone di roccia più in basso, si affollano spettatori.
Moltissima gente occupa anche la spiaggia, ma non ne vedo nessuno disteso, si direbbero tutti in piedi. Perchè ? Allora si usava così ? Non ci si stendeva al sole ?
La data della spedizione della cartolina risale al 1954 ma l'immagine che ritrae è sicuramente di molto precedente.
Dati i modelli delle automobili ( ce n'è una anche alle spalle degli spettatori appogiati alla balaustra, sulla destra) direi che la foto potrebbe essere stata scattata negli anni quaranta.
Prima che il cuneo della spiaggia termini alla biforcazione delle due strade, segnata da un folto pino marittimo, c'è una specie di grande gazebo - un bar, un ristorante ? - e accanto quella che si direbbe una giostra.
La strada in salita, sulla quale sono avviate alcune persone, conduce verosimilmente al villaggio, di cui si intravedono gli edifici sul margine in alto a destra.
Ancorata un poco al largo c'è una piccola piattaforma gremita di persone.
Quand'ero ragazzino, a Noli, ogni stabilimento balneare ne vantava una. Era genericamente definita boa.
"Andiamo alla boa" si diceva, e si nuotava fino a quella zatterotta fluttuante, costituita da assi fissate su un grosso anello che mi pare fosse di sughero.
Non so se ci sono ancora.
Questa della cartolina è così stipata di gente che c'è da meravigliarsi che galleggi. Mi piace pensare che siano tutti ragazzini pronti a tuffarsi, a spingersi in acqua l'un l'altro con la balorda goffaggine di quell'età, rumorosa, insulsa e adorabile.
Gente in vacanza in un'epoca in cui non ero ancora nato, dall'altra parte del mondo.
Non sono contabili ma sono evidentemente centinaia, in quel frammento di terra e mare sconosciuto a me e a miliardi di altre persone e sicuramente amato da molti che sono lì e neppure sanno - o meglio hanno mai saputo, perchè nel frattempo saranno quasi tutti morti - di essere stati ritratti in un eterno istante che per anni ha viaggiato raggiungendo luoghi e persone in forma di cartolina postale.
Un'inconsapevolezza vertiginosa e piena di fascino dolente.
La cosa che più mi stordisce è che in quel brulicare fisico si sottende un brulicare ancor più vorticoso che è nei pensieri e nei sentimenti di ognuno di quegli indistinguibili.
Chi imparava a nuotare, chi adocchiava una bella mora, chi ancora non sapeva che avrebbe dovuto affrontare un lutto e chi si stava innamorando, chi aveva debiti e chi stava per vincere alla lotteria.
Potrei andare avanti fino alla fine di Google, che non è affollata più di questa spiaggia così lontana nel tempo, perchè qui c'è un campione di Umanità che non basterebbe una vita intera a decifrare in ogni sua singolarità.
Che questo sia impossibile, che si sia definitivamente disarmati di fronte ad un frammento di cartoncino lo trovo angosciante e bellissimo.
E curiosamente proprio io, che detesto quasi tutti, che auspicherei l'estinguersi della razza umana come esperimento fallito, di fronte a questo dimenticato patrimonio di miei simili provo un inatteso e confortante soprassalto di commossa empatia.
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