Eccoci qui sopra.
A questo proposito consultare l'inizio del post "Reparto reperti 4" del 9 ottobre 2013 può risultare interessante.
Joe Zangelmi a sinistra, infreddolito.
Una sera di qualche anno prima eravamo su un pullman di ritorno da una giornata di sci.
Era scesa l'oscurità e io mi ero addormentato.
A svegliarmi era stato un canto.
A cantare era Péaquin, circondato dall'ascolto silenzioso dei suoi compagni di classe e da altri, con i gomiti appoggiati ai sedili, rapiti.
Non ho idea di cosa cantasse, forse una ballata delle sue parti.
Sarà pure stata complice la penombra soporosa del pullman, la stanchezza felice dopo una giornata sulla neve, ma il canto di Péaquin cullava e incantava, intorno a lui c'era un ascolto immobile, liturgico. E non l'ho mai dimenticato.
Così finisce la storia degli annuari rosminiani.
Del '69 non ho nulla tranne l'esperienza della non ammissione alla maturità. Malgrado ciò sono piuttosto orgoglioso d'esser stato parte di quella transitoria compagine, e questo è quanto.
Nessun commento:
Posta un commento