Nel 1986 stavo realizzando un documentario per Raitre - Computer & C. - quando mi era venuto il ghiribizzo di girare delle scene in aule scolastiche. Avevo allora preso contatto con il mio vecchio Istituto, più per sfizio che reale necessità.
Ero stato accolto con cortesia, quasi con affetto, circondato dalla curiosità per la mia piccola troupe che si insinuava silenziosamente nelle aule.
Padre Perzolli, alla fine, mi aveva omaggiato di una pubblicazione che mi ero risolto ad archiviare senza prestarvi granchè attenzione, anche perchè presentava un'inesattezza che, se da un lato mi blandiva, dall'altro non poteva non ricordarmi l'aspetto sgradevole della faccenda.
Ero stato accolto con cortesia, quasi con affetto, circondato dalla curiosità per la mia piccola troupe che si insinuava silenziosamente nelle aule.
Padre Perzolli, alla fine, mi aveva omaggiato di una pubblicazione che mi ero risolto ad archiviare senza prestarvi granchè attenzione, anche perchè presentava un'inesattezza che, se da un lato mi blandiva, dall'altro non poteva non ricordarmi l'aspetto sgradevole della faccenda.
Credo che però lo svelerò più avanti.
All'interno ci sono immagini che anticipano l'impostazione che seguirà nei prossimo post, che andranno dal 1963 al 1968...
Ad esempio qui sopra padre Perzolli con una quinta elementare di allievi che affronteranno la maturità nel 1967 due anni prima di noi.
Tra i bambini ho trovato inaspettatamente Rodrigo Solaro, detto Rui, terzo da sinistra nella fila di mezzo. Accanto a lui c'è quel Gallo dal quale, molti anni dopo, avrei acquistato il Gilera "Sei giorni" rivenduto poi a mia volta a Gianni Lingua. Troveremo anche lui, Gianni intendo, che tra l'altro di quel motociclo, come mi ha raccontato recentemente Paolo Drago, ne aveva fatto un gioiellino da regolarità.
Altre immagini rimandano all'Istituto così come io l'ho conosciuto
in primo piano il nuovo corpo dove c'erano le aule in cui ho frequentato le medie.
Ricordo che nella casa di fronte abitava un ragazzino leggermente balbuziente, simpatico, che soprattutto aveva due sorelle più grandi che offrivano occasionali e fulminee apparizioni dietro le finestre del loro appartamento, sostanzialmente dei passaggi, ma che in noi risvegliavano acutissime curiosità, contigue all'emozione erotica.
Qui l'edificio non ha ancora subito l 'intervento che lo rialzerà di due piani, ma quello che mi preme è quel cancello, dietro il quale si apriva un cortile lungo e stretto dove parcheggiavamo moto e motorini.
Mi pare che nessuno andasse in bicicletta...
Questo era il primo cortile.
Al piano terreno c'erano gli uffici amministrativi, lo studio del rettore e non ricordo cos'altro. Al secondo e terzo piano c'erano aule e l'ultimo era la zona dei convittori.
Quindi la prima finestra ad arco sulla destra era praticamente di fronte allo studio di padre Bessèro Belti, il preside di allora. Una rendicontazione dettagliata del mio arrivo all'Istituto e del mio passaggio in quello studio c'è nel racconto di Whittling "Domeniche" postato il 19 dicembre 2010.
...e salta fuori anche una cartolina...
Comunque nell'annuario c'è un'altra foto del cortile, da una prospettiva diversa, che ha come sfondo l'edificio della cappella.
In quel cortile si trascorrevano gli intervalli di ricreazione, durante i quali alcuni si cimentavano in brevissime partitelle di foot-ball mentre altri - io ero tra questi - ciondolavano, fumando e passeggiando come galeotti nell'ora d'aria.
Nelle ultime pagine della pubblicazione c'è l'elenco di coloro che hanno conseguito la maturità, anno per anno.
E inaspettatamente mi ci sono ritrovato, con una certa sorpresa.
Anno 1969 sezione B, eccolo là Pier Maria Formento.
Che la maturità non l'ha presa quell'anno perchè il collegio insegnanti aveva deciso per la non ammissione all'esame.
Una lezioncina per l'indisciplinato fancazzista che ero, ma che si sarebbe meritato, forse, una possibilità, lasciandogli affrontare la prova.
Ma questa è un altra storia e tutto è perdonato da secoli.
Quello che ci tengo a segnalare è che mai mi sarebbe venuto in mente di andare a rintracciare gli annuari rosminiani se non fosse comparso tra i miei followers Alessandro Nagar, un fisico che si occupa di relatività generale, vive a Parigi dove lavora ma è di Torino e, guarda un po', è stato un allievo del Rosmini.
Naturalmente non l'ho incrociato perchè ha venticinque anni meno di me e all'epoca in cui io venivo cacciato dall'Istituto in modo così sottilmente spietato lui non solo non era neppure stato concepito ma non se nemmeno se i suoi genitori già si conoscessero.
Però devo a lui se ho ricevuto la lettera più emozionante della mia vita, vale a dire il commento del professor Daporto al post del 28 novembre 2010 "Sei giorni fuori strada" e, dopo i nostri scambi epistolari in rete, l'idea di ripercorrere sinteticamente, con il supporto iconico degli annuari, gli anni rosminiani.
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