Questa m'ero domenticato di postarla...
Le ciminiere delle mie vacanze
01/07/2012
MASSIMO GRAMELLINI
BUONGIORNO SAVONA
Oggi per me cominciano le vacanze e da sempre le mie vacanze cominciano allo stesso modo: con la visione di uno dei panorami più struggenti del pianeta, la ciminiera di Savona. La mia cartolina estiva da bambino. Si partiva sempre troppo presto, con la pancia troppo piena di biscotti, e sui curvoni della Torino-Savona, allora pericolosissima, mi assaliva una specie di mal di mare senza mare che cessava d'incanto solo quando all'improvviso spuntava lei, la ciminiera. Così bella che col tempo ne hanno aggiunto un'altra. Le Ciminiere Gemelle.
Oggi sembra strano, irresponsabile, dichiarare una forma di affetto retrospettivo nei confronti di questi due mostri, ma quello che ho trovato di Gramellini risponde, almeno per me, al vero.
Dopo l'esperienza sgradevole della tratta autostradale Ceva-Savona, poi allungata come Torino-Savona, l'apparire in lontananza di quelle due torri svettanti per me significava soltanto mare.
Eravamo quasi arrivati.
Eravamo quasi arrivati.
Così come, alla fine delle vacanze, sulla via del ritorno, l'ultima occhiata, quella del congedo definitivo, la davo a loro.
E sarà stato anche per quei colori che ricordavano i canditi dei cartoons americani, che me le facevano apparire come vessilli di benvenuto.
Poco dopo il mare compariva davvero e l'ultimo tratto lungo la via Aurelia era eccitato e pacificato nello stesso tempo.
L'apparire dell'isola di Bergeggi aveva un forza salvifica. Al di là della curva sulla destra si sarebbe aperta la baia di Noli.
Io sporgevo la testa dal sedile posteriore ad insinuarla tra quella di mio padre e mia madre e mi preparavo all'epifania.
Eccola qui Noli, in una cartolina del '58, con l'isola di Bergeggi sullo sfondo e, di fronte, il promontorio di Torre del Mare.
Lo so che non è Honolulu ma è pur sempre un luogo dove ho assommato un quantitativo di giorni felici che, anche se si trattava di fanciullezza e adolescenza, è stato ragguardevole.
So anche che ho già affrontato l'argomento Noli a più riprese in questo blog e che certamente certe fotografie sono già state ampiamente sfruttate.
Tenterò di non essere ripetitivo come un vecchietto e vedrò di far fruttare le cartoline.
Ad esempio nel post del 17 febbraio 2012 "A proposito di pretesti" a un certo punto racconto di una discesa estemporanea fuori stagione a Noli in compagnia di Speedy e dell'incontro fortuito con Lauretta e una sua amica.
Potrà apparire superfluo, come molte delle cose che caccio in questa bisaccia di ricordi, ma per me è stato bellissimo scoprire che esistono un paio di cartoline che ritraggono il luogo pressochè esatto in cui ci siamo incontrati.
Ed era qui.
In questo parcheggio quel giorno semideserto, qui in controcampo rispetto alla cartolina precedente.
Al tempo raccontato in "A proposito di pretesti" le auto erano più recenti ma queste, l'Appia terza serie, la 124, la Mini, la 500, la 2 cavalli e tutte le altre appartengono all'epoca di un mio tempo là.
Tra le persone che camminano forse ce n'è qualcuna che ho conosciuto.
Le loro vacanze, come del resto le mie, sono finite, quelle di oggi hanno un altro sapore.
Sullo sfondo, oltre lo striscione appeso in alto, c'era l'albergo Italia e poi il bar Sirito.
Ecco: uno dei sapori irraggiungibili di allora era quello dei suoi gelati, degli affogati all'amarena consumati tra chiacchiere e innamoramenti ma anche, per parte mia, accompagnati da acuminati, entomologici sguardi sul piccolo mondo che vorticava attorno, e dall'apprendimento al sapersi soffermare su dettagli rivelatori di gesti, sguardi, suoni che sfuggivano a quasi tutti e non interessavano quasi a nessuno.
Tra i post che riguardano Noli ce n'è uno - al 15 ottobre 2012 - che è una composizione di frammenti di filmati in 8 millimetri, di quelli che girava mio padre.
Mi pare di ricordare che a un certo punto compaio io forse decenne, con una camicia di jeans rosa, sullo stesso tratto di strada ritratto nella cartolina del parcheggio.
Altra segnalazione questa che può essere accolta da un sonoro Sì vabbè, ma chissenefrega, però quando prendo l'abbrivio stento a contenermi.
Nei miei anni nolesi mi pare ci fosse una sola edicola/ tabaccheria che vendeva anche cose da spiaggia tipo creme solari, secchielli palette e formine e naturalmente riviste, quelle che leggeva mia madre, Arianna e Grazia, quotidiani, l'irrinunciabile La Stampa per mio padre, e Grande Blek e Capitan Miki par me.
E sigarette.
Mia madre fumava le Giubek.
In quell'ambiente minuscolo e fitto di mercanzia come un bazar regnava un aroma inconfondibile, di quelli irrintracciabili che poi, quando e se ti capita per qualche misteriosa occasione olfattiva di riannusarli a tradimento, per un istante ti precipitano in una condizione di commosso stupore.
Di quel luogo ci sono tre cartoline.
La prima qui sotto va ingrandita per vedere, laggiù in fondo, la scritta tabacchi, sotto un terrazzino di panni stesi.
Nelle altre due il punto di vista dello scatto è lo stesso, ma in anni diversi, e il confronto delle immagini si presta al giochino tipo Settimana Enigmistica - altro acquisto costante d'allora per intrattenimento sotto l'ombrellone - "Che cosa è cambiato".
L'edicola è sulla destra subito dopo l'ingresso del ristorante.
Si intravede un banchetto di esposizione di giornali e cartoline...
Qualche anno dopo il banchetto è sparito per lasciare il posto ai tavolini esterni del ristorante. Il verduraio invece è sempre là, inespugnabile, la torre svetta in fondo a via Colombo, la bambina in azzurro che donna sarà diventata ?
Laggiù in fondo comunque la via svoltava a destra...
...e procedeva verso l'antica torre...
...oltre la quale prendeva il nome di via Monastero...
Appena varcato l'arco svoltando a destra (a sinistra da questo punto di vista) si approdava al cinema Lux, un'arena all'aperto che frequentavamo assiduamente e di fronte al quale raggiunti i tredici/quattordici anni ci davamo per consuetudine l'appuntamento serale. Proprio di fronte ad un negozio di maglierie e filati che si chiamava Bonora - anche lì, all'interno, pacate fragranze perdute - e dove acquistavamo certi golfini marinareschi con collo a lupetto che avevamo quasi tutti.
Gustavo De Pas con golfino
Paolino Sciacca con golfino
Pit con golfino
Come avevo anticipato ci sono fotografie che ritornano, questa ad esempio, nella sua versione intera, è già comparsa sia nel post "Noi Quattro" del 30 dicembre 2010, in "A proposito di pretesti" del 17 febbraio 2012 e in "Cartoline 9" del 25 dicembre 2014, però sempre a corredare descrizioni di circostanze diverse.
L'Aurelia poteva addirittura in certi momenti essere così, o al massimo cosi (la cartolina che segue è del '61)...
Questo permetteva che sulla tratta che andava da Finale a Spotorno e viceversa fosse in esercizio un rudimentale tram a cavalli chiamato familiarmente "Traballero", mezzo sequestrato frequentemente dalla compagnia dei miei genitori per innocue ma per allora trasgressive incursioni notturne.
Tra le cartoline ce ne sono un paio che ritraggono in parte la casa dove abitavamo.
E' sulla sinistra, la prima bianca, con la leggera rientranza del tetto.
Qui si vede meglio. La prima sulla sinistra. Secondo piano.
Si affacciava sulla massicciata della ferrovia, ma dal terrazzo lo sguardo spaziava su tutta la baia.
Adesso la ferrovia è stata spostata all'interno e la massicciata è diventata un parcheggio.
Allora, la notte, dalle finestre spalancate arrivava il monotono incalzare della risacca, il brusio di radi passaggio d'auto, lo sferragliare occasionale di un treno in transito e vaghi effluvi floreale e di salsedine e il tutto accompagnava sonni ineguagliabili.
Sul tetto di casa i miei e i loro amici facevano ogni tanto delle feste.
Quando io avevo dieci anni mia madre ne aveva poco più di trenta e mio padre quarantasei.
Un'epoca così remota che erano giovani persino loro...
( Nel post del 18 gennaio 2015 ci sono tre fotografie scattate a Noli e in una io, più o meno decenne, sono in braccio a mio padre, in barchetta, con il castello sfocato sullo sfondo).
Nella lettera che segue avevo otto anni...
...e dal mare ero stato spedito in campagna, con i nonni, per dare ai miei la libertà di folleggiare secondo i criteri relativamente compiti dell'epoca.
Nei loro racconti di molti anni dopo ho scoperto che, a parte le cene a Voze, che allora era uno sparuto gruppetto di casupole con una sola trattoria con terrazzo che si affacciava sulla baia - e dove appena qualche anno dopo sarei approdato con la mia di compagnia, a ingozzarmi di cozze e inebriarmi di Nostralino - a parte Voze, dicevo, frequentavano vari locali lungo la costa.
In uno, "La Marinella", non ci sono mai stato...
...in un altro si.
Si chiamava, chissà perchè, "Torquatino".
Mio padre è il secondo da sinistra, piuttosto abbronzato.
Il Torquatino era il locale notturno legato all'Hotel Capo Noli, allora di recentissima costruzione e considerato, secondo i parametri di allora, sciccosissimo.
Una sera i nostri genitori avevano deciso una specie di battesimo collettivo per i figli bambini e ci avevano portati con loro.
Quella sera, nell'anfiteatro naturale scavato nella roccia che era, per l'appunto, il Torquatino, locale all'aperto, avevo ascoltato esibirsi sul palco Tony Renis fresco reduce dal successo di "Quando, quando, quando".
Sorseggiavo una bibita con cannuccia come se fosse whisky, fierissimo nel mio primo giubbotto di renna e sperando che Mariella Buratti, che mi sedeva di fianco, temperasse i suoi stupori incuriositi.
In quel tratto di mare di fronte alla villa andavamo a pescare da ragazzini, con Gianni Lingua, Massimo Scandola, Alberto Azario, Paolo Buratti, su un Dinghy provvisto di un provvidenziale Johnson di tre cavalli e mezzo, al pomeriggio sul tardi, sempre indecisi su quale fosse il posto ideale dove fermarsi e lasciare l'imbarcazione a scarrocciare.
Io ero l'unico provvisto di canna con mulinello, gli altri usavano il bolentino che, per chi non lo sa, è una tavoletta di sughero attorno alla quale è avvolta la lenza.
Io lanciavo lontano loro calavano a filo barca e così risultavo l'unico a salvarmi dall'inestricabile e invitabile garbuglio di lenze provocato dalle decisioni improvvise di Gianni di spostarci senza preavviso.
Credo che ci sia poco di così teneramente divertente come un gruppetto di ragazzini su un guscio di noce, oscillante nella corrente leggera, al tramonto, alcuni furibondi, altri che ridono a crepapelle, i più empirici a tentar di districare l'inestricabile e il tutto senza aver pescato neppure un pesce.
Era bellissimo.
Poi però hanno costruito l'hotel e non solo, una specie di ecomostro condominiale che all'epoca ha raccolto consensi entusiasti e la rincorsa ad accaparrarsi appartamenti costosissimi.
E allora da così...
...a così
La villa affiancata dallo scatolone dell'hotel e sopra l'edificio sobrio della colonia per bambini che nella cartolina precedenti sembrava di proporzioni non irrilevanti l'incombere condominiale.
La colonia è quel rettangolino verdino affacciato sulla spiaggia...
...e prima c'era solo lei.
La baia comunque è sempre bella, e ci torneremo.
FINE PRIMA PARTE
L'Aurelia poteva addirittura in certi momenti essere così, o al massimo cosi (la cartolina che segue è del '61)...
Questo permetteva che sulla tratta che andava da Finale a Spotorno e viceversa fosse in esercizio un rudimentale tram a cavalli chiamato familiarmente "Traballero", mezzo sequestrato frequentemente dalla compagnia dei miei genitori per innocue ma per allora trasgressive incursioni notturne.
Tra le cartoline ce ne sono un paio che ritraggono in parte la casa dove abitavamo.
E' sulla sinistra, la prima bianca, con la leggera rientranza del tetto.
Qui si vede meglio. La prima sulla sinistra. Secondo piano.
Si affacciava sulla massicciata della ferrovia, ma dal terrazzo lo sguardo spaziava su tutta la baia.
Adesso la ferrovia è stata spostata all'interno e la massicciata è diventata un parcheggio.
Allora, la notte, dalle finestre spalancate arrivava il monotono incalzare della risacca, il brusio di radi passaggio d'auto, lo sferragliare occasionale di un treno in transito e vaghi effluvi floreale e di salsedine e il tutto accompagnava sonni ineguagliabili.
Sul tetto di casa i miei e i loro amici facevano ogni tanto delle feste.
Quando io avevo dieci anni mia madre ne aveva poco più di trenta e mio padre quarantasei.
Un'epoca così remota che erano giovani persino loro...
( Nel post del 18 gennaio 2015 ci sono tre fotografie scattate a Noli e in una io, più o meno decenne, sono in braccio a mio padre, in barchetta, con il castello sfocato sullo sfondo).
Nella lettera che segue avevo otto anni...
...e dal mare ero stato spedito in campagna, con i nonni, per dare ai miei la libertà di folleggiare secondo i criteri relativamente compiti dell'epoca.
Nei loro racconti di molti anni dopo ho scoperto che, a parte le cene a Voze, che allora era uno sparuto gruppetto di casupole con una sola trattoria con terrazzo che si affacciava sulla baia - e dove appena qualche anno dopo sarei approdato con la mia di compagnia, a ingozzarmi di cozze e inebriarmi di Nostralino - a parte Voze, dicevo, frequentavano vari locali lungo la costa.
In uno, "La Marinella", non ci sono mai stato...
...in un altro si.
Si chiamava, chissà perchè, "Torquatino".
Mio padre è il secondo da sinistra, piuttosto abbronzato.
Il Torquatino era il locale notturno legato all'Hotel Capo Noli, allora di recentissima costruzione e considerato, secondo i parametri di allora, sciccosissimo.
Una sera i nostri genitori avevano deciso una specie di battesimo collettivo per i figli bambini e ci avevano portati con loro.
Quella sera, nell'anfiteatro naturale scavato nella roccia che era, per l'appunto, il Torquatino, locale all'aperto, avevo ascoltato esibirsi sul palco Tony Renis fresco reduce dal successo di "Quando, quando, quando".
Sorseggiavo una bibita con cannuccia come se fosse whisky, fierissimo nel mio primo giubbotto di renna e sperando che Mariella Buratti, che mi sedeva di fianco, temperasse i suoi stupori incuriositi.
Mariella e Pit, in spiaggia, con Flavio Biffignandi
Mia madre balla con Beppe Casalegno...
...con Romano Buratti...
...e si fa accendere una Giubek da Edo Trione
L'hotel Capo Noli è in basso, se ne distingue il tetto, sulla sinistra, al di là dell'Aurelia, si inerpicava il camminamento che conduceva al Torquatino.
Proprio su questo fronte voglio chiudere questa prima parte di "Cartoline 15" pertendo da un'immagine.
In basso ci sono i "Bagni Vittoria" ma quello su cui si sofferma la mia attenzione è la vista di fronte, laggiù.
C'è una striscia chiara di litorale che confina a sinistra con un edificio - villa Pisapia - e a destra la prima costruzione che si incontra è quella di una colonia estiva per bambini.
Questa è la villa, impropriamente definita castello, e ancora nessun edificio a turbarne l'altezzoso isolamento.
In quel tratto di mare di fronte alla villa andavamo a pescare da ragazzini, con Gianni Lingua, Massimo Scandola, Alberto Azario, Paolo Buratti, su un Dinghy provvisto di un provvidenziale Johnson di tre cavalli e mezzo, al pomeriggio sul tardi, sempre indecisi su quale fosse il posto ideale dove fermarsi e lasciare l'imbarcazione a scarrocciare.
Io ero l'unico provvisto di canna con mulinello, gli altri usavano il bolentino che, per chi non lo sa, è una tavoletta di sughero attorno alla quale è avvolta la lenza.
Io lanciavo lontano loro calavano a filo barca e così risultavo l'unico a salvarmi dall'inestricabile e invitabile garbuglio di lenze provocato dalle decisioni improvvise di Gianni di spostarci senza preavviso.
Credo che ci sia poco di così teneramente divertente come un gruppetto di ragazzini su un guscio di noce, oscillante nella corrente leggera, al tramonto, alcuni furibondi, altri che ridono a crepapelle, i più empirici a tentar di districare l'inestricabile e il tutto senza aver pescato neppure un pesce.
Era bellissimo.
Poi però hanno costruito l'hotel e non solo, una specie di ecomostro condominiale che all'epoca ha raccolto consensi entusiasti e la rincorsa ad accaparrarsi appartamenti costosissimi.
E allora da così...
...a così
La villa affiancata dallo scatolone dell'hotel e sopra l'edificio sobrio della colonia per bambini che nella cartolina precedenti sembrava di proporzioni non irrilevanti l'incombere condominiale.
La colonia è quel rettangolino verdino affacciato sulla spiaggia...
...e prima c'era solo lei.
La baia comunque è sempre bella, e ci torneremo.
FINE PRIMA PARTE
Nostalgici ricordi scritti con maestria tale da evocare fedelmente sensazioni originarie. Complimenti
RispondiEliminaAnch'io ho vissuto per anni le vacanze in questo affascinante golfo forse gli anni più belli e contrastati della mia adolescenza e prima giovinezza grazie per avermi regalato questi indimenticabili ricordi
RispondiEliminaChe nostalgia haï suscitato, l adolescenza con i nonni e poi gli zii Vita-Levi dal 1955 al 1961 a Noli . E d altronde sono dal 46 ad ora , i miei 30 giorni di Luglio indispensabili.
RispondiEliminaE poi un complimento per lo stile, l' entusiasmo che capisco benissimo, Noli era unica!