Qualche giorno fa ho ricevuto una mail da Margherita Savoini.
Di lei ho già scritto in alcuni post, però con questa storia delle cartoline sono andato a dare un'occhiata, perchè ne ho ricevute molte da lei ma in particolare ce n'era una che ci tenevo a rintracciare, ed eccola.
La famiglia di Margherita era proprietaria di quest'hotel, annidato tra la vegetazione, a san Michele di Pagana, che dovrebbe essere una piccola località nei pressi di Rapallo e Portofino, ma così piccola che io non l'ho mai vista. Ricordo soltanto l'albergo.
Di là Margherita intesseva le sue relazioni con maschi problematici e i suoi rapporti epistolari fluviali con amici di penna. Tra questi c'ero io.
La cartolina nello specifico sollecita me e Valeria, la mia morosa d'allora - si era nel '72 - ad andare a trovarla prima che lei "emigrasse" per studiare, come in realtà poi ha fatto, trasferendosi a Genova e diventando un pezzo da novanta nel reparto di neuropsichiatria infantile del Gaslini di Genova.
Quarant'anni dopo, a una cena organizzata da Speedy...
...Margherita conversa con Dario Botta. A destra c'è Mitzi Grosso a sinistra la Valeria citata nella cartolina.
In quel periodo Margherita, per assecondare le aspirazioni di un "fidanzato", si era improvvisata impresario teatrale.
A nulla erano valse le pregiudiziali avanzate da amici e conoscenti.
Quello che maggiormente l'aveva messa in guardia era un amico di lunghissima data, che vive ormai da decenni in Colombia e del quale, guarda un po', sempre nei giorni scorsi Speedy mi ha spedito una fotografia.
L'amico è Giorgio Lamberti, qui tra Fabienne e il sottoscritto, probabilmente nel '71 al Charlie Brown di Sauze d'Oulx.
Una foto che non avevo mai vista, una bella sorpresa, e quella camicia proprio non me la ricordo.
Giorgio è anche qui, forse l'anno precedente, ma è interessante che la figura a torso nudo sullo sfondo, con vistoso orecchino, sia quella di colui per il quale Margherita, dopo appunto più di quarant'anni, si è data il ruolo estemporaneo di produttrice teatrale.
Speedy di fotografie comunque me ne ha spedite due.
Questa è l'altra.
C'è sempre Fabienne, che Speedy mi ha detto che ora vive a Sauze, e Batti Grassotti, che sempre su informazione di Speedy so che vive parte dell'anno al mare, in Puglia se non ho capito male, e parte sulla neve, sempre a Sauze.
Di ambedue ho già scritto nel blog ma è un piacere tornarci ogni tanto.
Non ho mai ricevuto cartoline da Batti, e del resto sarebbe stato strano. Lui era un tipo ruvido, una specie di lupo solitario, e noi due non eravamo neppure particolarmente amici e allora mi sono chiesto com'è che nell'estate del 1972 ci siamo ritrovati a Sauze, praticamente soli.
Mi aveva ospitato a casa sua e un giorno, mentre cazzeggiavamo seduti sulla verandina del Miravallino, è passata questa Dino spider con alla guida una signora piuttosto vistosa e accanto a lei una ragazza bellissima.
Io non sapevo chi fossero ma Batti sì.
E' accaduto proprio in quei giorni di abbandono estivo che, non ricordo come, era riuscito ad avvicinare l'inavvicinabile ragazza, guardata a vista dalla madre.
Si chiamava - si chiama ancora - Gisella e nonostante fossero poco più che ragazzini si sono sposati.
Questo in estrema sintesi.
Qui, in una foto sempre dell'archivio di Speedy, credo che siano proprio al matrimonio di Batti e Gisella.
Qui sotto Batti com'era allora.
Oggi che è come nella foto con Fabienne o in queste altre che lo ritraggono alle cene annuali organizzate da Speedy...
... e che rivela un'interessante rassomiglianza con Peppino Di Capri mi è capitato di ripensare a lui anche in ragione di una chiacchierata fatta con Paolo Drago che è venuto a trovarmi qualche tempo fa.
Paolo con Gloria Carabelli all'Igloo - '70/'71...
...e con Giulia Sarti a una delle cene di Speedy - 30.10.12
Proprio Paolo mi ha ricordato come sotto la scorza brusca di Batti allignasse un cuore tenero, una persona sensibile, generosa, ed è così che mi è tornata in mente quella notte del '72, quando è rincasato praticamente aleggando a mezz'aria e comunicandomi che si era messo con Gisella.
Ne ha parlato praticamente fino all'alba, in preda ad una beatitudine da innamoramento che non si poteva non condividere, era contagiosa.
Nella spossatezza data dall'incalzare del nuovo giorno e dall'enormità dell'accaduto ci si poteva sentire amici, complici e vagamente consapevoli della grandezza di essere così "nuovi", così invidiabilmente vulnerabili e nello stesso tempo invincibili.
Mi piace proprio l'idea di essere il solo ad aver visto nascere quell'amore, che nel frattempo è sì finito da tempo ma che, a parlarne, riverbera ancora le faville delle incandescenze adolescenziali.
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