La prima volta che mi sono comprato un paio di mutande che non fossero quelle tradizionalmente appannaggio d'acquisto da parte delle mamme - slip a vita piuttosto alta, ambulatoriali, rigorosamente bianchi - è stato nel 1967.
Si chiamavano Mariner, avevano una vestibilità simile a quella di un costume da bagno succinto e un cinturino elastico blu.
Un successone nello spogliatoio della palestra, a scuola, tanto che il mio compagno Carlo Macinai mi ci aveva persino immortalato.
Nel 1982 Valeria, una fidanzata bolognese molto attenta alla questioni della biancheria intima, mi aveva convertito dallo slip al boxer.
Una conversione definitiva, direi, perchè da allora ho sempre indossato quel genere lì, a pantaloncino, rigorosamente in cotone e mai, dico mai, elasticizzato.
Com'è come non è, con il passare degli anni, insidiosamente, quel genere di mutanda si andato rarefacendo nei negozi deputati, per cedere il posto a braghette aderenti di cotone che non è quello che intendo io, cioè lo stesso delle camicie, per intenderci, ma roba aderente, elasticizzata, firmata vistosamente come un'auto di formula uno.
Così, con il passare degli anni, le trovo, certo, ma sempre in tinta unita oppure a righine o quadrettini, eleganti e sobrie, in tutte le tonalità dell'azzurro, in tutte le sfumature del blu e le combinazioni con il bianco, con occasionali cedimenti nei confronti del malva o del lilla.
Fortunatamente (fortunatamente ?) a suo tempo, con alcuni capi usurati, dopo un ultimo lavaggio, prima di buttarli, avevo ritagliato delle pezzuole, a futura memoria.
Sono ricomparse anche quelle, alimentando una rinnovata aspirazione ad indossare boxers allegri.
L'altra sera, durante un aperitivo al Baretto, di questa storia delle mutande ne ho fatto anche argomento di conversazione.
Non mi hanno dato molta retta, ma Stefania ci si è divertita.
Mi ha detto che d'ora in poi, durante i suoi tours musicali, si darà un'occhiata attorno nelle località dove è chiamata per lavoro, e se le capiterà di posare lo sguardo su boxers particolarmente suggestivi me li porterà.
A me questa storia piace.
Mi piace che se ne possa analizzare l'evolvere per buona parte della mia vita, che si concluda - temporaneamente - con la cortesia divertita di un 'amica.
Trattandosi di mutande è veramente molto.
Valeria ( post giovedì 3 febbraio 2011)
Una conversione definitiva, direi, perchè da allora ho sempre indossato quel genere lì, a pantaloncino, rigorosamente in cotone e mai, dico mai, elasticizzato.
Com'è come non è, con il passare degli anni, insidiosamente, quel genere di mutanda si andato rarefacendo nei negozi deputati, per cedere il posto a braghette aderenti di cotone che non è quello che intendo io, cioè lo stesso delle camicie, per intenderci, ma roba aderente, elasticizzata, firmata vistosamente come un'auto di formula uno.
Così, con il passare degli anni, le trovo, certo, ma sempre in tinta unita oppure a righine o quadrettini, eleganti e sobrie, in tutte le tonalità dell'azzurro, in tutte le sfumature del blu e le combinazioni con il bianco, con occasionali cedimenti nei confronti del malva o del lilla.
Fortunatamente (fortunatamente ?) a suo tempo, con alcuni capi usurati, dopo un ultimo lavaggio, prima di buttarli, avevo ritagliato delle pezzuole, a futura memoria.
Sono ricomparse anche quelle, alimentando una rinnovata aspirazione ad indossare boxers allegri.
L'altra sera, durante un aperitivo al Baretto, di questa storia delle mutande ne ho fatto anche argomento di conversazione.
Non mi hanno dato molta retta, ma Stefania ci si è divertita.
Mi ha detto che d'ora in poi, durante i suoi tours musicali, si darà un'occhiata attorno nelle località dove è chiamata per lavoro, e se le capiterà di posare lo sguardo su boxers particolarmente suggestivi me li porterà.
A me questa storia piace.
Mi piace che se ne possa analizzare l'evolvere per buona parte della mia vita, che si concluda - temporaneamente - con la cortesia divertita di un 'amica.
Trattandosi di mutande è veramente molto.
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