martedì 9 aprile 2013

ATTI MANCATI 14




Nel 1993 avevo iniziato un paio di sceneggiature,  la prima si intitolava CARLA & ROSY e la seconda PASTA FRESCA AD ALBUFEIRA.
Per una delle mie imperscutabili ragioni le avevo interrotte tutte e due.
Nel 2001 le ho riprese entrambe e, rinunciando alla stesura della sceneggiatura vera e propria, siccome ricordavo a malapena le storie che volevo raccontare ne ho ricavato un paio di trattamenti, in modo da poter contare eventualmente su una struttura narrativa completa, sulla quale articolare in un futuro - ma quando mai ? - una nuova sceneggiatura.
Nella versione trattamento Carla & Rosy diventa L'EREDITA' DI CARLA.
L'idea era quella che due personaggi minori della prima storia diventassero i protagonisti della seconda, e nella seconda le protagoniste della prima ad un certo punto facessero la loro apparizione.
Un'idea forse bislacca, ma che a me piaceva moltissimo.








CARLA & ROSY
trattamento





La donna che percorre i lunghi corridoi dell'ospedale è di mezza età, d'aspetto dimesso e un po' spaurito, ma con un' espressione del viso sorprendentemente infantile.
Si chiama Carla.
Cammina senza incertezze, senza bisogno di chiedere informazioni, sorridendo con cautela alle infermiere e ai pazienti che incrocia, anche se in genere pochi se ne accorgono e ancora meno rispondono al sorriso.
Arriva di fronte all'ingresso di una camera e prima di entrare prende fiato, come prima d'un tuffo.
Dentro, in uno dei quattro letti occupati, l'attende un uomo anziano, devastato dalla malattia.
Questi, con le poche energie rimastegli, prima la rimprovera per il ritardo, poi le ingiunge di farlo uscire di lì.
Impreca ed implora.
Urla contro qualcuno che nel corridoio sta confabulando con un'infermiera. Lo accusa di essere procacciatore per un'agenzia di Pompe Funebri.
Carla è disorientata, intimidita, non sa che fare per calmarlo.
Intervengono un paio di infermiere.
Carla esce dalla camera. Si appoggia alla parete, in corridoio.
Una donna che assisteva il malato nel letto accanto a quello del vecchio la raggiunge.
La consiglia affettuosamente  " Lo porti a morire a casa - dice - suo papà è alla fine ormai. Se lui ci tiene tanto gli dia 'sta soddisfazione…che poi non ha mica torto per quello delle pompe funebri…"
Carla annuisce con un po’ d'imbarazzo, poi dice "E' mio marito, non mio papà."
E se lo porta a casa.
Nell'ambulanza che viaggia a sirene spente, con le sole luci lampeggianti, lui le stringe la mano. La fissa brevemente per un istante. Si sfila a fatica una cordicella che tiene legata al collo, da cui pende una piccola chiave.
- Nel primo cassetto del comò - riesce a sussurrare rauco.
Carla prende la chiave senza capire. I barellieri scaricano la lettiga e la spingono nel portone di casa.
Il marito solleva a fatica una mano. Rivolge un inatteso breve sorriso a Carla.
-     Ciao - le dice.
-     Ciao - risponde lei, senza capire.


******************


Il funerale è una cosa terribilmente solitaria.
Carla partecipa con quel suo stupore un po' infantile, senza amici o parenti a sostenerla.
Poi si ritrova sola in casa. Un grande appartamento gremito di mobili austeri, poltrone e divani rivestiti di velluti esausti e stoffe mestamente floreali, malinconici oli di paesaggi e marine in pesanti cornici dorate alle pareti, luci dimesse di abath-jours con fiocchi e nappine.
Carla, seduta al tavolo della sala da pranzo, osserva le carte che ha estratto dal fatidico comò con guardingo smarrimento. Indossa ancora l'abito del funerale e succhia mentine.
Il giorno dopo si presenta nello studio di un notaio, dove è stata convocata e di cui è a conoscenza perché un suo rappresentante si è occupato degli aspetti organizzativi delle esequie.
Il notaio che l'accoglie è anziano, dall'aspetto bonario, vagamente incuriosito da questa donna che non ha mai incontrato prima e di cui - evidentemente - conosceva bene il marito.
Lei, che risulta essere erede universale, ha ascoltato con perplessità, senza capire esattamente quello che il notaio ha letto.
Così lui le spiega, come farebbe con una ragazzina, che il patrimonio è enorme.
E' stupito che lei non sia al corrente di nulla. Le rivela i metodi d'investimento del marito, alcuni accettabili, altri assolutamente discutibili.
E' incredulo di fronte alla descrizione degli aspetti del menage familiare che hanno fatto sì che lei ignorasse la situazione, ma soprattutto è disorientato dal fatto che Carla non sembra dare molto peso alla cosa.
-     Siete stati sposati 25 anni ? - chiede. E lei annuisce.
E' chiaro che al notaio la figura di Carla suscita una paterna simpatia, pur nella sua eccentricità.
Quando le chiede che programmi abbia, lei risponde con stupore di non sapere.
E in effetti Carla risulta essere impreparata a fare qualcosa di propria iniziativa.
Nei primi tempi si adatta a vivere come sempre, tentando gradualmente piccole variazioni.
Toglie i quadri dalle pareti, acquista specialità gastronomiche in negozi esotici, cerca con inutile fatica di spostare i mobili di casa per nuove disposizioni, si compra un'avveniristica lampada adatta a coadiuvare la sua attività preferita: leggere.
Ogni giorno va a trovare il notaio e lo aggiorna.
Poi un mattino vede dalla finestra un furgone un po’ malconcio con scritte sulle fiancate: sgombero solai e cantine.
Il notaio non ha nulla da eccepire, lo trova anche piuttosto divertente, forse ricordando la parsimonia viscerale del suo cliente defunto: sì, Carla può regalare quello che le pare a chi vuole.
Così lei telefona.
Gli sgomberatori sono due: un ragazzo allegro e piuttosto frenetico e un uomo di mezza età, robusto, pacato, forse un po’ timido.
Non riescono a credere che lei voglia liberarsi di tutto quello che ha in casa regalandolo. Soprattutto l'uomo chiede di versare almeno una piccola cifra.
Carla sembra invece appagata nel veder sparire tutto quello che apparteneva alla sua vita precedente.
Insiste nel rifiutare denaro e così l'uomo e il ragazzo si offrono di intonacarle l'appartamento, rimasto praticamente vuoto.
Così loro imbiancano e lei si organizza una specie di fortilizio al centro del salone, i cui spalti sono librerie che acquista con libri, CD, films e un portentoso impianto home theatre.
Ma soprattutto le piace la compagnia di quei due.
Mangiano insieme nella cucina anni '50, unico residuo del vecchio arredamento, e lei si diverte ad ascoltare il ragazzo, anche se non capisce tutto quello che dice, e apprezza la gentilezza muta dell'uomo, la sua discrezione.
Le piace guardarlo, guardare come fa le cose.
Lui ricambia gli sguardi di lei con imbarazzo, anche se velato di compiacimento.
Poi il lavoro finisce e gli sgomberatori se ne vanno.
Carla resta sola nella sua casa immacolata e vuota, ad osservarli dalla finestra mentre si allontanano in furgone.
Quella sera si avventura all'esterno.
Entra in un cinema.
All'uscita pedina con discrezione maldestra una coppia che sembra piacerle.
Li segue in una pizzeria.
Siede al tavolo accanto al loro, orecchia la loro conversazione.
La donna sta raccontando del week-end che ha appena trascorso in una località di mare.
Carla si annota il nome della località sul retro del biglietto del cinema.
E ci va.
Il notaio le ha messo a disposizione una segretaria - molto stupita - per prenotarle l'hotel, il biglietto del treno, organizzarle la trasferta senza omettere dettagli.
Carla arriva all'hotel.
Agisce sempre con candore disarmante, con un'aggiunta di pacata gioia di stare al mondo, che le fa apprezzare dettagli in genere ritenuti irrilevanti.
L'hotel, fuori stagione pre-estiva, ospita una comunità di anziani un po' male in arnese.
Carla sorride a tutti, soddisfatta, nella grande sala da pranzo affacciata sul mare, attraverso la quale sfrecciano camerierine frettolose, durante il pasto serale, con il sole al tramonto.
Il giorno successivo, in spiaggia, Carla si assesta su una sdraio, al riparo di un buffo cappello di paglia, impegnativi occhiali da sole, una specie di barracano che la copre fino ai piedi, trincerata dietro un libro e nonostante questo intenta ad osservare, in maniera mal dissimulata, l'umanità che la circonda.
Anziani assistiti, nonne con nipotini, pensionati/e impegnati/e in jogging eroici, giocatori di briscola sotto una pergola, qualche straniero già paonazzo per il sole, bagnini che "arano" e setacciano la spiaggia, manovali che montano le cabine.
Ma chi più attira l'attenzione di Carla è un terzetto decisamente anomalo.
C'è una madre, che potrebbe essere sua coetanea, truccata e agghindata come una baiadera in disarmo, che si prende cura di una figlia senza età, handicappata.
Questa coppia è stata raggiunta da poco da un'amica della madre, altrettanto vistosa nell'aspetto ed esuberante nei comportamenti.
Carla ne è deliziata e intimorita.
Un piccolo incidente, un barboncino isterico sfuggito ad un anziano sussiegoso che abbaia forsennato ad un metro da una Carla paralizzata, permette che facciano conoscenza, e che la nuova arrivata - Rosy - manifesti un'immediata simpatia cameratesca nei confronti di una Carla.
Trascorrono una serata insieme durante la quale Rosy, con un linguaggio suggestivo che non sempre Carla riesce a decifrare , mette a parte la nuova amica degli aspetti più drammatici, personali, intimi della propria vita, piuttosto tempestosa: un matrimonio da giovanissima con risvolti amari, due figlie cresciute con difficoltà, un amante proprietario d'una sala da ballo dal quale ha avuto un altro figlio, morto adolescente di overdose.
Vedovanze e prole lontana quando non ostile.
Solitudini schivate solo ogni tanto, e a prezzo di delusioni amare.
Carla è ipnotizzata. Come se assistesse a un film d'avventure.
Quando Rosy, riconoscendo la propria invasiva verbosità, le chiede di lei Carla si ritrae.
-     Ooh…io, niente… -  dice.



******************



Il giorno successivo per Carla è una festa.
Sulla spiaggia partecipa - come osservatrice privilegiata -  alle esuberanze di Rosy, che conosce tutti, per tutti ha un lazzo o una battuta, vince a tresette con i vecchietti, fa il bagno con i tedeschi, asciuga una bava sul mento della figlia della sua amica e intanto valuta in dettaglio la prestanza di uno dei bagnini.
Tra le due donne si instaura un'amicizia improvvisa, dettata da misteriose regole di sapore infantile, senza riserve e senza ragione.
Quando al termine del week-end Rosy annuncia che se ne deve andare per Carla è un fulmine a ciel sereno.
Lei sembrava essersi abituata all'idea che loro due potessero starsene lì, in quell'albergo, senza scadenze.    
Rosy lo capisce e decide di vederci chiaro in quella disarmante ingenuità.
Scoprirà così che Carla per tutti i suoi 25 anni di matrimonio è sempre rimasta prigioniera in un mondo fuori dal mondo, senza amicizie o contatti tranne che con una vecchia domestica che si occupava della casa del marito, deceduta ormai da qualche anno, e con un ragazzino, figlio adottivo di una sorella del marito, ospite loro per i lunghi periodi in cui la madre era ricoverata in una clinica per malattie nervose.
La famiglia di Carla è svanita nel nulla poco dopo il suo fortuito matrimonio.
Figlia unica di genitori attempati morti prematuramente, senza parenti, si è affidata con serena distrazione e nessuna informazione all'occasione non cercata dell'essere presa in moglie da un uomo pressoché sconosciuto e molto più anziano di lei, cliente della bottega di barbiere di suo padre.
In pratica - si rende conto Rosy - acquistata e messa in naftalina senza che la sua ingenuità, la sua buona disposizione, la sua impassibile eccentricità, venissero intaccate dal vivere comune.
Rosy, comunque sia, deve tornare in città. La stessa in cui abita Carla.
Ha deciso di concedersi una vera vacanza - un viaggio - e a Carla non resta che ammutolire delusa.
Sarà Rosy a proporle di farlo insieme, quel viaggio.
Sulla sua utilitaria un po'scassata lasciano l'hotel e tornano in città.
Qui Rosy scopre con stupore l'"isola" di Carla al centro del suo appartamento.
Tutto suona strano ma per lei sembra una ragione in più per accettare l'aggregarsi di Carla. Che per parte sua è eccitata come una ragazzina.
Vuole sapere del viaggio che stanno per intraprendere.
Il piano di Rosy prevede prima di tutto una sosta nella località turistica dove la seconda figlia gestisce un campeggio.
Per il resto l'itinerario sarà piuttosto libero. Lei si augura anche avventuroso.
Carla annuisce convinta, anche se è evidente che non le è chiaro in che senso.
Rosy scherzando dice che ci vorrebbe un'altra auto, e non la sua baracchetta, per affrontare una vacanza di "fuoco".
Carla chiede "Quale ?"
Rosy non sa rispondere, dice che diceva così per dire, ma Carla insiste.
Rosy si spazientisce ma Carla non demorde, si annota indicazioni riguardanti le caratteristiche che Rosy riterrebbe ideali per un'auto da vacanza.
E il giorno successivo, nello studio del notaio, sotto lo sguardo divertito di quest'ultimo, Carla, coadiuvata da un giovane di studio, sceglie l'auto su una rivista specializzata.
Così partono su una decapottabile 4 posti nuova fiammante, d'un bel colore acceso, con della buona musica, e il paesaggio che cambia e incanta Carla, passeggera estatica.


Mano a mano che si avvicinano alla loro prima meta - il campeggio della figlia di Rosy -  lei si fa sempre più tesa.
Carla sa quanto siano stati problematici i rapporti di lei con le figlie, ma è solo poco prima del loro arrivo che Rosy confessa che i suoi due nipoti, già ormai grandicelli, non li ha mai conosciuti.
Sul come mai resta vaga.
E poi arrivano.
Il campeggio è modesto, in una zona non felicissima.
L'arrivo di Carla e Rosy, con la loro auto appariscente, ha suscitato un po' di curiosità tra gli ospiti.
La giovane donna che esce dal prefabbricato che funge da reception le osserva senza un sorriso.
E saluta la madre con un certo distacco, più con preoccupazione che con gioia.
Rosy cerca di sfoderare tutte le sue carte di simpatia ed estroversione, abbracciando commossa i due ragazzini cui ripete di essere la nonna, senza però riuscire a vincere la loro stupita riluttanza.
La figlia - Lilly - che continua ad essere vagamente sospettosa, comunque le accoglie.
Le sistema in un bungalow piuttosto spartano in cui, rimaste sole, Carla e Rosy si guardano in silenzio.
Rosy ci piange su, e per Carla è una sorpresa assolutamente inattesa.
Si affanna attorno all'amica con una sollecitudine che finisce con l'essere comica, trascinando Rosy dal pianto al riso.
Il soggiorno al campeggio sarà breve ma intenso.
Tra Rosy e Lilly si aprirà un fronte di lenta reciproca fiducia, di recupero d'affetto.
Lilly vive con un ragazzo piuttosto giovane ma che sembra essere un buon padre per i suoi due figli, un buon compagno per lei, un eccellente tuttofare nel campeggio e - cosa che Rosy non si esime dal rilevare - un bel tipo prestante. Lo fa notare a Carla che conferma senza molta convinzione.
I giorni trascorrono.
Carla è curiosa di tutto.
Stupefatta del naturismo che vige nel campeggio, ovviamente rifiuta di smettere i suoi barracani, di cui continua a fare incetta in boutiques e mercati. Rosy deve battagliare parecchio per convincerla a comprarsi un costume da bagno.
Cerca di insegnarle a nuotare, poi l'affida ammiccando al compagno della figlia.
Carla è annientata dall'imbarazzo. Persino Lilly comincia a sorridere.
L'atmosfera si addolcisce, diventa familiare, compatibilmente con le esigenze del lavoro.
Carla e Rosy una sera ascoltano le confidenze e i sogni di Lilly e del suo ragazzo. Franche perché rivolte a due donne che dal loro punto di vista non paiono certo poter essere d'aiuto.
Sperano di risparmiare a sufficienza per poter cambiare, trovare magari un piccolo albergo.
Hanno adocchiato un agriturismo che però è proibitivo per le loro finanze.


***************


Il giorno successivo il notaio ascolta ed annuisce al telefono.
Sì, si informerà in proposito.
Comunque sì, ammette che un agriturismo potrebbe rivelarsi un investimento interessante.
Ridacchia annunciando che lui se ne andrà in vacanza in montagna per un mesetto. Ricorda a Carla che comunque, per ogni urgenza per investimenti "benefici", lo studio rimane attivo.
Carla è molto soddisfatta.
Lei e Rosy possono ripartire dopo aver lasciato Lilly e il suo compagno completamente basiti di fronte all'offerta della cifra per l'acquisto dell'agriturismo.
Carla prova una gioia infantile nel ricoprire questo ruolo di Babbo Natale fuori stagione.
A Rosy che ha dei dubbi, che la invita a riflettere, a non gettare i suoi soldi in una donazione tout court, ricorda che devono ancora iniziare l'"avventura" della loro vacanza.
E così ripartono.
Viaggiano in libertà, senza mete fisse, affidandosi al capriccio, alle curiosità passeggere.
La generosità di Carla mette un poco a disagio Rosy. Ma quando Carla le spiega del suo matrimonio e dell'eredità, e soprattutto dell'entità di quest'ultima, che Carla ammette di conoscere solo approssimativamente, e probabilmente per difetto, Rosy si rilassa.
E spinge l'amica a parlare  di sé.
D'amore.
Fronte sul quale Carla appare completamente digiuna.
Dal punto di vista fisico si è limitata a subire saltuari e distratti assalti del marito, molto sporadici e molto brevi, al punto da non essere risultati neppure troppo traumatici.
Dal punto di vista sentimentale, nulla.
Tutta quella sua capacità di provare affetto sembra che fino a quel momento sia andata sprecata.
Riguardo ai batticuori, che Rosy deve spiegarle in dettaglio, Carla ammette arrossendo di sapere qualcosa grazie all'incontro fortuito con un uomo.
Uno che le ha imbiancato la casa.
Se innamorarsi significa provare questo e quest'altro allora lei è senza dubbio innamorata dello sgomberatore.
Rosy si arrende.
Però una sera la trascina in un locale di strip-tease maschile, dove Carla alterna il divertimento all'imbarazzo.
Per Rosy inizia una fase di propedeutica doverosa, e un poco buffa, a vantaggio dell'amica, scandita dai piccoli eventi del loro itinerario, fino all'approdo ad una località termale dove una sera, in un dancing piuttosto particolare, Rosy organizza per Carla un'iniziazione in piena regola, ingaggiando uno gigolò cui impartisce istruzioni perentorie.
Anche lei si è trovata un compagno occasionale, ma la sua notte trascorre più che altro in attesa del mattino, in ansia per l'amica.
Che ritrova al tavolo della colazione, serafica, in preda a buffi accessi di riso contenuto ogni volta che lei cerca di avere lumi sull'esperienza della notte.
Ripartono.
Nelle vicinanze di una località balneare piuttosto animata Rosy butta lì, come a non voler dare peso alla cosa, che l'altra sua figlia ,Daniela, trascorre l'estate proprio in quel posto.
Carla si entusiasma.
Memore dell'esperienza con Lilly propone di andarla a trovare ma Rosy dice di no, che con Daniela i rapporti sono interrotti da tanti anni.
 Adduce confuse ragioni.
Alla fine ammette che la figlia le ha chiesto di uscire dalla sua vita una volta per tutte, dicendole che si vergognava di lei, della vita che aveva condotto, di come era e di cosa era.
Daniela - dice - si è conquistata una vita normale, è riuscita a soddisfare le proprie ambizioni, cancellando il proprio passato, sposando un professionista ricco, entrando in una famiglia molto formale.
A questo punto Carla, inaspettatamente, insiste.
In effetti Rosy non ha nulla da perdere nel fare un tentativo.
Arrivano di fronte al cancello di una villa circondata da un giardino di pini marittimi.
Un ragazzino e una ragazzina giocano a ping pong su uno spiazzo di ghiaia.
Sono i nipoti di Rosy, e neppure questi la conoscono.
Osservano con distacco perplesso queste due donne al cancello, discese da un'auto così speciale, agghindate come viaggiatrici d'altri tempi, che suonano al campanello.
Daniela si rivela diversa da Lilly. Dopo il primo istante di meraviglia riprende il controllo della situazione, trattando con sua madre con educata freddezza.
Forse perché è accompagnata, forse perché quell'auto, gli abiti, i gioielli regalati da Carla, suggeriscono novità, le invita a malincuore ad entrare.
Trascorrono insieme un breve pomeriggio intorno ad un tavolo da giardino, sorbendo thé freddo, mantenendo la conversazione su argomenti ferocemente neutri.
Rosy ha perso tutta la sua verve, i suoi sguardi alla figlia sono quelli di una penitente.
I dialoghi restano anemici.
Si unisce a loro ad un certo punto la consuocera di Rosy: una matrona pretenziosa e severa, che non fa che raggelare ulteriormente l'atmosfera.
Di fronte all'imbarazzo di Rosy, ai suoi fugaci sguardi ai ragazzi cui Daniela non l'ha presentata come la nonna, Carla offre una performance di tutto rispetto.
L'auto, l'eleganza che sfoggiano aiuta. La vecchia ha notato tutto.
E allora quando chiede con un certo sussiego  di che cosa si stiano occupando, quali siano le ragioni del loro vagabondare, Carla risponde che stanno cercando una località in cui investire per la costruzione di un hotel.
Un Grand Hotel.
La perplessità di Daniela e della suocera si accentuano per l'imbarazzo di Rosy ma Carla - a suo modo, rieditando in maniera originale tutto ciò che ha sentito da Lilly, dal suo compagno e dal notaio -  le travolge con una serie di informazioni progettuali fantasmagoriche.
Sulle labbra della consuocera si delinea una piega ironica.
Sembra piuttosto incredula, anche un po'  stizzita.
Ridacchia suggerendo che per progetti del genere occorre poter contare su capitali ingenti.
Carla alza le spalle, Rosy arrossisce - per l'ennesima volta da quando Carla l'ha indicata come sua consulente - Daniela manifesta un nervoso imbarazzo.
E qui arriva il coup de teatre di Carla che con noncuranza segnala che  il suo consulente fiscale ritiene che lei possa investire una piccola parte del suo patrimonio in questo progetto.
E non manca di fare il nome dello studio notarile/legale.
Proprio quello studio lì ? Di quel posto lì? Il notaio tal dei tali ? - chiedono quasi all'unisono Daniela e consuocera, deglutendo un po' in affanno.
Carla conferma con distacco indifferente, suggerendo poi che è venuto il momento di congedarsi.
In macchina, con la musica ad alto volume, Rosy - guidando - si esibisce in un'imitazione esilarante di Carla e della consuocera. Carla è al settimo cielo.


-     A questo punto passiamo anche da lui - dice Rosy.
E così si ritrovano nel cimitero d'un paesino di mare, di fronte alla tomba di un ragazzo di diciott'anni, che sorride dalla cornice ovale di bronzo applicata alla lapide.
Il figlio di "secondo letto" di Rosy, morto di overdose pochi anni prima.
C'è malinconia per tutto il giorno, fino a sera, quando si fermano in un piccolo albergo isolato e a cena si sbronzano un po'.
Passeggiano per viottoli animati dal palpito delle lucciole.
A un certo punto Rosy confessa qualcosa che nessuno sa.
Che lei di figlio in realtà ne avrebbe un quarto.
Messo al mondo a quindici anni, prima di conoscere e sposare Aldo, il camionista.
Un bambino dato in adozione quarant'anni fa.
Al quale non ha mai smesso ovviamente, malgrado tutto, di pensare.
E che ora, improvvisamente, con un ritardo imperdonabile, quasi criminale, desidererebbe disperatamente ritrovare.
Carla è commossa e ammutolita. Siedono in un prato, sotto la luce della luna. Le parole di Rosy sono soffocate dal frinire dei grilli.



********************



Il notaio è in vacanza, ma uno dei giovani che sono allo studio è ben felice di rendersi utile.
Le due donne che gli siedono di fronte lo incuriosiscono.
Di una sa che è una cliente privilegiata, e lo sconcerta quella sua aria trasognata e infantile, dell'altra non può non rilevare il fatto che malgrado i cinquant'anni ampiamente superati emani ancora un sex appeal piuttosto spregiudicato.
Una coppia stranamente assortita, non c'è che dire.
E con una richiesta piuttosto inusuale.
Sì - dice - con la nuova legislatura è possibile tentare la strada del risalire, in presenza di opportuni requisiti e possedendo un certo numero di dati, alla famiglia cui un bambino sia stato affidato in adozione.
Tenendo conto del notevole tempo ormai trascorso non sarà semplicissimo, ma lui sarà ben lieto di tentare ogni via possibile.
Rosy è quasi spaventata, Carla imperturbabilmente ottimista.
Il tempo dell'attesa di notizie le due amiche lo trascorrono in città, aggirandosi per le strade rese deserte dalla feria d'agosto, sostando nei dehors dei pochi caffè aperti, approfittando dell'aria condizionata delle sale cinematografiche, dei grandi magazzini dove ci sono più manichini che persone.
Fino a che vengono convocate allo studio dal giovane avvocato.
Rosy, che per tutto il tempo dell'attesa non ha fatto che tormentarsi con l'idea di star commettendo un doloroso errore - l'ennesimo della sua vita - a questo punto sarebbe tentata di tirarsi indietro.
E' Carla, con il suo irriducibile candore a trascinarla nello studio.
L'avvocato annuncia che la persona è stata rintracciata.
Comunica la località di provenienza dei genitori adottivi segnalando che nel frattempo sono entrambi deceduti.
Rosy è imperscrutabile, Carla sembra improvvisamente incuriosita, e la sua curiosità diventa affanno quando l'avvocato pronuncia il cognome della famiglia affidataria.
Rosy la guarda con meraviglia.
L'avvocato procede dopo una piccola esitazione di stupore.
Quando pronuncia il nome del bambino - Fabio -  che ora dovrebbe avere quarant'anni, a Rosy spuntano le lacrime.
Carla sviene.
Sarà in stato di eccitata confusione, dopo essersi ripresa,  che riuscirà a rivelare che quel bambino ha trascorso alcuni periodi della sua infanzia in casa di lei.
Fabio è il figlio adottivo della sorella del marito, di cui lei non sa più nulla da almeno trent'anni.
La mirabolante casualità sembra cementare ancora di più l'amicizia tra le due donne. Pronte a rimettersi in viaggio per raggiungere la località dove Fabio gestisce un Centro Culturale.
Durante il tragitto Rosy subissa Carla di domande su quel figlio che lei non ha mai visto e di cui l'altra è stata, suo malgrado, vagamente madre vicaria, seppure solo a periodi.
Carla ricorda - così come ci si poteva aspettare - momenti dettagliatissimi ma irrilevanti ai fini di delineare un carattere generale, un quadro esauriente della figura del bambino. Ciò che si desume è l'immagine di un adolescente schivo, taciturno affettuoso ma timido.


*********************


Una donna avvenente, fasciata in un abito di lamé, bilanciandosi sul palco su vertiginosi tacchi a spillo sta interpretando con voce sensuale "Each man Kills the things he loves", ricacciando indietro le ciocche biondo platino che scivolano in avanti sfiorando il microfono.
Carla e Rosy vengono accompagnate ad un tavolino antistante il piccolo palco che occupa una parte dell'"Associazione Culturale Sandro Penna": una via di mezzo tra la biblioteca multimediale e il tabarin da repubblica di Weimar.
Carla è incantata dalla cameriera che li ha accompagnati al tavolo.
"...travestito…" sussurra Rosy con un filo di disagio.
E poi deve anche spiegare.
Intanto l'esibizione canora finisce e le due donne, con riaccendersi delle luci, hanno agio di guardarsi attorno.
La stragrande maggioranza del presenti - uomini e donne - è esponente in maniera esauriente delle molteplici espressioni del mondo gay.
Carla sembra apprezzarlo molto, Rosy è perplessa.
Finalmente si avvicina loro un giovanotto che annuncia che il dottor Gelmini le attende.
-     Fabio è dottore… - sussurra Carla a una Rosy sempre più disorientata.
Il giovanotto le guida lungo un corridoio e le introduce in un vasto camerino illuminato da luci sfavillanti.
La cantante di "Each man Kills the things he loves" si sta togliendo la parrucca.
Resta per un istante a fissare le due donne con il mezzo sorriso che si riserva educatamente a due sconosciute, un sorriso reso particolare dal rossetto e dal bistro.
Poi Carla apre le braccia sussurrando commossa "Fabio" e la cantante, riprendendosi da un soprassalto di meraviglia, esclama "Zia Carla !" accogliendola con un abbraccio.
Questa volta tocca a Rosy venir meno.
Fabio si rivelerà eccezionale. Senza recriminazioni o rancori, ma con una comprensione che rifiuta giustificazioni accoglierà questa madre sconosciuta, riservandole attenzioni ed affetto, felice tra l'altro di aver ritrovato anche la "zia Carla".
Rosy, che negli ultimi tempi sembrava aver perso la sua generosa esuberanza, soffocata dai rimpianti e dai sensi di colpa, la riconquista, decisa a recuperare nel limite del possibile gli anni perduti senza Fabio.
Lui però è in partenza. Deve raggiungere il fidanzato in una località portoghese - Albufeira - dove stanno aprendo un altro "Centro Culturale".
Volo prenotato, appuntamenti fissati per la settimana successiva.
Complicazioni ?
Non per Carla, che suggerisce che si potrebbe anticipare la partenza.
A subito.
Così, con Rosy alla guida, Carla di fianco, Fabio seduto dietro, a braccia aperte appoggiate allo schienale, il cabriolet viaggia su strade di Francia e Spagna mentre sulle note di "Memories are made of this", nella versione di Fabio, cresce piano piano il tono bonario della voce F.C. del notaio: " Un centro culturale in Portogallo ?…Sì, certo…non lo metto in dubbio…mhm,mhm, sì, potrebbe essere una buona idea…una bella voce ? Ah!…chi?…molto interessante…Beh, la ringrazio, ma non credo di poter…Bene, bene…" Poi la voce sfuma sul ritorno di "Memories are made of this" sul totale dall'alto che inquadra il cabriolet svanire in lontananza nella gibigiana della calura, lungo un interminabile rettilineo… 




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